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González Márquez, Felipe

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Segretario generale del Partido socialista obrero español (PSOE) dal 1974 al 1997 e primo ministro a Madrid dal dicembre 1982 al maggio 1996, G. (Siviglia 1942) è stato non solo l’artefice dell’ingresso della Spagna in Europa, ma anche colui che ha provato a imprimere all’azione politica del suo paese un ruolo significativo nel processo d’integrazione continentale (v. Integrazione, metodo della). Di questa azione egli è sempre stato orgoglioso, tanto che ancora oggi, dopo essere caduto in disgrazia per la nota vicenda dei Gruppi antiterrorismo di liberazione (GAL) ed essere quindi finito ai margini della scena politica, ama soprattutto essere ricordato come leader europeo ed europeista.

Dopo alcuni anni passati nell’istituto religioso San Antonio María Claret, nel 1957 G. entra nell’istituto statale San Isidoro e l’anno successivo si iscrive all’Accademia del Santo Ángel. Nell’ottobre 1959 viene quindi ammesso all’Università di Siviglia, nella facoltà di Lettere e Filosofia. In quel periodo aspira a un futuro come insegnante, ma il timore di non trovare facilmente lavoro dopo la laurea lo spinge a passare alla facoltà di Diritto.

Nel frattempo il giovane G. entra in contatto con alcuni gruppi politici, a partire dalle Juventudes obreras católicas (JOC), partecipando ad alcuni loro incontri pur senza aderire all’organizzazione, poiché ritiene insufficiente quella base ideologica per risolvere i gravi problemi sociali del paese. Piuttosto sporadica è inizialmente anche la sua partecipazione al movimento studentesco, almeno sino a quando non entra in contatto con alcuni membri delle Juventudes socialistas, tra cui il grande amico, e futuro collaboratore, Alfonso Guerra. Il suo limitato impegno politico si può in parte anche attribuire all’aiuto, prestato al padre, nell’allevamento bovino, il che tuttavia non gli impedisce di presenziare ad alcune riunioni dell’opposizione, a tessere rapporti con il Frente de Liberación Popular (FLP) e a partecipare nel 1963 alla contestazione contro il ministro Manuel Fraga, in occasione di una conferenza tenuta proprio nella facoltà di Diritto.

Dopo aver superato l’ultimo esame di giurisprudenza nel giugno 1965, G. vince una borsa di studio per l’Università di Lovanio, in Belgio, grazie al sostegno di un dirigente della Hermandad obrera de acción católica (HOAC). Il viaggio costituisce un momento fondamentale nella sua formazione, dato che gli permette di prendere visione per la prima volta della realtà europea e di osservare il funzionamento di un paese libero e democratico, ma anche di capire meglio la dura realtà di esuli ed emigranti. Proprio grazie all’incontro con questi ultimi, poveri, nonché sfruttati e odiati dagli indigeni, G. approfondisce le sue idee politiche e decide il passaggio da semplice simpatizzante a militante socialista, assumendo il nome di battaglia di Isidoro.

Tornato in patria, nell’estate del 1966 adempiere ai suoi obblighi militari in una caserma de Cáceres, in Estremadura, e nell’autunno del 1966 sostiene l’esame di laurea. Inizia quindi la sua collaborazione con la cattedra di Diritto del lavoro e sindacale, ma contemporaneamente, con l’assenso del partito, si prepara ad aprire uno studio di avvocato del lavoro, studio che materialmente inizia l’attività a cavallo tra il 1967 e il 1968. Grazie ad alcuni successi, il suo nome comincia a essere conosciuto nel mondo del lavoro e gli operai tornano ad avvicinarsi al sindacato socialista dell’Unión general de trabajadores (UGT), allora, naturalmente, costretto ad agire in clandestinità. Un viaggio di G. in Francia e in Belgio procura all’UGT preziosi contatti con le organizzazioni sindacali di questi paesi e favorisce prese di posizione internazionali contro il regime franchista.

