Unione europea dei pagamenti

image_pdfimage_print

L’Unione europea dei pagamenti (UEP) fu un accordo per la compensazione e l’aggiustamento delle bilance dei pagamenti in vigore dal 1950 al 1958 tra i paesi europei aderenti all’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE).

Voluto fortemente dagli Stati Uniti, che speravano di farne un importante momento di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), l’accordo istitutivo dell’UEP fu firmato il 19 settembre 1950 nel quadro istituzionale dell’OECE. Le trattative che portarono alla costituzione dell’Unione videro la tenace opposizione della Gran Bretagna (v. Regno Unito), che mirava a proteggere il ruolo internazionale della sterlina. Aderirono i governi di Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania federale (v. Germania), Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Svezia, Svizzera e Turchia.

L’UEP nacque con lo scopo preciso di facilitare la progressiva liberalizzazione degli scambi tra i paesi membri su base multilaterale, ma gli ostacoli che nel 1950 impedivano il raggiungimento di questo obiettivo erano molti: dalla rete di accordi bilaterali che soffocava il commercio internazionale, alla penuria di dollari (unico mezzo di pagamento internazionale universalmente accettato), all’inconvertibilità delle monete. Per questo motivo i paesi firmatari vollero che l’Unione si fondasse su un meccanismo multilaterale, capace di economizzare l’ammontare di dollari necessari per sostenere il commercio intereuropeo, e che stimolasse il rafforzamento delle monete e il ritorno generalizzato alla convertibilità.

L’Unione europea dei pagamenti, che era parte integrante dell’OECE non avendo una propria sede né una propria struttura organizzativa, era diretta dal Consiglio dell’organizzazione. Esso delegava la supervisione delle operazioni e della gestione dei fondi a un Comitato direttivo, che prendeva decisioni a maggioranza. Le operazioni previste dall’Unione venivano realizzate dalla Banca per i regolamenti internazionali, che svolgeva la funzione di agente, con sede a Basilea.

L’Accordo che istituiva l’Unione prevedeva in primo luogo che le compensazioni tra le posizioni debitorie e quelle creditorie dei vari paesi fossero effettuate su base multilaterale. Per rendere possibile ciò, i deficit e i surplus non venivano espressi in valuta nazionale, bensì in European currency unit (ECU) (v. Unità di conto europea), una nuova unità di conto definita con una precisa parità aurea (0,888671 gr di oro fino), formalmente slegata dal dollaro statunitense.

La somma algebrica di tutte le bilance di un paese, espresse in ECU, determinavano la posizione debitoria o creditoria di quel paese nei confronti dell’Unione nel suo complesso. In questo modo l’UEP permise di ridurre del 50% la quantità di oro o dollari necessaria per gli aggiustamenti internazionali.

Nell’Unione il regolamento di un eventuale debito netto di uno Stato membro avveniva attraverso un meccanismo che incentivava lo Stato debitore a ridurre lo squilibrio, esigendo contributi in oro o dollari che crescevano percentualmente col crescere del deficit. In questo modo l’Unione facilitò la formazione di posizioni solide nel commercio intereuropeo.

Nel corso degli otto anni in cui funzionò, l’UEP si trovò spesso a dover gestire situazioni difficili e complesse che richiesero interventi specifici e mirati. La crisi più grave fu sicuramente quella della Germania, che immediatamente dopo l’entrata in vigore dell’accordo cominciò ad accumulare una posizione debitoria in continua e inarrestabile crescita. Il Comitato direttivo concesse, in quell’occasione, un credito speciale alla Germania, imponendole, però, condizioni precise di economia interna che si rivelarono poi efficaci. La competenza e l’autorevolezza con la quale questa e altre crisi furono gestite accrebbe notevolmente il prestigio del Comitato direttivo e dell’Unione nel suo complesso.

Già nel 1954, anche grazie all’attività dell’UEP, le economie e le monete europee si erano sufficientemente rafforzate da poter permettere di pensare al ritorno alla convertibilità. In realtà un simile importante passo avvenne solo nel 1958, con l’entrata in vigore dell’Accordo monetario europeo che sostituì l’Unione monetaria europea, ormai non più necessaria.

Daniela Bianchi (2009)