Waldheim, Kurt

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W. nacque a St. Andrä-Wördern, nella Bassa Austria, il 21 dicembre 1918. Dopo gli studi ginnasiali a Klosterneuburg si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Vienna, dove conseguì la laurea nel 1944. Durante la guerra servì come ufficiale nei Balcani. Intrapresa nel 1945 nella carriera diplomatica, fu segretario personale dell’allora ministro degli esteri Karl Gruber. Segretario di legazione presso l’ambasciata a Parigi, rimase nella capitale francese dal 1948 al 1951. Ritornato a Vienna, diresse, fino al 1955, l’ufficio del personale. Per un breve periodo fu inviato a New York, come osservatore permanente dell’Austria presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). In seguito divenne capo della missione diplomatica austriaca in Canada fino al 1960. Seguì un periodo al ministero degli Esteri, dove diresse, dal 1960 al 1962, il reparto per l’occidente della sezione politica, per poi diventare direttore politico della divisione estera. Per due volte, dal 1964 al 1968 e dal 1970 al 1971, fu rappresentate austriaco alle Nazioni Unite.

Al termine della sua esperienza diplomatica, W. divenne un esponente di primo piano della politica austriaca. Già nell’intervallo tra i due incarichi presso le Nazioni Unite era stato ministro degli Affari esteri nel gabinetto di Josef Klaus. Nel 1971 la Österreichische Volkspartei (ÖVP) lo scelse poi come suo candidato alla presidenza federale, lanciandolo in una competizione con Franz Jonas dalla quale sarebbe però uscito sconfitto. Il grande prestigio personale e la lunga esperienza diplomatica si rivelarono invece decisivi in un’altra competizione, quella per l’incarico di segretario generale dell’ONU. Eletto per la prima volta nel 1971, W. fu a capo dell’organizzazione per un decennio, durante il quale diede prova della sua abilità di mediatore.

Sfumata l’ipotesi di un terzo mandato, W. passò il testimone a Boutros Boutros-Ghali e andò a insegnare per breve tempo relazioni internazionali alla Georgetown University. Ritornato in Austria, decise di ritentare la competizione per la massima carica della Repubblica austriaca. Il confronto con il candidato socialdemocratico, Kurt Steyrer, fu incentrato quasi esclusivamente sulle tematiche internazionali e W. fece leva sul suo prestigio internazionale, presentandosi come “l’austriaco di cui il mondo si fida”. La campagna elettorale subì una svolta imprevista quando, nel febbraio 1986, la rivista “Profil” accusò W. di aver preso parte, durante la sua permanenza a Salonicco tra il 1942 e il 1943, a crimini di guerra. Lo scontro elettorale assunse toni parossistici, tanto da far registrare rigurgiti di antisemitismo nel paese. Nonostante le pesanti accuse a lui mosse, W. riuscì a essere eletto: dopo aver mancato di un soffio la maggioranza nella tornata elettorale del 4 maggio 1986, ottenne il 53,9% delle preferenze nella consultazione dell’8 giugno.

L’elezione di W. a presidente federale, che portò alle dimissioni immediate del cancelliere Fred Sinowatz e del ministro degli Esteri Leopold Gratz, fu gravida di conseguenze negative anche sul piano internazionale, come dimostrato dall’inserimento nel 1987 del nome di W. nella watch list del governo statunitense, in base alla quale gli si precludeva l’ingresso come privato cittadino negli Stati Uniti. L’Austria venne a trovarsi in una condizione di pesante isolamento, solo in minima parte mitigata dai buoni rapporti intrattenuti dal suo presidente con la Santa Sede e con i governi dei paesi dell’area mediorientale.

Kurt W. moriva a Vienna il 14 giugno 2007. Il suo nome resta legato alle vicende della diplomazia multilaterale più che a quelle specifiche dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Per l’Europa egli può comunque rappresentare, al di là della sua attività materiale, il simbolo delle contraddizioni che affliggono l’Austria. Sebbene non siano emerse prove che dimostrino la colpevolezza di W., il contrasto tra la sua brillante e specchiata immagine internazionale e le ambiguità del suo passato ha fatto sorgere un acceso dibattito nell’opinione pubblica e tra gli intellettuali sulle scelte del popolo austriaco nella tragedia della Seconda guerra mondiale nonché sul ruolo dell’Austria contemporanea in Europa. A più di sessant’anni di distanza dalla liberazione del paese, di cinquant’anni dalla firma del Trattato di Stato, e di dieci anni dall’ingresso nell’Unione europea, e nonostante la sostanziale chiusura dell’affaire W., le contraddizioni di quelle vicende continuano ad agitare l’Austria.

Federico Niglia (2010)