Unione europea di radiodiffusione

Caratteristiche e finalità

L’Unione europea di radiodiffusione (Union européenne de radiodiffusion, UER, o European broadcasting union, EBU, nelle due lingue ufficiali dell’organizzazione) riunisce 71 “membri attivi”, organismi nazionali nel settore radiotelevisivo, appartenenti a 52 Stati in Europa, Nord Africa e Medio Oriente. A questi si aggiungono 46 “membri associati” di 29 Stati in tutto il mondo.

L’UER ha sede a Ginevra, in Svizzera. L’ufficio di Bruxelles rappresenta l’organizzazione presso le istituzioni europee (v. Istituzioni comunitarie), mentre quelli di New York, Washington DC, Mosca e Singapore controllano il buon funzionamento dei servizi di collegamento Eurovision per i programmi di notizie e di altro genere prodotti in ogni regione del mondo.

L’Unione è stata fondata il 12 febbraio 1950 a Torquay, in Gran Bretagna (v. Regno Unito). Nel gennaio 1993 è avvenuta la fusione con l’Organisation internationale de radio et télévision (OIRT), organizzazione analoga dei paesi dell’Est europeo.

L’Assemblea generale dell’UER elegge il consiglio di amministrazione, che si compone del presidente e di quattro vicepresidenti eletti per due anni, e di 19 membri eletti per quattro anni. Il Consiglio si riunisce ogni sei mesi ed è responsabile delle grandi linee strategiche dell’attività. Tra le riunioni del Consiglio la gestione è affidata alla presidenza, che si compone del presidente e dei vicepresidenti. L’attività è suddivisa in quattro settori specifici – televisione, radio, giuridico e tecnico – affidati ciascuno ad un gruppo di membri (assemblee e comitati ristretti).

Il segretario generale dirige, con l’aiuto dei capi dipartimento, i servizi permanenti. I dipendenti dell’UER, a Ginevra e nei cinque uffici, sono circa 300, e nel 2003 il giro d’affari è stato di 296 milioni di euro.

Le attività dell’UER coprono, attraverso il servizio Eurovision, la diffusione e lo scambio di informazioni e servizi culturali e sportivi; inoltre l’UER promuove le coproduzioni, la produzione di serie di animazione, di programmi educativi e di documentari, incoraggia il lavoro di giovani sceneggiatori e il debutto, con l’Eurovision grand prix, di giovani musicisti e danzatori. Dal 1955 l’UER produce ogni anno il Concorso eurovisione della canzone, spettacolo televisivo coprodotto e trasmesso in diretta da oltre 25 emittenti (il numero varia leggermente ogni anno) a un pubblico di oltre 100 milioni di spettatori in tutta Europa.

Di notevole importanza anche la collaborazione nella radiofonia: musica, notizie, sport, e programmi per i giovani, di stazioni regionali e locali, vengono scambiati e diffusi nella rete Euradio, che ogni anno trasmette 4500 concerti e opere e coordina la trasmissione di 440 competizioni sportive e di 120 grandi avvenimenti.

Grande rilievo economico riveste per i membri dell’Unione l’acquisto in comune dei diritti paneuropei di trasmissione di eventi sportivi, nel quadro di Eurovision sport. L’operazione permette agli enti televisivi di ottenere condizioni economiche vantaggiose, facendo pesare la grande visibilità degli eventi trasmessi da tutti i membri, elemento cruciale per le federazioni sportive. Questo vale sia per gli sport di grande popolarità – Olimpiadi, campionati mondiali e europei di calcio, grande ciclismo, gare di Formula 1, principali tornei di tennis – che per quelli minori. Va segnalato tuttavia che i diritti per i campionati mondiali di calcio 2002 e 2006 non sono andati all’UER, ma al gruppo tedesco Kirch Media.

L’UER copre anche la collaborazione nel campo della ricerca e dello sviluppo dei nuovi mezzi di trasmissione, e in quello delle questioni giuridiche.

I 52 Stati rappresentati nell’UER dai rispettivi servizi radiotelevisivi sono: Albania, Algeria, Andorra, Austria, Belgio, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Danimarca, Egitto, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giordania, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Libano, Libia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Marocco, Moldavia, Monaco, Norvegia, Olanda (v. Paesi Bassi), Polonia, Portogallo, Romania, Russia, San Marino, Serbia e Montenegro, Regno Unito, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria, Vaticano.