La notorietà raggiunta da G. e dai suoi collaboratori all’interno del partito a Siviglia non poteva certo essere ignorata da Rodolfo Llopis, segretario nazionale del PSOE, né dagli altri dirigenti in esilio. Di conseguenza egli viene invitato, come rappresentante del partito in Andalusia, alla riunione del Comitato nazionale, che si tiene a Bayonne, in territorio francese ma nei pressi del confine spagnolo, nel luglio 1969. L’incontro suscita in lui un’impressione sostanzialmente negativa, poiché si rende conto che gli esuli di lungo periodo non conoscono più la realtà spagnola e sono diffidenti nei confronti delle nuove generazioni. Tuttavia egli approfitta dell’occasione per stringere contatti con alcuni giovani, e in particolare col basco Nicolás Redondo, futuro leader dalla UGT.

La sua principale attività continua comunque ad essere quella di avvocato del lavoro, attività peraltro che lo immerge profondamente nei grandi problemi sociali del paese e rappresenta per lui una formidabile scuola di formazione politica: si oppone infatti con gli strumenti del diritto ai licenziamenti politici contro militanti antifranchisti e dirigenti sindacali, tra cui l’amico Redondo, licenziato dalla Bazán.

Nel frattempo all’interno del partito cresce il prestigio di G, tanto che a partire dal Congresso di Tolosa del 1970 egli diventa il leader dei giovani e di tutti coloro che auspicano un profondo rinnovamento del PSOE. Inizialmente questa posizione non è in contrapposizione con quella di Llopis, ma anno dopo anno i loro rapporti diventano sempre più tesi. Neppure il regime resta a guardare: nel gennaio 1971 G. viene infatti arrestato a Madrid, dove si trovava per partecipare a una riunione di partito, e subisce anche una breve detenzione.

Il regolamento di conti con Llopis si verifica nell’ottobre del 1974, durante il congresso celebratosi nella cittadina francese di Suresnes. In quell’occasione, infatti, G. viene eletto segretario generale del PSOE grazie al sostegno dei giovani e di Redondo, che rinuncia a presentare la sua candidatura. Si tratta, evidentemente, non di un semplice ricambio al vertice, ma di una vera e propria svolta ideologica, dato che sotto la sua guida il partito abbandonerà presto una linea di stretta osservanza marxista per approdare verso posizioni socialdemocratiche. Di conseguenza negli anni successivi il PSOE intensifica i suoi contatti con tutti i partiti riformisti europei, e in particolare col Partito socialdemocratico tedesco.

Per poter svolgere nel migliore dei modi il suo mandato, nei primi mesi del 1975 G. si trasferisce a Madrid. Per lui questo è un periodo difficile, lontano dalla famiglia, con un’organizzazione partitica tutta da ricostruire e sotto il controllo della polizia politica, che lo aveva già arrestato una seconda volta nell’ottobre del 1974 e che nel giugno 1975 gli ritira nuovamente il passaporto.

Il contesto politico spagnolo era tuttavia in rapida evoluzione. La morte di Franco, avvenuta il 20 novembre 1975, aveva messo fine a un’agonizzante dittatura e aveva costituito la premessa di quella transizione democratica che convenzionalmente gli storici fanno iniziare nel luglio 1976 con la nomina di Adolfo Suárez a presidente del governo. Nel dicembre 1976 si celebra pertanto a Madrid il XXVII Congresso del PSOE, il primo all’interno della Spagna dai tempi della guerra civile. G. ne approfitta per consolidare la sua leadership, superare le polemiche interne e indicare una strategia politica per la transizione democratica. Il suo intervento viene pronunciato di fronte a figure di primo piano del socialismo europeo, da Willy Brandt a Michael Foot, da Olof Palme a Pietro Nenni, e all’Europa egli dedica diversi passaggi del suo discorso.

All’inizio del 1977 il PSOE torna ufficialmente a essere un partito legale, e lo stesso dicasi per il suo giornale, “El Socialista”. Alle elezioni del 1977, le prime dagli anni della guerra civile, il PSOE consegue un buon risultato, avendo ottenuto insieme ai socialisti catalani oltre il 28% dei voti, 118 seggi al Congresso e 36 al Senato. G. viene naturalmente eletto in Parlamento, dove va a ricoprire la carica di presidente del gruppo socialista. È confermato alle Cortes nel 1979, anno in cui il partito cresce ulteriormente sino a superare la soglia del 30%, pur restando la seconda forza politica del paese, dietro all’Unión de centro democrático (UCD) di Adolfo Suárez.

