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Dooge, James

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D. (Birkenhead 1922) studia a Liverpool e frequenta lo University College di Dublino e l’Università dell’Iowa, dove porta avanti gli studi di ingegneria. Nel 1942 è assunto presso l’Office of public works e in seguito lavora per l’Electricity Supply Board. Successivamente entra all’Università dell’Iowa in qualità di associato presso il dipartimento di Ingegneria civile. In seguito diventa professore di Ingegneria civile presso lo University College di Cork, dove sviluppò l’applicazione della teoria dei sistemi lineari all’idrologia.

Contemporaneamente alla carriera di idrologo, D. persegue anche quella politica. A seguito della nomina da parte dell’Institution of Engineers of Ireland, dal 1961 al 1977 diventa senatore alla Seanad Éireann, la Camera alta del parlamento irlandese, dove partecipa alla riscrittura della Costituzione. Nel 1981 accetta l’incarico di ministro degli Esteri nel governo di Garret Fitzgerald, periodo nel quale si rivelò un “ministro di gran successo” (v. McWilliams, 1999). Dal 1983 al 1987 è a capo della maggioranza al Senato.

In questi anni D. partecipa alla promozione dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). In seguito al Consiglio europeo di Fontainebleau del 1984 (v. anche Accordi di Fontainebleau) e al dibattito sul bilancio delle Comunità europee (CE) (v. Bilancio dell’Unione europea) e sull’Unione economica e monetaria (UEM), è invitato a riunire una commissione con il compito di riflettere sul futuro istituzionale della Comunità economica europea (CEE), il cui contributo alimenterà le riflessioni della Conferenza intergovernativa (v. Conferenze intergovernative) del 1985. Tale Commissione ad hoc, ispirata alla Commissione guidata da Paul-Henri-Charles Spaak, si riunisce per la prima volta nel settembre del 1984, sotto la guida del suo presidente James Deschamps. Chiamata talvolta Commissione Spaak II, la Commissione D. è composta da undici membri, uno per ogni Stato membro più un rappresentante della Commissione europea. Nonostante le difficoltà sorte dalla divergenza degli interessi degli Stati membri, la Commissione riesce a produrre una relazione di rilievo grazie a un metodo di lavoro che offre a ogni rappresentante nazionale l’opportunità di dissentire con la soluzione proposta e di includere tale dissenso nel documento finale. «Proprio perché il documento presentato dalla Commissione non cercava di risolvere tutte le questioni in sospeso bensì mostrava semplicemente come potessero configurarsi le diverse proposte, esso fornì le basi per una efficace contrattazione nei negoziati successivi» (v. Dür, Mateo, 2004).

La relazione, pubblicata nel marzo 1985, suggeriva una maggiore integrazione: «L’Europa deve ritrovare la fiducia in se stessa e lanciarsi in una nuova iniziativa comune, vale a dire la creazione di un’entità politica basata su obiettivi prioritari chiaramente definiti associati agli strumenti per raggiungerli» (v. Dooge, 1985, p. 11). A tal fine, i membri della Commissione avanzarono l’idea di trasformare la CEE in una “autentica entità politica” che avrebbe preso il nome di Unione europea (v. Dooge, 1985, p. 13). Il completamento del mercato interno viene riconosciuto come un obiettivo prioritario da raggiungere mediante svariati strumenti quali la Libera circolazione delle persone, l’introduzione di una Politica comune dei trasporti della CE, gli sforzi per aumentare la competitività economica in Europa, la convergenza economica, nonché la creazione di una comunità per la tecnologia (v. anche Politica della ricerca scientifica e tecnologica). Furono espresse anche altre preoccupazioni e proposte allo scopo di promuovere i comuni valori di civiltà ribadendo la questione dell’identità esterna (v. Dooge, 1985). In merito alle Istituzioni comunitarie, la Commissione si dichiara favorevole a ricorrere maggiormente al voto di maggioranza (v. Maggioranza qualificata) in seno al Consiglio dei ministri, a rafforzare il ruolo della Commissione europea e a consentire al Parlamento europeo di co-legiferare maggiormente con il Consiglio.

Nel 1986, D. viene insignito della Medaglia Bowie da parte della American Geophysical Union e riceve vari dottorati onorari dall’Università di Waeningen in Olanda (v. Paesi Bassi), dalla Università di Lund in Svezia, dall’Università di Birmingham in Inghilterra (v. Regno Unito) e dall’Università di Dublino. Durante tutta la sua carriera ha partecipato a svariati comitati di organizzazioni internazionali. Negli anni 1980-1990 è presidente del Comitato scientifico consultivo del Programma di studi sull’impatto del clima mondiale e anche membro del comitato consultivo del Decennio internazionale per la riduzione delle catastrofi naturali per conto del segretario generale dell’ONU e dal 1971 al 1975 presidente della Commissione internazionale sulle Risorse idriche. Inoltre, dal 1987 al 1990 è stato anche presidente dell’Accademia reale irlandese e nel 2000 è eletto membro straniero della Royal academy of engineering.

Sarah Wolff (2009)

Bibliografia

Deschamps E., The Dooge Committee Proposals, Centre Virtuel de la Connaissance sur l’Europe.

Dooge J., Report from the Ad Hoc Committee on Institutional Affairs, in “Bollettino delle Comunità europee”, n. 3, marzo 1985.

Dür A., Mateo G., Treaty-Making in the European Union: Bargaining, Issue Linkages, and Efficiency, in “European Integration online Papers (EIoP)”, vol. 8, n. 18, 2004.

Mcwilliams B., A distinguished career gets its just reward, in “The Irish Time”, 21 giugno 1999.