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Gil-Robles y Gil-Delgado, José María

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G.-R. (Madrid 1935) è stato deputato, e poi presidente del Parlamento europeo, nonché presidente del Movimento europeo internazionale. Figlio dell’ex segretario della Confederación española de derechas autónomas (CEDA), sostenitore del colpo di Stato del 1936 ma in seguito oppositore del franchismo, a causa dell’esilio del padre, G.-R. visse per diciassette anni in Portogallo, poi studiò due anni nell’Università dei Gesuiti a Deusto (Biscaglia), partecipò al seminario di studi europei organizzato a Madrid da José Miguel de Azaola e si laureò in legge nell’Università di Salamanca nel 1957. L’anno seguente divenne il responsabile editoriale del “Boletín de Legislación Extranjera”, nel 1959 vinse il concorso come avvocato nelle Cortes e si iscrisse al relativo Ordine professionale. Inoltre, fra il 1964 e il 1968, insegnò Diritto politico presso l’Università Complutense di Madrid. La forte personalità del padre fu senz’altro determinante per le sue prime attività politiche all’interno della Asociación española de cooperación europea (AECE), dal 1957, e del partito clandestino Democracia social cristiana (DSC), dal 1962, del cui Comitato esecutivo entrò a far parte nel 1972. Nel 1964 presenziò come delegato al Congresso mondiale della Democrazia cristiana, tenutosi a Lima, in Perù, e fra il 1977 e il 1979 fu membro del Consiglio direttivo della Unión europea demócrata cristiana (UEDC).

Nel 1968 entrò a far parte del comitato di redazione della rivista d’opposizione “Quadernos para el Diálogo”, alla quale collaborò come editorialista e con articoli sulla politica nazionale e internazionale, fra cui Expedientes disciplinarios a los funcionarios (1969); Ley sindical: principios básicos y regulación efectiva; 1971, año elctoral: análisis de una legislación ed Elecciones a procuradores (1971); Adiós a las armas; Europa: ¿cultura de cristiandad?; Elecciones USA ’72: la molicie americana e Los cimientos de Europa (1972), El movimiento europeo (1973), Democracia cristiana y clases medias e Proyecto de ley del régimen local (1974); Los sucesos de Oporto; Consejo Nacional: la cámara de la fidelidad e Fútbol y derechos humanos (1975). In questi articoli criticò la legislazione e i meccanismi corporativi di rappresentanza del regime franchista, e approfondì due temi abituali trattati dalla rivista: l’eredità culturale cristiana del movimento europeo e l’importanza di quest’ultimo nel garantire i Diritti dell’uomo e la democrazia, soprattutto in rapporto al futuro della Spagna. Come G.-R. stesso avrebbe poi dichiarato, «per noi spagnoli di allora costruire la libertà europea significava conquistare la libertà della Spagna».

In particolare, preparò un numero della serie speciale “Los Suplementos” dal titolo Paz y fueros. El problema del regionalismo en Europa (1974), in gran parte dedicato alla Spagna, in cui sosteneva la necessità di realizzare una politica comunitaria regionale a favore delle regioni meno favorite. G.-R. si avvaleva nelle sue argomentazioni di ragioni morali, ambientali, economiche e politiche per caldeggiare una ridistribuzione regionale della ricchezza e delle risorse attraverso un fondo per lo sviluppo, come quello accordato due anni prima dalla Conferenza di Parigi, e un avanzamento del processo europeo di “regionalizzazione”. L’efficacia tecnocratica del decentramento amministrativo, la democratizzazione politica che avrebbe dovuto avvicinare il governo ai cittadini e il riconoscimento culturale degli antichi particolarismi regionali si combinavano in un «Federalismo integrale, che rivendica l’articolazione dello spazio politico europeo in una molteplicità di livelli (comune, provincia, regione, Stato nazionale, comunità sovranazionale)», perché «risulta difficile, in effetti, difendere la personalità giuridica degli Stati nazionali e i loro valori culturali in un’Europa unita e non rispettare questa stessa personalità e cultura a livello regionale». Come era consueto fra gli europeisti dell’opposizione antifranchista, anche G.-R. criticava le resistenze della Francia verso un’integrazione sovranazionale europea, mettendola in relazione con il suo marcato centralismo interno, e caldeggiava nel caso spagnolo un maggior rispetto per le differenze regionali come unico mezzo per ottenere in futuro la pace e per «poter esigere questo stesso rispetto per i nostri valori il giorno in cui l’Europa sarà politicamente unita» (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).

