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Duisenberg, Willem Frederik

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Il futuro primo presidente della Banca centrale europea (BCE), D. (Heerenveen 1935 – Faucon 2005) studiò economia all’Università di Goringen specializzandosi cum laude nel campo delle relazioni economiche internazionali. Nel 1965 conseguì il dottorato con una tesi sulle conseguenze economiche del disarmo. All’inizio della sua carriera ricoprì incarichi quali membro dello staff del Fondo monetario internazionale a Washington (1965-1969), consulente della direzione presso la Banca centrale olandese De Nederlandsche Bank (DNB) (1969-1970) e professore di Macroeconomia all’Università di Amsterdam (1970-1973).

D. era membro del partito laburista Partij van de Arbeid (PvdA) e nel 1973 gli fu chiesto di diventare ministro delle Finanze nel governo di Den Uyl (1973-1977). Di fronte alla crisi petrolifera in seguito alla guerra dello Yom Kippur, egli dovette affrontare le conseguenze negative sull’economia olandese. È a lui che venne attribuita (congiuntamente) la responsabilità dell’aumento della spesa pubblica e dell’aumento dell’esportazione di gas naturale olandese che causò un ingente debito e una crescita dell’inflazione, situazione meglio conosciuta come il “male olandese”. Altri sottolineano il suo riuscito cambiamento di politica del 1975, quando introdusse il cosiddetto “criterio dell’1%” che limitava la crescita della spesa collettiva all’1% del reddito nazionale. Ai suoi colleghi europei egli propose il noto “Piano Duisenberg” per risolvere i problemi monetari all’interno della Comunità economica europea (CEE). Il progetto proponeva una maggiore cooperazione nell’ambito dei tassi di cambio. Tuttavia, i tedeschi si opposero e diedero priorità alla stabilizzazione delle variazioni dell’inflazione.

Dopo aver ricoperto la carica di ministro delle Finanze, D. fu deputato (1977-78), e successivamente vicepresidente della Rabobank. Nel 1981 rientrò alla DNB e fu nominato direttore esecutivo nella prospettiva di succedere a breve termine al presidente Jelle Zijstra, cosa che avvenne il 1° gennaio 1982. D. sarebbe rimasto per 16 anni alla Banca centrale dei Paesi Bassi. Egli è stato definito un monetarista moderato, che preferiva un basso livello di inflazione e un tasso d’interesse a lungo termine. Per combattere l’inflazione, agganciò formalmente il fiorino olandese al marco tedesco. Al contempo, divenne membro del comitato speciale sull’Unione economica e monetaria o “comitato Delors” (v. Delors, Jacques) insieme agli altri presidenti delle banche centrali nazionali delle Comunità europee.

Nel luglio 1997 lasciò la DNB per l’Istituto monetario europeo (IME), precursore della Banca centrale europea (BCE). Su nomina del Consiglio europeo di Dublino otto mesi prima, D. assunse l’incarico di presidente dell’istituto che nel giro di un anno sarebbe stato trasformato in BCE. Fu scelto dai tedeschi come candidato per la presidenza del nuovo istituto con il consenso di quasi tutti gli Stati membri. Tuttavia, a novembre i francesi proposero un altro candidato, il governatore della Banca di Francia Jean-Claude Trichet. Dopo difficili negoziati che culminarono nel summit di Bruxelles del 3 maggio 1998, i 15 capi di Stato o di governo raggiunsero finalmente un accordo. La decisione fu un compromesso informale secondo cui D. sarebbe diventato presidente per almeno quattro anni assistito dal francese Christian Noyer come vicepresidente. Al termine di questo periodo D. si sarebbe volontariamente dimesso per lasciare l’incarico a Trichet. Queste manovre politiche suscitarono forti critiche tra i governi europei. Fu messa in discussione l’indipendenza della BCE dall’influenza politica e pertanto anche la credibilità dell’Euro. Inoltre, furono sollevati dubbi sulla validità del Trattato di Maastricht che stabiliva un mandato di 8 anni non rinnovabile per il presidente della BCE e i membri del suo comitato esecutivo.

