Movimenti europeistici

Origini e definizione

Per “movimenti europeistici” s’intendono i gruppi che perseguono l’obiettivo dell’unificazione politica del vecchio continente, o almeno di un’armonizzazione di alcune politiche dei paesi europei. Diverse le strategie individuate dai vari movimenti per raggiungere l’unità europea: dall’approccio gradualistico per settori (v. Funzionalismo) fino al rigoroso Federalismo di tradizione hamiltoniana, incentrato sulla richiesta della convocazione di una Costituente per gli Stati Uniti d’Europa. Varia è stata anche la fortuna di questi movimenti, più radicati in paesi in cui per le loro dimensioni inadeguate o per il disastroso esito della Seconda guerra mondiale la crisi dello Stato nazionale apparve più evidente (Italia, Germania, paesi del Benelux) (v. Belgio; Paesi Bassi; Lussemburgo); scarsissima in altri caratterizzati da una maggior tenuta dello Stato (Regno Unito, Scandinavia) (v. Svezia; Danimarca; Finlandia) o da una lunga repressione da parte di regimi autoritari (Spagna, Portogallo, Grecia, Europa dell’Est) (v. Lituania; Estonia; Lettonia; Polonia; Ungheria; Repubblica Ceca; Slovacchia; Romania; Bulgaria; Slovenia).
Sul peso effettivo dei movimenti nel processo di integrazione il giudizio degli storici non è concorde (v. Integrazione, Teoria della), anche se pare ormai chiarito che giocarono un ruolo significativo in almeno tre occasioni: la vicenda della Comunità europea di difesa (CED); le Elezioni dirette del Parlamento europeo e il sostegno al Progetto Spinelli di Unione europea. Nei paesi dell’Europa centro orientale l’attività dei movimenti è consistita nella propaganda a favore dell’ingresso nell’Unione europea (UE).
Seguendo una scansione cronologica, il primo movimento organizzato ad aver proposto il tema dell’unità europea come concreto progetto politico e non mera aspirazione ideale, com’era in precedenti vagheggiamenti illuministici e ottocenteschi, fu l’Unione Pan-Europa, fondata a Vienna dal conte Richard Coudenhove-Kalergi, autore del saggio Pan-Europa (1923), un best-seller tradotto in parecchie lingue, ma vietato in Italia e poi nella Germania nazista. Pan-Europa teorizzava una federazione europea (di cui non erano ben chiariti i dettagli istituzionali) aperta a tutti i paesi del vecchio continente, indipendentemente dal tipo di regime. Nella prima versione del piano erano escluse Gran Bretagna e Russia, essendo data per scontata la loro indisponibilità a partecipare. Dal 1924 al 1940 uscì in tedesco e in francese anche la rivista “Pan Europa”. La strategia di Kalergi sarà sempre incentrata sull’azione di mobilitazione dei parlamentari e degli uomini politici. Tra gli iscritti al movimento troviamo i maggiori statisti dell’epoca, da Winston Churchill a Édouard Herriot, da Gustav Stresemann a Carlo Sforza. Nel 1927 il movimento ebbe come presidente onorario Aristide Briand, ministro degli Esteri francese, che stimolato da Kalergi propose nel settembre 1929 alla decima assemblea della Società delle Nazioni l’istituzione di “una specie di legame federale” fra i popoli che formavano un’unità geografica. In realtà, l’idea originaria di Kalergi era alquanto annacquata nel piano Briand, che si preoccupava di garantire agli Stati disponibili a unirsi l’inattaccabilità dei loro poteri sovrani.
Il progetto divenne immediatamente inattuale, stante la chiusura nazionalistica che seguì la crisi economica di Wall Street e la morte di Briand. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale il progetto federale di Kalergi subì alcune modifiche, la più importante delle quali fu la riammissione della Gran Bretagna col ruolo di guida del processo di unificazione. Questa correzione permise al conte di costituire un comitato direttivo del movimento, comprendente diversi esponenti di spicco della politica inglese. Emigrato negli Stati Uniti, Kalergi si impegnò per ottenere il favore dell’amministrazione americana al progetto di unione europea. L’idea di cercare all’interno dei parlamenti nazionali la forza decisiva per promuovere la federazione europea aveva trovato una prima conferma nei risultati del questionario inviato da Kalergi nel corso del 1946 agli uomini politici di dodici paesi dell’Europa occidentale (Benelux, Svizzera, Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Svezia, Italia, Irlanda, Norvegia, Grecia). Le risposte a favore della creazione della federazione erano state 1319; le contrarie 39. In Italia si dichiarò favorevole all’unione il 64,5% dei membri della Costituente; in nessun altro paese fu raggiunta una percentuale così alta di consensi. Il questionario fu ignorato invece dalla gran parte dei parlamentari danesi, norvegesi e svedesi, la cui ritrosia a farsi coinvolgere in progetti d’integrazione a livello continentale non meramente di natura economica dura tuttora.
