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Tesauro, Giuseppe

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T. (Napoli 1942) diventa nel 1965 assistente ordinario e nel 1969 libero docente di Diritto internazionale. Suo primo maestro può considerarsi Rolando Quadri e suoi primi argomenti di studio quelli classici del diritto internazionale (dalla rinuncia alla belligeranza nella costituzione giapponese al sistema di finanziamento delle organizzazioni internazionali). Dai primi anni Settanta iniziò a dedicarsi ai temi comunitari per poi rivolgersi dai primi anni Ottanta quasi esclusivamente al diritto dell’Unione europea (UE).

Professore ordinario di Diritto internazionale nella facoltà di Scienze politiche di Napoli dal 1975 al 1981, nella facoltà di Economia e commercio dell’Università “La Sapienza” di Roma dal 1982 al 1994, è stato direttore della scuola di specializzazione in diritto delle comunità europee dell’università di Roma dal 1984 al 1988. Politica industriale comunitaria, liberalizzazione dei capitali e profili di responsabilità del banchiere sono i campi d’indagine preferiti nei suoi saggi, nei suoi interventi a convegni, nella sua collaborazione alle riviste scientifiche: un’attività intellettuale e saggistica che gli valse il ruolo di avvocato generale della Corte di giustizia delle Comunità europee (v. Corte di giustizia dell’Unione europea) dal 6 ottobre 1988 al 4 marzo del 1998.

Tale ruolo portò T. a cimentarsi su materie più ampie (diritto del lavoro, diritto commerciale, aiuti agli Stati) e su aspetti un po’ meno teorici e metodologici di quelli riconducibili all’attività accademica. Non per questo però ritenne di escludere dal suo impegno alla Corte di giustizia i grandi temi sugli ordinamenti giudici, se si vuole sulla filosofia del diritto comunitario. In particolare, la disapplicazione del diritto nazionale in contrasto con quello comunitario lo vide partecipe di riforme importanti del modo di concepire l’Europa in Italia. Dopo qualche ritardo e inadempienza, il paese si inoltrò anche grazie a T. lungo la via che vide dal 1989 in poi applicarsi e consolidarsi l’impianto della legge La Pergola. Anzi, forse proprio Antonio La Pergola gli fu in questa stagione grande riferimento di europeismo autentico.

Dall’approccio mai arido seppur sempre rigoroso di T. al Diritto comunitario può considerarsi testimonianza il suo manuale (1995), teso a guardare e a garantire, senza contrapporli, l’individuo titolare di diritti e doveri e la collettività che si organizza secondo sentimenti politici radicati e procedure nitide e trasparenti. Di qui l’attenzione di T. verso gli sforzi compiuti nella Carta di Nizza nel 2000 (v. Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea) e soprattutto ai principi e alle dinamiche della concorrenza (v. anche Politica europea di concorrenza).

Non è un caso che dal 9 marzo del 1998 all’8 marzo del 2005 T. fosse presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato: quasi un riconoscimento alla sua attività di professore di diritto pensata e vissuta nella continuità di una tradizione di studio del diritto internazionale che risale nella storia d’Italia alla figura di Pasquale Stanislao Mancini. La stessa tradizione e la stessa vocazione probabilmente che portarono il Presidente della Repubblica a nominarlo giudice della Corte costituzionale l’8 novembre del 2005.

Luigi Compagna (2012)