Haider, Jörg

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H. (Bad Goisern 1950), figlio di un calzolaio che aveva militato nel partito nazista, ha una brillante carriera accademica: si iscrive alla facoltà di Legge a Vienna nel 1969, consegue il dottorato nel 1973 e dal 1972 al 1976 è assistente presso la stessa università.

Attivo a partire dal 1965 nei movimenti giovanili di destra, durante i suoi studi H. fonda il Ring Freiheitlicher Jugend (RFJ), legato al Partito austriaco della libertà (Freiheitliche Partei Österreichs, FPÖ). Dal 1979 al 1983 è presidente della sezione regionale dell’FPÖ della Carinzia e nel 1983 ne diventa segretario regionale. La prima tappa della sua ascesa è rappresentata dalle elezioni del 1984: il FPÖ conquista il 16% dell’elettorato in Carinzia, aumentando del 4,3% i propri voti rispetto alle elezioni precedenti.

In quello stesso anno H. diventa capo del partito, ottenendo al congresso del FPÖ il 57,7% dei voti dei delegati. La nuova presidenza ha come conseguenze la fine della coalizione di governo tra il Partito della libertà e il Partito socialista (Sozialdemokratische Partei Österreichs, SPÖ) a livello nazionale, annunciata dal cancelliere Franz Vranitzky. Le nuove elezioni, indette il 23 novembre 1986, mostrano una forte crescita del FPÖ, che raddoppia il suo elettorato, passando dal 4,98% del 1983 al 9,72% del 1986. Ciononostante, viene riformata una “grande coalizione” tra il Partito socialista e il Partito conservatore (Österreichische Volkspartei, ÖVP). La reazione di H. a tale esclusione consiste in un durissimo attacco alla “grande coalizione”.

Tale strategia si dimostra vincente: il FPÖ ottiene crescenti consensi durante le campagne elettorali di Vienna (novembre 1987), della Bassa Austria (ottobre 1988), del Tirolo, di Salisburgo, e ancora della Carinzia (marzo 1989). Durante le elezioni del 1989, l’FPÖ ottiene in Carinzia il risultato sensazionale del 13,03% e diventa così la seconda forza politica, facendo scalare i conservatori dell’ÖVP al terzo posto. La formazione del nuovo governo regionale è accompagnata da attacchi contro Haider e da dissidi fra i socialisti e i conservatori, che conducono alla coalizione tra l’FPÖ e l’ÖVP, e all’elezione di H. a presidente regionale (Landeshauptmann) a fine maggio 1989. Con il 97,5% dei voti, H. viene rieletto come presidente del FPÖ durante il ventesimo congresso del partito nel maggio 1990. Inoltre, durante le elezioni nazionali del 7 ottobre 1990 il Partito della libertà riporta un ulteriore successo, ottenendo il 16,6% dei voti.

La carriera di H. sembra però in pericolo a causa delle sue affermazioni circa il carattere esemplare della politica occupazionale del III Reich. Dopo vari scontri con l’ÖVP e il Partito socialista, Haider annuncia la fine della coalizione con l’ÖVP in Carinzia il 21 giugno 1991. A seguito di questa presa di posizione, un voto di sfiducia del SPÖ, appoggiata segretamente dall’ÖVP, rovescia il governo della Carinzia. Il presidente regionale dell’ÖVP nella Carinzia, Christof Zernatto, viene eletto quindi presidente della Carinzia il 25 giugno 1991. Le vittorie del partito di H. però continuano con il successo nello Steiermark (settembre 1991), nell’Alta Austria (ottobre 1991) e infine a Vienna (dicembre 1991).

Nel frattempo il FPÖ viene trasformato da H. attraverso l’allontanamento di figure politiche che avevano rivestito un ruolo rilevante nel partito prima della sua ascesa. Norbert Gugerbauer, capo del gruppo FPÖ nel Parlamento nazionale, nel marzo 1992 annuncia la sua rinuncia agli incarichi politici, facendo strada a H., che gli subentra nella carica parlamentare. Poco tempo dopo, a causa dello stile autoritario di H., si ritira anche il deputato Georg Mautner-Markhof, che rappresentava la linea economica liberale all’interno del FPÖ.

Un ulteriore dissidio interno al Partito della libertà viene provocato dalla proposta di H. di una raccolta di firme per un referendum contro gli immigrati, precedente alle elezioni nazionali del 1994. Il programma elaborato da H. nel novembre 1992 (Zwölf-Punkte-Programm) prevede, come punto fondamentale, la chiusura delle frontiere austriache all’immigrazione. Heide Schmidt, esponente liberale del FPÖ, si rifiuta, sola fra i dirigenti del partito, di appoggiare tale decisione. La campagna contro l’immigrazione di H. con il titolo “Österreich zuerst” (Prima l’Austria) è destinata ad una sconfitta: essa è appoggiata solo da 417.000 firme (il 7,37% dei votanti). Pochi giorni dopo Heide Schmidt e altri membri prominenti del partito si ritirano dal FPÖ e organizzano il Forum liberale.

