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Soames, Arthur Christopher John

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S. (Penn, Buckingamshire 1920-Odiham 1987), politico britannico, membro del Parlamento per il distretto di Bedford (1950-1956), segretario di Stato per la guerra (1958-1960) durante il governo del primo Ministro Harold Macmillan. Fu ministro dell’Agricoltura, della pesca e dell’alimentazione (1960-1964), ambasciatore britannico in Francia (1968-1972) e vicepresidente della Commissione europea (1973-1977) durante il mandato di François-Xavier Ortoli.

Le prime due candidature del Regno Unito per aderire alla Comunità economica europea (CEE) (nel 1961 e nel 1967) non riuscirono a ottenere il consenso unanime dei sei membri originari. Nel 1970, quando il primo ministro Edward Heath si insediò al governo, l’adesione alla CEE divenne una priorità della politica estera. Fu necessario dimostrare non solo un forte impegno a favore del processo di integrazione, ma anche vincere l’opposizione del Commonwealth e dello stesso Parlamento britannico.

Risiedendo a quel tempo a Parigi, S. svolse un ruolo importante nell’informare le autorità governative sull’opinione francese riguardo all’adesione britannica. La sua esperienza sia come militare (durante la Seconda guerra mondiale aveva prestato servizio in Italia, in Francia e nel Medio Oriente) che come diplomatico, oltre alla sua competenza nella politica agricola, lo resero un personaggio importante durante il primo Allargamento della CE.

Le relazioni indirizzate dall’ambasciatore al ministro degli Esteri Alec Douglas-Home sottolineavano il disappunto dei francesi per la mancanza di uno sforzo britannico per suscitare tra i cittadini un reale entusiasmo nei confronti dell’Europa, nonché verso un governo manifestamente ossessionato da “visioni ristrette e di parte”.

Dal gennaio 1973 al gennaio 1977 S. occupò la carica di vicepresidente della Commissione europea, con la responsabilità per le Relazioni esterne. Tuttavia, l’opposizione nazionale non si attenuò. All’epoca il paese stava affrontando rilevanti problemi politici ed economici, quali alta inflazione, scioperi e attacchi dell’IRA. L’attenzione del governo era rivolta più ai problemi nazionale che agli affari esteri. Per risolvere la questione, fu indetto un referendum per decidere sulla permanenza britannica nella CEE.

Quando iniziò la campagna, i sostenitori del “no” erano una vasta maggioranza. S. riteneva importante contare sulle Istituzioni comunitarie e sul sostegno che queste potevano fornire piuttosto che chiudersi in se stessi. Alla fine, uno spostamento del 20% verso il partito del “sì” e un’affluenza finale del 64,5% confermarono la permanenza del Regno Unito nel processo di integrazione, posizione sostenuta sia dal partito laburista sia dal partito conservatore, dalla stampa e dalle associazioni industriali (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).

Il ruolo immaginato da S. per la CEE non può essere disgiunto dalla sua visione del sistema internazionale. Considerato il consolidamento degli Stati Uniti e dell’URSS come superpotenze, la Comunità rappresentava la possibilità per l’Europa di evitare un ulteriore declino e di preservare la sua libertà all’interno dell’assetto mondiale bipolare, apportando quindi pace e stabilità in caso di mutamenti nella distribuzione del potere mondiale. All’epoca, S. aveva già previsto l’emergere di attori di importanza globale quali Cina, Giappone e i “popoli islamici del Medio Oriente”.

Nel 1979, dopo la fine del suo mandato alla Commissione europea, S. fu nominato governatore provvisorio della Rhodesia (l’attuale Zimbabwe), che era stata una colonia britannica a partire dal 1923. Rimase in carica quattro mesi per monitorare il processo di indipendenza, che fu proclamata formalmente il 18 aprile 1980.

Dopo aver lasciato Bruxelles, S. non smise di difendere l’efficacia del metodo comunitario sia nella sfera politica che in quella economica. Sebbene fosse a favore di un mercato comune più vasto e si dichiarasse un fervente europeista, era preoccupato circa la capacità della CEE di assorbire Stati meno sviluppati e di recente democrazia (Portogallo, Spagna, Grecia), di promuovere lo sviluppo locale e di assistere politicamente ed economicamente queste regioni. Riteneva che il Parlamento europeo eletto dovesse avere maggiori poteri e che l’Europa dovesse ricoprire un ruolo più importante e indipendente nella politica mondiale.

Vincitore del premio Robert Schuman nel 1976, S. scrisse diversi articoli e brevi saggi, tra cui Three views of Europe (1973) e Europe and the wider world (1980).

Tatiana Martins Pedro do Coutto (2012)