Geremek, Bronisław

G. è nato a Varsavia da genitori ebrei. Da bambino visse l’esperienza della prigionia nel ghetto di Varsavia, ma scampò con la madre al destino di morte ad Auschwitz. Egli descrive la sua infanzia come quella di «un bimbo che vedeva scomparire di fronte a sé il mondo che era in procinto di scoprire» (v. Vidal, 1997).

Dopo la guerra, G. studiò storia all’Università di Varsavia e seguì un corso di specializzazione presso l’École pratique des hautes études della Sorbona. Nel 1955 divenne ricercatore presso l’Istituto di storia dell’Accademia polacca delle scienze, dove rimase fino al 1985. Nei suoi primi lavori, G. si concentrò sull’analisi delle classi artigiane, dei poveri e degli emarginati (v. Geremek, 1968), influenzato dall’interpretazione umanistica della lotta di classe come motore fondamentale della storia. Di fatto, l’analisi di G. sulle classi svantaggiate del Medioevo si iscrive nella storiografia marxista. La maggior parte di queste pubblicazioni è stata tradotta in varie lingue. L’attività di ricerca di G. era coerente con l’adesione al Partito operaio unificato polacco (Polska Zjednoczona Partia Robotnicza, PZPR) a partire dall’inizio degli anni Cinquanta. Analogamente ad altri intellettuali sostenitori dei partiti comunisti nell’Europa centrale e orientale, egli ruppe con il partito quando i sovietici invasero Praga nel 1968.

Nel 1978 G. fu cofondatore di un’organizzazione per l’istruzione clandestina, nella quale insegnò fino al 1981. Nell’agosto 1980 divenne consigliere del Comitato interaziendale di sciopero di Solidarność, in cui presiedette la Commissione di programma. Nel 1981 diventò uno dei delegati alla commissione nazionale di Solidarność a Danzica-Oliwa. Quando venne proclamata la legge marziale, nel dicembre 1981, fu condannato agli arresti domiciliari fino al dicembre 1982. Nel maggio 1983 fu accusato di attività politica illegale e quindi arrestato. Venne poi liberato lo stesso anno in seguito a pressioni internazionali. Quando Solidarność diventò un movimento clandestino, dal 1983 al 1987, G. divenne uno dei consiglieri del suo comitato provvisorio e del suo leader, Lech Wałesa.

Nel 1988 Solidarność riemerse in una condizione di semilegalità e G. divenne consigliere del comitato esecutivo nazionale, dirigendo il comitato per le riforme politiche. La descrizione di Solidarność delineata da G. mette in risalto il particolare assetto ideologico e gli obiettivi del movimento, derivati dalle radici marxiste di una parte dell’élite intellettuale del sindacato. «Solidarność, è stata una rivoluzione anti-totalitaria capace di mobilitare le masse. Una rivoluzione in nome dei valori comuni fondati su un’eredità religiosa. Una rivoluzione per ristabilire la libertà d’espressione, eliminare la censura e creare associazioni. Aveva una propria visione del futuro, vale a dire una società civile capace di auto-organizzarsi fuori dalle strutture statali, composta da gruppi e associazioni e cementati dalla solidarietà» (v. Geremek, 2005).

G. fu anche uno dei promotori e organizzatori del ciclo di negoziati tra Solidarność e il partito comunista, che ebbe luogo nel 1988 e 1989. In quegli anni straordinari, G. appariva in televisione ogni sera dopo le sedute della tavola rotonda, spiegando alla popolazione gli obiettivi di Solidarność.

Dal 1989 G. divenne membro del Parlamento (Sejm), e dal 1989 al 1997 fu a capo della Commissione per gli affari esteri. Quando Solidarność, si sciolse come movimento politico, divenne uno tra i fondatori dell’Unione democratica (Unia Demokratyczna, UD) e, nel 1994, del partito che gli succedette, l’Unione liberale (Unia Wolności, UW).