Il 4 e 5 luglio 1947 Kalergi organizzò una prima riunione di delegati dei parlamenti di sei Stati (Danimarca, Gran Bretagna, Italia, Francia, Svizzera, Grecia) nel paesino svizzero di Gstaad, che portò alla trasformazione di “Paneuropa” in un nuovo movimento di parlamentari: l’Unione parlamentare europea (UPE). I congressi dell’UPE dell’8-10 settembre 1947 a Gstaad, dell’anno successivo a Interlaken e del 1949 a Venezia assunsero posizioni decisamente federaliste con la richiesta di convocazione di una Costituente per gli Stati Uniti d’Europa. L’UPE iniziò però subito dopo a perdere iscritti a causa della concorrenza dell’assai più moderato United Europe movement (UEM) di Winston Churchill e Duncan Sandys, che finì per assorbire il movimento di Kalergi nel 1952.
Gli altri movimenti europeisti nati prima della guerra furono l’inglese Federal Union (FU), il Mouvement Belge pour les Etats-Unis d’Europe (MBEUE) e l’Europa-Union svizzera (E-U). FU, tuttora esistente, va ricordata per l’importante lavoro di approfondimento teorico delle tematiche del federalismo. Fondata nel 1938 in Inghilterra da Charles Kimber, Derek Rawnsley e Patrick Ransome, due anni dopo arrivò a contare quasi 10.000 membri, anche a seguito del successo nei paesi di lingua inglese del libro di Clarence Streit Union Now. A Proposal for a federal union of the democracies of the North Atlantic. Il ruolo di FU divenne marginale e i suoi iscritti scesero a poche centinaia dopo la guerra, data l’involuzione della politica europea della Gran Bretagna, la mancanza di un gruppo di teorici autorevoli quanto quelli dei primi anni Quaranta, per un continuo ondeggiare tra posizioni europeiste e mondialiste, cui si aggiunse negli anni Cinquanta una terza campagna per l’unione atlantica, e soprattutto a causa della concorrenza dell’Unione economica e monetaria (UEM). Dalla fine degli anni Sessanta il gruppo visse una seconda fase di intensa attività sulla base della cooperazione con lo United Kingdom Council of the European movement quando iniziò la campagna per l’ingresso della Gran Bretagna nella Comunità economica europea (CEE), seguita da quella per il voto a favore al referendum del 1975.
L’altro gruppo europeista di una certa importanza, nato in Inghilterra ma trasferitosi poi nella sede centrale di Parigi, è il Socialist movement for the United States of Europe – Mouvement socialiste pour les Etats-Unis d’Europe (MSEUE), fondato nel 1947 a Londra per iniziativa di esponenti dell’Independent labour party, sostenitori dell’idea che il socialismo potesse realizzarsi solo nel quadro di un’unione continentale. Nel suo primo congresso internazionale (Montrogue, 21-22 giugno 1947) il MSEUE accettò il Piano Marshall, alla luce delle possibilità di unione dell’Europa occidentale che apriva. L’organizzazione iniziò così a perdere i membri di tendenza più marcatamente marxista, sostituiti da altri di tendenza riformista. Nel 1959 mutò il suo nome in Mouvement gauche européenne.
Nel 1939 due esponenti di FU si recarono in missione in Svizzera e promossero la fondazione del Groupe international pour l’Union fédérale di Ginevra. A Basilea aveva invece sede l’Europa-Union: Schweizerische Bewegung für die Einigung Europas, l’altro movimento sopravvissuto alla guerra con una certa forza, oltre a FU. E-U nacque nel giugno del 1934 dall’unione di fuoriusciti dell’UPE con gli aderenti alla sezione di Basilea del movimento giovanile ginevrino Union Jeune-Europe. Il gruppo era attento sia alla dimensione interna del federalismo, sia al progetto sovranazionale, per il quale pensava a una costituzione modellata sull’esempio svizzero. Nel giugno del 1934 lanciò un appello che esortava gli svizzeri alla mobilitazione per la federazione europea. Presidente del movimento dal 1934 al 1965, poi presidente ad honorem, fu Hans Bauer, redattore della “National Zeitung”. Altro membro di spicco di EU era l’olandese Léon van Vassenhove, autore del saggio L’Europe elvétique; étude sur le possibilitèes d’adopter à l’Europe les institutions suisse (1943), con allegato un progetto di costituzione federale europea ispirata al modello svizzero. Dal 1998, in seguito alla fusione con altre associazioni, l’E-U ha assunto il nome di Nuovo movimento europeo svizzero.
