Lamy, Pascal

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L. è nato l’8 aprile 1947 a Levallois-Perret. Dopo aver compiuto i suoi studi all’istituto delle Hautes études commerciales (HEC) e in seguito all’Institut d’études politiques a Parigi, è ammesso all’École nationale d’administration. Nel 1975 comincia la sua carriera professionale come ispettore generale delle Finanze, fino al 1979, quando entra accede alla direzione del Tesoro.

Lo stesso L. si definisce «un socialista liberale»; essendo un cattolico praticante le sue convinzioni lo portano ad avvicinarsi a Jacques Delors, al punto da confondere il suo percorso personale con quello dell’amico. Sarà il suo collaboratore più stretto per oltre un decennio. Quando Delors è nominato ministro dal presidente François Mitterrand nel 1981, L. lo affianca come vicedirettore del gabinetto del ministro. Nel 1983 quest’ultimo formula l’auspicio di unirsi al gruppo del primo ministro Pierre Mauroy e quindi ne diviene il consigliere.

In seguito Delors è nominato presidente della Commissione europea a Bruxelles. Per L. è l’occasione di sperimentare nuovi orizzonti e fa sapere a Delors che è pronto ad accompagnarlo nell’avventura europea. Dal 1984 al 1994 è capo gabinetto del presidente. Si conquista sul campo il titolo di “frate-soldato”, coniato dallo stesso Delors, per il suo impegno instancabile e la sua fede nella costruzione europea.

Nell’estate del 1984 L. segue Delors ed Émile Noël, segretario generale della Commissione europea, nel loro viaggio attraverso le capitali europee per definire un programma di lavoro. In seguito si dedica interamente alla preparazione del Libro bianco (v. Libri bianchi) della Commissione europea presentato nel 1985, che annuncia l’obiettivo del Mercato unico da realizzarsi nel 1992. A causa del suo incarico lavora quotidianamente con i commissari europei, segue tutti i Consigli europei (25) (v. Consiglio europeo), nonché i dieci vertici dei paesi industrializzati come stretto collaboratore di Delors (i G7, poi il G8 con la Russia).

Come afferma lo stesso L., è «un decennio di intenso lavoro, salutato come una rinascita, in cui il dinamismo delle democrazie e l’impegno di uomini come François Mitterrand, Helmut Josef Michael Kohl, Felipe Màrquez González, Jean-Luc Dehaene hanno accelerato il corso della storia sia a Est che a Ovest dell’Europa». Questi incarichi permettono a L. di tessere una rete di conoscenze quasi internazionale che gli sarà utile in seguito.

Nel 1994 lascia la Commissione europea per accettare la proposta di Jean Peyrelevade, da poco nominato direttore del Crédit Lyonnais dal governatore Éduard Balladur con l’incarico di sistemare i conti. Questa nuova funzione lo tiene occupato per cinque anni. Al principio del 1999 i risultati positivi ottenuti consentono di lanciare la privatizzazione della banca con l’appoggio di Dominique Strauss-Kahn, all’epoca ministro dell’Economia e delle Finanze. L. in seguito avrebbe dovuto assumere l’incarico di presidente del direttivo del Crédit Lyonnais, dopo lo spostamento di Jean Peyrelevade alla Compagnie de Suez. Ma l’Europa incrocia di nuovo il suo cammino quando i dirigenti francesi, l’8 luglio 1999, propongono il suo nome insieme a quello di Michel Barnier come futuri commissari della nuova Commissione europea presieduta da Romano Prodi. L. comunica immediatamente la sua volontà di ottenere la responsabilità delle relazioni economiche estere nella Commissione. Quest’incarico di norma non è affidato a un francese, considerato un difensore del protezionismo, e ancor meno a un socialista perché la politica commerciale estera richiede una visione liberale secondo i principi vigenti nella Commissione.

Alla fine il Parlamento europeo nel settembre 1999 conferma la nomina di L. a commissario della politica commerciale estera della Commissione europea, dopo che il candidato ha superato la prova del discorso di investitura. Dal 1999 al 2004 L. è incaricato di negoziare a nome dei Quindici gli accordi commerciali multilaterali o bilaterali nell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) di difendere gli interessi europei e di assicurare una concorrenza leale all’interno dell’Europa (v. anche Politica europea di concorrenza).