Nonostante l’indubbio rafforzamento del partito, conseguente ai buoni risultati elettorali, agli accordi col Partido socialista popular (PSP) di Enrique Tierno Galván e a un patto con i comunisti per le amministrative che consegna alle sinistre il governo delle principali città del paese, a cominciare da Madrid e Barcellona, il 1979 in realtà non è un anno facile per G., che viene contestato duramente dall’opposizione interna, che si richiamava più direttamente ai principi del marxismo; egli è comunque rieletto in settembre, durante i lavori di un congresso straordinario, anche perché la minoranza non disponeva di un leader altrettanto capace da potergli contrapporre.

Questa vicenda finisce comunque per rafforzare G. e l’unità del partito, come mostrò il XXIX Congresso, svoltosi nell’ottobre 1981. Nel frattempo era entrato in crisi il partito di governo dell’Udc, il paese aveva subito un tentativo di golpe, e il PSOE di fronte al nuovo esecutivo guidato da Leopoldo Calvo Sotelo aveva alternato momenti di collaborazione a momenti di opposizione, come nel caso della vicenda dell’ingresso della Spagna nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO).

Il 1982 è l’anno del trionfo, quando alle elezioni politiche il PSOE ottiene il 48,11% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari. Eletto primo ministro, G. si trova a gestire una situazione politica non semplice, caratterizzata dalla crisi economica e dalla fragilità delle istituzioni democratiche, ma a dispetto della sua giovane età, che faceva di lui il più giovane premier europeo, riesce nel contempo a rispondere alle aspettative dei suoi sostenitori e a fugare i timori dei settori più conservatori della società, consolidando le istituzioni, modernizzando l’economia, combattendo l’inflazione e decentrando il potere.

In politica estera il suo primo compito è quello di gestire le trattative per l’ingresso nella Comunità economica europea (CEE). La storia di tali trattative è lunga e tortuosa, basti pensare che la Spagna aveva presentato per la prima volta una richiesta di Associazione alla CEE nel febbraio 1962, che risaliva al dicembre 1964 il primo incontro esplorativo con una delegazione della Commissione europea, che sulla base dell’articolo 113 del Trattato CEE (v. anche Trattati di Roma) era stato firmato un accordo preferenziale, che nel luglio 1977 il ministro degli Esteri del governo Suárez, Marcelino Oreja, aveva presentato una richiesta di adesione vera e propria alle Comunità europee e che tali negoziati erano stati avviati formalmente nel febbraio 1979. Superate le questioni politiche, dato che la pregiudiziale democratica era una conditio sine qua non per l’ingresso nelle Comunità europee, restavano tuttavia in piedi le questioni economiche, poiché molti prodotti agricoli spagnoli erano in concorrenza con quelli francesi e italiani (v. anche Politica agricola comune).

Le resistenze provenivano in particolare da parte francese. Di conseguenza una delle prime mosse dell’esecutivo guidato da G. consiste nell’intavolare trattative dirette con Parigi, tramite il ministro degli Esteri Fernando Morán. I negoziati sono favoriti dalla comune appartenenza socialista dei rispettivi governi, dato che nel 1981 François Mitterrand era stato eletto Presidente della Repubblica francese, e dalla necessità di consolidare le istituzioni democratiche spagnole dopo il tentato golpe del febbraio 1981. Si procede allora settore per settore, e nella primavera del 1985 viene finalmente raggiunto un accordo su ogni capitolo. Importante in questa vicenda è inoltre il ruolo giocato da Helmut Kohl, che appoggia le istanze di Madrid in cambio del sostegno espresso da G. all’installazione di missili Pershing in territorio tedesco.

È indubbio che l’ingresso della Spagna in Europa, celebrato solennemente il 1° gennaio 1986, abbia costituito un grande successo per il PSOE e per il premier, anche perché, dopo qualche problema iniziale, le ricadute positive non avrebbero tardato a farsi sentire in termini di sviluppo economico, crescita degli investimenti stranieri, elargizione di fondi strutturali e di coesione. Più problematico è semmai il discorso sull’adesione alla NATO, dato che G. si schiera per il sì al referendum del marzo 1986 (vinto col 52,3%) rinnegando le sue precedenti convinzioni e rompendo di fatto con la sinistra pacifista del paese e del suo stesso partito.