Nel maggio 1993, nel corso di un congresso straordinario del partito, H. dà inizio ad una campagna aggressiva contro l’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), che sfocia nella proposta di subordinare l’accesso dell’Austria all’Unione europea, a condizioni assai restrittive, fra cui la rinuncia da parte dell’UE al progetto di uno stato centrale europeo. Gli argomenti principali indicati da H. nella sua campagna euroscettica (v. Euroscetticismo) consistono nella denuncia della riduzione della sovranità nazionale austriaca, conseguenti all’entrata nell’UE, e nella definizione dell’UE come organismo burocratico, dominato da interessi politici e non rappresentativo della volontà popolare. In tal senso il congresso del Partito della libertà, svolto nell’aprile 1994, dà direttive ai rappresentanti parlamentari di rifiutare gli accordi di adesione, ma non si pronuncia sulla condotta da adottare in occasione del referendum sull’adesione dell’Austria alla UE del 12 giugno 1994. L’Austria diviene, quindi, paese membro dell’Unione europea, avendo i favorevoli conseguito una larga maggioranza, pari al 66,39% dei voti espressi.

Nel marzo 1994, durante le elezioni regionali del Parlamento della Carinzia, H. dà un segnale di svolta politica, abbandonando la tesi della coappartenenza dell’Austria alla comunità di cultura e di popolo tedesca. Il riferimento all’unità della cultura tedesca era stato un principio fondamentale del Partito della libertà, che, alla sua formazione nel dopoguerra, aveva accolto i sostenitori del progetto della “Grande Germania”, che avrebbe unito Germania e Austria. Il successo di H. nelle elezioni politiche successive premierà questa svolta.

L’ascesa dell’FPÖ è evidente nel risultato delle elezioni del Parlamento regionale di Vorarlberg, svoltesi nel settembre 1994, quando il FPÖ supera per la prima volta i socialisti. Il risultato delle elezioni nazionali di ottobre 1994 conferma la formula vincente della strategia di H. di attaccare l’immobilismo del sistema bipartitico austriaco: il FPÖ conquista il 22,6% dei voti contro il 35,2% del SPÖ e il 27,7% dell’ÖVP. Tale successo non impedisce la formazione di un’altra grande coalizione fra ÖVP e SPÖ, dopo il rifiuto dell’ÖVP a collaborare con il Partito della libertà per la formazione di una coalizione di minoranza.

Nel 1995 H. e la dirigenza dell’FPÖ intraprendono una riforma strutturale radicale del partito, che diviene un movimento dal nome Die Freiheitlichen-Bewegung 1998. Nello stesso periodo H. riconferma la svolta ideologica del partito contro l’ipotesi di una “Grande Germania” e si appella ad un ritorno ai valori borghesi dell’onestà, del decoro, dello zelo e dell’ordine, auspicando contemporaneamente la formazione di una terza Repubblica, che avrebbe condotto a un consolidamento del sistema presidenziale, alla fine dello stato camerale e al rafforzamento dei metodi della democrazia diretta. La sua concezione di politica estera si sostanzia in alcuni punti principali enunciati nell’aprile 1995: la fine della Neutralità dell’Austria e l’entrata del paese nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO).

Le dichiarazioni di H. a sostegno delle milizie Waffen SS nel dicembre 1995 a Ulrichsberg provocano un altro scandalo nel mondo politico, che però non causa reazioni significative né da parte delle forze politiche, né da parte degli elettori. Al contrario, le elezioni nazionali del 17 dicembre 1995 confermano l’ulteriore ascesa del FPÖ con il 22,2% dei voti. Lo stesso H. viene riconfermato a novembre 1996 capo del partito con il 98,5% dei voti.

