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Stoiber, Edmund

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S. nacque il 28 settembre 1941 nel villaggio bavarese di Oberaudorf, nei pressi di Rosenheim. Il politico conservatore cattolico-romano è sposato dal 1969 con Karin, da cui ha avuto tre figli.

Dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore, S. prestò servizio militare in una base della Divisione montana bavarese. Frequentò la facoltà di legge e scienze politiche a Monaco, e divenne poi assistente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Regensburg. Dopo aver passato anche il secondo esame di Stato in diritto e aver conseguito il dottorato, nel 1971 fu assunto al ministero per lo Sviluppo economico e l’ambiente del Land bavarese, e si iscrisse al Partito cristiano-sociale (Christlich-soziale Union, CSU). Appena un anno dopo fu nominato consigliere personale del ministro bavarese Franz-Josef Strauß, e conservò l’incarico per due anni. Dal 1974 fu membro del parlamento bavarese. Sino al 1976 fu presidente dell’organizzazione giovanile del Partito cristiano democratico, (Junge Union), nel distretto natale di Bad Tölz-Wolfratshausen, e successivamente detenne la presidenza di un direttivo della CSU nell’Alta Baviera. Tra il 1978 e il 1984 fu altresì membro del Consiglio regionale bavarese. Nel 1978 ottenne l’abilitazione per esercitare l’avvocatura, e dal 1978 al 1982 fu funzionario dell’Associazione bavarese del lotto.

Nel 1978 Strauß nominò S. segretario generale della CSU, e il giovane politico relativamente di basso profilo iniziò una rapida carriera. La sua ascesa nei ranghi della CSU, la controparte dell’Unione cristiano-democratica (Christlich-demokratische Union) in Baviera, fu caratterizzata da una ferrea determinazione. Molti lo consideravano un burocrate austero e pignolo. Come segretario generale della CSU, carica che detenne sino all’aprile del 1983, S. fu responsabile della campagna elettorale del 1980, quando Strauß fu il principale candidato della CDU/CSU contro il cancelliere Helmut Schmidt, dal quale però fu sconfitto. Le frequenti gaffes di S. nei confronti degli avversari politici in quegli anni gli procurarono anche le critiche dei conservatori. Tuttavia ciò non impedì l’ascesa nella CSU di S., forte dell’appoggio del potente Strauß. Dal 1982 al 1988 egli divenne così capo della Cancelleria di Stato bavarese, prima come segretario di Stato e dal 1986 come ministro.

Dopo la morte di Strauß nel 1988 S. divenne ministro degli Interni della Baviera sotto il nuovo primo ministro Max Streibel. Dal novembre 1989 all’ottobre 1993 fu vicepresidente della CSU. Quando Streibel dovette dimettersi dall’incarico nel maggio 1993 perché accusato di aver ricevuto finanziamenti illeciti da un costruttore di aerei suo amico (il cosiddetto “scandalo Amigo”), S. divenne primo ministro della Baviera, sebbene egli stesso rimanesse coinvolto nello scandalo in quanto risultò che avesse beneficiato di una serie di favori (macchine a noleggio e voli aerei gratis) elargiti dal costruttore in questione. Né questo né altri scandali intralciarono però la carriera di S, che nelle elezioni del 1994 e del 1998 in Baviera riuscì a difendere la maggioranza assoluta della CSU e ottenne addirittura la maggioranza dei due terzi nelle elezioni del 2003. Con il 60,7% dei voti ottenne il secondo miglior risultato elettorale nella storia della CSU.