D. presiedette al passaggio all’Euro che si realizzò in due fasi. Il 1° gennaio 1999 le valute nazionali nell’area dell’euro furono agganciate a tassi fissi e venne introdotto l’euro non ancora come moneta circolante. Tre anni dopo entrarono in circolazione le monete e le banconote in euro. Soprattutto nella prima fase fino al 2002, la BCE dovette affrontare diverse difficoltà. In qualità di primo presidente di questo nuovo istituto, le competenze e la personalità di D. sono spesso state associate ai suoi successi e ai suoi fallimenti. Quasi sin dall’inizio l’euro si era indebolito. Tra gennaio 1999 e gennaio 2002, la valuta europea si svalutò fino a raggiungere gli 80 centesimi di dollaro americano. Tale situazione generò molto malcontento rispetto alla politica monetaria della BCE, soprattutto per via di un abbassamento del tasso di interesse, ritenuto tardivo e insignificante. I governi nazionali europei e le Banche centrali incolparono la BCE per la fragilità dell’euro. Un’altra fonte di critiche, soprattutto nella prima metà del 1999, fu la mancanza di trasparenza riguardo al decision-making della Banca. I verbali delle riunioni non venivano resi pubblici e sarebbero stati accessibili soltanto dopo 30 anni, in modo da garantire l’indipendenza dei membri nei confronti del loro contesto nazionale. Tuttavia, molti associarono la trasparenza alla credibilità e accusarono la BCE di non avere una strategia globale dell’euro. Tuttavia, D. organizzò mensilmente conferenze stampa per spiegare le decisioni della politica monetaria. In seguito, nel 2002, la BCE iniziò a pubblicare due volte all’anno una previsione economica, concentrandosi sulla crescita economica, sull’inflazione e sulla crescita monetaria. Le critiche rivolte a D. furono anche provocate dalle sue incaute dichiarazioni alla stampa, che spesso avevano influito sulla posizione dell’euro. Una intervista rilasciata a “The Times” nell’ottobre 2000, ad esempio, determinò un immediato e significativo ribasso dell’euro. D. aveva affermato che era improbabile che la BCE intervenisse subito se i problemi in Medio Oriente avessero indebolito ulteriormente l’euro. Egli rese anche noto il suo commento personale e piuttosto negativo rispetto alla riluttanza di Larry Summers, segretario al Tesoro americano, a sostenere l’euro un mese prima.

Il 1° gennaio 2002 furono introdotte con successo le banconote e le monete in euro. Durante l’estate e all’inizio dell’autunno, la moneta si stabilizzò riuscendo persino a rafforzarsi. Diminuirono le critiche verso la BCE e il suo primo presidente, il quale ricevette apprezzamenti per il suo management orientato al consenso e la sua abilità a creare posizioni unitarie nel consiglio della BCE. D. è stato anche descritto come un fervente purista per l’importanza attribuita alla necessità di rispettare i regolamenti del Patto di stabilità e crescita che stabilivano il mantenimento del disavanzo di bilancio di un governo nazionale al di sotto del 3%. Tuttavia nel 2002, la BCE decise di non applicare sanzioni ai quattro Stati che divergevano dal patto di stabilità (Germania, Francia, Italia e Portogallo).

D. rimase in carica fino al 1° novembre 2003. Successivamente ricoprì il ruolo di commissario in società come la Rabobank e la KLM-Air France. All’inizio del 2005, fece con successo da mediatore nella vicenda del leasing di azioni all’istituto finanziario Dexia.

Maloers Beers (2012)

Bibliografia

De Haas B., Van Lotringen C., Mister Euro; Een biografie van Wim Duisenberg, Business contact, Amsterdam 2005.

De Haas B., Leering R., Ze herinneren mij door het spoor van as dat ik achterlaat, in “Het Financieele Dagblad”, 1° novembre 2003.

Howarth D., Loedel P., The European Central Bank. The new European Leviathan? Palgrave Macmillan, Basingstoke 2005.