Marin González, Manuel

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M. (Ciudad 1949) si laureò in Diritto all’Università Complutense di Madrid e in seguito all’Università di Nancy, in Francia, ottenne la laurea in Diritto comunitario. Incominciò in questo periodo il suo interesse a livello accademico per l’Europa, un interesse che aveva sempre coltivato anche quando lo studio delle questioni europee era ancora poco diffuso in Spagna. Durante il periodo trascorso a Nancy studiò anche al Collegio d’Europa di Bruges, in Belgio, dove successivamente insegnò, diventando nel 1990 presidente del Consiglio di amministrazione del Collegio come rappresentante della Commissione europea.

Entrato in contatto con i socialisti spagnoli durante gli anni universitari, M. aderì nel 1974 al Partito socialista operaio spagnolo (Partido socialista obrero español, PSOE). Un anno più tardi, tornò a Madrid per lavorare nel Dipartimento delle relazioni internazionali del suo partito, diretto da García Luis Yáñez-Barnuevo e successivamente da Elena Flores, collaborando negli stessi anni con Nicolas Redondo alla riorganizzazione delle federazioni.

La transizione politica verso la democrazia in Spagna segnò l’inizio della carriera politica di M., sia nel Parlamento spagnolo che nelle Istituzioni comunitarie. Il 15 giugno 1977 fu eletto deputato nella sua città natale per il PSOE, carica alla quale fu riconfermato nelle due legislature successive, sino al 1982.

Il tentativo di colpo di Stato del generale Antonio Tejero del 23 febbraio 1981 dimostrò come la nuova democrazia spagnola non fosse ancora definitivamente consolidata, e come il riferimento all’Europa fosse necessario a tale fine. In questo periodo M. fu membro delle Commissioni Difesa e Affari esteri della Camera dei deputati, portavoce del Partito socialista nella Commissione Affari esteri e vicepresidente dell’Unione dei partiti socialisti delle Comunità europee; fece parte dell’Assemblea consultiva del Consiglio europeo e fu membro del Comitato misto del Parlamento europeo.

Nel 1982, M. fu nominato Segretario di Stato per le relazioni con le Comunità europee (v. Comunità economica europea) e incaricato dei negoziati per l’Adesione della Spagna alla Comunità, incarico che detenne fino al 1985, sostituito in seguito da Pedro Solbes Mira. Sia per le forze politiche che per l’opinione pubblica, la democratizzazione del paese doveva andare di pari passo con la sua europeizzazione, e quindi tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta l’Europa costituì la direzione logica verso cui si diressero tutti gli sforzi politici di modernizzazione di un paese che era stato soffocato da un regime politico incompatibile con i principi della Comunità economica europea (CEE). Il partito di M. assunse il compito di portare avanti i negoziati intrapresi dal governo dell’Unione del centro democratico (Unión de centro democrático, UCD); tutti i gruppi politici concordavano sull’importanza di questi negoziati con le istituzioni europee, e di conseguenza l’ingresso in Europa divenne una questione di Stato al di sopra e al di là delle diatribe tra i partiti.

Un altro problema che la Spagna dovette affrontare in quegli anni riguardava la permanenza nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). Come riconobbe lo stesso M., il PSOE si rendeva conto che opporsi a essa avrebbe avuto effetti controproducenti per i negoziati sull’adesione alla CEE. Un ostacolo significativo all’ingresso della Spagna in Europa era costituito, in quegli anni, dall’atteggiamento di alcuni paesi membri della Comunità, i quali non vedevano di buon occhio l’ingresso di un’economia mediterranea che avrebbe fatto concorrenza ai loro prodotti. Era questo ad esempio il caso della Francia, che cercò di posporre l’adesione della Spagna a una riforma della Politica agraria comune (PAC), nel timore che la concorrenza dei prodotti spagnoli potesse danneggiare le esportazioni francesi. Anche il Regno Unito sollecitava maggiori benefici in cambio delle spese sostenute per la Comunità. Nel giugno del 1984, gli Accordi di Fontainebleu segnarono la fine delle aspre dispute sui contributi britannici al bilancio comunitario (v. Bilancio dell’Unione europea); in seguito anche Grecia, Italia e Francia ottennero una compensazione mediante i Programmi mediterranei integrati (v. anche Programmi comunitari), mirati a equilibrare la concorrenza tra i prodotti agricoli simili di questa zona dell’Europa.

