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Lapie, Pierre-Olivier

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P.O. nacque a Rennes il 2 aprile 1901. Figlio di un docente universitario, proseguì gli studi superiori all’École libre des sciences politiques e alla facoltà di diritto di Parigi, dove si laureò nel 1925 con una tesi sullo Stato azionista. Iscritto al foro di Parigi, avvocato alla Corte d’appello, si specializzò in diritto internazionale e divenne vicepresidente dell’International law association.

Cominciò molto giovane una brillante carriera parlamentare. Nel 1934 aderì all’Ordre nouveau di Robert Aron e nel 1935 all’Union socialiste républicaine, di ispirazione neosocialista. Con questa formazione fu eletto nel 1936 deputato di Nancy. Alla Camera fece parte delle commissioni dell’Alsazia-Lorena, delle miniere, dell’aeronautica, per la quale fu relatore del progetto di legge per l’organizzazione della nazione in tempo di guerra.

Fu richiamato il 2 settembre 1939 come capitano nella Legione straniera e venne assegnato come ufficiale di collegamento al 1° reggimento della Guardia britannica. Partito volontario per la spedizione di Narvik in Norvegia, dopo il suo fallimento fece ritorno in Francia. Ma il 25 giugno 1940 ripartì per il Regno Unito, dove si mise a disposizione del generale Charles de Gaulle che aveva appena lanciato l’appello della Francia libera. Pur essendo un parlamentare di sinistra, L. aveva fiducia nel generale mentre altri francesi a Londra ne diffidavano, considerandolo antirepubblicano. Con le funzioni di direttore degli Affari esteri nel gabinetto de Gaulle, il 7 agosto L. lo accompagnò a firmare con Winston Churchill l’accordo che conferiva uno statuto alle Forces françaises libres. Nel novembre 1940 L. fu nominato dal generale governatore del Ciad, dopo Félix Eboué, incarico che mantenne fino al novembre 1942. Successivamente come ufficiale della Legione nella colonna del futuro generale Leclerc partecipò alla campagna di Libia e di Tunisia.

A questo punto L. riprese la carriera parlamentare. Nominato membro dell’assemblea consultiva del Comité français de libération nationale d’Alger nel settembre 1943, fece anche parte della commissione Affari esteri. Dopo la liberazione della Francia il 21 ottobre 1945 fu eletto deputato di Meurthe et Moselle nella prima Assemblea costituente. Il 19 aprile 1946 votò per il progetto costituzionale della IV Repubblica, che tuttavia venne respinto dal referendum del 5 maggio 1946 a causa dei timori per l’onnipotenza di un’assemblea in cui il partito comunista avrebbe avuto un peso determinante. Il testo più equilibrato elaborato da una nuova Assemblea costituente fu adottato tramite referendum il 13 ottobre. L., che auspicava la formazione di un ampio partito laburista, fu rieletto deputato di Meurthe et Moselle nella lista della formazione socialista Section française de l’internationale ouvrière (SFIO), il 10 novembre 1946, alla prima Assemblea nazionale della IV Repubblica. La sua carriera parlamentare si concluse solo con l’avvento della V Repubblica.

La carriera ministeriale di L. ebbe inizio molto presto, quando Léon Blum divenne presidente del Consiglio. In seguito all’impossibilità di formare un governo di coalizione il vecchio saggio del Partito socialista, che si era ritirato, formò un ministero socialista omogeneo per la gestione degli affari in attesa che si completassero le istituzioni della IV Repubblica con l’elezione del suo presidente da parte del Parlamento. Il ministero Blum durò solo un mese, dal 16 dicembre 1946 al 21 gennaio 1947, ma fu in grado di prendere varie iniziative grazie al suo carattere omogeneo e agli alti ideali del suo presidente. Insieme alla presidenza Blum ottenne il portafoglio degli Affari esteri e scelse come assistente L., che divenne sottosegretario di Stato e si installò al Quai d’Orsay, mentre Blum rimase all’Hôtel Matignon.

