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Chatenet, Pierre

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C. (Parigi 1917-Tavers 1997) compie gli studi a Parigi presso la facoltà di giurisprudenza e l’École libre des sciences politiques. Nel 1941 sceglie di entrare come auditeur al Consiglio di Stato, organo presso il quale dal 1946 è maître des requêtes e tra il 1963 e il 1970 consigliere. Nell’ottobre del 1944 diventa capo di gabinetto del ministro del Lavoro, Alexandre Parodi, nel governo provvisorio della Repubblica francese. Nel dopoguerra ricopre numerosi incarichi nell’amministrazione pubblica, in particolare nel ministero degli Affari esteri: nel 1945 è delegato alla conferenza delle Nazioni Unite; nel 1946, come consigliere d’ambasciata, è consigliere della delegazione francese permanente presso le Nazioni Unite; tra il 1947 e il 1950 è direttore del gabinetto del Residente generale di Francia a Tunisi; infine, dal 1950 al 1954 è consigliere della delegazione francese permanente all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO).

Nel 1954 C. diventa direttore della funzione pubblica presso la presidenza del Consiglio, incarico che ricopre per cinque anni. È consigliere del Presidente del Consiglio Pierre Mendès France nel momento della decisione finale sulla ratifica del Trattato istituente la Comunità europea di difesa (CED); in seguito, partecipa alla redazione dei Protocolli firmati a Parigi nell’ottobre di quell’anno e istituenti l’Unione dell’Europa occidentale (UEO).

C. intrattiene da tempo rapporti regolari con alcuni gollisti, in particolare con Michel Debré, che egli frequenta in seno al Consiglio d’amministrazione dell’École nationale d’administration, creata dallo stesso Debré nel 1945. Probabilmente, tra il 1947 e il 1953 C. si incontra anche con Georges Pompidou, all’epoca capo di gabinetto di Charles de Gaulle, presidente del Rassemblement du peuple français (RPF). Tuttavia, è difficile dedurre da questi indizi una sicura fede gollista del giovane funzionario; più probabilmente egli nutre vaghe simpatie nei confronti del gollismo della IV Repubblica, pur prendendo le distanze dalle posizioni del RPF in materia coloniale.

Nel gennaio 1959, divenuto primo ministro dell’appena istituita V Repubblica, Debré sceglie C. prima come segretario di Stato, poi, già nel maggio di quell’anno, come ministro dell’Interno. In questa veste egli collabora alla politica algerina messa in atto dal Presidente della Repubblica de Gaulle, esperienza che più tardi narra nel suo libro Décolonisation. Souvenirs et reflexions (1988). Nel 1961 abbandona il ministero per motivi di salute.

Alla fine di quell’anno Debré contatta C. per proporgli l’incarico di presidente della Commissione della Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom). Il governo francese non vuole rinnovare il mandato a Étienne Hirsch e intende sostituirlo con una personalità autorevole, ma che non condivida la stessa visione europeista di Hirsch. Infatti, l’esecutivo si è trovato in contrasto con le posizioni di Hirsch, il quale, basandosi sul Trattato Euratom, sostiene che i paesi membri debbano presentare alla Commissione europea il bilancio delle loro disponibilità in materie fissili e rendere conto dei loro progetti e delle loro realizzazioni in ambito atomico. Davanti a queste richieste il governo francese preferisce mantenere alcuni segreti sulla force de frappe e incorrere nei richiami comunitari.

