Aho, Esko

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A. (Veteli, Finlandia 1954) iniziò la sua carriera politica nel 1974, allorché divenne presidente dell’organizzazione giovanile del Partito di centro finlandese (Suomen Keskusta). Il Partito di centro (fino al 1965 Lega agraria, Maalaisliitto) era ben radicato nella campagna finlandese e godeva del sostegno di agricoltori e di regioni scarsamente popolate. Negli anni Settanta, dopo aver seguito da vicino la politica estera finlandese, A. formalizzò le relazioni dell’organizzazione giovanile del partito con la controparte sovietica (v. anche Finlandia).

A. cominciò a fare esperienza nella politica governativa finlandese nel 1979-80, quando lavorò come segretario politico del ministro degli Esteri Paavo Väyrynen. Nel 1983, al suo terzo tentativo, fu eletto al Parlamento finlandese. Dopo aver rivestito dapprima un ruolo di semplice membro relativamente sconosciuto del gruppo parlamentare, la sua ascesa fino al vertice della politica finlandese fu fulminea e colse molti osservatori di sorpresa. Quando Väyrynen annunciò le sue dimissioni dalla carica di presidente del partito, A. divenne il suo primo successore nel 1990, e l’anno dopo il più giovane primo ministro finlandese (1991-95).

Essendo piuttosto inesperto e non avendo mai ricoperto posizioni di alto livello, A. fu inizialmente considerato una figura di mera rappresentanza del partito guidata dal suo mentore politico. Väyrynen seguitò a occuparsi di politica nazionale e condusse invano due campagne elettorali per la presidenza finlandese. In seguito, quando emersero disaccordi tra i due, A. rimarcò la sua indipendenza da Väyrynen.

Divenuto primo ministro dopo una schiacciante vittoria alle elezioni parlamentari del 1991, A. formò un governo di coalizione di centrodestra. Nel suo premierato prevalsero due questioni: la grave depressione economica e la politica finlandese verso l’Europa. Le questioni di politica estera più tradizionali, quali quella della neutralità e le relazioni con il vicino orientale, rivestirono un’importanza minore con la fine della Guerra fredda e lo scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991.

Sin dall’inizio, il governo di A. dovette affrontare la depressione più grave sperimentata dalla Finlandia dalla sua indipendenza (1917). La situazione economica peggiorava rapidamente, e raggiunse proporzioni critiche durante il suo primo anno in carica. Il governo sostenne la politica della Banca centrale di difesa del valore del marco finlandese fino alla forzata svalutazione nel novembre 1991 e infine alla fluttuazione della valuta dell’anno successivo, che portò a un’ulteriore svalutazione. Tali misure accelerarono la ripresa delle industrie d’esportazione finlandesi, sebbene la depressione durasse fino al 1994.

I problemi più urgenti dopo le svalutazioni erano la disoccupazione, il debito pubblico e l’instabilità del sistema bancario. Il tasso di disoccupazione, arrivato a circa il 20%, determinò una massiccia spesa pubblica e una revisione dei sussidi di disoccupazione e del sistema previdenziale. I tentativi di A. di riformare il mercato del lavoro centralizzato, riducendo i poteri dei sindacati, misero il governo in aperto conflitto con i beneficiari del sistema. I sindacati respinsero con successo i tentativi di cambiamenti strutturali, ma dovettero accettare i tagli alla spesa pubblica.

Pur occupandosi della crisi economica interna, A. riuscì a compiere un’inversione di tendenza nella politica europea della Finlandia. In stretta cooperazione con il presidente Koivisto, il suo governo prese la decisione politica che nel 1995 portò la Finlandia nell’Unione europea (UE).

Alla fine degli anni Ottanta, la Finlandia aveva compiuto cauti passi verso le istituzioni europee diventando membro della Associazione europea di libero scambio (European free trade association, EFTA) e aderendo al Consiglio d’Europa. Nell’autunno del 1999, la Svezia annunciò la sua intenzione di perseguire l’adesione alla Comunità europea (CE) (v. Comunità economica europea). Tuttavia, l’attenzione si concentrò sui negoziati tra l’EFTA e la CE per creare uno Spazio economico europeo (SEE).

