García, Julián Gómez (Gorkin)

Julián Gorkin, pseudonimo di Julián Gómez G. (Benifairó de les Valls, Valencia 1901-Parigi 1987). Politico, scrittore e giornalista, figlio di un carpentiere aragonese di idee repubblicane e anticlericali, si trasferì molto presto assieme alla propria famiglia nella città di Valencia. Qui G. si accostò al socialismo attraverso la lettura dei classici europei e, influenzato dal libro I tre di Maksim Gor’kij, decise di cambiare il suo cognome, molto comune in Spagna, in Gorkin. Affascinato dal repubblicanesimo di Vicente Blasco Ibáñez, nel 1917 entrò nel sindacato degli impiegati dell’anarchica Confederación nacional del trabajo (CNT) e un anno più tardi era già Segretario generale dei Giovani socialisti di Valencia e direttore del loro giornale “La Revuelta”. In un contesto storico segnato dalla Rivoluzione sovietica, nel 1921 si verificò una scissione all’interno del Partido socialista obrero español (PSOE), dalla quale sarebbe nato il Partido comunista de españa (PCE). Nel nuovo partito G. ricoprì una funzione rilevante tramite la Federación comunista de Levante, da lui stesso fondata e associata al PCE, e la direzione del settimanale “Acción Sindacalista”, che sarebbe stato per alcuni mesi l’organo ufficiale dell’Internazionale comunista in Spagna e che da quest’ultima era anche finanziato. In quegli anni G. portò a termine un intenso lavoro di propaganda in tutta la regione valenciana approfittando della sua attività di rappresentante di commercio, anche se la sua adesione all’Internazionale comunista lo condusse inevitabilmente a scontrarsi con molti vecchi compagni socialisti. A causa della sua attività politica contro la guerra in Marocco, nel 1921 fu denunciato e costretto perciò a fuggire a Bilbao, da dove, con passaporto falso, raggiunse poi la Francia.

A Parigi G. entrò in contatto con i comunisti spagnoli esiliati dopo il colpo di Stato del generale Primo de Rivera del 1923, così come anche con italiani, polacchi e rifugiati di altre nazionalità. A questo punto egli era già, come avrebbe affermato in seguito nelle sue memorie, un “rivoluzionario di professione” e un agente dell’Internazionale comunista. Fondò vari periodici in castigliano, di esistenza effimera, tra cui “El Proletariado”, “Vida Obrera”, “La Luz” e “La Verdad”, collaborò con il giornale comunista “L’Humanité”, partecipò a varie cospirazioni contro il dittatore Primo de Rivera, viaggiò in vari paesi europei e nel 1924 assistette alla sessioni dell’esecutivo allargato dell’Internazionale, svoltesi a Mosca. Nella capitale sovietica fu testimone dello scontro tra Stalin, Zinov’ev e Kamenev con Lev Trockij, ed entrò in contatto con dirigenti del comunismo internazionale come lo spagnolo José Bullejos, l’italiano Antonio Gramsci e, in particolare, con l’aragonese Joaquín Maurín e il catalano Andreu Nin: entrambi sarebbero diventati compagni inseparabili di G. nel corso della sua successiva evoluzione politica. Arrestato in due occasioni dalla polizia francese, dietro pressioni del governo spagnolo fu espulso a Bruxelles, dove trovò un altro numeroso gruppo di esiliati e fondò il quindicinale “Adelante”. Di nuovo a Parigi con passaporto falso – durante la sua vita utilizzò oltre quello di G., vari nomi fittizi, tra cui Juan Fernández, Luis Sellier, Jean Gall, Ernesto Jungmann e Félix Cuenca – nel 1930, dopo la caduta di Primo de Rivera, gli venne concesso di poter ritornare in Spagna con documenti in regola.

Sempre più vicino alla posizione di Trockij, durante questi anni si produsse il distacco e la definitiva rottura di G. con Mosca, e successivamente alla sua partecipazione al Congresso antifascista di Berlino del 1929, in qualità di rappresentante della delegazione spagnola, egli fu espulso dall’Internazionale comunista. Lavorò quindi per varie case editrici, tradusse in spagnolo La rivoluzione fallita di Trockij e il Teatro della rivoluzione del suo amico Romain Rolland, pubblicò Stefan Zweig, André Gide e numerosi autori progressisti russi, tedeschi, francesi, americani e italiani, tra questi ultimi Gaetano Salvemini, Francesco Saverio Nitti e Pietro Nenni. Collaborò inoltre al settimanale “Monde” di Parigi, insieme con Angelo Tasca e Henri Barbusse, scrisse le sue prime opere di teatro sociale (Una familia e La corrente), racconti, romanzi (Dias de bohemia) e saggi politici (Capitalismo y Comunismo). Esiliato di nuovo a Parigi dopo il fallimento del tentativo rivoluzionario del dicembre 1930, tornò in Spagna nel maggio 1931, subito dopo la proclamazione della Repubblica.

