Furler, Hans

F. (Lahr, Baden-Würrtemberg 1904-Oberkirch 1975) frequenta il liceo classico nella città natale per poi intraprendere gli studi di giurisprudenza a Friburgo, Berlino e Heidelberg dove consegue il dottorato di ricerca con un lavoro dal titolo Das polizeiliche Notrecht und die Entschädigungspflicht des Staates. Nel 1929, dopo aver completato gli studi, comincia ad esercitare la professione di avvocato a Pforzheim (Baden-Würrtemberg). Dopo solo un anno riceve un incarico dall’università di Karlsruhe, dove nel 1932 ottiene il titolo di libero docente e nel 1940 quello di professore straordinario di diritto commerciale e d’autore. Dopo la guerra, dal 1945 al 1948, F. è consulente legale della cartiera dei suoi suoceri, ma presto riprende la carriera accademica presso l’università di Friburgo dove si assicura gli stessi titoli ottenuti a Karlsruhe. Negli anni che seguono F. si distingue con una serie di scritti inerenti il diritto brevettuale e il diritto internazionale d’autore.

Nel 1952 aderisce alla Christlich demokratische Partei (CDU) e, in occasione delle elezioni politiche del 1953, è eletto al Bundestag nel collegio di Offenburg. Fa parte della commissione parlamentare affari giuridici e costituzionali, di quella per il diritto brevettuale e commerciale e nel 1954 partecipa alla elaborazione della legge sull’amnistia

Al Bundestag F. attrae l’attenzione su di sé soprattutto in occasione del dibattito in merito ai Trattati di Parigi (v. Trattato di Parigi), nel 1954. Infatti il suo intervento è considerato dalla stampa dell’epoca uno dei contributi migliori al dibattito per la ratifica dei Trattati.

Il primo luglio 1955 F. è tra i 18 membri tedeschi dell’assemblea parlamentare della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), designato da Konrad Adenauer come successore di Heinrich von Brentano, e solo un anno dopo (1956) è eletto all’unanimità come suo presidente. F. è il primo presidente tedesco di un’istituzione europea (v. Istituzioni comunitarie), succede all’italiano Giuseppe Pella e con il suo lavoro dà alla CECA importanti impulsi: sotto la sua guida l’assemblea, grazie alle periodiche sessioni plenarie (se ne prevedeva solo una all’anno) e alle frequenti riunioni delle commissioni diventa un organo attivo dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Con i suoi collaboratori sviluppa un metodo di lavoro efficace, volto alla realizzazione di un parlamentarismo autonomo che rafforzi i poteri e le materie di competenza del giovane organo comunitario. La sua idea di un’assemblea parlamentare comunitaria e sovranazionale fa un passo importante verso la piena realizzazione quando, a partire dal 1958, le sedute plenarie del Parlamento europeo vedono i deputati suddivisi per gruppi politici e non più per nazioni.

Nel novembre del 1957, a Roma, F. vede confermato il suo mandato che conserverà fino al marzo 1958, anno in cui l’Assemblea parlamentare della CECA diventa Parlamento della Comunità economica europea (CEE).

Nei primi mesi del 1957, in vista della ratifica dei trattati che portano alla costituzione della Comunità economica europea e della Comunità europea per l’energia atomica (CEEA o Euratom), la delegazione francese propone di creare un organo parlamentare per ciascuna delle due comunità. Le conseguenze di tale scelta sono, per F., evidenti: il controllo parlamentare delle comunità europee sarebbe stato così frammentario da compromettere qualsiasi tipo di politica creando una situazione di stallo. Già durante il discorso inaugurale, in occasione del suo insediamento, egli esprime la sua opinione in merito, affermando la necessità di riconoscere un unico organo parlamentare per tutte e tre le comunità europee che abbia sempre maggiore autonomia e più ampi poteri. Tutto il suo mandato è teso al raggiungimento di tale obiettivo. La modalità di lavoro che il neo presidente instaura all’interno dell’organismo europeo si scontra, però, con lo scetticismo dei ministri degli esteri che, nel gennaio 1957, stabiliscono invece la costituzione di tre organi parlamentari. Tuttavia questa decisione non è ancora vincolante e un mese dopo (febbraio 1957) F. prende contatto con l’assemblea consultiva del Consiglio d’Europa e con quella dell’Unione dell’Europa occidentale (UEO): i presidenti dei tre organi parlamentari si incontrano a Bruxelles prima della conferenza del Consiglio dei ministri il 4 febbraio 1957 e F. riesce a persuadere, prima l’assemblea della CECA e poi gli altri due presidenti, ad avallare la fusione delle risorse, dei diritti, e dei poteri politici dei tre soggetti in modo da evitare il pericolo della costituzione di tre organi distinti favorendo così la nascita di un unico Parlamento europeo.

I Trattati di Roma vengono ratificati dai sei stati membri il 25 marzo 1957 con un accordo speciale inerente i due organi comunitari: un parlamento unico e una corte di giustizia.

I Trattati entrano in vigore il 1° gennaio 1958 e Robert Schuman è eletto presidente del nuovo parlamento. F. fa invece parte dei suoi vicepresidenti ed è delegato al Consiglio d’Europa. Dal 1958 al 1966 F. è Presidente del consiglio tedesco del Movimento europeo e nel 1959 è eletto alla presidenza della commissione esteri del Bundestag. Nel 1960 il Parlamento europeo lo elegge nuovamente presidente nonostante, per la prima volta nella storia dell’istituzione europea, la fazione cristiano-democratica avesse indicato un altro candidato, Gaetano Martino. Durante il suo secondo mandato F. si pone un altro grande obiettivo: arrivare alle Elezioni dirette del Parlamento europeo. La nuova procedura elettorale creerebbe un legame diretto tra gli elettori degli stati membri e il Parlamento, e i deputati otterrebbero una inequivocabile legittimazione (v. anche Procedura elettorale uniforme e composizione del Parlamento europeo). Il Parlamento acquisterebbe in questo modo un grande peso politico e una forza motrice che lo metterebbe in condizione di lavorare finalmente con strumenti adeguati, al processo di integrazione europea. F. conclude il suo mandato nel 1962, ma resterà ai vertici delle istituzioni europee fino al 1973. Tuttavia non vive sufficientemente a lungo da poter vedere attuata la procedura elettorale per la quale tanto si era speso: ricordiamo, infatti, che le prime elezioni dirette del Parlamento europeo hanno luogo nel 1979.

Agata Marchetti (2010)