Figeľ, Ján

Dopo la formazione del governo Dzurinda (v. Dzurinda, Mikuláš), in seguito alle elezioni parlamentari slovacche del 1998, F. (Caklova 1960) diventò il volto e il protagonista del processo di Adesione della Slovacchia all’Unione europea. Quest’uomo modesto, dai toni pacati, condusse con successo le trattative che culminarono nell’adesione della Slovacchia all’UE nel maggio 2004.

L’educazione di F. fu influenzata dalla profonda religiosità dei genitori, i quali nutrivano anche forti sentimenti anticomunisti. Dopo gli studi di ingegneria all’Istituto tecnico di Košice, F. lavorò come scienziato fino al crollo del regime comunista nel 1989. Nel 1990 il suo interesse per la politica e la sua fede religiosa lo spinsero a diventare uno dei membri fondatori del Movimento cristiano democratico (Kresťanskodemokratické hnutie, KDH). Eletto nel 1992 al Consiglio nazionale slovacco (Parlamento) nella lista dei candidati del KDH, grazie alla sua padronanza della lingua inglese gli vennero affidati incarichi in seno alla Commissione per gli Affari esteri e in varie commissioni dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Nel 1998, in seguito al successo elettorale della Coalizione democratica slovacca (Slovenská demokratická koalícia, SDK) di cui il KDH era parte integrante, il nuovo primo ministro, Mikuláš Dzurinda, nominò F. segretario di Stato (l’equivalente di viceministro) del ministero per gli Affari esteri e capo delegazione per i negoziati di adesione all’UE.

F., convinto tanto della capacità della Slovacchia di tenere il passo con i paesi vicini, che avevano iniziato le trattative quasi due anni prima, quanto della necessità del paese di aderire all’UE, si impegnò per tradurre in atto le parole positive di Dzurinda da un lato e quelle dell’UE dall’altro (v. Bilčík, 2001).

Spinto anche dal desiderio di rimediare al danno provocato all’immagine del paese ai tempi del primo ministro Mečiar, F. applicò una tattica negoziale basata su fiducia e apertura, unitamente a una marcata disponibilità al compromesso. Diversamente da altri negoziatori di Stati candidati, F. richiese pochi periodi di transizione. Tuttavia, F., attento alla politica interna e premuto dal leader del suo partito Čarnogurský e dal primo ministro Dzurinda, garantì anche la difesa degli interessi nazionali slovacchi. Grazie, in misura non trascurabile, al lavoro di F. e della sua squadra, la Slovacchia fu in grado di tenere il passo con i paesi confinanti e venne invitata ad aderire all’UE al Consiglio europeo di Copenaghen del dicembre 2002 (v. Figeľ, Adamiš, 2003).

Durante l’adesione, nella scena politica interna mancava una leadership in grado di concettualizzare e mettere in pratica un’idea concreta di Europa (v. Lukáč, 2004). L’idea di F. sul ruolo della Slovacchia nell’UE si fondava sulla convinzione che l’adesione non dovesse essere considerata un risultato raggiunto, ma una sfida costante. L’unione offriva ai suoi cittadini opportunità da non perdere, ma richiedeva conoscenze, iniziativa e partecipazione.

Quando si trattò di assegnare l’incarico di membro della Commissione europea, F. si rivelò la scelta naturale grazie alla sua conoscenza degli affari europei e all’abilità mostrata durante i negoziati di adesione. Nel 2004 divenne Commissario europeo per l’istruzione, la cultura, la formazione e il multilinguismo.

Tim Haughton, Jana Shepperd (2009)