Arrestato durante una riunione clandestina nel 1975, nella fase di transizione democratica dopo la dittatura G.-R. partecipò ai negoziati fra opposizione e governo e, alla fine del 1976, fece parte della commissione d’opposizione che elaborò il documento contenente le varie condizioni per accettare il referendum sulla Legge di riforma politica. Nel 1977 fu eletto segretario generale della Federación popular democrática (FPD), nuovo nome della DSC, che confluì nell’Equipo democráta cristiano del Estado español, grande sconfitto alle elezioni legislative del giugno di quello stesso anno. In seguito aderì al Partido popular (PP), del cui Consiglio direttivo nazionale entrò a far parte dal 1990. Nelle sue liste fu eletto deputato europeo nel 1989 e nel 1994, poi vicepresidente del Parlamento europeo dal 1994. Durante questo periodo fece parte delle Commissioni per le petizioni, controllo del bilancio, occupazione e affari sociali, fu presidente della Commissione parlamentare istituzionale e membro della delegazione Unione europea (UE)-Federazione russa, in cui difese la necessità di arrivare a un’associazione economica, commerciale, culturale, di sicurezza e addirittura politica con la Russia prima dell’Allargamento delle frontiere orientali della UE.

Dal 1997 al 1999 fu presidente del Parlamento europeo. Negli anni della sua presidenza si tenne la Conferenza intergovernativa (v. Conferenze intergovernative)del gennaio 1997 in cui si decise di rivedere i Trattati dell’Unione, migliorare la trasparenza, semplificare i documenti, dare maggiore flessibilità alle procedure e approfondire il Diritto comunitario con l’obiettivo avvicinare le Istituzioni comunitarie ai cittadini, e inoltre rafforzare la cooperazione e l’integrazione, abolire la norma del Voto all’unanimità ed estendere quindi il principio di Codecisione. Come dichiarò durante una conferenza stampa nel Club Siglo XXI di Madrid, nel maggio 1997, i suoi obiettivi consistevano nel migliorare l’informazione dei cittadini sul Parlamento europeo, dare maggior visibilità ai suoi dibattiti rivedendo il regolamento degli interventi nelle riunioni plenarie e accrescere la sua capacità legislativa, ponendola allo stesso livello del Consiglio dei ministri in ambiti legislativi di speciale interesse per gli europei, come la salute pubblica, l’ambiente o la protezione dei consumatori. G.-R. voleva inoltre che fosse stabilito un codice di condotta per le lobby e le organizzazioni non governative (ONG) presenti a Bruxelles, e rendere più diretto il rapporto fra gli eurodeputati e i loro elettori mediante un sistema elettorale misto, «formule che permettano cioè di combinare al tempo stesso la rappresentanza intesa come riflesso – ossia il suffragio proporzionale con liste di candidati – e la rappresentanza come identificazione, vale a dire l’elezione di una parte dei deputati in circoscrizioni uninominali». Una volta approvato il Trattato di Amsterdam, G.-R. ottenne che il Parlamento avesse facoltà di dare o di negare la sua fiducia al presidente e a tutti i membri della Commissione europea, secondo un sistema di doppia fiducia, e di porre una mozione di censura all’esecutivo.

Alla luce di quest’impegno per democratizzare le istituzioni europee G.-R., nel corso del primo vertice europeo (v. Vertici) delle regioni e delle città organizzato ad Amsterdam nel maggio 1997, sostenne non solo l’avanzamento in direzione di un’unità “verso l’alto”, con organi sovranazionali, ma anche “verso il basso”, nel senso di un crescente decentramento politico o amministrativo, senza rinunciare al principio di solidarietà che avrebbe potuto concretizzarsi in un Comitato delle regioni. Molto critico nei confronti delle progressive restrizioni alla libera circolazione delle persone contenute nell’Atto unico europeo, determinate da motivi di sicurezza e realizzate mediante procedure intergovernative, difese il trasferimento di questa e di altre sfere di decisione all’ambito comunitario rappresentato dal Trattato di Maastricht. Nello stesso senso, caldeggiò una maggior autonomia del Tribunale europeo di giustizia (v. Tribunale di primo grado) contro qualsiasi limitazione giurisdizionale dei diritti fondamentali dei cittadini. Indicò come riforme improrogabili l’avvicinamento delle differenti procedure elettorali vigenti per le Elezioni dirette del Parlamento europeo, un dialogo più fluido tra il Parlamento e i rispettivi parlamenti nazionali, la rappresentanza delle regioni e degli enti locali, l’elaborazione di uno statuto dell’eurodeputato e la soluzione del conflitto interistituzionale tra Parlamento e Consiglio. La sua gestione fu segnata da altre importanti sfide: il finanziamento della Politica estera e di sicurezza comune (PESC), il controllo parlamentare degli orientamenti economici cruciali attraverso ECOFIN, lo sviluppo del diritto comunitario e il potenziamento del Tribunale di giustizia e, infine, l’Unione economica e monetaria, l’allargamento della UE verso Est e l’elaborazione della Costituzione europea. Per quanto concerne quest’ultimo punto, ha sostenuto che «deve essere un testo breve, anzi il più breve possibile, che qualsiasi cittadino possa prendere, leggere e capire», secondo il modello della Costituzione degli Stati Uniti d’America.

