Cohn-Bendit, Daniel

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C.-B. (Montauban, 1945), dal gennaio del 2002 copresidente con Monica Frassoni della frazione dei Verdi (Grünen/Freie europäische Allianz) (v. anche Partito verde europeo) nel Parlamento europeo, proviene da una famiglia franco-ebrea, emigrata nel 1933 dalla Germania. Il padre, Erich Cohn-Bendit, era un famoso avvocato, conosciuto già all’inizio della carriera sia perché collaborava alla Rote Hilfe, un’organizzazione tedesca per assistere giudizialmente i membri del partito comunista, sia per aver assunto la difesa processuale di Hans Litten, un giovane coraggioso avvocato che aveva obbligato Hilter a comparire in un’aula giudiziaria.

La vita giovanile di C.-B. è caratterizzata dai frequenti trasferimenti. Nel 1948 i Cohn-Bendit traslocano a Parigi. Il fratello di C.-B., Gaby, maggiore di nove anni, lo socializza all’attività politica: Gaby è infatti membro del gruppo anarco-libertario “Socialisme ou barbarie” e conduce per la prima volta Daniel ad una dimostrazione quando questi ha solo undici anni. Nel 1958 la famiglia si sposta nuovamente in Germania, dove C.-B. frequenta la Odenwaldschule, un istituto scolastico alternativo, dove si applicano nuovi metodi educativi antiautoritari. Consegue la maturità presso la Odenwaldschule nel 1965.

Successivamente, C.-B. torna in Francia, dove studia grazie a una borsa riservata ai tedeschi emigrati. Si iscrive all’università di Nanterra presso la facoltà di Sociologia. Durante la rivolta studentesca degli anni Sessanta, C.-B diviene famoso come leader e rappresentante degli studenti parigini in rivolta. Il movimento studentesco francese si radicalizza rapidamente a partire dall’uccisione nel 1967 da parte della polizia dello studente Benno Ohnesorg a Berlino, durante una manifestazione contro lo scià di Persia e contro la tortura.

C.-B. è una delle figure più note nella rivolta: è uno dei fondatori del gruppo politico “Bewegung 22. März”, che riunisce la sinistra giovanile indipendente, maoisti, anarchici, trockijsti, tutti antagonisti al partito comunista francese (PCF) e all’organizzazione sindacale di sinistra Confédération générale du travail (CGT). Il 29 marzo 1968 il Bewegung 22. März annuncia l’occupazione dell’università di Nanterra: il decano, temendo i possibili scontri fra i gruppi studenteschi politici di sinistra e di destra, blocca le attività di insegnamento e sbarra l’università.

All’inizio di maggio del 1968 alcuni giovani attivisti – fra questi C.-B., famoso ormai come Dany le rouge – manifestano all’università della Sorbonne di Parigi: è l’inizio della rivolta studentesca che provocherà una grave crisi del governo presieduto da Charles de Gaulle. Dopo i gravi scontri dell’11 maggio fra la polizia e i dimostranti e il ferimento di numerosi studenti, le confederazioni sindacali proclamano uno sciopero di solidarietà e la manifestazione del 13 maggio, nel corso della quale gli studenti occupano la Sorbonne. Il governo de Gaulle viene sfiduciato dai socialisti e dai comunisti, ma il generale riesce a riottenere poco dopo la fiducia in parlamento e nel paese.

C.-B. lascia la Francia, e viene successivamente espulso dal governo francese nel 1968, dopo i disordini in seguito al movimento studentesco e allo sciopero generale. Si trasferisce a Francoforte sul Meno, dove frequenta la facoltà di sociologia presso la Johann-Wolfgang-Goethe-Universität, in cui insegnano i più illustri esponenti della Scuola di Francoforte, fra cui Theodor W. Adorno e Jürgen Habermas. Nel 1968 anche l’università di Francoforte viene messa sotto accusa dalla APO Außerparlamentarische Opposition (APO) e occupata dagli studenti, che protestano contro il tentativo da parte del governo di approvare la legislazione di emergenza, applicabile in casi di necessità.

