Deniau, Jean-François
Personalità eclettica e versatile, D. (Parigi 1928-ivi 2007) è stato un diplomatico e un uomo politico francese, oltre che un alto funzionario europeo negli anni Cinquanta. Europeista militante e impegnato nella difesa dei diritti dell’uomo, nel corso della sua vita si è distinto anche come scrittore, giornalista e navigatore.
Proveniente da un’antica famiglia di viticoltori della Sologne, D. si dedicò allo studio delle Scienze umanistiche (etnologia e sociologia) e delle Scienze politiche, diplomandosi presso l’Institut d’études politiques di Parigi. Dopo la laurea si specializzò in Scienze giuridiche ed economiche, ottenendo un dottorato di ricerca presso l’Università di Parigi. Nel 1950, superato l’esame d’ingresso all’École nationale d’administration (ENA) – istituto preposto alla formazione professionale degli alti funzionari pubblici – tornò in Francia, dopo aver trascorso un breve soggiorno in Indocina. Al termine del suo tirocinio presso l’Alto Commissariato francese a Bonn in Germania, nel 1952 venne nominato ispettore delle finanze.
L’esperienza all’estero portò D. a trovarsi impegnato tra gli anni Cinquanta e Sessanta sul fronte della politica internazionale ed europea. Coinvolto nella prima fase del processo di integrazione europea, partecipò attivamente alla nascita e alla formazione delle prime comunità europee (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Dapprima, nel 1956 fu nominato segretario generale permanente della delegazione francese a Bruxelles; poi, nel 1957 fu incaricato di redigere il preambolo dei Trattati di Roma, firmato in Campidoglio il 25 marzo. In quella breve ma incisiva introduzione che precede l’enunciazione dei principi, D. volle sottolineare, facendo uso di una terminologia insolita in un trattato internazionale, la forte carica “ideale” che soggiace all’atto costitutivo della Comunità europea, in cui si ribadiva la solidarietà dei paesi aderenti nella «difesa della pace e della libertà […] facendo appello agli altri popoli d’Europa, animati dallo stesso ideale».
L’anno seguente alla firma del Trattato, D. assunse la direzione del Gabinetto del commissario europeo Jean Rey a Bruxelles, responsabile delle Relazioni esterne della prima Commissione Hallstein (1958-1962) (v. Hallstein, Walter). Dopo aver concluso il suo mandato nel 1963 ed essere stato nominato nello stesso anno ambasciatore di Francia in Mauritania, ritornò alle Istituzioni comunitarie in qualità di commissario europeo. Nel 1967 il presidente francese Charles de Gaulle aveva caldeggiato la sua nomina a membro della Commissione europea presieduta dal belga Jean Rey nella fase più delicata dei negoziati di Allargamento della Comunità europea al Regno Unito, all’Irlanda, alla Danimarca e alla Norvegia. A D. fu affidata la guida della delegazione della Commissione europea incaricata di negoziare l’ingresso della Gran Bretagna nella Comunità europea; infatti, l’alto funzionario francese era già stato uno dei protagonisti del primo round di negoziati con gli inglesi nel 1962 e conosceva per esperienza diretta i problemi da dibattere e gli interlocutori della delegazione britannica. Come è noto i negoziati fallirono per volontà del presidente de Gaulle, il quale si era sempre mostrato contrario all’entrata della Gran Bretagna nella Comunità europea. Nel 1969, quando la Francia di Georges Pompidou – succeduto a de Gaulle – riaprì le trattative con i paesi candidati senza porre più ostacoli, D. riprese la direzione dei negoziati che nel 1973 avrebbero consentito l’allargamento della CEE alla Gran Bretagna, all’Irlanda e alla Danimarca.
Nel corso dello stesso mandato, oltre ai problemi concernenti l’allargamento, D. era stato incaricato di occuparsi anche delle questioni inerenti al commercio con l’estero e alla politica di assistenza ai paesi in via di sviluppo, allora in fase di crescente decolonizzazione. In tale veste partecipò attivamente ai negoziati del Kennedy Round (1964-67) e all’istituzione della tariffa doganale comune.
