Rau, Johannes

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R. (Wuppertal 1931-Berlino 2006), cresciuto in un ambiente familiare con una forte connotazione religiosa, si impegna già nell’adolescenza nel movimento cristiano-evangelico della Bekennende Kirche e in diversi circoli a carattere biblico-religioso. Nel 1952, conclusi gli studi, lavora in un primo tempo come editore libraio a Wuppertal e in seguito, nel 1953, come consulente editoriale e rappresentante della Luther-Verlag e della Eckart-Verlag di Witten. Nel dicembre 1952, per protesta contro il riarmo della Repubblica Federale Tedesca, entra nella Gesamtdeutsche Volkspartei (GVP), fondata il 29-30 novembre da Gustav Heinemann, e viene nominato capo distrettuale e locale di Wuppertal. Heinemann sarà per tutta la vita il modello e l’idolo politico di R. Nel 1953 pubblica i suoi primi racconti, che parlano delle difficoltà incontrate dai giovani per trovare se stessi e la strada verso Gesù.

Quando nel 1957, dopo soli cinque anni, la GVP si scioglie, R. segue il suo padrino politico Heinemann nella Sozialdemokratische Partei Deutschlands (SPD). Dal 1958 al 1962 è presidente degli Jungsozialisten (l’organizzazione giovanile della SPD) di Wuppertal. È qui che inizia la sua carriera politica più che trentennale a livello regionale e federale. Nel 1958 viene eletto per la prima volta nel Parlamento regionale del Nordrhein-Westfalen, del quale farà parte fino al 1999. Dal 1964 al 1978 siede inoltre nel consiglio comunale di Wuppertal e nel 1969-1970 per breve tempo è sindaco della città. Dal 1973 è membro del consiglio regionale del Nordrhein-Westfalen e dal 1977 al 1998 ne è presidente. Anche a livello federale R. sale alla ribalta relativamente presto: dal 1968 al 1999 è membro della direzione del partito, dal 1978 della presidenza della SPD e dal 1982 ne diviene vicepresidente. Anche nell’ambito della politica ecclesiastica il cristiano R. in questo periodo non rimane inattivo. Dal 1965 al 1999 è membro del sinodo e della direzione della Chiesa evangelica in Renania; dal 1966 al 1974 fa parte della presidenza del consiglio ecclesiastico della Chiesa evangelica; dal 1985 è codirettore del mensile “Evangelische Kommentare” e dal 1993 è presidente del consiglio di amministrazione della fondazione Bibel und Kultur.

Nel 1978 diventa inaspettatamente primo ministro del Land Nordrhein-Westfalen. Svolge queste funzioni fino al 1998 godendo di grande credito fra la popolazione. Nelle tre elezioni del 1980, 1985 e 1990 conquista la maggioranza assoluta per la SPD. In seguito alla crisi del carbone e dell’acciaio il suo mandato come primo ministro è segnato soprattutto dalle difficoltà economiche del Land più popoloso della Repubblica federale. R. cerca di risolvere i problemi economici mediante una trasformazione strutturale complessiva da società industriale a società di servizi. Nel 1984 propone il concetto di “iniziativa del Land per le tecnologie del futuro” e un programma globale di protezione ambientale.

Il suo successo politico nel Land produce rapidamente ripercussioni a livello nazionale. Nel 1982 R. diventa vicepresidente della SPD e svolge queste funzioni fino al 1999.

Nel 1982-1983 e nel 1994-1995, nelle funzioni di primo ministro del Land Nordrhein-Westfalen, svolge il suo turno di presidenza del Bundesrat. Nel 1986 è il primo tedesco a ricevere la laurea honoris causa dalla facoltà di Filosofia dell’Università israeliana di Haifa. Nel settembre 1985 la SPD lo sceglie come candidato alla carica di cancelliere nelle elezioni parlamentari del 1987. Ma di fronte alla possibilità di una coalizione con verdi e sinistra R. oppone presto un fermo rifiuto. Si presenta contro il cancelliere in carica Helmut Kohl all’insegna del motto cristiano “conciliare invece di dividere”. Malgrado le sue possibilità fin da subito non appaiano troppo promettenti, nel gennaio 1987 il primo netto insuccesso politico al quale va incontro sembra sorprenderlo. In questo periodo subisce anche altre sconfitte a livello sia politico che personale. Alla fine del 1991 la difficile situazione finanziaria del Nordrhein-Westfalen paralizza la politica di R. nel Land. Sul piano nazionale si impegna con tutta la sua influenza per sostenere Björn Engholm come nuovo candidato di punta dell’SPD in vista delle elezioni del Bundestag e come presidente del partito. Il ritiro di Engholm nel 1993, in seguito ad uno scandalo, rappresenta per R. anche una cocente delusione umana e personale. Nonostante ciò assume per un periodo transitorio la presidenza del partito fino all’elezione di Rudolf Scharping. Nel settembre dello stesso anno viene candidato alla presidenza della Repubblica federale dalla direzione della SPD, ma è sconfitto dal candidato della Christlich-demokratisce Union (CDU) Roman Herzog. Dopo la vittoria alle elezioni del Bundestag, R. viene presentato nuovamente come candidato della SPD alla presidenza della Repubblica federale e il 23 maggio 1999 viene eletto ottavo presidente al secondo turno di votazioni.

