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Kohl, Helmut Josef Michael

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K. (Ludwigshafen 1930) proviene da una famiglia di solida fede cattolica, patriottica ma senza inclinazioni nazionalsocialiste. K. esce dall’infanzia durante la guerra, da cui rimane segnato nell’intimo: difficoltà quotidiane, morte del fratello militare sotto un bombardamento, attacchi aerei, chiusura delle scuole, trasferimento della classe per lavori in opere militari a Berchtesgaden, nel 1945 avventuroso rientro a piedi nella Ludwigshafen distrutta. È grato di aver avuto la fortuna per la giovane età di sfuggire dalla scelta fra la complicità o il martirio: «la fortuna di una nascita tardiva» sarà una espressione frequente, ma da molti poco gradita. Entra in contatto con un gruppo di discussione guidato dal Decano Finck, che lo introduce al senso della politica della nuova società democratica tedesca, compresa l’avversione al separatismo della regione sulla sinistra del Reno per un sentimento di appartenenza nazionale, non nazionalista. Il cammino verso l’adesione alla Christlich demokratische Union Deutschlands (CDU) non ha alternative per il giovane K., secondo il quale il programma del partito corrispondeva all’idea dell’uomo cristiano, mentre nella Sozialdemokratische Partei Deutschlands (SPD) vedeva un pensiero dottrinario: la CDU rappresentava «quanto la Germania abbisognava per la propria ricostruzione» (v. Dreher, 1998, p. 30). Nel 1946 K. partecipa alle attività della scuola, nonché di una sezione della “Junge Union” nelle elezioni regionali del maggio 1947, che darà la maggioranza nel Renania-Palatinato alla CDU, una maggioranza che reggerà sino al 1991. Durante la campagna elettorale per il primo Bundestag pronuncia il suo primo discorso il 12 agosto 1949, pur non godendo ancora dell’elettorato attivo.

Dopo la maturità (1950) K. studia diritto, economia e storia prima a Francoforte e poi a Heidelberg, dove consegue il dottorato nel luglio 1958: a questa preparazione universitaria attribuisce grande rilevanza e pur continuando intensamente l’attività politica non intende dedicarvisi totalmente prima di aver concluso gli studi. Sostiene la linea di politica estera di Konrad Adenauer, anche per il riarmo della Germania, contro ogni tentazione di neutralizzazione del paese. Nel novembre 1953 diventa membro del comitato direttivo della CDU del Palatinato e nell’aprile 1954 vicepresidente della Junge Union del Renania-Palatinato. Per pochi voti non è eletto vicepresidente della CDU per il Palatinato. Nel 1955 è molto attivo nella campagna per il referendum di reincorporazione della Saar nella Germania federale.

Avvalendosi delle amicizie strette negli anni precedenti K. si candida deputato alla dieta del Land nelle elezioni del 19 aprile 1959, ove la CDU conquista la maggioranza assoluta dei seggi. A 29 anni K. è il più giovane deputato alla Dieta e si fa assegnare alla Commissione bilancio e finanze. L’attivismo del giovane deputato per rinvigorire e ringiovanire il metodo di lavoro suscita qualche screzio in seno al gruppo parlamentare. Nell’ottobre 1960 viene eletto anche consigliere comunale della sua città natale, Ludwigshafen.

K. segue con attenzione la politica federale mentre si dedica alla politica del suo Land. Il 25 ottobre 1961 viene eletto vice presidente del gruppo CDU nella Dieta, nonostante il ministro presidente avesse sostenuto un altro candidato. K. ne trae motivo di soddisfazione e si adopera per aumentare il potere decisionale del gruppo nei confronti del governo del Land. Tuttavia alle elezioni nel Land del 31 marzo 1963 la CDU perde la maggioranza dei seggi. K. viene eletto all’unanimità presidente del gruppo parlamentare, ma deve condurre un difficile negoziato per cercare di continuare la coalizione con la Freie demokratische Partei (FDP), condizione essenziale per rimanere al governo. Il 12 ottobre 1963 viene eletto (236 voti su 250) presidente della CDU della regione del Palatinato.