L’europeismo tedesco, il cui gruppo principale era Europa Union (EU), risultava molto debole dopo la guerra a causa di difficoltà finanziarie e perché l’azione dei movimenti doveva essere autorizzata dalle quattro potenze occupanti, tra cui l’URSS, ostile a progetti federativi. Solo nel 1949 si ebbe una crescita dei sostenitori, che fece di EU il maggior gruppo europeista d’Europa con 300 sezioni attive, animate da soci reclutati soprattutto negli ambienti intellettuali-accademici e nella classe media – elemento questo peraltro comune agli omologhi movimenti degli altri paesi. I cronici problemi finanziari di EU furono superati grazie ai contributi dell’American committee for United Europe, che distribuì fino al 1960 fondi della CIA a molti gruppi europeisti. Un sostegno economico decisivo venne anche dal governo della Repubblica Federale Tedesca e dal mondo economico-finanziario.
Il progetto di integrazione rispondeva perfettamente all’esigenza di riportare la Germania all’interno della famiglia europea in condizioni paritarie e non punitive; di qui il successo della propaganda nei paesi usciti sconfitti dal conflitto mondiale. Nei piccoli paesi l’esigenza di contenere la potenza tedesca si accompagnava alla diffidenza nei confronti della Germania, che in Danimarca e Polonia fu ed è uno degli elementi alla base di un diffuso antieuropeismo. Alla federazione europea come antidoto al nazionalismo del potente vicino aveva pensato fin dal 1933 il Mouvement Belge pour les Etats-Unis d’Europe, d’ispirazione socialista, anche se sulla rivista del gruppo “Jeune Europe” apparvero molti contributi di esponenti cattolici, prima che la concorrenza del EM eclissasse l’MBEUE, portando al suo scioglimento nel 1953. Successivamente l’europeismo dei paesi del Benelux preferì ai più ambiziosi disegni federalisti progetti di integrazione limitati al settore economico.
L’E-U svizzera e il Movimento federalista europeo italiano (MFE) organizzarono nel corso del 1946 i primi incontri non clandestini di associazioni europeiste in vista della definizione di un programma comune e della creazione di un’organizzazione internazionale dei federalisti. Il primo di questi incontri si tenne a Basilea del 27 maggio con esponenti del MFE, di E-U e di La Fédération, che era all’epoca il più attivo dei molti gruppuscoli in cui si disperdeva l’arcipelago federalista francese. Seguiranno la “Riunione dei popoli europei” del 15-22 settembre a Berna e Hertenstein con l’E-U, i francesi dell’Union Eeuropéenne, il MFE, l’olandese Europeesche actie di Hans Dieter Salinger e Hendrik Brugmans, l’Union fédérale belga e lussemburghese e il Comité international pour la Fédération européenne francese; la Conferenza internazionale federalista del 13-16 ottobre a Lussemburgo, che vide il coinvolgimento anche di FU; l’incontro di Basilea del 9 dicembre, infine quello di Parigi del 15 dicembre che segnò la nascita dell’Union européenne des fédéralistes (UEF) (v. Unione europea dei federalisti) sotto la presidenza di Hendrik Brugmans, in cui entrarono inizialmente rappresentanti di movimenti federalisti di Belgio, Italia, Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Olanda e Svizzera. Il 3 febbraio 1950 l’UEF generò anche una sua sezione giovanile: la Jeunesse fédéraliste européenne (JEF).
Le riunioni dei movimenti europeistici dei diversi paesi portarono alla luce divergenze spesso non facili da superare tra i vari gruppi, dovute a diverse tradizioni culturali e politiche. Risultò arduo trovare un accordo tra i sostenitori del federalismo istituzionale di matrice hamiltoniana e i gruppi francesi che si richiamavano al federalismo integrale proudhoniano e al pensiero personalista cattolico. I due divergenti percorsi del federalismo continueranno anche negli anni a venire a indebolire l’UEF. Su un fronte stavano il MFE e l’EU tedesca; sull’altro i gruppi francesi, attenti più alla dimensione interna del federalismo che a quella sovranazionale; con l’Europa-Union Schweiz a far da mediatrice sulla base dell’esperienza svizzera. Nella sua stessa denominazione La fédération-Centre d’études institutionnels pour l’organisation de la société française, rimarcava che suoi scopi erano essenzialmente la riforma dello Stato francese e l’approfondimento teorico, solo in seconda battuta la federazione del continente e l’azione propagandistica. Neppure facile fu raccordare l’obiettivo dell’unione del vecchio continente, considerata urgente e prioritaria dal MFE, con l’impostazione mondialista che aveva assunto FU. C’era infine il problema dei confini dell’Europa federata, che alcuni volevano limitare ai paesi sotto l’influenza statunitense (posizione che si affermerà al Congresso UEF di Montreaux dell’agosto 1947) mentre altri volevano spostare fino agli Urali. Anche più difficili i rapporti tra i movimenti federalisti dell’UEF e altri gruppi con un programma più gradualistico e non ancora pronti ad ammettere limitazioni della sovranità statale, come la belga Ligue européenne de coopération economique (LECE), fondata dal cristiano-sociale Paul van Zeeland nel 1946 e presto radicatasi anche in Gran Bretagna, Francia, Olanda, Lussemburgo, in Italia e come il movimento di cui la LECE fu fida alleata: quello United Europe movement di Churchill e Duncan Sandys (dall’ottobre 1948 European movement, EM), che organizzò il Congresso dell’Aia del 7-10 maggio 1948. Un anno dopo il Congresso nascerà il Consiglio d’Europa, la prima assemblea comune europea priva però di poteri reali.
