Pisani, Edgar

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P. (Tunisi 1918) a vent’anni lascia la Tunisia per Parigi, dove comincia a studiare lettere e legge prima che scoppi la guerra. Dal 1943 è membro di una rete della Resistenza, è arrestato e rinchiuso brevemente nel campo del Mont-Dore, dal quale però riesce a evadere. Al momento dell’insurrezione di Parigi il 19 agosto 1944 si trova casualmente nei pressi della prefettura di polizia. Partecipa alla rivolta e sotto il fuoco, come addetto ai telefoni, si guadagna i galloni di sottoprefetto, poi capo di gabinetto del nuovo prefetto gollista di polizia Charles Luizet, infine diventa nel 1946 direttore di gabinetto del ministro dell’Interno, poi prefetto di Haute-Loire e l’anno seguente di Haute-Marne.

Durante questa esperienza da prefetto nella Francia povera e rurale scopre la sua passione di organizzatore, come testimoniano la creazione – sotto il suo mandato – della nuova città di Saint-Dizier-le-Neuf e il lancio della Société des friches de l’Est. Dal 1953, per otto anni, esercita le funzioni di senatore della Haute-Marne: è iscritto al gruppo del Rassemblement des gauches républicaines et de la gauche démocratique.

La fondazione della V Repubblica è l’occasione per intraprendere una nuova carriera. P., considerando il generale Charles de Gaulle l’incarnazione di un momento storico importante del paese piuttosto che il capo di una tendenza politica (il “generale indiviso”), accetta nell’agosto 1961 di diventare ministro dell’Agricoltura. Per cinque anni, appoggiato dalle correnti più giovani e dinamiche del settore, è il convinto sostenitore di una modernizzazione accelerata delle strutture agricole, per approfittare delle possibilità di espansione consentite dalla Politica agricola comune (PAC), che ha contribuito a far nascere nel gennaio 1962. In questa fase si realizza la fusione fra il suo ideale tecnicista di uno Stato organizzatore al servizio della collettività e l’ideale europeo rappresentato dall’azione di Jean Monnet e della sua Alta autorità. Pur essendo stato membro del Consiglio d’Europa delegato dal Senato negli anni Cinquanta e avendo partecipato al Comitato d’azione per gli Stati uniti d’Europa, è durante le “maratone” agricole, che segnano gli esordi della storia della PAC, che P. scopre le dinamiche dell’Europa: quelle che vedono nascere una cultura politica di compromesso dal confronto tra le “eccezioni” nazionali. Questo non gli impedisce di adattarsi alla strategia gollista della “sedia vuota” nella crisi europea del 1965, ritenendo che il processo istituzionale (promosso dalla Commissione europea) non debba anticipare il processo politico (gestito dagli Stati). In questi anni fondamentali si costruisce una concezione dell’Europa che non cambierà più: un’Europa eminentemente (geo)politica che realizza un modello a vocazione universale e il cui pilastro comunitario traduce, ai suoi occhi, il ruolo prioritario della politica come rifiuto della fatalità.

Ministro progressista all’Agricoltura, poi alle Infrastrutture nel 1966-1967, fa affidamento sugli effetti dinamizzanti della costruzione europea e a livello nazionale cerca di vivere le sue convinzioni socialdemocratiche in un quadro gollista. Alla terza convenzione nazionale del Front du progrès nel maggio 1966, a Saint-Maur, P. viene presentato come «il punto di raccordo della sinistra gollista». Aspira quindi a creare all’Assemblea nazionale un gruppo la cui funzione dovrebbe essere quella di corrispettivo – a sinistra dell’Union pour la nouvelle République (UNR) – di quella dei repubblicani indipendenti ancorati alla destra da Valéry Giscard d’Estaing. Nel marzo 1967 è eletto deputato di Maine-et-Loire; la tendenza conservatrice della maggioranza alla quale appartiene lo induce a dimettersi dal governo presieduto da Georges Pompidou il 27 aprile seguente. Gli avvenimenti del 1968 non fanno che confermare le sue valutazioni e quindi si dissocia dalla maggioranza quando si tratta di discutere la mozione di censura del 22 maggio 1968. «Socialista di ragione», come lui stesso ama definirsi, è ormai a sinistra che intraprende la sua seconda carriera politica, aderendo nell’autunno del 1974 al partito di François Mitterrand, dopo averlo sostenuto al secondo turno dell’elezione presidenziale.