Nel 1970 C.-B. vive insieme con altri studenti, fra cui Joschka Fischer. Insieme con questi fonda il gruppo di sinistra “Revolutionärer Kampf” (Battaglia rivoluzionaria), che nasce da una frazione antiautoritaria della Sozialistische deutsche Studentenbund (Lega studentesca socialista) dopo la serie degli scioperi del 1969. Il movimento Revolutionärer Kampf (RK) è costituito da una trentina di giovani, quasi tutti studenti, i quali si oppongono al dogmatismo e alla struttura gerarchica dei gruppi comunisti K-Gruppen, mirando a stimolare la protesta politica spontanea delle masse. Con documenti falsi alcuni di essi – fra di essi Joschka Fischer – entrano alla fabbrica automobilistica Opel di Rüsselheim, presso Francoforte, al fine di preparare gli operai alla rivolta. Anche se è impossibile per C.-B. partecipare a questa attività politica, a causa della sua notorietà, egli esegue un lavoro di organizzazione e ha contatti con il movimento italiano Lotta continua.

Nel 1970 il gruppo RK inizia a collaborare con un movimento di cittadini che protesta contro l’abbattimento delle case storiche del Westend di Francoforte: nell’autunno viene occupata la prima casa e nel 1971 C.-B. occupa insieme con i suoi amici e compagni politici una villa. A marzo del 1973, dopo uno scontro con le forze dell’ordine, gli occupanti indicono una dimostrazione, a cui partecipano fra le 5000 e le 8000 persone; gli scontri riprendono e finiscono con l’evacuazione e l’abbattimento della villa, occupata e barricata dai protestanti, sede del movimento di occupazione.

All’inizio degli anni Settanta C.-B. lavora presso alcuni asili alternativi e fa parte della Kinderladen-Bewegung (un movimento in favore di asili alternativi, autonomi e antiautoritari). Il racconto autobiografico della sua esperienza negli asili nel suo libro del 1975, Der Große Basar, sarà oggetto di uno scandalo provocato dalla giornalista Bettina Röhl nel 2001: alcune pagine manifestano, secondo la giornalista, la tendenza pedofila del politico franco-tedesco. Dopo la breve esperienza negli asili, C.-B. lavora nella libreria Karl-Marx di Francoforte, un luogo tradizionale di incontro dei gruppi di sinistra.

Nella turbolenta scena politica degli anni Settanta, il gruppo RK, di cui fa parte C.-B., prende ufficialmente posizione contro l’impiego della violenza da parte del terrorismo della Rote Armee Fraktion (RAF). C.-B. dichiara apertamente dopo l’assassinio del giudice Drenkmann la sua distanza dai metodi del terrorismo nel suo libro Der Große Basar del 1975.

In questo periodo, dopo aver constatato la sconfitta della strategia di avviare la rivoluzione nell’ambito delle fabbriche, il movimento di sinistra si trasforma e nascono gli Spontis, un gruppo che si oppone a qualsiasi forma strutturata di partito e di organizzazione e che mira a favorire lo sviluppo spontaneo di modi di vita alternativi. Tale movimento, al contrario dei K-Gruppen, originati dalla stessa matrice, sottolinea il carattere spontaneo della rivoluzione e, pertanto, avvia azioni politiche organizzate dal basso, come le occupazioni di case, le lotte di strada e le agitazioni nelle imprese.

L’organo di stampa di questo ambiente di estrema sinistra è il “Pflasterstrand” (Spiagga del lastrico). Il titolo, come afferma C.-B., redattore ed editore della rivista dal 1978, nasce da un’espressione usata nel corso della protesta studentesca del maggio francese, secondo la quale “sotto il lastrico vi è la spiaggia”. C.-B. vi lavora fino al 1989, quando il “Pflasterstrand” viene venduto.