L. non era un neofita: era stato relatore della Commissione affari esteri all’Assemblea, conosceva bene il problema tedesco e nel 1945 aveva proposto la creazione di un’Autorità della Ruhr, che si concretizzò solo nel 1949. Svolse un ruolo importante nel riavvicinamento con la Gran Bretagna. Fu a L. che si rivolse l’ambasciatore Duff Cooper per riprendere il progetto di un’alleanza franco-britannica, rifiutata dal generale de Gaulle dopo la firma del patto franco-sovietico. Blum, dopo esserne stato informato, colse immediatamente l’occasione per porre fine alle controversie tra Londra e Parigi e soprattutto per cercare un avvicinamento dei punti di vista francesi e inglesi sul problema tedesco, ammorbidendo le posizioni francesi al fine di trovare una soluzione internazionale. Incontrò a Londra il suo omonimo laburista, il primo ministro Clement Attlee, il 13-14 gennaio 1947, e pose le basi di quello che sarebbe stato il trattato di alleanza tra Francia e Gran Bretagna negoziato da Georges Bidault, rientrato al Quai d’Orsay, e sottoscritto a Dunkerque il 4 marzo 1947.

Tornato semplice parlamentare L. continuò a interessarsi da vicino di politica estera, di rapporti con l’Inghilterra e di costruzione europea. Presiedette la Commissione per il Piano Marshall all’Assemblea nazionale e il gruppo parlamentare franco-britannico. Sul fronte europeo partecipò al Congresso dell’Aia dei movimenti europei (7-9 maggio 1948), malgrado le consegne di astensione dei laburisti britannici, di qualche socialista scandinavo e continentale e di alcuni socialisti francesi fra cui Paul Ramadier. Nel Consiglio d’Europa, creato in seguito al Congresso dell’Aia nonostante le reticenze britanniche, L. fece parte della delegazione francese all’Assemblea consultiva che cominciò i suoi lavori tra l’entusiasmo a Strasburgo nell’agosto 1949. Malgrado ne comprendesse ben presto l’impotenza, ne rimase comunque membro fino al 1956.

L. fu di nuovo ministro, questa volta dell’Educazione nazionale, nei governi di René Pleven (12 luglio 1950-10 marzo 1951) e di Henri Queuille (10 marzo 1951-11 agosto 1952). Il periodo trascorso in rue de Grenelle fu segnato soprattutto dal riemergere del problema della laicità scolastica, mentre i cattolici reclamano sovvenzioni statali per mantenere la scuola libera confessionale. La divisione fra sinistra laica e destra si era acuita in seguito al decreto del 22 maggio 1948 del ministro della Sanità, Poinsot-Chapuis, in base al quale le associazioni familiari avevano facoltà di ricevere sovvenzioni e distribuirle tra le famiglie in difficoltà per l’educazione dei figli. Il provvedimento era stato abrogato e sostituito il 10 giugno da un decreto che manteneva integralmente la legislazione laica scolastica, ma da allora gli incidenti si erano moltiplicati soprattutto nell’Ovest della Francia. L., seppure di religione cattolica, era profondamente laico. Animatore della Ligue de l’enseignement, egli intende trovare una soluzione a questo problema per evitare una lacerazione tra i francesi. Creò quindi una commissione presieduta dal socialista moderato Joseph Paul-Boncour, ex presidente del Consiglio della III Repubblica. Pur raggruppando tutte le categorie, la commissione suscitò le riserve degli ambienti laici e del Partito socialista. Contemporaneamente L. portò a buon fine un negoziato che consentiva al Collège Stanislas, in difficoltà nel reperimento di professori destinati alle classi dell’ultimo anno di liceo, di beneficiare delle prestazioni dei docenti del liceo Saint-Louis. Nello spirito di L. questo modo di procedere avrebbe dovuto costituire un precedente per l’insegnamento secondario. Ma dopo le elezioni legislative del 17 giugno 1951 la nuova Assemblea, che intendeva far esplodere la “terza forza” facendo leva sulla questione scolastica che divideva socialisti e MRP, adottò due leggi che estendevano le borse statali all’insegnamento privato di secondo grado e creavano un sussidio per gli studi destinato a ogni ragazzo in età scolare negli istituti pubblici e privati.