Il servizio Eurovision

Il servizio Eurovision è nato nel giugno 1954, con la trasmissione dal Festival “Narcissus” (una manifestazione floreale) di Montreux, cui ebbero accesso contemporaneamente le televisioni di otto paesi. Attualmente esso è il maggior fornitore del mondo in diretta di servizi internazionali di sport, notizie, eventi culturali e di intrattenimento: oltre 15.000 ore di programmi vengono trasmesse in diretta ogni anno. Le emissioni video simultanee vengono inviate dalle stazioni terrestri, fisse o mobili, alla rete di satelliti di Eurovision, e ridiffuse globalmente. La rete permanente di Eurovision dispone di oltre 50 canali digitali via satellite e trasmette oltre 100.000 programmi all’anno. Il servizio è diretto dal Dipartimento operazioni Eurovision, e garantisce la copertura permanente dell’Europa, delle Americhe, di Medio Oriente, Nord Africa, Asia e Pacifico e di altre zone in Africa e sulle coste del Pacifico.

Uno dei servizi più importanti di Eurovision è quello degli scambi dell’attualità tra gli organismi televisivi: i “News exchanges” quotidiani indicati dalla sigla EVN, chiamati nel gergo giornalistico italiano “le Eveline”. Più di 30.000 scambi di immagini di attualità avvengono ogni anno tra i membri di Eurovision, che forniscono i servizi su base reciproca e utilizzano la rete Eurovision per la distribuzione: gli scambi avvengono quotidianamente, al ritmo di oltre 100 al giorno, a ore fisse o nei tempi eventualmente imposti dall’attualità, attraverso il Dipartimento operazioni Eurovision a Ginevra.

Oltre alle “Eveline” (EVN), vi sono altre quattro categorie di scambi: EVS (Sports news exchange), per eventi sportivi e servizi connessi; YNE (Youth news exchange), materie di interesse per i giovani; Regional exchanges, storie di interesse per specifiche regioni europee; e CLA (Live events) copertura in diretta di avvenimenti importanti precedentemente previsti, e di notizie impreviste di rilievo.

Il ruolo attuale dell’UER

Dalla sua fondazione, nel 1950, fino alla metà degli anni Settanta, l’UER ha rappresentato praticamente tutta la radiotelevisione europea, che in tutti i paesi dell’Europa occidentale era prodotta da enti pubblici, in regime di monopolio. In seguito, nell’arco di pochi anni, la situazione è radicalmente cambiata, con l’abbandono nei diversi paesi del monopolio pubblico e l’affermarsi di un largo numero di società radiotelevisive commerciali private.

Il cambiamento ha obbligato ogni ente pubblico radiotelevisivo, e di conseguenza l’UER, a una nuova analisi della propria ragion d’essere e del proprio ruolo. La produzione di programmi radiotelevisivi non era più considerata, a causa di imperativi tecnologici (non più sussistenti) e in base a presupposti politici e giuridici fino ad allora mai posti in discussione, una “naturale” ed esclusiva attività pubblica, emanazione diretta dello Stato. La permanenza di enti pubblici nel settore doveva trovare altre giustificazioni.

In ogni paese, con sfumature diverse per adattarsi alle varie situazioni locali, la risposta è stata trovata nella necessità di fornire un servizio di alto livello qualitativo e di coprire la domanda di cultura, senza i condizionamenti posti dalle esigenze commerciali. Collettivamente, l’UER riflette una posizione analoga, specialmente di fronte alle istituzioni europee, che devono rispondere agli imperativi dei Trattati in tema di libertà di concorrenza (v. Politica europea di concorrenza) e inammissibilità di “Aiuti di Stato” per attività economiche. Da questo punto di vista, l’acquisto in comune dei “diritti sportivi” (di cui si è detto più sopra) ha prodotto diversi problemi: gli accordi tra imprese per ottenere collettivamente vantaggi economici sono infatti vietati sia dal Diritto comunitario sia da quello in vigore in molti degli Stati dell’UER. Il primo esposto alla Commissione europea contro il sistema Eurovision sport risale al 1988: nel 1993 la Commissione esentava il sistema UER dall’applicazione delle norme europee, argomentando che l’azione collettiva dell’UER era piuttosto a favore della concorrenza, dato che le risorse finanziarie dei concorrenti privati erano ben maggiori di quelle dei singoli membri dell’UER. Nel 1996, tuttavia, il Tribunale di primo grado, accogliendo un ricorso, annullava la decisione della Commissione: la vicenda si ripeté nel 2000 con una nuova esenzione decisa dalla Commissione e un nuovo annullamento del Tribunale nel 2002. Anche se le esenzioni sono state abolite dal diritto europeo dalla riforma in vigore dal 2004, la Commissione ha a disposizione strumenti di effetto equivalente. Comunque si concluda, il caso illustra la complessità crescente del contesto industriale e giuridico in cui l’UER si trova ad agire.

Mariano Maggiore (2007)