S. fece proprio con successo il modello culturale bavarese caratterizzato da un’associazione di modernità e tradizione – impetuoso sviluppo dell’industria high-tech e attaccamento alla tradizione conservatrice della regione. Era stato il mentore politico di S., l’arciconservatore Strauß, a creare stretti legami tra industria e sistema di istruzione e a investire massicciamente nei trasporti e nelle infrastrutture, creando le basi di quel successo di cui S. si dimostrava ora così orgoglioso. Sebbene i due avessero un aspetto estremamente diverso – il grosso e chiassoso Strauß, personificazione del tipo ideale dell’epicureo, contro l’austero e disciplinato burocrate – i due condividevano le medesime concezioni saldamente conservatrici. S. fu un fermo oppositore della decisione del governo federale di legalizzare i matrimoni gay, insistendo sui valori familiari tradizionali, e uno strenuo difensore dei simboli cristiani nella vita pubblica. Lo sciagurato tentativo del suo governo nel 1998 di deportare in Turchia assieme ai suoi familiari un giovanissimo delinquente nato e cresciuto in Germania esemplifica assai bene la linea dura di S. nei confronti degli immigrati. Quando le leggi sull’immigrazione diventarono una priorità dell’agenda politica, al congresso della CSU del novembre 1992 S. – all’epoca ministro dell’Interno della Baviera – espresse chiaramente le sue idee di estrema destra sulla questione, affermando che «la Germania non è un paese di immigrazione, e quindi non ha bisogno di una legge sugli immigrati» (v. http://www.net-lexikon.de/Edmund-Stoiber.html). Nell’autunno del 1999 S. attirò l’attenzione dei paesi europei suggerendo al partito popolare conservatore dell’Austria di formare una coalizione con il partito di destra di Jörg Haider. S. si fece anche portavoce degli interessi dei tedeschi espulsi dagli ex territori tedeschi dell’Europa orientale. In particolare, chiese una compensazione al governo ceco per i decreti di Beneš del secondo dopoguerra, poiché la maggior parte dei sudeti espulsi si erano insediati in Baviera. Tuttavia suscitò forti contrasti il suo tentativo di collegare la questione dei risarcimenti ai tedeschi espulsi all’accesso della Repubblica Ceca all’Unione europea (UE). S. non solo si oppose all’ingresso incondizionato della Repubblica Ceca nell’UE, ma rifiutò anche un’eventuale adesione della Turchia in ragione della sua religione non cristiana. Coerentemente con queste posizioni, il politico chiese fermamente di inserire nella Convenzione europea un paragrafo in cui fosse ribadito il carattere cristiano della cultura europea.

Nel gennaio 2002 S. riuscì a ottenere la candidatura al cancellierato dal leader della CDU Angela Merkel, diventando così, dopo Strauß, il secondo candidato della CSU alla più alta carica federale. Il problema ora era quello di farsi accettare dal resto della Germania, che non aveva la stessa forte impronta cattolica e conservatrice della Baviera. Così S. moderò i toni per evitare gli errori commessi da lui e dal suo mentore politico nel 1980. Questo nuovo corso, tuttavia, comportava il rischio di alienargli le simpatie della base di destra, senza nel contempo consentirgli di conquistare il favore degli altri elettori, non pienamente convinti dalla sua svolta politica. S. evitò così di fare dell’immigrazione il tema centrale della sua campagna elettorale nell’autunno di quell’anno, e promise anzi che, qualora fosse diventato cancelliere, non avrebbe ribaltato la politica del governo che aveva così fortemente criticato in precedenza.

La campagna elettorale iniziò male, costellata da una serie di gaffes (ad esempio S. chiamò l’ospite di un programma televisivo con il nome del presidente della CDU Angela Merkel, e non riuscì a ricordare il nome della Deutsche Telekom, la più grande società europea di telecomunicazioni) ma ciononostante i sondaggi di opinione lo davano in vantaggio. Oltre che sulle questioni della sicurezza interna, S. concentrò con successo l’attenzione sulla politica economica e sociale, in particolare sul tasso di disoccupazione particolarmente alto.

Ripetutamente accusato di essere coinvolto in faccende poco chiare all’epoca in cui era il braccio destro di Strauß, S. doveva solo sperare che lo scandalo dei finanziamenti illeciti ai partiti che aveva travolto la CDU sotto Helmut Kohl non lo coinvolgesse. L’ultima di una lunga serie di accuse prima delle elezioni del 2002 veniva dall’uomo d’affari Karlheinz Schreiber, il quale sosteneva di aver erogato un finanziamento di due milioni di marchi tedeschi (circa un milione di euro) alla CSU negli anni Ottanta, accuse che S. respinse fermamente.

Alla fine, a impedirgli di diventare il primo politico bavarese a guidare il governo di una Germania federale non furono né le accuse di corruzione, né il carattere scialbo, soprattutto al confronto con Gerhard Schröder, delle sue apparizioni televisive, bensì l’incapacità di definire un programma di governo nelle ultime, cruciali settimane che precedettero le elezioni del 22 settembre. Quando, durante l’estate, una vasta alluvione colpì la Germania orientale il cancelliere Schröder ne approfittò per presentarsi come la guida energia e sollecita della nazione, laddove S. e il suo potenziale partner di coalizione liberale si dimostrarono impreparati rispetto ai problemi ambientali e poco sensibili alle sorti della popolazione colpita dal disastro. Ma soprattutto, Schröder conquistò il favore della maggioranza dei tedeschi con una ferma opposizione all’imminente azione militare degli Stati Uniti contro l’Iraq, mentre S. assunse un atteggiamento ambiguo e contraddittorio su questo tema centrale.

Sebbene S. contribuisse a migliorare i risultati elettorali della CDU/CSU e del suo alleato liberale rispetto a quattro anni prima, non riuscì ad avere la meglio sulla coalizione rosso-verde. Tuttavia, tra i successi della sua campagna elettorale vi fu l’ampliamento della propria sfera di influenza politica dalla nativa Baviera al centro della scena politica.

Elke Viebrock (2006)