Di nuovo senatore della Haute-Marne, è membro della delegazione francese socialista al Parlamento europeo prima di essere eletto a suffragio diretto nel 1979. È un parlamentare profondamente convinto della necessità di un rilancio vigoroso delle Istituzioni comunitarie. Gli anni di Mitterrand lo vedono dividersi fra il servizio dello Stato e quello dell’Europa, due funzioni che sovrappone con naturalezza dopo essere passato per la PAC. Sul fronte nazionale è delegato e poi ministro della Nuova Caledonia nel 1984-1985, l’anno seguente è chargé de mission presso il Presidente della Repubblica prima di occupare la funzione, molto “diplomatica”, di presidente dell’Institut du monde arabe fra il 1988 e il 1995. Sul fronte europeo è commissario allo Sviluppo per tre anni (1981-1984), particolarmente promettenti per la dinamica dell’integrazione – Piano Genscher-Colombo, Libro verde (v. Libri verdi) sulla riforma del finanziamento comunitario, Dichiarazione di Stoccarda, progetto Spinelli (v. Spinelli, Altiero), comitati Adonnino e Dooge (v. Dooge, James). Per P. è la seconda esperienza europea significativa: aspira a fare della futura Unione politica l’interlocutrice del Sud, in particolare dell’Africa, e la messaggera di un’organizzazione “contrattuale” del mondo: è questo che, ai suoi occhi, dovrebbe fondarne la visibilità internazionale. Ama professarsi terzomondista perché, dichiara, «sono europeo e di conseguenza ho più l’ossessione dell’equilibrio che quella della potenza». Per fare attecchire a sinistra una concezione ambiziosa dell’entità europea («più di un mercato, qualcosa di diverso da uno Stato»), fonda nel 1988 la rivista “L’Evénement européen”. Per sei anni difende insieme ad altri l’imperativo di una transnazionalizzazione dei progetti e delle azioni socialiste, allo scopo di offrire un’alternativa credibile alla concezione anglosassone di un’Europa che dovrebbe essere solo un mercato di beni e di capitali. P. incarna quel socialismo europeo sognato da Jacques Delors negli anni Novanta, che considera l’avvento di un “governo europeo” la garanzia per assicurare la necessaria gestione degli affari europei.

Dopo essere stato prefetto, ministro e protagonista della costruzione europea, P. svolge ormai il ruolo di specialista in sviluppo, agricoltura ed economia globale. Presidente del Centre international d’études supérieures agro-méditerrannéenne, anima anche il Groupe de Bruges, che dal 1992 elabora una critica severa dell’evoluzione della PAC, in nome di una politica intesa non solo in senso alimentare, ma rurale e ambientalista, a garanzia di una presenza nel mondo che non si limiti all’esportazione massiccia delle eccedenze. Dall’azione di prefetto nella Francia rurale dell’Est nel dopoguerra alla posizione critica nei confronti di una globalizzazione incontrollata al principio del XXI secolo, si osserva in P., che ama dichiararsi nostalgico del grand commis, una tendenza coerente fatta di passione per l’organizzazione, di cui solo uno Stato che persegue il bene comune può essere il garante, a livello sia nazionale che europeo.

Bernard Bruneteau  (2012)

Bibliografia

Keeler J.T.S., De Gaulle et la politique agricole commune de l’Europe: logique et héritages de l’intégration nationaliste, in De Gaulle en son siècle, tomo 5. L’Europe, Plon-La Documentation française, Paris 1992.

Pisani E., Persiste et signe, Odile Jacob, Paris 1992.

Pisani E., La passion de l’Etat. Entretien avec Jean Lacouture, Arlea, Paris 1998.