Alla fine, nonostante questi ostacoli, il 12 giugno 1985 la Spagna entrò a far parte della CEE. Il giorno in cui fu firmato il Trattato di adesione (v. anche Trattati) fu un grande momento per il popolo spagnolo, anche se a causa delle recenti azioni terroristiche non ebbero luogo le celebrazioni previste.

M. vedeva ricompensato il suo impegno nella gestione di tali negoziati, e ottenne incarichi rilevanti nelle istituzioni europee, in particolare quello di vicepresidente della Commissione europea fra il 1986 e il 1999. Fra il 1986 e il 1988 fu inoltre responsabile degli Affari sociali, dell’Istruzione e del Lavoro. Nella Commissione europea M. fu affiancato da Abel Juan Matutes. Come riconobbe lo stesso M., l’integrazione del diritto, delle normative e degli standard europei ebbe un ruolo cruciale per il processo di modernizzazione della Spagna.

Le competenze di M. sulle questioni sociali si limitavano sostanzialmente alla gestione del Fondo sociale europeo (FSE), e in questo ruolo egli diede impulso al noto programma educativo Erasmus (v. Programma europeo per la mobilità degli studenti universitari) avviato nel luglio 1987 e integrato a partire dal 1995 nel Programma Socrates. Una delle innovazioni di questo sistema di scambio universitario consisteva nel fatto che non si basava su vecchi accordi di collaborazione universitaria sottoscritti dagli Stati membri, ma su accordi diretti tra le università interessate e tra le singole facoltà, senza l’intervento dei ministeri dell’Istruzione.

Venne inaugurato inoltre il programma noto come “Europa dei cittadini”, nell’ambito del quale furono promosse campagne per la lotta ai tumori, leggi contro il fumo, ecc. Nell’ambito delle politiche del lavoro fu più difficile per M. mettere in atto le sue idee di sinistra; non va dimenticato che dominavano in quegli anni le politiche di orientamento conservatore di Margaret Thatcher e di Ronald Reagan. Fu necessario aspettare il 1997, con il Trattato di Amsterdam, perché fosse approvato un innovativo protocollo sociale (v. anche Protocollo sulla politica sociale).

Nel 1989 M. divenne responsabile della Politica europea di cooperazione allo sviluppo e della Politica comune della pesca fino al 1992. Il 15 dicembre 1989 firmò, a nome della Comunità europea, una delle Convenzioni di Lomé, accordo di cooperazione fra la CE e i cosiddetti Stati dell’Africa sub sahariana, Caraibi e Pacifico (ACP), comprendenti 69 Stati. Come commissario per la Pesca, fra gli obiettivi prioritari di M. vi furono i negoziati con l’URSS e la Polonia, il rafforzamento della politica della pesca nel Mediterraneo e l’ottimizzazione della commercializzazione dei prodotti ittici. Nel maggio del 1992, dopo sedici mesi di trattative, M. stipulò con il Marocco uno dei più importanti accordi sulla pesca firmato dalla Comunità europea, che sostituiva quello del 1988 (nonostante alle navi comunitarie fosse permesso lo stesso quantitativo di catture), e che sarebbe rimasto in vigore per 4 anni. A ciò si aggiunse la riforma della Politica comune della pesca, approvata nel dicembre 1992 dai ministri competenti della Comunità.

