Gaitskell, Hugh

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G. (Londra 1906-ivi 1963), uomo politico britannico, è stato ministro nel governo laburista (1946-1951); cancelliere dello Scacchiere (1951) e leader del Partito laburista (1955-1963). Spesso soprannominato “il leader mancato”, G. fu per molti versi il precursore del new Labour. Morì in un momento in cui i laburisti sembravano sicuri di vincere le successive elezioni politiche e di potergli affidare la carica di primo ministro. In un periodo in cui il partito era sull’orlo di una guerra intestina, il potere di G. si radicava nell’ala destra e di centro del partito, tra modernizzatori e molti sindacati. Erano gli anni in cui si stava sviluppando l’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della) e molti “europeisti” nel partito erano anche sostenitori di G., anche se l’atteggiamento di quest’ultimo verso la nascente Comunità europea era ambiguo. Come molti altri leader politici britannici nell’immediato dopoguerra, egli riteneva che il Regno Unito si muovesse quasi esclusivamente nell’ambito di tre sfere di potere e influenza: Europa, Commonwealth e alleanza atlantica. Per citare le sue parole: «La maggior parte di noi non si sente solo europea, ma anche al centro del Commonwealth, un Commonwealth che include paesi asiatici e africani molto importanti; non vorremmo avvicinarci sempre più all’Europa se ciò comportasse un indebolimento dell’alleanza atlantica». L’idea, seppure espressa in toni più cauti, era in linea di massima simile a quella di Winston Churchill, per il quale cui se la Gran Bretagna fosse stata costretta a scegliere tra l’Europa e il mare aperto avrebbe sempre optato per la seconda.

La posizione di G. fu sempre coerente; il coinvolgimento con la nascente Comunità europea era auspicabile, ma solo a certe condizioni. Tra queste vi erano la tutela dell’agricoltura britannica, del Commonwealth e dei partner dell’European free trade association (EFTA) (v. Associazione europea di libero scambio); la libertà di condurre una politica estera nazionale indipendente; la capacità di introdurre misure di pianificazione socialista ritenute necessarie per la Gran Bretagna. Egli cambiò di volta in volta la forma, ma non i contenuti. A suo avviso era impossibile che la Gran Bretagna aderisse alla Comunità economica europea in quanto le condizioni per tale Adesione non sarebbero mai state soddisfatte (v. anche Criteri di adesione). In larga misura ciò rifletteva la sua visione dell’obiettivo ultimo dei fondatori della CEE, ovvero un’Europa federale (v. Federalismo). Il suo ragionamento era chiaro. Il problema, affermava G., «non è se riteniamo che sia giusto o sbagliato che gli europei si riuniscano nell’Europa occidentale. Questo è affar loro e può anche essere la soluzione ai loro problemi, ma non è necessariamente la nostra. Perché noi non siamo solo parte dell’Europa, almeno non ancora. Abbiamo una storia differente. Abbiamo vincoli e legami in tutto il mondo».

G. aveva condotto battaglie di principio sulle armi nucleari, sull’adesione britannica all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e sulla nazionalizzazione. Non considerò mai alla stessa stregua le relazioni della Gran Bretagna con l’Europa. In linea generale non si trattava di una questione di principio, bensì di esigenze pratiche. Come ha giustamente osservato Philip Williams, il biografo ufficiale di G., la posizione di quest’ultimo aveva dei punti di contatto con quella di Pierre Mendès France, primo ministro francese all’epoca della proposta della Comunità europea di difesa. Entrambi i politici ritenevano che il futuro economico del loro paese sarebbe dipeso dalle politiche interne e non dalla semplice decisione se aderire o meno.

Dopo che il governo conservatore presentò la prima candidatura alla CEE, il Partito laburista all’opposizione assunse gradualmente una posizione antieuropeista. Durante la sua leadership, G. era stato contestato dall’ala sinistra del partito. Fino al 1962 tutte le battaglie di principio erano state vinte; un partito unito poteva sperare di vincere le imminenti elezioni politiche e di ritornare al governo per la prima volta dal 1951. G. non voleva in alcun modo mettere a repentaglio tale prospettiva per una questione che non riteneva essenziale. Ciò spiega in parte natural tenore del discorso che tenne alla conferenza del Partito laburista del 1962. Il dibattito sul Mercato comune (v. Comunità economica europea) ruotava intorno a una dichiarazione di compromesso costruita accuratamente dal Comitato esecutivo nazionale. Nel suo discorso introduttivo G. prevedeva l’evoluzione di un’Europa federale con una Gran Bretagna che non sarebbe stata più uno Stato indipendente. Anche il Commonwealth britannico sarebbe svanito così come un millennio di storia.

G. morì all’improvviso e prematuramente pochi mesi dopo la conferenza. Possiamo solo supporre come si sarebbe evoluta la sua posizione riguardo all’Europa se nel 1964, anziché Harold Wilson fosse diventato lui primo ministro del governo laburista. La posizione di G. riguardo all’adesione alla CEE fu per lo più pragmatica, ma egli riuscì anche a capirne i principi intrinseci e a riconoscerli pubblicamente, soprattutto l’obiettivo di un’Europa federale. Un obiettivo che non fu riconosciuto né quando la Gran Bretagna alla fine aderì alla CEE né in seguito da nessun leader del governo britannico.

Stanley Henig (2010)