Gruppo Trevi

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Creato a Roma nel dicembre 1975 su proposta del ministro degli Esteri britannico James Callaghan, il Gruppo TREVI rappresentò il primo passo sulla strada della Cooperazione intergovernativa a livello europeo nei settori dell’immigrazione, del diritto d’asilo e della cooperazione giudiziaria e di polizia (v. anche Cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale), che ha condotto poi con il Trattato di Maastricht all’istituzione del terzo pilastro (v. Pilastri dell’Unione europea) dell’Unione europea, riguardante la cooperazione in materia di Giustizia e affari interni. Si tratta di un forum che riuniva i ministri dell’Interno e della Giustizia per combattere il terrorismo e coordinare la cooperazione degli Stati della Comunità economica europea (CEE) in materia di polizia (v. anche Lotta contro il terrorismo, Lotta contro la criminalità internazionale e contro la droga). Poiché tali materie non rientravano nelle competenze della Comunità, il Gruppo operava all’esterno di essa in modo informale e spesso segreto, e le Istituzioni comunitarie (in particolare Corte di giustizia dell’Unione europea, Parlamento europeo e Commissione europea) erano escluse dalle sue attività. L’acronimo, a detta di alcuni, avrebbe indicato l’oggetto dei lavori del Gruppo (terrorismo, radicalismo, estremismo, violenza internazionale); a detta di altri, il Gruppo venne denominato così con riferimento alla celebre fontana in prossimità della quale si stavano svolgendo i lavori.

Il Gruppo nacque per far fronte alle carenze dell’Interpol nella lotta al terrorismo e per migliorare la collaborazione tra polizie anche contro il traffico di stupefacenti e altri fatti di criminalità aventi implicazioni di carattere transnazionale.

La sua struttura era suddivisa in tre livelli: il livello dei ministri degli Esteri e della Difesa, che si riunivano ogni sei mesi (generalmente in giugno e dicembre) e assumevano le decisioni fondamentali; il Comitato degli alti funzionari, che preparava le riunioni dei ministri e ad essi sottoponeva rapporti, dapprima annualmente e poi ogni sei mesi (in maggio e novembre); i gruppi di lavoro, composti da funzionari ministeriali, alti ufficiali di polizia e dei servizi segreti, che si occupavano di temi specifici e presentavano proposte e rapporti al Comitato degli alti funzionari. In particolare, nel 1976 furono istituiti cinque gruppi di lavoro, di cui solo due si riunirono effettivamente: il primo, con competenza in materia di terrorismo ed il secondo, che si occupava di cooperazione in materia di polizia. Il terzo (TREVI III), originariamente competente in materia di sicurezza dei viaggi aerei ma mai riunitosi, nel 1985 venne rinvigorito e riconvertito alla repressione della criminalità organizzata e del traffico di stupefacenti. All’interno di TREVI III, a sua volta, venne istituita una struttura specifica per lo scambio di informazioni sulla lotta contro il traffico di droga, chiamata European drugs intelligence unit e poi Europol drugs unit, che rappresentò la prima tappa nella creazione negli anni Novanta di un Ufficio europeo di polizia (Europol).

L’autonomia della cooperazione intergovernativa in materia di lotta alla criminalità organizzata rispetto all’integrazione europea andò riducendosi con la prefigurazione dell’Unione europea. Nel dicembre 1988 venne infatti istituito il Gruppo di lavoro “TREVI 1992”, con il compito di incrementare la cooperazione di polizia necessaria per facilitare l’abolizione del controllo alle frontiere intracomunitarie e per affrontare le nuove sfide di ordine pubblico inevitabilmente sollevate dal completamento del Mercato unico europeo, previsto dall’Atto unico europeo proprio entro il dicembre 1992.

Ben presto le ambizioni del Gruppo crebbero, dando luogo all’assunzione in ambito comunitario di iniziative autonome e concorrenti con quelle dell’Interpol. L’importanza che il Gruppo TREVI cominciava a ricoprire divenne più evidente quando, da un livello di informalità notevole che caratterizzava il suo lavoro iniziale, si passò a discussioni politiche vere e proprie sul miglioramento della sicurezza interna, tanto che ad esso fu affidato dal Consiglio europeo di Maastricht il mandato ufficiale di preparare la costituzione di Europol.

Per quest’ultima i ministri TREVI proposero quattro settori prioritari di intervento: ai già citati temi del terrorismo, del traffico di stupefacenti e della criminalità organizzata, si aggiunse la novità dell’immigrazione illegale, sfida divenuta particolarmente rilevante con l’abolizione del controllo alle frontiere interne alla Comunità divenuta operativa con il Trattato di Schengen.

La rete di contatti intergovernativi del Gruppo TREVI, che non aveva funzioni operative, ma di semplice collaborazione, affiancò l’evoluzione delle Comunità europee fino al Trattato di Maastricht, per poi essere da questo in gran parte disciplinata.

Giovanni Finizio (2009)