Dopo la cessazione del divieto di entrata in Francia, decisa dal presidente Valéry Giscard d’Estaing nel 1978, C.-B. sceglie di restare in Germania.

Alla fine degli anni Settanta si forma il movimento dei Verdi sulla base di movimenti civili centrati su varie rivendicazioni – su temi ecologisti e di femminismo – e sul rifiuto delle ideologie politiche tradizionali. I fondatori del movimento, e cioè il gruppo attorno a Jutta Ditfurth, rifiutano di collaborare con i gruppi comunisti. Gli Spontis assumono, invece, fin dall’inizio una posizione di dialogo con i Verdi: fra di essi C.-B. è uno degli animatori del dibattito e si dichiara favorevole alla possibile collaborazione, divenendo membro del partito dei verdi, però, solo nel 1984.

È il “Pflasterstrand” che conia le denominazioni per le due principali correnti interne ai Verdi: i fondamentalisti, fedeli ai principi originari del movimento, e i “Realos” (realisti), che tentano di seguire i cambiamenti sociali pur mantenendo fermi alcuni assiomi dei verdi. Dei realisti fanno parte Joschka Fischer e C.-B. Quest’ultimo appoggia l’idea di una coalizione con il partito socialdemocratico (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD).

Nel 1983 i Verdi entrano in Parlamento col 5,6%. I realisti – e in particolare Fischer e C.-B. – riescono a ottenere la supremazia nel partito, mettendo i fondamentalisti in minoranza.

Nel 1987 C.-B. si candida per i Verdi nelle elezioni per il nuovo sindaco di Francoforte, senza successo. È determinante per la carriera politica di C.-B. il passaggio di potere nel governo di Francoforte, a marzo del 1989, alla coalizione costituita dai Verdi e dai socialdemocratici, presieduta dal sindaco Volker Hauff. Questi nomina come collaboratori tre rappresentanti dei Verdi, fra cui C.-B. all’Ufficio per gli Affari multiculturali (Amt für multikulturelle Angelegenheiten), ideato e voluto da questi. Tale nuova istituzione mira a promuovere l’incontro e la mediazione fra i tedeschi e gli immigrati, stimolando le iniziative che trasformano la città in senso multiculturale.

Nel corso di questo incarico C.-B. guadagna popolarità e, insieme, provoca frizioni all’interno del partito sia per la sua intenzione di dialogare con gli esponenti della destra radicale, sia per la sua opposizione alla linea ufficiale del partito per quanto concerne l’immigrazione. Mentre i Verdi auspicano l’apertura completa delle frontiere, senza limiti di entrata, egli si dichiara in accordo con una possibile limitazione, decisa dalla nazione di accoglienza e, al contempo, per istituire comuni regole europee per il diritto d’asilo. Un progetto innovativo di C.-B., rimasto però senza seguito, è l’istituzione di un parlamento per gli immigranti (Kommunale Ausländervertretung), che li rappresenta in mancanza del diritto di voto per le elezioni comunali.

Nel 1993 viene fondato il partito Bündnis 90/die Grünen (Alleanza 90/i Verdi) dalla fusione del partito dei Verdi della Germania occidentale e del Bündnis 90, partito nato dei movimenti civili Neues Forum, Demokratie jetzt (Democrazia ora) e Initiative für Frieden und Menschenrechte (Iniziativa per la pace e i diritti umani), originati nella Germania orientale in occasione delle prime elezioni dopo la caduta del Muro di Berlino. Il partito verde unito raggiunge nelle elezioni per il Parlamento tedesco del 1993 il significativo risultato del 7,3%.

Il congresso del partito del Bündins90/die Grünen nomina C.-B. nel novembre del 1993 candidato per le elezioni per il Parlamento europeo (v. anche Elezioni dirette del Parlamento europeo), che si svolgono il 12 giugno 1994. C.-B. è uno dei due verdi eletti al Parlamento europeo con il 10,1% dei voti. Insieme con il mandato europeo, continua però a mantenere il ruolo di consigliere comunale onorario a Francoforte.