Sul fronte dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della) L. si mostrò favorevole alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) ma ostile all’esercito europeo. Appoggiò la proposta di Robert Schuman del 9 maggio 1950 destinata a mettere in comune il carbone e l’acciaio franco-tedesco sotto un’alta autorità sopranazionale. Mentre Guy Alcide Mollet, segretario generale della SFIO, continuò a far riferimento al Consiglio d’Europa per costruire un’Europa politica ed era preoccupato per la mancata partecipazione dell’Inghilterra laburista, L. non si faceva più illusioni sul Consiglio d’Europa, e malgrado il suo attaccamento per la Gran Bretagna capì che per andare avanti non bisognava aspettarla. Pur pensando da tempo a un’Autorità per la Ruhr, era contrario come deputato della Lorena all’estensione delle sue competenze sui paesi vicini. Tuttavia comprendeva pienamente l’interesse del Piano Schuman e lo sostenne al congresso nazionale della SFIO del 27 maggio 1950, presentando un rapporto favorevole alla Commissione affari economici dell’Assemblea nazionale. Malgrado la preoccupazione di alcuni socialisti, il Trattato del 18 aprile che istituiva tra Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo la Comunità europea del carbone e dell’acciaio fu ratificato il 13 dicembre 1951 dalla maggioranza dell’MRP, da socialisti e radicali contro l’opposizione dei gollisti e dei comunisti (v. Trattato di Parigi).

Sul trattato della Comunità europea di difesa (CED) firmato dai Sei il 27 maggio 1952 L. però era molto più reticente. L’opposizione all’esercito europeo si estendeva: non solo gollisti e comunisti erano ostili, ma anche i socialisti e i radicali risultavano divisi. Il Mouvement républicain populaire (MRP) era l’unico partito quasi unanimemente favorevole. L. comprendeva le reazioni psicologiche all’integrazione di truppe francesi in un esercito comune che rendevano aleatoria la ratifica del trattato CED. Si rendeva indispensabile organizzare la difesa dell’Europa utilizzando il potenziale industriale tedesco, per cui L. propose di integrare non gli uomini ma solo gli armamenti, come del resto prevedeva il trattato dell’esercito europeo (artt. 101 e 102). Quest’iniziativa risvegliò l’interesse dei parlamentari, ma alimentò all’interno del gruppo socialista una corrente ostile alla ratifica del trattato, nondimeno approvato da Mollet e dalla maggioranza del comitato direttivo della SFIO. Con l’inasprirsi delle polemiche intorno alla CED, la soluzione di compromesso di L. non venne presa in considerazione. Il Trattato CED fu presentato senza modifiche da Pierre Mendès France all’Assemblea nazionale, che lo bocciò il 30 agosto 1954. I cinquanta “ribelli” socialisti, fra cui L., votarono contro insieme ai comunisti, alla grande maggioranza dei gollisti, alla maggioranza dei radicali e un terzo degli indipendenti. L’indisciplina della metà dei deputati socialisti fu decisiva per il fallimento della CED. Dietro pressioni di Mollet che esigeva sanzioni, L. fu radiato dal partito, insieme a Jules Moch, Daniel Mayer, Max Lejeune. Altri parlamentari furono sospesi temporaneamente.

Il problema del riarmo tedesco fu risolto dalla soluzione che la Francia aveva voluto evitare: l’ingresso nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO) di un esercito nazionale tedesco sulla base degli accordi di Parigi del 23 ottobre 1954 che ristabilivano la sovranità della Repubblica federale di Germania. Tuttavia, con l’Unione dell’Europa occidentale (UEO) fra i Sei e la Gran Bretagna, venne istituito un quadro europeo di mutua assistenza e di controllo degli armamenti per ottenere le garanzie ritenute allora necessarie nei confronti della Germania.

Era previsto che il Consiglio dell’UEO creasse un’agenzia per il controllo degli armamenti e un comitato permanente per gli armamenti concepito per promuovere la cooperazione in quest’ambito. Jean Monnet pensava a una comunità degli armamenti, ma poi rinunciò temendo una recrudescenza della disputa sulla CED. L., da parte sua, vedeva la possibilità di riprendere l’iniziativa con la sua idea di un’Agenzia europea degli armamenti. Fu l’ispiratore del memorandum francese del 17 gennaio 1955 che proponeva al Consiglio dell’UEO la creazione di un organo sovranazionale – come la CED – competente per la standardizzazione degli armamenti, la ripartizione e il controllo dei programmi di produzione, il coordinamento della ricerca e degli investimenti, l’armonizzazione dei programmi di aiuto americani, il confronto dei budget nazionali e del programma dell’Agenzia.