Il Congresso della CDU del Land a Coblenza il 6 marzo 1966 elegge K. quasi all’unanimità presidente del partito del Land, e vince le elezioni regionali del 13 aprile 1967. La Dieta del Land elegge K. ministro presidente il 19 maggio 1969: K., raggiunge così un suo primo grande obiettivo, una funzione di governo e non solo di partito.

Dopo la mancata affermazione dell’unione CDU-Christlich-soziale Union (CSU) alle elezioni federali nel settembre 1969 si insedia per la prima volta nella Repubblica federale un governo a guida socialdemocratica (Willy Brandt): la CDU passa all’opposizione. K. ha successo nel suo Land con la maggioranza assoluta dei seggi nelle elezioni regionali del 21 marzo 1971: vorrebbe continuare la coalizione con la FDP, che tuttavia vi si sottrae. K. è convinto si debba rivitalizzare la CDU, scossa dalla sconfitta sul piano federale, e quindi si candida per la presidenza del partito, ma gli viene preferito Rainer Barzel. Questi fallisce per un soffio l’anno seguente in un suo tentativo di sfiducia costruttiva contro Brandt e le elezioni federali anticipate del 19 novembre 1972 si concludono anch’esse in una sconfitta. Brandt e la SPD ne escono ancor più forti assicurando il successo della Ostpolitik, destinata turbare l’Unione, la quale non approva i Trattati, benché K. rilevi che nonostante ogni riserva oramai siano diritto vigente di cui tener conto. Le riserve permangono a lungo: il trattato con la Polonia viene respinto dal Bundesrat a maggioranza CDU nel 1975 per essere però approvato con emendamenti nel 1976.

Al 21° Congresso del partito (1973) Barzel dimissionario propone K. come suo successore e K. viene eletto presidente con una maggioranza dell’85%. Chiama al suo fianco come segretario generale Kurt Biedenkopf: non un politico di professione ma un brillante accademico con vasti contatti nel mondo dell’industria. Si preparava una battaglia politica non facile: crisi petrolifera del 1973, dibattito sulla riforma della normativa sull’aborto, inopinate dimissioni di Brandt per l’affare Guillaume (una spia della DDR), Helmut Schmidt Cancelliere e Hans-Dietrich Genscher ministro degli Esteri. Le elezioni regionali nella Renania-Palatinato del 9 marzo 1975 danno un risultato strepitoso (53,9%).

K. aspira alla candidatura a cancelliere, ma vi sono seri attriti con il bavarese Franz-Josef Strauß, che propone una azione aggressiva nei confronti della coalizione SPD-FDP, mentre K. intende agire per spezzare quella coalizione antagonista. Nel giugno 1975 K. è designato candidato Cancelliere in vista delle elezioni federali. Il 23° Congresso (1976) ratifica la decisione confermando K. alla presidenza (98,44%).

K. guarda ora al livello federale, e ne 1976 decide quindi di lasciare l’incarico di ministro presidente del Land, nelle mani di Bernhard Vogel.

K. si trova subito ad affrontare l’annunciata decisione di Strauß di costituire un quarto partito e di non voler più far parte del gruppo parlamentare dell’Unione al Bundestag (scissione di Wildbad Kreuth). Incalzano eventi drammatici in Germania: sequestro del candidato sindaco di Berlino, Lorenz; occupazione dell’Ambasciata a Stoccolma e poi nel 1977 una recrudescenza con gli assassini del procuratore Generale Burback, del banchiere Ponto e con il rapimento e poi assassinio del presidente della Confindustria Hans Martin Schleyer. In febbrili riunioni governo-opposizione si concorda su una linea di fermezza.

