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Bosco, Giacinto

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Tra gli italiani impegnati nella realizzazione e nella guida delle strutture dell’Unione europea B. (Santa Maria Capua Vetere 1905-Roma 1997) rappresenta un caso forse unico, in quanto egli poté operare sia nel ruolo di studioso che in quelli di politico e di membro della Corte di giustizia delle Comunità europee (v. Corte di giustizia dell’Unione europea).

In sintesi estrema, la figura dello studioso risalta da questi dati. Vincitore di concorso, presta servizio al ministero degli Esteri quale vicesegretario dal 1927 al 1932. Professore di diritto internazionale all’Università di Roma nel 1929, dal 1933 al 1940 fu professore ordinario di diritto internazionale pubblico e privato all’Università di Firenze, e dal 1940 al 1975 alla facoltà di economia e commercio dell’Università di Roma. Dal 1966 fu direttore della “Rivista di Studi Europei” e promotore della Scuola di perfezionamento degli studi europei della facoltà di economia e commercio. Tra le principali pubblicazioni di B. in qualità di studioso dei problemi europei ricordiamo: La pluralità degli ordinamenti giuridici nell’unità del diritto delle genti, Firenze 1961; Lezioni di diritto internazionale pubblico, Firenze 1972; Il mercato interno della Comunità economica europea, Milano 1990; Lezioni di diritto internazionale: commento all’Atto unico europeo del 17-28 febbraio 1986, commento al trattato sull’Unione Europea del 7 febbraio 1992, Milano 1992. Eletto al Senato per la Democrazia cristiana dal 1948 al 1972, B. diede sempre una forte impronta europeista al lavoro svolto in qualità di sottosegretario alla Difesa; vicepresidente del Senato; ministro della Pubblica istruzione, della Giustizia, del Lavoro, delle Finanze, delle Poste e telecomunicazioni. Dal 1972 al 1976 ricoprì l’incarico di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, che lasciò per assumere quello di giudice della Corte di giustizia delle Comunità europee (v. Corte di giustizia dell’Unione europea), che svolse sino al 1988.

B. volle che anche il discorso di congedo dalla Corte del 6 ottobre di quell’anno avesse una impronta, per così dire, operativa. Dopo aver ricordato che durante la sua lunga carriera aveva partecipato attivamente al processo di formazione e di sviluppo della. Comunità economica europea avendo avuto la fortuna di poterne conoscere il funzionamento dall’interno, essendo stato membro del Parlamento europeo, del Consiglio dei ministri e della Corte di giustizia, B. di disse lieto di aver concluso la sua vita professionale «come giudice di una Corte cui spetta il merito di aver elevato il complesso della normativa comunitaria alla dignità di ordinamento giuridico distinto tanto di diritto internazionale quanto di diritto degli Stati membri. Quell’insieme che viene definito con il termine di acquis communautaire si fonda, in larga misura, sui grandi principi elaborati dalla giurisprudenza della Corte, quali l’applicabilità diretta di talune disposizioni del diritto comunitario, la prevalenza di quest’ultimo sulle norme nazionali con esso compatibili e l’esigenza della sua applicazione uniforme in tutti gli Stati membri» (v. anche Diritto comunitario; Acquis comunitario). Con acuta preveggenza B. osservò poi che mentre in tutti gli Stati membri fiorivano le iniziative per adottare, sul piano economico e sociale le strutture interne all’apertura del Mercato unico europeo, era doveroso constatare che lo stesso non accadeva «in relazione ai problemi giuridici e di organizzazione giudiziaria derivanti dall’aumento del contenzioso comunitario», che se non fosse stato contrastato in modo efficace avrebbe creato problemi crescenti, di diritto e pratici, alla vita della Comunità. Bosco concludeva affermando: «Quale fautore convinto dell’idea europea, io mi auguro che essa possa progredire anche nel campo giuridico, nel quale un importante capitolo della nuova cultura europea è già stato scritto dalla giurisprudenza della Corte di giustizia».

Nicola Guiso (2010)