Queste proposte provocarono immediatamente una reazione di rifiuto. Per la standardizzazione sembrava preferibile il quadro più ampio della NATO. Inoltre, una ripartizione autoritaria dei comandi preoccupava l’industria degli armamenti legata ai mercati nazionali nonché gli Stati Uniti, che temevano eccessivi vincoli alle loro importazioni. I paesi minori, dal canto loro, temevano una preponderanza franco-tedesca esercitata tramite il voto maggioritario dei governi senza la garanzia di imparzialità rappresentata da un commissariato europeo della CED. In particolare la Gran Bretagna, che non voleva saperne di una concentrazione costosa sul piano economico e vulnerabile su quello militare, oltre a rifiutarne il carattere sovranazionale, il 2 febbraio presentò un controprogetto, sfociato il 7 maggio 1955 nella creazione del Comitato permanente per gli armamenti incaricato di promuovere accordi di ricerca, la standardizzazione e la produzione di armi fra i membri della UEO sulla base di una semplice Cooperazione intergovernativa, senza mettere in comune alcunché. Si trattava quindi di una proposta ben lontana da quella originaria di una comunità degli armamenti. Nel quadro adottato il bilancio dell’UEO era tra i più modesti.

In occasione del rilancio europeo L. prese energicamente posizione a favore dei Trattati della Comunità europea dell’energia atomica o Euratom e del Mercato comune (v. Comunità economica europea) negoziati dal governo socialista di Guy Mollet all’Assemblea nazionale di cui fu vicepresidente dal 1956 al 1958 (v. Trattati di Roma).

La sua carriera politica si concluse con la fine della IV Repubblica. Sostenne senza esitazioni il ritorno al potere di de Gaulle, che considerava il solo capace di trovare una soluzione al problema algerino e incoraggiò i socialisti ad accettarlo. Votò l’investitura del generale come presidente del Consiglio il 1° giugno 1958 e approvò la costituzione della V Repubblica adottata con referendum il 28 settembre, ma nonostante il suo avvicinamento ai gollisti di sinistra non venne rieletto alle legislative del 23-30 novembre. Tuttavia, fu a lui che si rivolsero nel 1959, ricordando il suo ruolo nell’“accordo Stanislas” – collegio di cui il generale era stato allievo – per presiedere una commissione scolastica che esaminasse il problema ricorrente dell’aiuto statale all’insegnamento privato. L. accettò, ma gli ambienti laici e gli insegnanti si indignarono e il Partito socialista gli chiese di lasciare la presidenza. In seguito al suo rifiuto L. fu nuovamente escluso dalla SFIO.

A questo punto si apri per L. una nuova carriera sempre a livello europeo, questa volta come membro dell’Alta autorità della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, dal 16 settembre 1959 al 30 giugno 1967. Per L. la CECA non era un territorio nuovo, in quanto aveva fatto parte dell’Assemblea comune incaricata di controllare l’Alta autorità e a questo titolo, in vista dell’attuazione dei Trattati di Roma, aveva lavorato all’allargamento del ruolo dell’Assemblea alle tre comunità. Come presidente del gruppo socialista all’Assemblea CECA insistette sul ruolo politico della nuova Assemblea e sulla necessità di suddividere al suo interno i parlamentari in gruppi politici, una proposta messa in atto dalla sessione del 19 marzo 1958 con la formazione dei gruppi socialista, democratico-cristiano e liberale (v. anche Gruppi politici al Parlamento europeo).