A Madrid G. riprese la sua attività politica nell’ambito del comunismo dissidente, sebbene i suoi rapporti con Trockij si andassero facendo sempre più difficili. Entrò a far parte della Agrupación comunista madrileña, che aveva una posizione critica nei confronti del PCE, ma in seguito al rientro della maggior parte dei suoi militanti nella linea ufficiale, nell’ottobre 1932 fondò la sezione madrilena della Federación comunista ibérica, affiliata al Bloc obrer i camperol (BOC) di Maurín, il principale partito comunista indipendente dal PCE. Entrato nel BOC nel 1933, tornò a Valencia per dirigere il suo organo “La Batalla” e per contribuire alla grande crescita del partito nella regione levantina. Dopo il fallimento dello sciopero generale dell’ottobre 1934, G. fuggì nuovamente in Francia, dove organizzò e poi diresse la Segreteria generale del Comitato dei rifugiati politici, comitato che era formato da BOC, PSOE, PCE e dall’Unión general de trabajadores (UGT); inoltre G. pubblicò il periodico “Adelante” e redasse, insieme a Manuel Grossi, il libro La Insurrección de Asturias. Tornato a Valencia a metà del 1935, partecipò all’Unione del BOC e della trockijsta Izquierda comunista de España di Nin, che diede vita al Partido obrero de unificación marxista (POUM), e difese inoltre l’alleanza con il resto delle forze antifasciste, alleanza che avrebbe portato alla formazione del Fronte popolare, trionfatore nelle elezioni del febbraio 1936. Durante la guerra si trasferì a Barcellona per dirigere “La Batalla” e guidò la Segreteria internazionale del partito, dedicandosi a far conoscere all’estero le posizioni del POUM attraverso la promozione di attività politiche e la diffusione di testate come “La Révolution espagnole”. Dopo i drammatici fatti del maggio 1937, per la pressione esercitata in tal senso dai comunisti G. fu arrestato, processato e condannato, e solamente grazie alla liberazione da parte dei suoi custodi un’ora prima dell’ingresso a Barcellona delle truppe franchiste riuscì a raggiungere la Francia.

A Parigi diresse la Segreteria generale del POUM e quella del Centro marxista internazionale, costituita da partiti comunisti indipendenti, prima di dirigersi in Messico agli inizi del 1940. Nella capitale messicana tornò a occuparsi di giornalismo e saggistica politica, diresse la rivista POUM e fondò le riviste “Análisis. Revista de hechos e ideas” e “Mundo. Socialismo y Libertad”, oltre ad alcune case editrici. L’esperienza della guerra civile, con la repressione portata a termine dal PCE, lo segnò profondamente e determinò la sua evoluzione verso la socialdemocrazia negli anni del dopoguerra, che si svolse parallelamente a quella di altri leader del POUM come, ad esempio, Maurín. L’antistalinismo divenne allora il principale obiettivo politico di G., che lo denunciò in vari libri come Caníbales políticos: Hitler y Stalin en España (1941), La GPU prepara un nuevo crimen (con Gustav Regler, 1942), Los problemas del socialismo en nuestro tiempo (con Paul Chevalier, 1944), Europa ante el socialismo o la muerte (1946), La vie et la mort en URSS. Temoignage du général “El Campesino” (1950), e soprattutto, Así asesinaron a Trockij (1948 in francese, inglese, italiano, svedese, tedesco e olandese, e nel 1950 in castigliano), nel quale rivelò le circostanze e la vera identità dell’assassino: il comunista spagnolo Ramón Mercader.

Nel 1948, nella speranza che gli alleati provocassero la caduta di Franco, G. tornò a Parigi e con un altro vecchio dirigente del POUM, Enrique Adroher Gironella, costituì il Movimento socialista per gli Stati Uniti d’Europa. Nel 1953 fu tra i fondatori del Congreso por la libertad de la cultura e passò a dirigere il suo periodico, “Cuadernos del congreso por la libertad de la cultura”, propiziando l’avvicinamento degli intellettuali liberali dell’esilio, come Salvador de Madariaga, forse il più noto tra gli europeisti spagnoli di quegli anni, Ferrater Mora o Américo Castro, con quelli dell’interno che si erano nel frattempo allontanati dal franchismo, come Dionisio Ridruejo, José Luis L. Aranguren o Camilo José Cela. Queste iniziative, rivolte specialmente all’America Latina, dove era molto forte la presenza di partiti comunisti, si caratterizzavano per il loro netto anticomunismo e per il sostegno ricevuto da parte di alcune fondazioni statunitensi, cosicché G. venne accusato da alcuni gruppi di esiliati di essere finanziato dagli USA e, persino, di essere egli stesso un agente della CIA, accusa quest’ultima che egli sempre respinse sdegnosamente. Fra il 1954 ed il 1960 realizzò varie visite in America Latina, pubblicò De Lenin a Malenkov. ¿Coexistencia o guerra permanente? (1954), Marx y la Rusia de ayer y de hoy (1956) ed España, primer ensayo de democracia popular (1961), il romanzo La muerte en las manos (1956) e il volume Teatro histórico-político (1961).

Nella primavera del 1962 G. fu inoltre, insieme ad Adroher Gironella e José María Gil-Robles y Quiñones, uno dei principali organizzatori del Congresso di Monaco del Movimento europeo, nonostante il suo apporto rimanesse un po’ in ombra. L’anno seguente fondò il Centro di documentación y estudios, presieduto da Madariaga, che più tardi gli sarebbe servito da base per lanciare, insieme a Ridruejo, la nuova rivista “Mañana. Tribuna democrática española”, pubblicata a Parigi tra il 1965 ed il 1966. Nonostante la sua breve esistenza, la rivista si trasformò in una delle principali pubblicazioni dell’opposizione, e dalle sue pagine G. propugnò la riconciliazione tra gli spagnoli, l’avvicinamento tra l’esilio esterno e il dissenso interno e una via d’uscita democratica e pacifica dalla dittatura franchista che, allo stesso tempo, allontanasse il pericolo comunista e collocasse la Spagna a pieno titolo nel quadro di un’Europa unita, federale e socialdemocratica (v. anche Federalismo). Nel 1971 entrò nel PSOE.

Javier Muñoz Soro (2012)