Al termine del suo mandato nel 1970, D. fu riconfermato nell’incarico con la responsabilità per il Commercio con l’estero nella Commissione Malfatti (1970-72) (v. Malfatti, Franco Maria) e ancora in quelle Mansholt (1972-73) (v. Mansholt, Sicco) e Ortoli (1973-77) (v. Ortoli, François-Xavier), per le quali si occupò degli Affari esteri e delle Politiche umanitarie. Durante questa fase, lavorò a stretto contatto con Altiero Spinelli, il quale era stato nominato commissario europeo per l’Industria e il commercio nel 1970. L’autore del Manifesto di Ventotene nel suo Diario europeo 1970-1976 ricordava D. come un’uomo «cultivé, simpatico, capace di parlare de omni scibili et quibusdam aliis», ed evidenziava la convinzione con la quale egli sosteneva l’autonomia della Commissione europea nei confronti della pressione esercitata dai governi nazionali, sottolineando allo stesso tempo il suo carattere esitante ed eccessivamente diplomatico.
Tali qualità, congiunte a una particolare sensibilità politica e a una lunga esperienza nelle questioni internazionali, fecero di D. un candidato ideale per svolgere delicati incarichi diplomatici. Infatti, nel 1976, conclusa l’esperienza europea, l’alto funzionario francese venne nominato ambasciatore a Madrid dal Presidente della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing, il quale aveva ritenuto D. l’uomo più adatto a svolgere un’oculata azione diplomatica in Spagna, nella delicata fase di passaggio dal franchismo alla democrazia.
Al di là di questa parentesi diplomatica, D. decise di impegnarsi attivamente nella politica nazionale e, dimessosi dalla Commissione europea nel 1973, accettò l’incarico di segretario di Stato per gli Affari esteri (responsabile della cooperazione) prima e, successivamente, di segretario di Stato all’Agricoltura e allo sviluppo rurale del secondo e terzo governo di Pierre Messmer (1973-7194). In seguito alla formazione del nuovo governo di Jacques Chirac nel 1975, D. fu riconfermato alla segreteria di Stato presso il ministro delle Politiche agricole e, nel 1977, come segretario di Stato agli Affari esteri (responsabile delle relazioni con la Comunità europea) nel secondo governo di. Nel 1978, candidatosi alle elezioni legislative nelle liste dell’Union pour la democratie française (UDF), D. venne eletto deputato all’Assemblea nazionale. Successivamente fu presidente del Consiglio generale dell’UDF (1978-1981 e 1986-1997) e vice-presidente della Région centre del partito. Nel marzo del 1978 gli venne affidato dal primo ministro Barre il ministero del Commercio con l’estero e dal 1980 al 1981 quello per le Riforme. Nel 1979, l’ex commissario europeo e ministro francese partecipò con entusiasmo alle prime elezioni europee, riuscendo ad essere eletto europarlamentare nel Gruppo liberale e democratico (l’attuale European liberal democrat and reform party, ELDR) (v. Gruppi politici al Parlamento europeo). Per il Parlamento europeo (PE), D. fu vicepresidente della Commissione politica (1984-86) e membro della Commissione per le relazioni economiche esterne (1984-86).
Alla lunga carriera politica D. affiancò l’attività di giornalista ed editorialista per il quotidiano Le Figaro e il settimanale “L’Express”, attraverso cui manifestò un costante impegno nella difesa dei diritti civili e umani. Nel 1982 istituì il premio intitolato al fisico russo Andrej Dmitrievič Sakharov per la libertà di pensiero che dal 1988 ogni anno il Parlamento europeo riconosce a personalità e organizzazioni distintesi nell’attività in favore dei diritti umani e nella lotta contro l’intolleranza e il fanatismo. La sua battaglia per i diritti dell’uomo lo portò a organizzare numerose missioni umanitarie in diversi paesi del mondo dall’Eritrea alla Cambogia, dall’Afghanistan alla Cina e al Sudafrica.
A seguito dei vari impegni politici, culturali e umanitari, D. venne eletto Accademico di Francia nel 1992 e insignito del titolo onorifico di Grande ufficiale della Legion d’onore. Nel 2006, infine, per il ruolo avuto nella prima fase della politica comunitaria e per il suo comprovato europeismo, l’ex commissario europeo fu nominato membro del comitato d’onore del Trattato di Roma di cui cinquant’anni prima era stato l’estensore del preambolo.
Filippo Maria Giordano (2012)