In virtù di questi successi, G. si aggiudica pertanto anche le elezioni politiche anticipate del giugno 1986, nonostante una lieve flessione del partito. Nella Comunità la Spagna si schiera subito col fronte europeista, sviluppando una particolare sintonia con la Germania di Kohl e sostenendo l’Atto unico europeo, la Cooperazione politica europea (CoPE), l’incremento dei fondi strutturali e l’Unione dell’Europa occidentale (UEO). Questi orientamenti emergono chiaramente nel primo semestre 1989, quando alla Spagna spetta la presidenza di turno della Comunità: G. si adopera infatti per garantire una maggiore presenza europea sulla scena politica internazionale e per creare i presupposti dell’unione monetaria. Al Consiglio europeo di Madrid di giugno, il suo progetto di un’Europa sociale e solidale si scontra tuttavia con le resistenze e i veti espressi dal Regno Unito di Margaret Thatcher.

Superati i due difficili test elettorali del 1989, cioè le consultazioni europee di giugno e quelle politiche di ottobre, e incassato in luglio il successo della nomina del socialista Enrique Barón Crespo per la presidenza del Parlamento europeo di Strasburgo, G. prova a imprimere una svolta socialdemocratica alla sua azione di governo, dopo tanti anni di politiche economiche di stampo liberista, aumentando la spesa pubblica, migliorando il sistema di protezione sociale e creando un sistema sanitario nazionale. Questa operazione nasceva non solo dalla constatazione dell’incapacità del mercato, in quanto tale, di provvedere alla distribuzione della ricchezza, ma anche dalla necessità di ricucire con i sindacati ed evitare un travaso di voti popolari dal PSOE alla formazione di Izquierda unida.

Si tratta però solo di una breve fase, dato che di lì a poco i cosiddetti “parametri di Maastricht” (v. Criteri di convergenza) relativi al contenimento dell’inflazione e del debito pubblico, avrebbero reso nuovamente necessarie misure di contenimento della spesa. Quindi si riaprì il conflitto sociale nel paese, alimentato anche dall’alto tasso di disoccupazione, che arriva a superare il 24%, e dall’appoggio fornito agli Stati Uniti durante la prima guerra del Golfo, benché, a partire dai primi mesi del 1990, i problemi più grossi per G. arrivassero in realtà da inchieste giudiziarie per scandali ed episodi di corruzione che investono alti dirigenti del partito, tra cui il vicepresidente Alfonso Guerra. Di conseguenza iniziano ad appannarsi sia l’immagine del PSOE sia quella di G., anche se proprio sul piano dell’immagine il 1992 aiuta il premier grazie alla contemporanea fastosa celebrazione di tre eventi di grande rilevanza internazionale: le Olimpiadi di Barcellona, l’Esposizione universale di Siviglia nel V centenario della scoperta dell’America, e Madrid capitale europea della cultura.

Ma il peggio doveva ancora venire. Infatti, dopo la flessione elettorale registrata alle elezioni politiche del 1993, allorché il PSOE perde la maggioranza assoluta dei seggi e viene costretto a stringere un patto di legislatura con i catalanisti di Convergencia i Unió per poter continuare a governare, una nuova serie di scandali travolge l’establishment socialista, determinando le dimissioni di personaggi di primo piano della politica spagnola. G. stesso viene poi coinvolto nella nuova inchiesta del giudice Garzón sui GAL, dalla quale emergono evidenti legami tra questi gruppi e gli ambienti di governo nella conduzione della “sporca guerra” contro i terroristi dell’ETA (Euskadi ta askatasuna).

G. paga il conto alle elezioni europee del 1994, quando il Partido popular di José María Aznar diviene la prima forza politica del paese e il PSOE crolla al 30% dei consensi, perdendo voti sia a destra che a sinistra. Il copione viene ripetuto alle elezioni amministrative del 1995, quando l’avanzata del PP (Partido popular) si traduce nella conquista di ben dieci Comunità autonome. Nel frattempo, lo scandalo delle “intercettazioni” costringe alle dimissioni sia il vicepresidente del governo sia il ministro della Difesa.