La carriera di C.-B. si sviluppa a partire dal 1993 nell’ambito dell’Unione europea: a giugno del 1993 si presenta con successo come candidato dei Verdi tedeschi alle elezioni europee. La sua concezione europeista è molto originale e non allineata con quella del partito. Ad esempio, egli appoggia l’intervento militare europeo in Bosnia fin dal 1991 e rimane pertanto isolato nel suo partito: una delle priorità politiche europee è, nella sua concezione politica, la lotta al totalitarismo, che implica la difesa di tutti gli Stati contro forme di governo autoritarie, sia di destra che di sinistra. Nel 1998 si allea con Fischer nella richiesta di inviare le truppe tedesche in Kosovo, anche prescindendo dall’autorizzazione dell’ONU, impossibilitata ad intervenire per il meccanismo del veto. Inoltre appoggia senza esitare l’intervento in Afghanistan dopo l’attentato terrorista islamico all’America del 2001.

Le decisioni politiche di C.-B. riguardanti gli interventi militari devono essere inquadrate nella sua idea di creare e potenziare il potenziale militare comune europeo: trasformare l’Organizzazione del trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO) in un’alleanza per assicurare la democrazia o creare un esercito professionale comune europeo sono i due strumenti che C.-B. individua per assicurare il rispetto dei Diritti dell’uomo dentro e fuori dall’Europa. L’Europa ha, in questa visione, una «sovranità etica» (v. Stammer, 2001, p. 220), che le permette, o meglio, la obbliga a proteggere i diritti umani nel mondo. Tale sovranità è basata sul rispetto degli ideali che sono a fondamento dell’unità europea: l’impegno per valori di solidarietà sociale, per la lotta al totalitarismo e per la coscienza ecologica. Inoltre, il neoliberalismo non è l’unico modo per raggiungere lo sviluppo, in questa visione che privilegia la solidarietà sociale e la protezione dei ceti più deboli: l’Europa ha il compito di promuovere la solidarietà sociale, che è inscritta nella tradizione politica europea.

All’inizio degli anni Novanta, quando C.-B. viene eletto al Parlamento europeo, una significativa parte dei Verdi si dichiara euroscettica (v. Euroscetticismo), in quanto avversa sia il processo di globalizzazione, sia il centralismo amministrativo dell’UE. Al contrario, C.-B. considera l’Europa unita come la prospettiva politica futura inevitabile e auspicabile e crede alla possibilità di dirigere positivamente il processo di globalizzazione. L’Europa è per C.-B. l’unica potenza in grado di controbilanciare il peso geopolitico e militare dell’America. L’Europa delle nazioni deve essere sostituita da un’Europa unita che implementi le regioni e i comuni e che sia difesa da una propria armata.

Nel suo seminario “Quo vadis Europa?” (v. Cohn-Bendit, 2000) C.-B. esplicita le sue idee fondamentali riguardo all’Europa. Questa è più di uno spazio per il libro commercio: essa rappresenta una coalizione di popoli contro ogni forma di totalitarismo e per il superamento degli interessi nazionali. La costituzione, per C.-B. che s’ispira al patriottismo costituzionale di Habermas, è un mezzo per rafforzare la dimensione politica dell’Europa assicurando il riconoscimento dei cittadini nell’UE e cementando l’idea della “sovranità etica” europea. Per consolidare l’UE è però necessaria una riforma delle Istituzioni comunitarie, in particolare per quanto riguarda l’elezione del presidente, che deve scaturire dalla diretta volontà diretta del popolo europeo.

Inoltre, C.-B. è molto attento agli sviluppi della società tecnologica: nel 2001 ha un ruolo determinante nella discussione a livello di politica europea sulla società di informazione, e in particolare per la questione della patente per i software, e si dichiara contrario alla regolamentazione di internet.