Al congresso del partito nell’ottobre 1997, il FPÖ abbandona definitivamente la corrente del pangermanesimo, dichiarandosi “partito del patriottismo austriaco”, e si propone in materia economica un progetto di riconciliazione del modello del libero mercato con quello socialdemocratico attraverso la formula dell’economia di mercato corretta da regole del fairplay (fairen Marktwirtschaft). Inizia nel contempo la campagna euroscettica di H., che però non riesce ad ottenere nessun risultato apprezzabile contro l’introduzione dell’euro nel paese. Più successo ha, invece, un’altra iniziativa chiaramente contraria all’integrazione dei paesi dell’Est, e cioè il sindacato della libertà austriaco (Freien Gewerkschaft Österreichs, FGÖ), fondato come fronte contro i lavoratori provenienti dai paesi dell’Europa orientale. Nel 1998, a settembre, H. insiste sulla sua linea politica di rifiuto dell’Allargamento dell’UE ai paesi ex-comunisti e scatena uno scandalo politico con le sue dichiarazioni sulla necessità di compensare la minoranza dei sudeti tedeschi delle loro perdite economiche e morali dopo la Seconda guerra mondiale, da parte del governo ceco.

Le elezioni del parlamento nazionale dell’ottobre 1999 vedono il trionfo del partito di H. e costituiscono la chance per andare al governo. L’esito di tali elezioni rappresenta, infatti, una secca perdita per i conservatori (ÖVP ha solo il 26,91% dei voti), una sconfitta per i socialisti, che con il 33,15% conseguono il loro peggiore risultato dalla fine della Seconda guerra mondiale, e il trionfo del FPÖ, che con il 26,91% raggiunge per la prima volta a livello nazionale il Partito conservatore. Dopo vari tentativi falliti di formare una grande coalizione, il capo dell’ÖVP, Wolfgang Schüssel, dà il via alla coalizione con l’FPÖ e giura come cancelliere il 4 febbraio 2000. L’entrata di H. e del suo partito nel governo provocano sia in Austria che all’estero forti reazioni di protesta, dovute all’euroscetticismo di H., alle sue dichiarazioni scandalose sul nazismo e ai suoi atteggiamenti aggressivi contro gli ebrei e gli immigrati. Malgrado H. rinunci a qualsiasi ruolo nel governo e nei mesi successivi ceda la presidenza del partito a Susanne Riess-Passer, e benché i due partiti ÖVP e FPÖ si impegnino a rispettare e promuovere i valori fondamentali dell’UE e i suoi scopi in un preambolo al patto di coalizione, gli stati membri dell’UE decidono di limitare temporaneamente i loro contatti bilaterali con l’Austria e Israele vieta a H. l’ingresso nel suo territorio.

Le sanzioni dell’UE contro l’Austria costituiscono il primo esempio di politica comune dell’UE contro una forza politica al governo di un paese membro: si apre un dibattito molto intenso nel mondo politico internazionale sull’opportunità di intervenire per sanzionare un partito regolarmente eletto in uno Stato membro. Tale controversia provoca paradossalmente la reazione negativa della maggior parte delle forze politiche e dell’opinione pubblica austriaca e causa ulteriori provocazioni di H., che minaccia il ritiro dell’Austria dall’UE e che definisce Joschka Fischer, ministro degli esteri tedesco, «ex simpatizzante della RAF» (Rote Armee Fraktion, organizzazione terroristica tedesca).

Benché assente dalla scena politica nazionale, nell’ambito del FPÖ H. rimane, in questa fase, l’autorità fondamentale, come del resto ammettono anche il vicecancelliere Susanne Riess-Passer e il capo gruppo del FPÖ in Parlamento Peter Westenthaler. Anche durante il periodo della coalizione fra FPÖ e ÖVP H. non modera i toni della sua campagna politica, che minaccia perfino la stabilità della stessa coalizione: la crisi più grave a questo proposito viene provocata dalla raccolta di firme contro la centrale atomica ceca di Temelin (le firme ammontano a 915.000). La durissima protesta contro Temelin si affianca, nella propaganda politica di H. e del suo partito, a una forte polemica antieuropeista: H. difende l’idea di imporre un veto all’entrata della Repubblica Ceca nell’UE nel caso che essa non sospenda l’attività della centrale atomica di Temelin e non risarcisca la minoranza tedesca dei Sudeti dalle perdite subite a causa dei Decreti Beneš. Tale linea antieuropeista era già evidente nelle campagne politiche di H. del 2000 contro l’allargamento dell’UE e contro il progetto di integrazione europea: allora H. si era scontrato con il delegato del governo austriaco per le questioni dell’allargamento dell’UE, Erhard Busek. Nel 2002 il rinnovato antieuropeismo di H. scatena non solo un ulteriore raffreddamento dei vertici dell’UE verso il partito FPÖ, ma anche lo scontro con il partito di coalizione ÖVP e una crisi di governo.