Per le elezioni del 1980 K. decide di rinunciare a porre la sua candidatura e preferisce proporre Ernst Albrecht, ministro presidente della Bassa-Sassonia. Alle elezioni europee del 10 giugno 1979, la CDU sfiora il 50% e il gruppo parlamentare dopo una accesa discussione designa Strauss come candidato cancelliere. K. viene rieletto quasi all’unanimità capo del gruppo parlamentare e al 29° Congresso (Mannheim, marzo 1981) con la stessa unanimità è rieletto a presidente del partito. Gli incoraggianti risultati elettorali della CDU ad Amburgo e in Assia preparano la crisi del governo Schmidt, la quale precipita con le dimissioni dei quattro ministri liberali. Schmidt è costretto a considerare concluso il suo mandato e K. ottiene all’unanimità dal suo partito la designazione a cancelliere per preparare elezioni anticipate.

Il 1° ottobre 1982 K. viene eletto cancelliere. Non mancano le difficoltà: vicenda Kiessling (gennaio 1984; allontanamento ingiustificato dell’Ispettore generale delle Forze armate), scandali su contributi al partito contro un ministro liberale (dimissioni di Lambsdorff) e dell’uomo d’affari Flick. Ai risultati non buoni delle elezioni europee del giugno 1984, preparato stancamente dal Congresso di Stoccarda di maggio, si attribuisce poco significato, salvo confermare indizi di involuzione nella condotta politica e i cattivi risultati elettorali in Nord Reno-Westfalia del maggio 1985 sembrano avvalorare l’opinione di coloro che ritengono che K. non abbia più in pieno la capacità di comporre le tensioni e che abbia perso l’egemonia sull’evoluzione politica, acquisita nel 1983.

K. continua a dare risalto al suo profilo internazionale a Mosca nel 1983 e Washington e in Israele (preceduto da visite nei paesi arabi) nel 1984. Per la presidenza tedesca dell’Unione europea (primo semestre 1983) K. ritiene poter essere soddisfatto di aver evitato ogni tendenza disgregatrice o una Europa a due velocità (v. Europa “a più velocità”).

Dopo ottimi risultati elettorali in Bassa Sassonia e insuccessi in elezioni regionali e comunali si prepara alle elezioni federali, che si presentano non facili: il segretario generale Geißler riteneva consigliabile una strategia spostata verso sinistra, mentre K. insisteva su una posizione di centro. I risultati delle elezioni federali del 25 gennaio 1987 non sono buoni (appena il 44,3%), né lo saranno quelli regionali del settembre. La polemica con Strauß, il vero perdente nelle elezioni, riprende. Nel settembre 1987 nella visita a Bonn di Erich Honecker, K. non nasconde la sua intima irritazione nel dover riconoscere l’esistenza di un secondo Stato tedesco allo stesso livello formale.

Un insuccesso elettorale a Berlino nel febbraio 1989 sembra segnare una decadenza politica del cancelliere. Alle elezioni europee del giugno 1989 la CDU raggiunge appena il 37, 8%, dei voti pur rimanendo per un soffio il maggior gruppo parlamentare (ma il 7,1% va ai Republikaner di estrema destra, contro i quali K. da sempre si era pronunciato negativamente senza mezzi termini).

L’improvvisa caduta del Muro di Berlino avviene mentre K. si trova in visita a Varsavia. La prospettiva di una sollecita riunificazione suscita diffidenza a Londra, Parigi, Mosca e Roma e trova appoggio solo a Washington. K. in un primo tempo ritiene che un processo troppo rapido di unificazione sarebbe stato difficilmente gestibile. Di qui l’elaborazione dei “Dieci punti” resi pubblici il 29 novembre 1989. Da allora K. si dichiara convinto che in una fortunata contingenza storica la sua azione sia stata determinante nel superare la «innaturale divisione della Germania», come l’aveva definita a Brema appena qualche settimana prima. Si compiace di trovarsi in prima linea fra i capi di governo europei, avendo avuto ragione delle diffidenze di François Mitterrand e di Margaret Thatcher, sebbene non ancora delle perplessità di Michail Gorbačëv. A Budapest K. ringrazia la generosità ungherese nell’aver aperto la cortina di ferro e sulla via del ritorno incontra il suo nuovo collega della RDT, Modrow, il 19 dicembre, a Dresda. Si consolida la convinzione di K. che la Riunificazione tedesca non può più essere arrestata.