Il 1° luglio R. presta giuramento come Presidente della Repubblica. Dopo il suo modello Heinemann, è il secondo presidente socialdemocratico. E proprio come Heinemann nella sua azione politica, anche R. coltiva costantemente un intimo rapporto con i valori cristiani. Per questa ragione e per le sue capacità di integrazione, moderazione e conciliazione è stato spesso soprannominato dagli amici e dai suoi avversari “Fratello Johannes”. Per il suo mandato quinquennale R., che si è presentato come “presidente dei cittadini”, si è ripromesso innanzitutto di “unire gli uomini”, un passo dopo l’altro ma con determinazione, sia all’interno della Germania che fuori dei suoi confini, nel rapporto con le altre culture e gli altri popoli.

R., che da sempre si è adoperato per la riconciliazione fra tedeschi e israeliani, nel febbraio 2000 è il primo capo di Stato tedesco a poter parlare di fronte al Parlamento israeliano. Nel suo commovente discorso, pronunciato in tedesco, chiede perdono sia al popolo ebraico che a Israele per la persecuzione degli ebrei durante il nazismo e per il crimine dell’olocausto.

Al contrario del suo predecessore, R. non ha una visione personale della politica europea. In effetti, al principio del suo mandato sono state già prese importanti decisioni in merito all’Unione economica e monetaria e all’Allargamento a Est. R. può quindi limitarsi sul piano interno ad adoperarsi perché queste decisioni siano accettate dalla popolazione e, a livello di politica estera, a sostenere la necessità di un’unità politica europea più sostanziale. Merita di essere menzionato il discorso da lui tenuto nell’aprile 2001 di fronte al Parlamento europeo. Nella sua “Allocuzione per una Costituzione europea” R. chiede che nella Costituzione europea l’Europa non debba diventare un “super-Stato” centralizzato ma “una federazione di Stati nazionali” (v. Federalismo). La costituzione dovrebbe essere composta di tre parti: la prima dovrebbe essere la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, la seconda dovrebbe stabilire la distribuzione delle Competenze fra l’Unione europea (UE) e gli Stati membri, la terza la distribuzione delle competenze tra le diverse Istituzioni comunitarie. R. ritiene anche che dovrebbe essere istituito un Parlamento bicamerale – sul modello tedesco – dove al Parlamento europeo spetterebbe il ruolo della Camera bassa, mentre al Consiglio quello della Camera alta.

Dopo gli attentati dell’11 settembre R. chiede sia nel suo paese che all’estero un rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite, le uniche che dovrebbero decidere sull’impiego della forza militare. Vede nel terrorismo una nuova sfida alle società democratiche, aperte e pluraliste, e chiede alla comunità internazionale degli Stati di riflettere sui fondamentali valori comuni, di adoperarsi con maggior coerenza di quanto non abbiano fatto finora contro la fame e la povertà e di reagire nelle crisi con più tempestività.

Il discorso “Germania e Polonia – il nostro futuro in Europa”, pronunciato da R. di fronte alle camere riunite del Parlamento polacco il 30 aprile 2004, alla vigilia dell’ingresso della Polonia nella UE, rappresenta la conclusione più significativa del suo mandato presidenziale.

Già nel settembre 2003 R. aveva reso noto che non si sarebbe candidato per un secondo mandato presidenziale alle elezioni del maggio 2004, tanto più che i partiti che lo sostenevano, SPD e Grüne, non avevano la maggioranza nel Parlamento federale.

Christian Wehlte (2012)

Bibliografia

Irrgang C.G., Süskind E.M., Johannes Rau: Porträt eines Präsidenten, Propyläen, Berlin-München 2002.

Rau J., Gemeinsam handeln – Deutschlands Verantwortung in der Welt (discorso del 19 maggio 2003 al Maxim-Gorki-Theater di Berlino), Presse- und Informationsamt der Bundesregierung, Berlin 2003.

Rau J., Handlungsfähigkeit stärken und Vielfalt bewahren, Presse- und Informationsamt der Bundesregierung, Berlin 2001.

Schneider N. (a cura di), «…Weil ich gehalten werde»: Johannes Rau – Politiker und Christ, Hänssler, Holzgerlingen 2006.