In particolare, L. deve gestire alcuni dossier molto delicati riguardanti gli Stati Uniti, come quelli riguardanti la carne bovina con gli ormoni e le banane. Partecipa ai lavori dei nuovi negoziati dell’OMC che si iscrivono nel quadro del “ciclo del millennio” e si tengono nel dicembre 1999 a Seattle. Sulla base della sua passata esperienza come collaboratore di Delors nell’Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio (GATT) e nell’OMC, L. ritiene che questi negoziati debbano integrare i dibattiti in corso sugli effetti della mondializzazione, in rapporto ai paesi in via di sviluppo, all’ambiente, alla sanità pubblica, alla diversità culturale e ai diritti sociali fondamentali. «Per essere ad un tempo efficace e giusta – afferma L. – questa globalizzazione deve essere governata, pilotata, gestita in funzione degli interessi collettivi dei cittadini europei».

Durante i negoziati di Seattle si verifica un incidente che contrappone il commissario L. agli Stati membri. Questi ultimi si oppongono alle concessioni fatte da L. agli Stati Uniti in materia di biotecnologie allo scopo di ottenere la possibilità di inserire l’ambiente nell’agenda dei negoziati. Di conseguenza i lavori dell’OMC a Seattle sono sospesi e si arenano. A questo punto L. dichiara durante la conferenza stampa, con una frase rimasta memorabile, che è necessario rivedere urgentemente «le procedure medievali dell’OMC».

Secondo L. il fallimento di Seattle ha ricordato all’Europa che bisogna intrecciare legami solidi fra i paesi del Nord e del Sud, per negoziare su basi più eque e corrette. Quindi si dedica ad una serie di iniziative dal forte significato simbolico. Innanzitutto mette in cantiere un programma che mira a eliminare tutti i diritti doganali e tutte le quote sulle importazioni in Europa di prodotti provenienti dai paesi meno sviluppati (quelli che fanno parte del gruppo dei paesi più poveri). Il programma, denominato “Tout sauf les armes”, viene adottato dal Consiglio europeo il 26 febbraio 2006.

Inoltre L. si preoccupa di risolvere il problema dell’accessibilità nei paesi in via di sviluppo dei farmaci contro l’AIDS, che hanno costi troppo elevati. A questo scopo cerca di sensibilizzare il G8 che si tiene nel luglio 2000 a Okinawa; per la prima volta nelle conclusioni del vertice viene inserita la necessità di mobilitarsi a livello mondiale contro le malattie trasmissibili, come l’AIDS, la malaria, la tubercolosi (v. Partecipazione dell’Unione europea a organizzazioni e conferenze internazionali). Ma il 10 novembre 2000 il Consiglio europeo andrà ancora più lontano: dietro impulso di L., lancia un piano d’azione (2002-2006) per far abbassare i prezzi dei farmaci e rafforzare le capacità produttive dei paesi in via di sviluppo.

L’altro obiettivo di L. consiste nel farsi carico a livello mondiale dei diritti sociali fondamentali, e in questa prospettiva riattiva il ruolo dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), incaricata di applicarli e di controllarli. Ma questo tema si rivela il più difficile, perché L. deve affrontare l’opposizione degli stessi paesi del Sud che temono limitazioni alle loro esportazioni in quanto non conformi alle norme sociali.

Alla fine il vertice dell’OMC a Doha, nel 2001, permette di inserire i paesi del Sud nei negoziati conclusivi, un evento che rappresenta un grande successo per l’Europa.

Considerando la posizione dell’Europa nel mondo L. ritiene che l’economia di mercato sia ineluttabile, ma che sia necessario associarvi lo sviluppo duraturo, la protezione sociale e la diversità culturale: ai suoi occhi è questa la sfida che l’Europa deve raccogliere. Per condurre a buon fine tutte queste iniziative L. adotta lo stesso metodo di Delors, cioè considera la comunicazione il mezzo più efficace per lanciare programmi nuovi e proficui. Nel 2004 succede a Delors a capo della fondazione Notre Europe. Nel maggio 2005 è nominato direttore dell’OMC.

R. Perron (2008)