A B C D E F G H I J K L M N O P R S T U V W X Z

Bisky, Lothar

image_pdfimage_print

B. (Zollbrück, Pomerania orientale 1941). Cresciuto nello Schleswig-Holstein, nel 1959 si trasferisce nella Deutsche Demokratische Republik (DDR) (v. Germania) e nel 1963 aderisce al Sozialistische Einheitspartei Deutschlands (SED). Nel 1966 consegue la laurea in studi culturali applicati presso la Karl Marx-Universität di Lipsia dove comincia una lunga carriera accademica. A partire dal 1967, infatti, collabora con l’Istituto centrale per gli studi sulla condizione giovanile che lascia solo nel 1980, quando gli viene offerto un incarico all’Accademia di scienze sociali presso il Comitato centrale del SED. Nel 1986 B. ricopre il doppio incarico di professore e rettore presso l’Istituto per le Arti audiovisive (Hochschule für Film und Fernsehen, HFF) di Potsdam-Babelsberg (Berlino) dove è molto stimato da professori e studenti per la sua aperta opposizione alla censura imposta dal SED alle opere audiovisive realizzate da professori e allievi. B. ne proibisce, infatti, l’applicazione all’interno dell’istituto. In un’intervista rilasciata nel novembre del 1989 al quotidiano “Der Morgen” afferma di aver imparato dai lavori e dalle discussioni dei suoi studenti molte cose sulla DDR che altrimenti non avrebbe mai conosciuto.

B., che alla fine degli anni Ottanta si dichiara favorevole a un socialismo democratico riformato, comincia la sua carriera politica appena dopo la caduta del Muro, nel dicembre del 1989, tra le fila della PDS (Partei des demokratischen Sozialismus) e insieme a Gregor Gysi, con il quale condivide a lungo lo stesso cammino politico e che sostituirà nel 1990 alla guida del partito. La PDS nasce dalle ceneri del SED e B., fatta eccezione per una pausa di tre anni (dal 2000 al 2003), ne è tutt’ora il presidente. Il risultato elettorale del 14 ottobre 1990 gli consente di ottenere il mandato di capogruppo del suo partito al Consiglio del Land del Brandeburgo. Sostiene la cosiddetta Ampelkoalition (coalizione semaforo) guidata da Manfred Stolpe (SPD, Sozialdemokratische Partei Deutschlands).

Il nome di B. viene conosciuto oltre i confini regionali del Brandeburgo nel febbraio 1992, anno in cui gli viene affidata la guida di una commissione d’inchiesta volta ad accertare un presunto coinvolgimento dell’allora cancelliere Stolpe all’interno della Stasi (Staatssicherheit). Dopo due anni di lavoro, nel 1994, la commissione accerta la totale estraneità del cancelliere alla all’attività dei servizi segreti della DDR.

Le elezioni politiche del 1998 portano il partito di B. per la prima volta oltre lo sbarramento del 5%. Ma un momento decisivo per la vita della PDS è la vittoria elettorale dell’ottobre del 2005, in cui la Linkspartei con l’8,7% raddoppia i consensi rispetto al 2002 e ottiene 54 seggi parlamentari. L’insediamento del nuovo Parlamento vede B. protagonista di un evento che suscita molto clamore: la sua mancata elezione alla vicepresidenza della Camera dei deputati. La sua candidatura viene rifiutata dall’Assemblea per ben quattro volte. B. è conosciuto come l’uomo dai toni pacati e del compromesso e stimato per la sua linea politica pragmatica da tutte le parti politiche, tuttavia questo non è bastato a dissipare i dubbi derivanti dal suo passato comunista. Nel 2003 anche B. deve confrontarsi, infatti, con il ritrovamento dell’archivio Rosenholz che lo indica a partire dal 1966 come collaboratore non ufficiale dei servizi segreti della DDR. Gregor Gysi definisce la bocciatura della candidatura del compagno di partito non solo come una punizione per un singolo uomo «che ha alle spalle un onorevole passato nella DDR», ma come l’esclusione di milioni di elettori, soprattutto della Germania dell’Est.

In ogni caso B. ha alle spalle una lunga serie di successi politici: sotto la sua guida il partito, che nel 2005 cambia nome in Die Linke, colleziona numerose vittorie elettorali, l’ultima delle quali ha il merito di aver riportato il partito in Parlamento, grazie anche all’alleanza con la WASG (Wahlalternative Arbeit und soziale Gerechtigkeit, Alternativa per il lavoro e la giustizia sociale).

La guida di B. porta inoltre la PDS in Europa e già nel 1999 il partito conta tra le file del Parlamento europeo sei dei suoi deputati. Le elezioni del 2004, invece, portano a sette il numero dei seggi ottenuti dal partito a Strasburgo. «Abbiamo di fronte un progetto entusiasmante: la costruzione di una sinistra plurale più forte, che lotta unita e cresce in Europa». Questo il suo progetto ed infatti, nell’ottobre del 2004, la PDS-Die Linke aderisce al partito della sinistra europea insieme a più di 15 formazioni politiche di sinistra, comuniste, socialiste e rosso-verdi di tutta Europa tra cui la Izquierda Unida spagnola, il Synanspismos greco, il Partito comunista francese, il Partito del socialismo democratico della Repubblica Ceca, il Partito della sinistra estone, il Munkáspárt (Partito dei lavoratori) ungherese, il Bloco de Esquerda portoghese, il Partito della rifondazione comunista italiano e tanti altri.

Agata Marchetti (2009)

Bibliografia

Bisky L., So viele Träume. Mein Leben, Rowohlt, Berlin 2005.

Bisky L., Unrechtsstaat? Politische Justiz und die Aufarbeitung der DDR-Vergangenheit, VSA, Hamburg 2002.

Bisky, L., Die PDS – Herkunft und Selbstverständnis: eine politisch-historische Debatte, Dietz Verlag, Berlin 2001.