Nell’autunno 1997, quando la UW divenne un’alleata minore dell’Azione elettorale di Solidarność (Akcja Wyborcza Solidarność, AWS), G. divenne ministro degli Esteri. Ricoprì tale carica fino al 2000, quando la coalizione di governo si sciolse e l’AWS costituì un governo di minoranza. In qualità di ministro degli Esteri, G. fu al centro dell’elaborazione della politica estera e continuò il precedente orientamento favorevole all’integrazione della Polonia nell’Unione europea, in un momento in cui la questione era piuttosto controversa tra la coalizione di governo e sempre meno popolare tra i cittadini. Nel 1988 G. divenne il presidente in carica dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), e in questa veste presiedette ai negoziati tra Abkazia e Georgia e alle trattative tra Armenia e Azerbaijan per il conflitto nella Repubblica di Nagorno-Karabakh. Dopo la rottura della coalizione AWS-UW, G. presiedette la Commissione parlamentare per il diritto europeo (v. anche Diritto comunitario) e nel 2001 venne eletto successore di Leszek Balcerowicz come presidente dell’Unione liberale (UW). Nel 2004 divenne membro del Parlamento europeo.

Nel 2003, G. ottenne la cattedra di civiltà europea al campus di Varsavia del Colléged’Europe. Il suo pensiero politico è orientato all’analisi delle correnti storiche che hanno portato alla creazione di una civiltà europea (v. Geremek, 1995). Alle radici di questa analisi e del suo contributo ai dibattiti sulla cultura europea vi è la concezione umanistica da cui prende le mosse l’impegno politico e intellettuale di G. Nel corso del dibattito sul preambolo della Costituzione europea, G. sostenne che la tradizione umanistica comprendeva anche quella religiosa dell’Europa e che le due tradizioni erano strettamente connesse: «La dignità umana è all’origine di concetti quali la libertà dell’uomo, le idee di giustizia, di solidarietà, di libertà di scelta e dei diritti umani. Il duplice fondamento nell’antropocentrismo dell’identità europea rende possibile trascendere quel conflitto tra religione e laicità che ha accompagnato la recente discussione sulle basi ideologiche della Costituzione». Secondo G., pertanto, l’identità europea dovrebbe essere costituita facendo riferimento ai Diritti dell’uomo, e sia la politica estera che quella nazionale dovrebbero mirare al rispetto della Carta europea dei diritti umani (v. anche Convenzione europea dei diritti dell’uomo e Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea). G. invoca il perseguimento dei diritti umani non soltanto in senso politico, ma invocando la solidarietà economica internazionale come strumento per raggiungere la giustizia economica.

L’appello di G. per un ordine politico cosmopolita nel continente europeo si basa anche su una concezione dell’umanità come fondamentalmente legata all’ordine politico. Al centro del pensiero di G. vi è la fede nella sacralità dell’essere umano, una nozione che ai suoi occhi riconcilia la tradizione umanistica e quella religiosa. Egli sostiene la necessità di un’identità europea fondata su un ordine morale universale che superi le identità nazionali: «Ora che abbiamo l’Europa, si potrebbe dire, ci vogliono gli europei. In altre parole, abbiamo bisogno di pensare all’Europa nei termini di una comunità». Sebbene ritenga che la formazione di Stati nazione sia stato un fenomeno necessario per la creazione di un ordine europeo e una condizione per il dominio europeo nel mondo, G. è convinto che la fase degli Stati nazione europei debba lasciare il posto a una comune identità europea. La sua missione, come quella di altri intellettuali è di “oltrepassare le colonne d’Ercole”, per produrre idee e visioni sufficientemente potenti da mostrare realisticamente quale direzione prendere e da stimolare l’immaginazione al fine di costruire un’Europa forte, coraggiosa e lucida (v. Geremek, 2003).

Madalena Pontes-Resende (2008)