Quando nel settembre 1959 giunse il momento del rinnovo generale dell’Alta autorità, il ministro francese dell’Industria Jean-Marcel Jeanneney – all’epoca in disaccordo con l’Alta Autorità sulla soluzione della crisi carbonifera – intese riequilibrare la composizione del collegio a favore della cooperazione franco-tedesca, in quanto dalle dimissioni del presidente René Mayer alla fine del 1957 era stata preponderante l’influenza del Benelux, con la presidenza del belga Paul Finet e le vicepresidenze dell’olandese Dirk Spierenburg e del tedesco Franz Etzel. Jeanneney si rivolse a L. in virtù della sua esperienza di problemi comunitari. D’altra parte il generale de Gaulle aveva fiducia in lui e questa scelta gli permise di dare soddisfazione ai socialisti che in quel momento facevano parte del suo governo. Il ministro non riuscì a ottenere per L. una vicepresidenza a fianco di Coppé (v. Coppé, Albert) e Spierenburg, ma contava sulla sua forte personalità.

In effetti L. seppe imporsi all’interno dell’Alta autorità, al pari dei due vicepresidenti e del collega tedesco Fritz Hellewig. Difese l’indipendenza del collegio europeo e l’incremento delle sue risorse finanziarie, ma anche gli interessi francesi per il controllo delle concentrazioni e la lotta contro i cartelli, come pure per gli aiuti destinati alla riconversione dei minatori. La sua attività preponderante era rivolta all’energia. La creazione del Mercato comune e dell’Euratom competenti per il petrolio e il nucleare rendeva indispensabile una cooperazione con la CECA, limitata al solo carbone e colpita da una crisi di sovrapproduzione legata all’uso crescente del petrolio a buon mercato. Il 5 maggio 1959 venne creato un interesecutivo Energia di cui L. divenne il presidente. Un memorandum sulla politica energetica a lungo termine fu elaborato il 25 giugno 1962, ma a causa dei negoziati allora avviati con la Gran Bretagna non poté riguardare il trattato CECA. Quindi il 2 dicembre 1963 venne presentato un programma d’azione più modesto per la formazione di un mercato comune dell’energia, realizzato a partire da una politica dei prezzi del carbone, degli idrocarburi e del nucleare, ma i governi non riuscirono a trovare un accordo.

Dopo la firma dei Trattati di Roma, l’Alta autorità della CECA fu rinviata. Le due nuove comunità avevano campi d’azione molto più decisivi e soprattutto emerse ben presto la necessità di istituire un esecutivo unico per le tre comunità, proprio come esisteva un’Assemblea parlamentare unica. Il Trattato di fusione degli esecutivi che creava una Commissione europea e un Consiglio dei ministri unico, sottoscritto l’8 aprile 1965, entrò in vigore il 1° luglio 1967. Dall’Alta Aautorità Coppé e Hellewig passarono alla Commissione unica presieduta dal belga Jean Rey, ma non L. che all’epoca aveva 66 anni.

Dopo l’Alta autorità L. ricoprì ancora alcuni incarichi per il governo francese, dal 1968 al 1978, in qualità di presidente della Commissione interministeriale per le questioni relative alla cooperazione franco-tedesca.

Infaticabile uomo d’azione, L. svolse anche un’importante attività letteraria. Lungo l’intero corso della sua esistenza pubblicò gli numerosi articoli per giornali e riviste e pubblicò libri su diversi episodi della sua vita (Mes tournées au Tchad, 1944; La Légion étrangère a Narvik, 1945; Les déserts de l’action, de Londres à Tunis), sulla sua attività politica (De Léon Blum à De Gaulle, 1971), sui rapporti con la Gran Bretagna (Certitudes anglaises, 1936; Les Anglais à Paris, 1976), sull’Europa (Les trois Communautés, 1960). È anche autore di opere storiche premiate dall’Institut de France (Cromwell, 1949, Herriot, 1976). Fu membro dell’Académie des sciences morales et politiques dal 24 novembre 1969 fino alla morte, avvenuta a Parigi il 10 marzo 1994.

Pierre Gerbet (2010)

Bibliografia

Condorelli-Braun N., Commissaires et juges dans les Communautés européennes (con prefazione di Paul Reuter), Librairie générale de droit et de jurisprudence, Paris 1972.

Lapie P.O., De Léon Blum à de Gaulle, le caractère et le pouvoir, Fayard, Paris 1971.

Lapie P.O, Les trois Communautés, Charbon-acier, Marché Commun, Euratom, Fayard, Paris 1960.

Lapie P.O., L'évolution de la CECA in Revue des deux mondes, Paris, 15 mars 1967.