La gestione di G.-R. si è sempre ispirata all’ideologia democratico-cristiana, a suo giudizio fondamento del principio di solidarietà, di un’“Europa coesa” che «ha fra le sue mani quello che potrà essere il grande patto della pace mondiale». Quindi egli ritiene che la Costituzione europea debba menzionare l’importanza della tradizione giudaico-cristiana nella formazione del sostrato della “civiltà occidentale”, dei diritti umani, e della democrazia come organizzazione della vita politica. In numerose occasioni ha sottolineato inoltre l’importanza della famiglia come “scuola di questi valori” e ha invitato a «rafforzare questo strumento, a facilitare il suo lavoro, in modo da favorire la fioritura e la proliferazione di questi valori».

Presidente del Consiglio federale spagnolo del Movimento europeo dal 1996, nel 1999 ha rinnovato il suo mandato di eurodeputato. Nel Parlamento europeo è stato membro del direttivo del Gruppo del Partito popolare europeo e democratici europei (v. anche Gruppi politici al Parlamento europeo), dell’ufficio di presidenza del Parlamento europeo, membro titolare delle commissioni per gli Affari giuridici e per il Mercato interno, supplente della commissione per gli Affari costituzionali e, dal 2002, presidente della delegazione parlamentare mista UE-Bulgaria. Ha inoltre fatto parte della Conferenza dei presidenti di delegazione e della Commissione provvisoria sulla genetica umana e altre nuove tecnologie della medicina moderna, è presidente dell’Intergruppo per la Protezione degli animali e membro degli Intergruppi Quarto mondo, Persone disabili e Costituzione europea. Presidente del Movimento europeo internazionale, nonché presidente onorario del Consiglio federale spagnolo del ME. Nel 2001 è stato eletto presidente del Consiglio universitario europeo per l’Azione Jean Monnet e in qualità di avvocato è membro dell’Associazione indipendente degli avvocati europei (AIEL).

G.-R. è fondatore (1980) e vicepresidente (1984) del Centro de estudios comunitarios e della Fundación humanismo y democracia (1985). È stato insignito della Cruz del Mérito Agrícola dal governo spagnolo (1981), della medaglia Robert Schuman dal Parlamento europeo (1995), della Gran Cruz de la Orden de Francisco Morazán dai Parlamenti centroamericani (1997), della Gran Cruz de la Orden de Mérito de Chile (1998), della Gran Cruz de la Orden del Libertador San Martín de Argentina (1998), della Medalla de la República Oriental de Uruguay (1998), della Gran Cruz de la Orden de Antonio José Irizarri de Guatemala (1998), della Gran Medalla de Oro de Isabel la Católica (2000), della medaglia d’oro del Parlamento europeo (2000) e della Legione d’onore francese (2000). Ha ricevuto inoltre la laurea honoris causa dall’Istituto nazionale di relazioni internazionali di Mosca (1998) e dall’Università di Sofia (Bulgaria) nel 1999. È autore di numerosi lavori giuridici sul diritto parlamentare, la legislazione agraria, il regionalismo e il pensiero cristiano, come pure sulla costruzione e il futuro dell’Unione europea. Tra le sue opere: Derecho de huelga (1961), Los parlamentos de Europa y el Parlamento europeo: leyes electorales (1969), Comentarios a la Ley deArrendamientos Rústicos (1981 e 1982), El parlamento y la vida politica (1982), Unidad jurisdiccional y atribución de facultades arbitrales a órganos de la administración (1983), El derecho parlamentario y el funcionamiento de los órganos deliberantes de las entidades locales (1985), El profesional de la agricultura y el cultivador personal en la Ley de Arrendamientos Rústicos (1985), Legislación agraria básica (1986), Control y autonomías (1986), La familia y el Concilio Vaticano II (1987), Los reglamentos de las cámaras (1987), Los reglamentos parlamentarios de las Comunidades Autónomas (1987), El Senado en la Constitución española (1988), Control de la actividad de las Comunidades Autónomas por órganos del Estado (1988), El control extraordinario de las Comunidades Autónomas (1988), Familia y sociedad (1992), Los derechos del europeo (1993), La protección del medio ambiente en las regiones, un ejercicio de subsidiaridad (1995), La evolución de poderes en la UE (1996).

Javier Muñoz Soro (2012)

Bibliografia

Gil-Robles J.M. Paz y Fueros. El problema del regionalismo en Europa, in “Cuadernos para el Diálogo”, ser. “Los Suplementos”, 48, 1974.

Gil-Robles J.M., Pasión de Europa. Discursos del Presidente del Parlamento Europeo, Cyan, Madrid 2002.

Jauregui J.A., Proyecto historia oral de la Unión Europea. Entrevista al Sr. D. José María Gil Robles, Istituto Universitario di Firenze (wwwarc.iue.it/webpub/pdf/INT629pdf).