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Davignon, Étienne

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Alto funzionario, poi commissario europeo e uomo d’affari, il belga D. (Budapest 1932) si è impegnato nella costruzione di un’Europa sempre più unita ad ogni tappa della sua carriera.

Figlio di un diplomatico e nipote di un ministro degli Esteri, dopo aver studiato diritto, filosofia ed economia nelle Facultés universitaires Saint-Louis di Bruxelles e nell’Université catholique di Lovanio, D. prepara il concorso per la carriera diplomatica ed entra nel ministero degli Esteri belga nel 1959, come attaché al servizio degli affari africani. Cinque anni dopo diventa attaché e poi capo gabinetto del ministro degli Esteri socialista Paul-Henri Charles Spaak. È uno dei protagonisti del rapporto del 1967 sui futuri compiti dell’Alleanza Atlantica (v. anche Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico), noto con il nome di «Rapporto Harmel» (v. Piano Harmel; Harmel, Pierre).

Nel novembre 1969, D. è nominato direttore generale della politica del ministero degli Esteri, funzione che svolgerà per sette anni. In questa veste presiede le riunioni dei direttori dei dipartimenti politici dei ministeri degli Esteri della CEE (v. Consiglio dei ministri; Comunità economica europea), che dopo al vertice dell’Aia hanno ricevuto l’incarico di «studiare la maniera migliore per compiere progressi nell’ambito dell’unificazione politica, nella prospettiva dell’allargamento». Il rapporto di questo comitato, detto “Rapporto D.”, è adottato dai ministri degli Esteri dei Sei a Lussemburgo nell’ottobre 1970. Esso getta le basi della cooperazione politica europea, vale a dire una cooperazione in materia di politica estera che mira ad assicurare consultazioni regolari e a favorire un’armonizzazione dei punti di vista, la concertazione delle posizioni e, laddove questo appaia possibile e auspicabile, azioni comuni.

Per realizzare tali obiettivi, i ministri degli Esteri si incontrano almeno una volta ogni sei mesi, mentre i direttori politici dei ministeri degli Esteri si riuniscono quattro volte all’anno nel Comitato politico e di sicurezza presieduto da D. Come previsto nel rapporto D., il Comitato presenta successivamente una valutazione dello sviluppo della cooperazione politica europea. Questo “secondo rapporto D.”, adottato dai ministri degli Esteri a Copenaghen nel luglio 1973, rafforza i meccanismi creati per la cooperazione politica: i ministri degli Esteri si incontrano d’ora in poi quattro volte all’anno, il Comitato politico si riunisce ogni qual volta è necessario, e si crea un Gruppo dei corrispondenti composto di funzionari dei ministeri degli Esteri responsabili degli affari europei. In qualità di direttore generale della politica nel ministero degli Esteri, D. partecipa alla redazione del Rapport sur l’union européenne che il primo ministro belga Léo Tindemans presenta al Consiglio europeo nel dicembre 1975 (v. anche Rapporto Tindemans). Dopo la crisi petrolifera del 1973, D. presiede anche il gruppo di coordinamento in materia di energia che porta alla creazione dell’Agenzia internazionale dell’energia, diventando il primo presidente del comitato direttivo (1974-1976).

Nel gennaio 1977, D. entra a far parte della Commissione europea con un portafoglio che comprende il mercato interno, gli affari industriali e l’Unione doganale. Dal gennaio 1981 al gennaio 1985, è vicepresidente della Commissione, in particolare incaricato degli affari industriali, dell’energia, della ricerca e della scienza, dell’Agenzia di approvvigionamento e del Centro comune di ricerca della Comunità europea dell’energia atomica (Euratom). In un primo tempo la sua azione come commissario si concentra sulle industrie in declino: quella tessile, i cantieri navali e soprattutto la siderurgia. Mentre la crisi nel settore siderurgico europeo assume un’ampiezza allarmante, D. riesce a sviluppare una politica di aggiustamento a livello comunitario. Nel 1977 negozia il “piano D.”, un accordo per la ristrutturazione dell’industria dell’acciaio che comporta delle quote di produzione volontarie, prezzi minimi obbligatori e restrizioni alle importazioni. Nell’ottobre 1980, su sua iniziativa, la Commissione invoca per la prima volta l’articolo 58 del Trattato Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) (v. Trattato di Parigi) per proclamare uno «stato di crisi manifesta» e imporre quote di produzione obbligatorie.

In parallelo la Comunità accorda aiuti strutturali alla riconversione del settore siderurgico e un codice per gli aiuti stabilisce nuove regole per la concessione di aiuti nazionali (v. anche Aiuti di Stato). D. negozia anche nuovi accordi commerciali con i principali concorrenti delle industrie europee in difficoltà, per esempio l’Accordo multifibre per il settore tessile. Alla fine degli anni Settanta, D. punta anche sulle industrie dell’alta tecnologia, che devono diventare il nuovo motore della crescita economica della Comunità. Lancia, in particolare, ambiziosi programmi di ricerca comunitari (v. Programmi comunitari) nell’ambito delle tecnologie dell’informazione (European strategic programme for research and development in information technologies, ESPRIT; un programma pilota è avviato nel 1983, ESPRIT I nel 1984) e delle telecomunicazioni (Research and development in advanced communications technologies for Europe, RACE; la fase definitiva sarà adottata nel luglio 1985). D. orienta anche la concezione del Primo programma quadro di ricerca comunitaria (1984-1987), una nuova struttura che raggruppa tutte le azioni di ricerca comunitaria in vista di ottimizzare la strategia globale. Nell’elaborazione dei suoi progetti di politica industriale D. si distingue dai predecessori per la volontà di coinvolgere gli industriali interessati fin dalla fase preparatoria, per esempio nel cartello di crisi Eurofer per il Piano D., o nella Tavola rotonda delle industrie per le tecnologie dell’informazione per ESPRIT. È sempre D. ad incoraggiare Pehr Gyllenhammar a creare la Tavola rotonda degli industriali (ERT) nel 1983.

Al termine del suo secondo mandato di commissario D. sceglie di continuare la sua carriera nel mondo degli affari. Nel febbraio 1985, entra nel gruppo della Société générale de Belgique, di cui diventa presidente nell’aprile 1989 e vicepresidente nel febbraio 2001. Esercita queste funzioni anche nel gruppo Suez-Tractebel, formato nell’ottobre 2003 dalla fusione della Société générale con Tractebel.

Le Istituzioni comunitarie continuano sempre ad avvalersi delle competenze di D. Nel 1996-1997 presiede il gruppo di esperti ad alto livello creato dalla Commissione europea per trovare una soluzione alla partecipazione dei lavoratori nel quadro dell’adozione di uno statuto della società europea. Nel 1997 dirige anche il gruppo di esperti incaricato dalla Commissione della valutazione quinquennale del quarto programma-quadro per azioni di ricerca e di sviluppo tecnologico della Comunità europea (1994-1998) e del programma di ricerca e di insegnamento della Comunità europea dell’energia atomica (1994-1998). Nel 2005 è designato coordinatore europeo per la rete di trasporto transeuropea prioritaria “Asse ferroviario ad alta velocità del sud-ovest dell’Europa” (v. anche Reti transeuropee). Partecipa a numerose associazioni filoeuropee: ha guidato, per esempio, l’Association pour l’Union monétaire de l’Europe (1991-2002) ed è a capo di Friends of Europe.

Ha ottenuto numerosi riconoscimenti per i meriti acquistati nella vita pubblica, fra i quali il titolo di ministro di Stato (2004).

Arthe VanLaer (2009)