Come abbiamo accennato, oltre che della pesca M. era responsabile del settore Cooperazione e sviluppo, e si pose l’obiettivo di inaugurare una autentica politica comunitaria globale. Nel 1992 M. vide finalmente realizzato uno dei progetti che più gli stavano a cuore, la creazione di un Ufficio umanitario della Comunità europea (ECHO), che offriva assistenza alle vittime di guerra e delle catastrofi naturali e aiuti umanitari gratuiti ai paesi non appartenenti all’Unione europea (UE) (tra i beneficiari, ex Iugoslavia, Ruanda, Burundi, Sudan, Haiti). L’Ufficio umanitario, responsabile del coordinamento dell’assistenza tra tutti gli organismi della CE, nasceva in un contesto internazionale estremamente complesso, segnato dalla crisi del Golfo, dalla dissoluzione della Iugoslavia e dal genocidio in Ruanda, dal processo di riunificazione della Germania (v. Riunificazione tedesca), nonché, in seno all’Unione, dal dibattito sull’identità europea e sul suo Deficit democratico.

Come responsabile della Politica per la cooperazione e lo sviluppo e della pesca, nel gennaio 1993 M. divenne responsabile dei rapporti della UE con i paesi dell’America Latina, Africa, Caraibi e Pacifico. Il 23 febbraio 1993 partecipò alla Conferenza San José IX, tenuta a San Salvador, dove fu definito un nuovo quadro per la cooperazione fra l’America Centrale e la Comunità europea. Il 21 dicembre 1993 M. fu eletto primo vicepresidente della Commissione europea. Nello stesso mese il Consiglio dei ministri della CE approvò il piano di aiuti al Medio Oriente per contribuire al processo di pace fra Israele e Palestina presentato da M., il quale fu incaricato inoltre di condurre i negoziati per istituire accordi di cooperazione con Israele, con la Tunisia e il Marocco.

A partire dal 1° gennaio 1995 M. fu nominato vicepresidente della Commissione per la cooperazione e lo sviluppo, sotto la presidenza di Jacques Santer, e divenne responsabile dei rapporti esteri con i paesi del Mediterraneo meridionale, l’America Latina, il Medio Oriente, l’Asia (eccetto il Giappone, la Cina, la Corea del Sud, Hong Kong, Macao e Taiwan) nonché degli aiuti umanitari e allo sviluppo.

Un’altra tappa importante nella carriera di M. in quegli anni fu l’incarico di condurre di negoziati per gli accordi con Cile, Messico e Mercato comune del Sud (MERCOSUR). Nel 1997 fu stipulato l’Accordo di associazione e cooperazione fra l’Unione europea e il Messico. Tra i provvedimenti più importanti adottati da M. come responsabile per la cooperazione e lo sviluppo va menzionato il Piano d’azione comunitario per il Centroamerica, che prevedeva l’investimento di 250 milioni di euro destinati soprattutto alla sanità e all’istruzione. Dopo lo scandalo legato alle accuse di corruzione che costrinse alle dimissioni la commissione Santer, nel 1999, M. fu nominato presidente della Commissione europea.

Nell’ottobre 1999 M. tornò in Spagna e si dedicò all’attività accademica, ma il suo distacco dalla politica fu di breve durata. Nel marzo del 2000 infatti fu eletto nel Parlamento spagnolo per il PSOE, e assunse gli incarichi di portavoce del partito socialista nella commissione Affari esteri del Congresso, di consigliere della Commissione mista dell’UE e di consigliere supplementare della Commissione permanente.

Il 10 gennaio 2003 M. entrò nella Commissione esecutiva federale del PSOE in sostituzione di Trinidad Jimenez, responsabile per la politica estera, incarico che lasciò per presentarsi come candidato del PSOE alla carica di sindaco di Madrid per il Partito socialista. Come responsabile della politica estera del Comitato federale, M. sostenne una decisa opposizione alla politica estera del governo guidato da José María Aznar, in particolare dichiarandosi contrario all’intervento in Iraq.

Nell’aprile del 2004 M. fu nominato presidente della Camera nel nuovo governo di José Luis Rodríguez Zapatero, lasciando gli incarichi di partito, nella fattispecie la direzione della Segreteria politica internazionale.

M. de Pilar Sanchez Millas (2007)

Bibliografia

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