I risultati delle elezioni nella RDT del 18 marzo giustificano la convinzione di K., che prevede il futuro cambio del marco dell’Est alla pari con quello occidentale, una decisione la cui portata non si rivelerà del tutto positiva. K. dopo i suoi colloqui in maggio a Washington è all’apice del successo poiché la sua decisione di unificazione si è attuata. Vengono portati a termine i negoziati con la RDT per il Trattato di unificazione, che entra in vigore il 3 ottobre 1990.

Le elezioni federali della Germania unita, il 2 dicembre 1990, non danno risultati entusiasmanti: K., il riunificatore, non ottiene lo sperato plebiscito di consensi. Il cancelliere si dedica ai nuovi Länder dell’Est: viaggi, inaugurazioni, posa di prime pietre. Si dichiara certo della simpatia dei tedesco-orientali per lui. Rivedendo suoi passati giudizi riconosce al discusso partito CDU dell’Est una comune origine ideale nella dottrina sociale e nel significato etico della politica e quindi il diritto di essere parte della storia del movimento cristiano-democratico. Giunge ad acquisire persino una parte di quei movimenti civici (Bürgerinitiative), sino a poco prima da lui relegati al ruolo di fiancheggiatori sospetti della sinistra.

«Capo di governo, ma con accenti presidenziali» (v. Dreher, 1998, p. 600), K. intende imprimere il suo segno perché Berlino capitale sia veramente tale anche con il sostegno della SPD: lancia concorsi per la costruzione dei nuovi edifici pubblici e si intrattiene con architetti e progettisti (anche a New York). Ma il suo tentativo di concorrere alla designazione del candidato per l’incarico di presidente federale nella persona del socialdemocratico Johannes Rau non va a buon fine e la sua ricerca di un una alternativa cade su una personalità, Heitmann, la cui immagine viene rapidamente demolita dalla stampa e dal mondo politico. Roman Herzog, indicato dalla CSU, viene eletto nel marzo 1994.

Le elezioni non danno risultati confortanti (appena il 41,5%); con la FDP K. conserva la maggioranza, sia pure a fatica. Il governo K. appare però alla fine della sua capacità propositiva, salvo nella politica europea, in cui K. crede con passione quale destino della nuova Germania, sebbene in Europa la maggioranza dei paesi membri abbia governi socialisti o affini.

K. si dimostra assai attivo nella politica estera (alleanza franco-tedesca per la sicurezza del dicembre 1996, riconciliazione ceco-tedesca del gennaio 1997), e nella introduzione della moneta unica che decreta la scomparsa del marco. Alle elezioni federali del 27 settembre 1998 però viene sconfitto dalla coalizione rosso-verde (la CDU-CSU ottiene solo il 35,1%). K. ammette la responsabilità dell’insuccesso e decide di non presentarsi più come candidato alla presidenza del partito.

Nel novembre 1999 l’autorità giudiziaria avvia un procedimento per reato di finanziamento illecito del partito contro il tesoriere del partito, Kiep, e l’accusa coinvolge anche K., che ammette di aver accettato donazioni illecite. Inevitabile un procedimento a carico di K. stesso, che accetta di lasciare anche la presidenza onoraria del partito, un procedimento che si conclude con l’assoluzione nei termini penali. Si ritira a vita privata, ma non senza apparizioni in occasioni politiche in Germania e all’estero.

La personalità di K. ha dominato la Germania per 16 anni e il suo partito – la CDU – per quasi trent’anni: una epoca di trasformazione dell’Europa e della Germania. Grazie alla sua intuizione ha saputo condurre la nazione tedesca alla sua unità in accordo con i suoi vicini e in pace. Ha dato un contributo essenziale alla costruzione dell’Europa associandovi pienamente la Germania.

Luigi Vittorio Ferraris e Chiara Tamponi (2012)

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