Florakis, Charilaos

F. (Paliozoglopi, Tessaglia 1914-Atene 2005) fu membro del Partito comunista greco (Kommounistikó kómma Elládas, KKE). Ricoprì il ruolo di segretario generale del partito dal 1972 al 1989 e di presidente della Coalizione della sinistra e del progresso (Synaspismós tīs Aristerás tōn Kinīmátōn kai tīs proódou) dal 1989 al 1991.

Lavorò come operatore per la società delle Poste, telegrafi e telefoni (PTT) della Grecia e si impegnò attivamente come sindacalista nella Grecia prebellica, ma anche durante l’occupazione tedesca di Atene. Nel 1941 divenne membro del Partito comunista e subito dopo aderì al Fronte di liberazione nazionale (Ethniko apeleftherotiko metopo, EAM). Nel 1943 si unì all’Armata di liberazione nazionale della Grecia, il braccio armato dell’EAM. Durante la guerra civile che seguì alla fine della Seconda guerra mondiale in Grecia, divenne ufficiale dell’Armata democratica comunista della Grecia (1946-1949) e in seguito alla sua sconfitta si rifugiò in URSS e divenne membro del Comitato centrale del KKE.

Nel 1954 F., privato dei diritti civili come cittadino greco, ritornò illegalmente in Grecia. Il suo scopo era organizzare un’azione clandestina del KKE, un partito all’epoca illegale. Tuttavia, fu presto arrestato e poi processato come spia nel 1960. Trascorse complessivamente diciotto anni in stato di isolamento, sia in prigione (dodici anni) che al confino (sei anni). Fu rimesso in libertà nel 1971, mentre il paese era ancora sotto dittatura militare. Riuscì a fuggire dal paese e a raggiungere Budapest, dove partecipò alla XVIII sessione plenaria del KKE (1972), in cui fu eletto segretario generale del partito.

Nel 1989 si dimise dalla leadership del KKE per diventare presidente della Coalizione della sinistra e del progresso, di recente formazione. Tale coalizione, nata in un momento in cui il paese veniva scosso da numerosi scandali che rivelarono gravi indizi di corruzione nel governo del Movimento socialista panellenico (Panellinio sosialistiko kinima, PASOK), riunì le due correnti principali dei comunisti greci: da una parte quella ortodossa del KKE e dall’altra quella degli ex comunisti, eredi degli eurocomunisti che avevano lasciato il partito nel 1968. Nell’interesse dell’alleanza, il KKE dovette mediare sulle sue posizioni tradizionalmente anti-europeiste, fedelmente sostenute da F. per tutta la sua carriera politica. La fine della coalizione dimostrò anche la crisi esistenziale dei comunisti greci al momento della disintegrazione del comunismo internazionale. Infatti, nel 1991, la coalizione si trasformò nel partito che comprendeva la Sinistra democratica greca, a cui aderirono anche i riformatori del KKE. I Comunisti ortodossi del KKE, da parte loro, proclamarono la loro fedeltà ai principi rivoluzionari proprio durante la disintegrazione dell’URSS, la conferenza sul Trattato di Maastricht e la comparsa del problema jugoslavo F., da parte sua, si schierò con la fazione ortodossa e divenne presidente onorario del partito fino alla fine della sua vita. Fu quindi fedele ai principi che aveva sostenuto nelle vesti di segretario generale del partito, tra cui una continua e assoluta opposizione all’adesione della Grecia alla Comunità economica europea (CEE). F. condivise la posizione aggiornata del partito dopo il Trattato di Maastricht, caratterizzata da ostilità verso l’Unione europea, partecipazione critica alle istituzioni e alle organizzazioni comunitarie lasciando aperta la questione del disimpegno della Grecia.

Sofia Papastamkou (2012)