Nel 1999 C.-B. si candida per il partito dei Verdi in Francia (Les Verts) nelle elezioni al Parlamento europeo. I Verdi ricevono inaspettatamente un risultato molto incoraggiante nelle elezioni: il 9,72% dei voti. Nel 2004 C.-B. si candida nuovamente per il partito tedesco dei Verdi e come capolista per il Partito verde europeo, fondato a Roma il 22 febbraio del 2004. Questo partito, che si contraddistingue per la sua organizzazione unica e per la comunanza del programma a livello europeo, nasce dalla coalizione di 32 partiti verdi di 25 paesi. I Verdi ottengono un successo senza precedenti nelle elezioni europee del 2004, raggiungendo l’11,94% dei voti.

Nel suo manifesto, il partito europeo dei Verdi, oltre ad opporsi all’uso dell’energia nucleare e alla produzione di armi di distruzione di masse, si dichiara favorevole a potenziare una politica estera e di pace europea (v. anche Politica estera e di sicurezza comune), a sviluppare una Politica sociale comune, per compensare le sperequazioni provocate dal libero mercato e dalla globalizzazione, a superare le concezioni nazionalistiche per formare un’Europa multiculturale e, infine, a implementare l’applicazione dell’Accordo di Kyoto sulla limitazione dell’inquinamento. La posizione politica di C.-B. è in linea con questo programma, ed è caratterizzata dal forte appoggio all’elaborazione attuale della Costituzione europea e alla creazione di una forza militare comune europea. La sua opinione favorevole all’entrata della Turchia è invece oggetto di dibattito nell’ambito del partito: C.-B. considera l’integrazione europea della Turchia necessaria per collaborare con i settori moderati dell’Islam e per evitare uno scontro di civiltà. L’accesso della Turchia nell’UE deve dipendere dal rispetto della democrazia e dei diritti umani nel territorio turco e non da una posizione prestabilita da parte dei paesi europei. Il “miracolo del Bosforo”, e cioè l’integrazione della Turchia in Europa, sarà, nelle parole di C.-B., la prosecuzione del “miracolo del Reno”, che ha sancito la fine dell’inimicizia tra la Francia e la Germania, e del “miracolo dell’Oder”, e cioè dell’apertura dell’UE a Est (v. Cohn-Bendit, 2004). Al contrario, l’integrazione della Russia è considerata come impropria, perché essa ha caratteristiche geopolitiche e un potere militare che sbilancerebbero l’equilibrio raggiunto all’interno dell’UE.

C.-B. è attualmente copresidente del gruppo Verdi-Alleanza libera, membro della Commissione per gli affari costituzionali, della Commissione per i problemi economici e monetari, della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa, e della Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Turchia.

Dal 1994 al 2003 C.-B. ha lavorato come moderatore del programma televisivo “Literaturclub” per l’emittente svizzera DRS.

Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo Le gauchisme, reméde à la maladie senile du communisme (1969), in collaborazione con il fratello, Gabriel Cohn-Bendit, Agitationsmodell für eine Revolution (1968), Reden über das eigene Land: Deutschland (1987), Wir haben sie so geliebt, die Revolution (1987), Heimat Babylon: das Wagnis der multikulturellen Demokratie (1992, in collaborazione con Thomas Schmid), Petit Dictionaire de l’Euro (1998, in collaborazione con Olivier Duhamel), Xénophobies (1998, in collaborazione con Thomas Schmid), Quand tu seras président (2004, in collaborazione con Bernard Kouchner).

Patricia Chiantera-Stutte ()

Bibliografia

Cohn-Bendit D., Quo vadis Europa?, in “Die Welt”, 3 novembre 2000.

Cohn-Bendit D., Deutscher Paß und europäische Identität, intervista di Michael Stabenow, in “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, N. 132, 9 agosto 2004.

Cohn-Bendit D., Der Große Basar, Trikont Verlag, München 1975.

Cohn-Bendit D. et al., Heimat Babylon: das Wagnis der multikulturellen Demokratie, Hoffman und Campe, Hamburg 2001.

Stammer S., Cohn-Bendit. Eine biographie, Europa Verlag, Wien 2001.