Scharping, Rudolf

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S. nacque il 2 dicembre 1947 nel villaggio di Niedelbert, nella regione del Reno-Palatinato, primogenito dei sette figli del commerciante di mobili Albert Scharping e della moglie Hilde, assistente ecclesiastica. S. crebbe nelle difficili condizioni economiche del dopoguerra nella piccola città conservatrice di Lahnstein, dove la famiglia si trasferì dal 1949. Nel 1971 sposò Jutta Kraus, assistente in un laboratorio chimico, con la quale ha avuto tre figli. Separatosi dalla moglie nel 2000, sposerà in secondo nozze nel 2003 l’avvocato Kristina Pilati.

Poco prima di conseguire il diploma delle scuole superiori a Lahnstein, nel 1966, S. entrò nel Partito socialdemocratico (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD). Nello stesso anno entrò come volontario nell’esercito, ma già dopo sei mesi fu riformato per la forte miopia. Studiò allora scienze politiche, sociologia e diritto all’Università di Bonn dal 1966 al 1974. Ancora studente lavorò come assistente per alcuni parlamentari. Terminati gli studi, divenne politico a tempo pieno. Sebbene la sua carriera subisse una piccola battuta d’arresto dovuta a una speculazione dell’organizzazione giovanile del partito (Jungsozialsten, JuSos), che gli costò anche l’espulsione temporanea dalla SPD, dal 1968 al 1969 S. divenne presidente regionale dei Giovani socialisti dal 1969 al 1974, e vicepresidente federale dell’organizzazione dal 1974 al 1976.

Dal 1975 al 1994 fu membro del parlamento del Reno-Palatinato. Nel maggio 1991 la SPD vinse le elezioni in questo Land per la prima volta dopo 44 anni, e S. divenne primo ministro, conservando la carica sino all’ottobre 1994, quando passò all’arena federale e venne eletto nel parlamento tedesco (Bundestag).

Nel 1993 succedette a Björn Engholm alla carica di presidente della SPD, con una votazione a scrutinio segreto nel partito a suo favore. Era il primo presidente della SPD nato dopo la Seconda guerra mondiale, e a quarantacinque anni il presidente più giovane nella storia del partito. Il suo principale avversario nel referendum interno fu il primo ministro della Bassa Sassonia Gerhard Schröder. Il voto fu sorprendente nella misura in cui i media in genere giudicavano S. un uggioso bigotto. Nondimeno, S. fu lo sfidante del cancelliere Helmut Josef Michael Kohl nel 1994, e quando la SPD perse le elezioni federali del 15 ottobre di quell’anno, divenne capo dell’opposizione sino al 1998. Nel marzo del 1995 diventò anche presidente del Partito socialista europeo (PSE). Tuttavia fu sostituito alla guida del partito da Oskar Lafontaine quando perse un voto cruciale nel novembre 1995 all’assemblea del partito, e divenne solo uno dei cinque vicepresidenti. Fu rieletto nel direttivo varie volte, fino a quando la sua candidatura non venne riproposta nel 2003.

Quando la SPD vinse le elezioni federali nel settembre del 1998 e governò assieme ad Alleanza 90/Verdi, S. divenne ministro della Difesa. Fu il primo responsabile di questo ministero sotto il quale il Bundeswehr, l’esercito della Germania occidentale, partecipò a una missione di guerra, quella nella ex Iugolsavia del 1999. S. giustificò la missione guidata dall’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organisation, NATO), severamente criticata dalla sinistra tedesca, adducendo alcune rivelazioni relative a un presunto piano serbo la cosiddetta “operazione ferro di cavallo” e gli sconvolgenti crimini di guerra commessi dai serbi.

Poco dopo le elezioni federali del 2002 S. fu costretto alle dimissioni a causa di una serie di servizi giornalistici che rivelavano come il ministro avesse ricevuto 140.000 marchi tedeschi (70.000 euro) e abiti costosi dal consulente di pubbliche relazioni Moritz Hunziger. Già nel 2001 la sua reputazione era stata seriamente macchiata dal cosiddetto “scandalo Majorca”, quando nella stampa scandalistica erano apparse alcune fotografie di S. nella piscina della sua casa di villeggiatura in Spagna in compagnia della contessa Pilati, all’epoca sua amante. Questa pubblicità non contribuì certo a migliorato l’immagine di S., trasformando come egli avrebbe voluto il “brutto anatroccolo” (così lo aveva definito un colonnello tedesco) in bon vivant, ma provocò invece l’indignazione popolare e richieste di dimissioni, considerato che il parlamento era in procinto di inviare contingenti tedeschi in una missione in Macedonia.

S. è tuttora membro del Consiglio federale (Bundesrat) e vicepresidente della SPE.

Elke Viebrock (2010)