Lloyd, Selwyn

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Nato a Liverpool nel 1904, L. veniva eletto al Parlamento nel 1945 nelle file del partito conservatore, dove con il trascorrere del tempo acquisì un ruolo di qualche rilievo. Nell’autunno del 1951, quando i conservatori tornarono al potere con Winston Churchill come primo ministro e Anthony Eden quale segretario di Stato, L. venne nominato ministro di Stato al Foreign Office, un compito che lo pose in costante contatto con gli affari internazionali e con la diplomazia del proprio paese. Nell’aprile del 1955 Churchill, ormai stanco e malato, si dimetteva lasciando aperta la strada alla nomina di Eden quale primo ministro; nel nuovo governo L. riceveva l’importante incarico di ministro della Difesa, mentre Harold Macmillan andava alla guida del ministero degli Esteri. In questo stesso periodo stava per riprendere con la Conferenza di Messina la costruzione europea di stampo funzionalista (v. Funzionalismo) che avrebbe condotto alla firma dei Trattati di Roma. Le autorità inglesi in una prima fase non prestarono particolare attenzione ai progetti per una Comunità economica europea (CEE) e per una comunità per lo sfruttamento dell’energia atomica (v. Comunità europea dell’energia atomica). D’altro canto l’attenzione dei leader inglesi, incluso L., si concentrava, da un lato, sulle speranze che Londra potesse giocare un ruolo centrale nella prima distensione, in particolare il vertice di Ginevra del luglio, dall’altro sulla complessa situazione mediorientale, nel cui ambito l’Egitto di Gamal Abd el-Nasser sembrava voler sfidare il ruolo esercitato dal Regno Unito.

Nel dicembre del 1955, a seguito di un rimpasto ministeriale derivante da frizioni all’interno della leadership conservatrice, Macmillan lasciava la guida del ministero degli Esteri che Eden affidava a L., da lui considerava suo fedele. Quando L. giunse al vertice della diplomazia inglese la Gran Bretagna aveva già preso la decisione di non prendere parte al processo avviato con la conferenza di Messina. D’altronde, L. fu ben presto costretto a concentrare la sua attenzione sulle vicende mediorientali che culminarono nella crisi di Suez, per quanto in questo periodo sembrasse condividere la visione negativa che a Londra si era affermata circa l’eventuale costituzione di un’Europa dei Sei. Il fallimento britannico a Suez condusse alle dimissioni di Eden, che venne sostituito da Macmillan. Nonostante le critiche subite per l’andamento della crisi di Suez, L. mantenne l’incarico al Foreign Office. Nel gennaio del 1957 egli fu l’artefice di un progetto presentato al gabinetto, un grand design, come venne definito, che aveva al centro un nuovo orientamento della politica estera britannica e che avrebbe dovuto trovare espressione in un maggiore impegno di Londra nei confronti del continente attraverso l’utilizzazione delll’Unione dell’Europa occidentale (UEO) e la formazione di un “polo” europeo occidentale che si ponesse accanto agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica. L. escludeva comunque qualsiasi tipo di sviluppo di natura sovranazionale. Il progetto del ministro degli Esteri non parve sollevare l’entusiasmo del governo, e venne lasciato cadere.

Successivamente L. parve puntare sull’ipotesi di un ampio negoziato che avrebbe finto con il far convergere la CEE all’interno di un’area di libero scambio fondata sull’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE). Questa ipotesi venne comunque rifiutata nel 1958 da Charles de Gaulle, appena ritornato al potere. L. svolse quindi un ruolo di un qualche rilievo nel processo che condusse la Gran Bretagna, a puntare sulla creazione dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA). In realtà queste decisioni furono in ampia misura opera del primo ministro, che giocò una parte fondamentale nell’evoluzione delle posizioni britanniche verso la costruzione europea. Nel 1960 Macmillan spinse L. ad abbandonare la guida del Foreign Office per assumere l’incarico di cancelliere dello Scacchiere, una funzione che egli accolse con scarso entusiasmo. Nella primavera del 1962, a seguito di quella che venne definita la “notte dei lunghi coltelli” (un radicale mutamento all’interno della compagine governativa voluto dallo stesso Macmillan), L. venne allontanato dall’incarico ministeriale ricoperto per assumere il compito di leader del partito conservatore alla Camera dei Comuni. Tra il 1971 e il 1976 L. esercitò con successo la funzione di speaker della Camera. Scompariva nel 1978, lasciando alle sue spalle soprattutto il ricordo della fallimentare esperienza britannica a Suez.

 Antonio Varsori (2010)