Il primo promotore di una politica europea finlandese fu il presidente Mauno Koivisto. Quando egli si espresse in favore dell’ingresso del paese nella Comunità europea come membro a pieno titolo, A. ne seguì l’esempio. Sembra che il cambiamento avvenisse alla fine dell’autunno del 1991, ma rimane ancora incerto l’esatto ordine degli eventi che portò a questa revisione della politica.

Le opinioni di A. furono influenzate dalla sua posizione avvantaggiata di premier e apparentemente collegate alla gestione simultanea della crisi economica del paese. Anche il fallito colpo di Stato a Mosca e la conseguente instabilità all’interno dell’Unione Sovietica indussero a puntare sull’adesione della Finlandia alla CE come membro a pieno titolo, anziché sugli accordi per il SEE. Gli sviluppi all’interno della CE dopo il Vertice di Maastricht (v. Vertici) nel dicembre 1991 contribuirono a spingere la Finlandia nella stessa direzione.

A. e Koivisto furono entrambi accusati di ostacolare tale processo di revisione politica e di aver adottato una posizione eccessivamente prudente. A. dovette considerare anche la sua posizione all’interno della leadership del Partito di centro. L’opposizione all’adesione della Finlandia alla CE come membro a pieno titolo era diffusa soprattutto tra la base del partito. La gestione della crisi economica e la nuova politica europea della Finlandia minacciarono la coesione del suo governo.

Nell’inverno del 1992, quando la Finlandia presentò la sua candidatura all’UE, A. e Väyrynen si batterono fianco a fianco per convincere il loro partito dei vantaggi dell’adesione. La leadership del partito decise di sostenere la linea del governo, ma tra le sue file continuò a serpeggiare la diffidenza. Ciò nonostante, A. riuscì a mantenere compatto il partito finché l’adesione della Finlandia non venne confermata nel 1994. Se il Partito di centro si fosse diviso sulla questione dell’adesione, l’esito dell’intero processo non sarebbe stato garantito.

Il banco di prova più difficile si ebbe nel 1993, quando Väyrynen sfidò la posizione di A. e diede le dimissioni dalla carica di ministro degli Esteri. A. reagì nominando a sorpresa come suo successore Heikki Haavisto. Il nuovo ministro degli Esteri era presidente della potente Confederazione dei produttori agricoli, che era vicina agli elettori del Partito di centro e critica verso la politica europeista del governo. In qualità di ministro degli Esteri, Haavisto partecipò all’ultima fase dei negoziati con la Commissione europea, soprattutto in rapporto al settore agricolo, contribuendo così a ridurre l’opposizione contro A. all’interno del Partito di centro.

A. affrontò la doppia sfida contro il suo premierato e la sua politica europea, e in seguito divenne il primo capo di governo della Finlandia nell’UE. Tuttavia, l’onere di governare in tempi difficili ebbe il suo prezzo, e nel 1995 il partito di A. perse le elezioni parlamentari. Dall’opposizione, la posizione di A. verso le politiche europee della Finlandia divenne più critica, riflettendo le opinioni prevalenti all’interno del suo partito.

Dopo il fallimento della campagna presidenziale nel 2000, A. gradualmente perse interesse per la politica nazionale e nel 2002 si dimise dalla presidenza del partito. In seguito si interesserà alla politica internazionale extraeuropea. In qualità di presidente del Fondo nazionale finlandese per la ricerca e lo sviluppo – una fondazione pubblica indipendente sotto il controllo del Parlamento finlandese – ha partecipato a vari dibattiti sulle sfide che si trova ad affrontare la Finlandia in un mondo sempre più globalizzato.

Juhana Aunesluoma (2008)

Bibliografia

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Hämäläinen U., Lännettymisen lyhyt historia, WSOY, Porvoo-Helsinki-Juva 1998.

Rehn O., Odottavasta ennakoivaan integraatiopolitiikkaan? Suomen integraatiopolitiikka kylmän sodan aikana ja sen päätösvaiheessa 1989-92, in T. Forsberg, T. Vaahtoranta (a cura di), Johdatus Suomen ulkopolitiikkaan. Kylmästä sodasta uuteen maailmanjärjestykseen, Gaudeamus, Tampere 1993.