Nel 1950 l’UEF, il MSEUE, il Mouvement des travailleurs chrétiens pour les Etats Unis d’Europe e le Nouvelles équipes internationales organizzarono una campagna popolare per spingere l’Assemblea consultiva del Consiglio d’Europa a redigere un progetto di patto federale per l’Europa. Solo il MFE si mostrò in grado di organizzare una capillare raccolta di firme, con oltre mezzo milione di adesioni; in Francia l’iniziativa fu danneggiata dalle divisioni dei vari movimenti; in Germania l’EU si accontentò di tenere un referendum sull’unificazione nelle città di Breisach e di Castrop Rauxel che si concluse con due plebisciti per il sì. L’iniziativa non ebbe però nessuna influenza sul Consiglio d’Europa e sulla politica dei governi. La delusione di alcuni esponenti dell’EM per il magro risultato della creazione del Consiglio d’Europa condurrà il movimento al passaggio dall’approccio minimale e funzionalista dei conservatori inglesi alla richiesta della Costituente europea, formulata sotto la presidenza di Paul-Henri Spaak nel 1951 e confermata con la partecipazione dell’EM alla nuova campagna dell’UEF per la convocazione della Costituente.
A seguito del fallimento del progetto della Comunità europea di difesa e della Comunità politica europea (CPE) del 1954, l’europeismo subirà un duro colpo e per i movimenti si aprirà una fase di crisi che porterà alla fine di molti di loro e al ridimensionamento dei più forti. Coi Trattati di Roma iniziarono a divergere anche le strategie: il MFE criticò l’ottica funzionalista – “la beffa del Mercato comune” – e lanciò le iniziative rivoluzionarie del Congresso del popolo europeo (1956-1962) e del censimento volontario del popolo federale europeo (1963-1966); l’EU tedesca, FU, il Movimento federalista olandese e La fédération accettarono invece la Comunità economica europea (CEE), scorgendo in essa possibilità di sviluppo in senso federale. Nel 1956 “i possibilisti” uscirono dall’UEF, che sentivano controllata dagli intransigenti, per fondare il Centre d’action européenne fédéraliste (AEF). Lo scisma durò fino al 1973, quando i federalisti si riunirono in una nuova UEF, stavolta con sede a Bruxelles e senza La fédération, che aderì all’Unione paneuropea. La nuova UEF si mobilitò per la battaglia più congeniale ai movimenti: quella per il coinvolgimento del popolo europeo nel processo d’integrazione attorno agli obiettivi dell’unificazione monetaria, dell’elezione a suffragio universale del Parlamento europeo (PE) e del rafforzamento dell’autonomia decisionale della Commissione europea sul Consiglio dei ministri. Mentre il MFE francese tentava la via della partecipazione con due suoi candidati alle presidenziali del 1974, l’UEF organizzava manifestazioni popolari in occasione dei Consigli europei e avviava raccolte di firme perché fosse tenuta il prima possibile l’elezione diretta del PE, al quale si sarebbe dovuto conferire l’incarico di redigere un progetto di Unione europea.
Negli anni Ottanta l’UEF, il Movimento europeo (quest’ultimo sotto la presidenza del federalista Giuseppe Petrilli) e altre associazioni europeiste come il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (v. Consiglio dei Comuni d’Europa) e l’Associazione stampa europea-Giornalisti per l’Europa unita, sosterranno il progetto di Trattato dell’Unione di Altiero Spinelli e gli allargamenti della Comunità a nuovi Stati. Ma quella per il Progetto Spinelli fu l’ultima occasione in cui gli europeisti riuscirono a coinvolgere il popolo europeo, poco interessato a intervenire nelle politiche di organismi percepiti come lontani e tecnocratici.

Moris Frosio Roncalli (2008)