La candidatura di C. è inizialmente osteggiata dai governi degli altri cinque paesi, poiché l’ex ministro dell’Interno è considerato allineato alle posizioni golliste dell’Europa degli Stati. Tuttavia, la Francia difende a spada tratta la nomina di C., che si insedia alla testa della Commissione Euratom il 10 gennaio 1962. La scelta di C., che certamente si attesta su posizioni molto meno integrazioniste di quelle di Hirsch è generalmente letta come parte della più ampia ricerca di autonomia nel campo della difesa da parte della Francia. Poiché in quegli anni gli sforzi francesi sono concentrati sull’acquisizione della padronanza del ciclo industriale dell’atomo sia militare sia civile (v. Pirotte et al., 1988, p. 26), il governo francese è portato a una crescente diffidenza verso la ricerca nucleare e lo scambio di informazioni a livello comunitario – per di più inseriti in un accordo di cooperazione Euratom-Stati Uniti – e ricerca una crescente autonomia nei confronti della CEEA. In particolare, nel 1964 il governo francese fa pervenire alla Commissione un memorandum nel quale afferma la complementarità del programma di ricerca condotto dall’rispetto a quelli degli stati membri e sostiene la necessità del sostegno da parte della comunità alla realizzazione di centrali del tipo “gas-grafite”, sviluppata in maniera significativa solo dalla Francia.

Le critiche verso l’operato della Commissione Euratom si fanno più forti negli anni 1964-1967, quando alcune voci all’Assemblea parlamentare delle tre Comunità (v. anche Parlamento europeo) e sulla stampa parlano di guerre des filières (ossia di guerra tra i paesi che intendono sviluppare centrali basate sull’uranio arricchito e quelli che privilegiano l’uranio naturale) e di crisi della CEEA. Nel 1964 la Commissione Euratom deve affrontare le dimissioni del suo membro italiano, Enrico Medi, che contesta i limiti dell’azione dell’istituzione e le ristrettezze degli obiettivi del suo programma. In risposta al dibattito che all’Assemblea parlamentare segue tali dimissioni, C. stabilisce la distinzione tra responsabilità collegiale e responsabilità individuale e circoscrive le dimissioni di Medi a una decisione individuale. L’Euratom lavora al rallentatore fino alla fusione degli esecutivi delle tre Comunità nel 1967.

La storiografia ha trascurato l’analisi dell’operato di C. come presidente della Commissione Euratom; i giudizi espressi sulla sua presidenza nel complesso sono contrastanti. Vi è chi ha sottolineato l’utilità della moderazione delle sue idee europeiste, grazie alla quale egli riuscì a «resistere meglio dei suoi predecessori alle pressioni provenienti da più parti. Raccomandando un approccio pragmatico all’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), e senza insistere su obiettivi sovranazionali, riuscì a evitare il crollo dell’Euratom. Grazie al suo atteggiamento, prezioso nel mezzo di una congiuntura politica negativa, impedì la rottura con la Francia» (v. Condorelli Braun, 1972, p. 159). Al contrario, nel 1968 il Libro bianco della stessa Commissione europea, formulando un rapporto d’insieme sulla politica nucleare della Comunità, constata che, dieci anni dopo la creazione dell’Euratom, l’obiettivo del Trattato di creare le condizioni di sviluppo di una potente industria nucleare è stato raggiunto solo in minima parte. Su tale risultato hanno influito i cambiamenti del mercato delle fonti dell’energia nucleare, nonché la dispersione degli sforzi perseguiti in ambiti e secondo fini nazionali.

Nel 1967 C. rifiuta un posto in seno alla Commissione unica delle tre Comunità e preferisce tornare a coprire incarichi nazionali. Dal 1967 al 1972 è presidente della Commissione delle operazioni di Borsa, di recente creazione. Nel 1968 è nominato membro del Consiglio costituzionale, incarico che ricopre fino al 1977. Allo stesso tempo, dal 1973 al 1984 è presidente delle società Créditel e Cofiroute. Tra il 1986 e il 1988 presiede la Commissione della privatizzazione. Dal 1982 fino alla scomparsa è uno degli amministratori del quotidiano di Orléans, “La République du Centre”.

Lucia Bonfreschi (2013)

Bibliografia

Condorelli Braun N., Commissaires et juges dans les Communautés européennes, LGDJ, Paris 1972.

Pirotte O. et al., Trente ans d’expérience Euratom. La naissance d’une Europe nucléaire, Bruylant, Bruxelles 1988.