Un ulteriore episodio imbarazzante per la comunità internazionale e per le forze politiche moderate di governo, nonché per alcuni settori dello stesso FPÖ, è la visita di H. al dittatore iracheno Saddam Hussein, nel febbraio 2002. La reazione alle polemiche causate dal suo euroscetticismo e dalla sua visita in Iraq provoca la decisione di H. di ritirarsi dal comitato di coalizione (Koordinationagremium ÖVP/FPÖ) e dalla politica a livello nazionale; ma dopo l’insistenza della base del partito H. torna sulle sue decisioni e anzi si impegna a organizzare le forze politiche di destra in vista delle elezioni europee. A fine luglio 2002, un incontro a Pörtschach del presidente della Carinzia, H., con il rappresentante politico più significativo dei Vlaams Bloc (partito fiammingo di destra), Philippe Dewinter, convocato a tal scopo, provoca una discussione aspra ai vertici del FPÖ. In particolare, Susanne Riess-Passer, non informata dell’ipotesi proposta da H. di collaborare con i partiti della destra populista europea, e specificatamente con i Vlaams Bloc, sottolinea la scarsa sintonia tra il FPÖ e tale partito belga, e nello stesso tempo la fattibilità di un possibile accordo con la Lega nord italiana.

Tale iniziativa e la divergenza politica con H. sulla politica delle riforme economiche, provocano un forte dissidio interno al FPÖ e, conseguentemente, le dimissioni di Susanne Riess-Passer (vicecancelliere), del ministro delle Finanze Karl-Heinz Grasser, del ministro delle Infrastrutture Mathias Reichold e del presidente del partito Peter Westenthaler. La crisi provoca la caduta del governo.

Il candidato prescelto dal FPÖ per le elezioni è Herbert Haupt. La campagna politica si fonda su tre punti fondamentali: la restrizione del diritto di asilo, l’euroscetticismo, l’attacco agli immigrati. Le elezioni della Camera dei rappresentanti del 24 novembre 2002 conducono a una netta sconfitta del Partito della libertà, i cui consensi calano al 10,1%. Dopo varie consultazioni e ipotesi di alleanza, nel febbraio 2003 viene comunque riconfermata la coalizione nero-blu (ÖVP-FPÖ).

H., attaccato dal partito come principale responsabile della sconfitta, accentua ulteriormente i toni euroscettici. Il 1° settembre 2003 critica il patto di stabilità europea durante la campagna informativa sull’euro organizzata dalla banca nazionale austriaca; in ottobre elabora un programma di richieste per il governo in cui critica Bruxelles per il suo burocratismo; il 19 novembre propone un referendum in Austria sulla futura Costituzione europea.

Nel marzo 2004 il FPÖ vince le elezioni della Carinzia con il 42,5% dei voti e H., sostenuto anche dal SPÖ, è rieletto governatore della regione. Ma al di fuori della Carinzia il FPÖ andava perdendo consensi, come si evince dal pessimo risultato conseguito alle elezioni europee del giugno 2004. Per cercare di arginare questo declino, nell’aprile 2005 H. lascia il partito e fonda l’Alleanza per il futuro (Bündnis Zukunft Österreich, BZÖ): H. ne assume la leadership. Alle elezioni politiche del 2006 la nuova formazione ottiene soltanto il 4,1% dei consensi, superando di poco la soglia di sbarramento del 4%. Ostile alla Costituzione europea e al Trattato di Lisbona, propone una consultazione popolare sull’argomento e denuncia la «dittatura dell’Unione europea».

Alle elezioni federali del settembre 2008 il partito di H. ottiene il 10,7% dei voti, conseguendo un risultato superiore alle previsioni; il successo dell’estrema destra austriaca è ancora più marcato se si prende in considerazione anche il 17,5% dei consensi registrati dal FPÖ. A pochi giorni di distanza dalle elezioni, e più precisamente alle ore 1.15 dell’11 ottobre, uno spaventoso incidente stradale verificatosi a Lambichl (una frazione di Köttmannsdorf, in Carinzia) provoca la morte di H. Le cause vengono individuate nell’alta velocità della sua auto, nonché nelle tracce di alcool rinvenute nel sangue.

Patricia Chiantera-Stutte (2010)

Bibliografia

Bailer-Galanda, B., Neugebauer, W., Haider und die Freiheitlichen in Österreich, Elefanten Press, Berlin 1997.

Haider J., Friede durch Sicherheit. Eine österreichische Philosophie für Europa, Freiheitlisches Bildungswerk, Wien 1996.

Haider J., Die Freiheit, die ich meine, Ullstein, Frankfurt 1993.

Luverà B., Il dottor H. Haider e la nuova destra europea, Einaudi, Torino 2000.

Wodak R., Pelinka A. (a cura di), The Haider Phenomenon in Austria, Transaction Publ., New Brunswick 2002.