Intanto, già da alcuni anni l’atteggiamento di G. nei confronti del processo d’integrazione europea era diventato più prudente e pragmatico, e caratterizzato da una maggiore attenzione verso i cosiddetti “interessi nazionali”, tanto da arrivare a condizionare la firma del Trattato di Maastricht al riconoscimento del principio di coesione (v. Politica di coesione), che nel 1994 si sarebbe poi tradotto nella creazione di uno specifico fondo di finanziamento del quale la Spagna avrebbe ampiamente beneficiato (v. Fondo di coesione), e da spingere in più occasioni il suo governo a contrattare anche i nuovi allargamenti (v. Allargamento) dell’Unione europea (UE) per il timore che il paese potesse perdere i fondi strutturali in favore di altre regioni meno sviluppate del continente.

Detto ciò, G. continua tuttavia a credere che il destino della Spagna sarebbe stato strettamente legato a quello dell’Europa, e quindi difende strenuamente la permanenza della peseta nel Serpente monetario quando il paese è vittima di attacchi speculativi, così come sostiene senza indugio la partecipazione della Spagna a tutte le fasi dell’Unione economica e monetaria, nonostante i sacrifici che il piano di convergenza avrebbe imposto. Di qui il premio internazionale Carlo Magno, conferitogli nel 1993 ad Aquisgrana proprio per il suo impegno europeista, nonché lo sviluppo di ottimi rapporti personali con il cancelliere tedesco Helmut Kohl e con il presidente della Commissione europea Jacques Delors, tanto che da più parti viene avanzata la proposta di una sua candidatura a Presidente della Commissione europea.

Nel giugno 1994 G. però rifiutò tale candidatura, preferendo evidentemente gli impegni di Madrid rispetto a quelli di Bruxelles. Nella seconda metà del 1995 G. rappresenta perciò ancora la Spagna durante il nuovo turno di presidenza del Consiglio europeo, quando Barcellona e Madrid sono rispettivamente sedi di due importanti eventi internazionali: in novembre, la conferenza euromediterranea, che pone le premesse per la creazione di un’area di libero scambio comprensiva di oltre 800 milioni di abitanti, e, in dicembre, il Consiglio europeo di Madrid, che tra l’altro imprime un’accelerazione al processo di unione monetaria.

Ma ormai G. si appresta a uscire di scena. Come previsto, egli infatti viene sconfitto alle elezioni politiche anticipate del marzo 1996 e costretto dopo quattordici anni a consegnare la guida del paese al PP di José María Aznar. Semmai in questa consultazione sorprende la discreta tenuta dei socialisti, che, pur avendo perso, ottengono circa il 38% dei voti e si collocano a meno di un punto percentuale al di sotto dei popolari.

Al contrario, costituisce un inatteso colpo di scena l’annuncio delle dimissioni di G. da segretario nazionale del PSOE durante il XXXIV Congresso del partito, nel giugno del 1997, e la sua sostituzione con Joaquín Almunia. Essendo molto noto a livello internazionale e stimato tra i socialisti del Partito del socialismo europeo (PSE), molti pensavano che G. avrebbe potuto effettivamente avere una seconda vita politica in Europa. Questa ipotesi diviene una possibilità più che concreta nel 1999, quando dopo le dimissioni di Jacques Santer da presidente della Commissione, il suo nome viene indicato nella lista dei successori, ma alla fine prevale Romano Prodi grazie alla sua capacità di raccogliere consensi più ampi e trasversali.

Defilato dal centro della vita politica, pur continuando a sedere nelle Cortes, dove rimane sino al 2004, a svolgere diverse missioni internazionali per conto dell’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (OSCE) e dell’ONU nella ex Iugoslavia e ricoprire alcuni incarichi nell’Internazionale socialista, dalla fine degli anni Novanta G. si è soprattutto dedicato all’analisi e alla riflessione politica, attività che si è concretizzata principalmente in articoli per “El País” e nella pubblicazione di alcuni volumi, nei quali egli per lo più ha rivisitato criticamente gli ultimi anni della politica spagnola: El socialismo, 1997, El futuro no es lo que era, scritto in collaborazione col noto giornalista Juan Luis Cebrián, 2001 e Memorias del futuro, del 2003.

G.ha presieduto il Gruppo di riflessione sul futuro dell’Europa, creato nel dicembre 2007 al fine di avanzare proposte sulle priorità a lungo termine dell’UE.

Guido Levi (2009)