Heinemann, Gustav Walter

H. (Schwelm 1899-Essen 1976) crebbe in un ambiente familiare medio-borghese. Conseguito nel 1917 il diploma di maturità a Essen, evitò il servizio di leva a causa di un disturbo cardiaco. Dopo la guerra studiò giurisprudenza, scienze politiche, economia politica e storia presso le università di Münster, Monaco, Gottinga, Berlino e Marburg. Dal 1919 si impegnò politicamente a Marburg nel gruppo studentesco del partito liberale Deutsche demokratische Partei (DDP) istituito da Friedrich Naumann (1860-1919). In questo ambiente strinse amicizia con tre personalità, che lo accompagnarono nel corso della sua vita. La prima fu Wilhelm Röpcke (1899-1966), che divenne in seguito professore di economia politica ed elaborò la teoria dell’economia sociale di mercato. Anche il capogruppo della DDP a Marburg, Ernst Lemmer, fu amico di H. Lemmer in seguito fondò nel 1945 il Partito democratico cristiano (Christlich-demokratische Partei, CDU) nella zona d’occupazione sovietica, e nella Repubblica federale della Germania divenne ministro nel governo di Konrad Adenauer. Infine strinse amicizia col capo di un gruppo studentesco socialista, Viktor Agartz (1897-1964), che dopo il 1945 divenne il primo teorico d’economia del Partito socialdemocratico della Germania (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD), nonché un alto funzionario della Confederazione dei sindacati tedeschi (Deutscher Gewerkschaftsbund, DGB).

Nel 1921 H. superò il primo esame di Stato in giurisprudenza, conseguì il dottorato in scienze politiche e iniziò il suo praticantato come giurista. Nel 1928 divenne procuratore e consulente legale delle Rheinische Stahlwerke a Essen, del cui consiglio di amministrazione fece parte successivamente, e cioè dal 1936 al 1948. Dal 1933 al 1939 ebbe inoltre un incarico d’insegnamento presso l’Università di Colonia.

Convertitosi al cristianesimo, nel 1930 H. aderì al partito protestante Christlich-Sozialer-Volksdienst e nel 1933 fu eletto presbitero della sua parrocchia, carica che ricoprì fino al 1948.

Dopo l’avvento al potere dei nazionalsocialisti nel 1933 nacque il movimento dei Cristiani tedeschi (Deutsche Christen), che divenne uno strumento di controllo da parte del regime sulle Chiese protestanti. Contro questa infiltrazione nazista nell’ambiente riformato si formò un movimento di Resistenza, la Chiesa confessante (Bekennende Kirche), che con esplicito riferimento alla confessione biblica rifiutò categoricamente ogni intromissione dello Stato negli affari ecclesiali e parrocchiali. In occasione del primo sinodo della Chiesa confessante nel maggio del 1934 a Wuppertal-Barmen, H. incontrò il teologo svizzero Karl Barth, che esercitò su di lui una forte influenza teologica e politica.

H. partecipò alla stesura della cosiddetta “Dichiarazione di Barmen” della Chiesa confessante, e aderì al consiglio a capo del movimento, dove svolse soprattutto funzioni giuridiche. Le sue attività nella Chiesa confessante lo misero in stretto contatto con i maggiori esponenti della resistenza ecclesiale, come Martin Niemöller, Johannes Lilje, Helmut Gollwitzer, Heinrich Albertz. I rapporti di H. con queste personalità, le quali svolsero poi nella Repubblica Federale Tedesca funzioni cruciali nella ristrutturazione delle Chiese protestanti, continuarono anche nel dopoguerra, nonostante alcuni diverbi politici.

I crescenti conflitti all’interno del movimento e la divergenza di opinioni sulle forme di azione che avrebbero dovuto opporsi al nazismo, delusero H. Seguendo Barth, egli aveva sempre considerato la resistenza contro il nazismo tanto importante quanto la riformazione e perciò credeva fermamente che l’unità delle Chiese protestanti fosse indispensabile per la resistenza stessa.

Nell’agosto del 1938 H. abbandonò le sue cariche nella Chiesa confessante e si dedicò alle sue funzioni a livello parrocchiale. Rimase inoltre nella presidenza dell’Associazione cristiana dei giovani di Essen dal 1937 al 1950. Partecipò nell’autunno del 1945 alla stesura della dichiarazione di colpa (Stuttgarter Schuldbekenntnis), con la quale le Chiese evangeliche tedesche ammisero pubblicamente di non essersi opposte in modo efficace e sufficiente al nazionalsocialismo. Nell’estate del 1945 H. entrò a far parte del vertice della Chiesa evangelica della Renania, e nell’agosto fu eletto membro del consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Evangelische Kirche in Deutschland, EKD) di cui fu presidente dal 1949 al 1955.

Dal 1948 al 1962 H. fu membro della commissione degli affari internazionali del Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra. Benché avesse sempre sostenuto di voler mantenere il distacco tra l’attività politica e l’appartenenza alla chiesa, cercò nel dopoguerra di proseguire nella sua carriera politica, che fu influenzata sin dall’inizio dalle sue convinzioni religiose.

Nel 1945 le forze d’occupazione britanniche designarono H. sindaco di Essen. Nello stesso anno H. fu tra i fondatori della Unione democratica cristiana (Christlich-demokratische Union, CDU) di Essen. Sindaco fino al 1949, dal 1947 al 1950 fu deputato del consiglio della Renania settentrionale-Vestfalia, dove dal 1947 fu anche ministro della Giustizia. Tuttavia H. abbandonò il suo posto al ministero già nel 1948 per dedicarsi appieno ai suoi impegni comunali e alle sue funzioni ecclesiastiche. Per lo stesso motivo rifiutò nel 1948 anche una nomina a membro del Consiglio parlamentare, l’assemblea incaricata della stesura della nuova Costituzione.

Altrettanto decisamente H. respinse l’idea di Adenauer di proporlo a una candidatura per le prime elezioni nazionali nell’agosto del 1949. Partecipò, però, attivamente alla campagna elettorale della CDU, ritenuta da lui l’unico partito eleggibile per gli evangelici. Nonostante i suoi precedenti rifiuti, H. accettò la carica di ministro degli Interni nel primo gabinetto di Adenauer.

Il rapporto di H. con Adenauer fu fin dall’inizio molto teso. Riguardo sia alla politica estera sia a quella con la Germania orientale, le loro posizioni rimasero inconciliabili. H. diede sempre la priorità assoluta alla Riunificazione tedesca, mentre Adenauer accelerò l’integrazione della Germania occidentale con gli altri paesi occidentali (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Presto emersero conflitti insuperabili a causa della doppia carica di H. di presidente della Chiesa evangelica tedesca e di ministro nel gabinetto di Adenauer. Nell’EKD, che era ancora rimasta fra le poche istituzioni presenti sia nella Germania occidentale sia in quella orientale, H. cercò di preservare l’unità della Germania e perseguì una politica di distensione. Tuttavia, come ministro H. fu costretto ad avallare la politica del suo cancelliere e cioè ad appoggiare l’integrazione occidentale della Repubblica Federale Tedesca (RFT), che cementò la divisione della Germania. Perfino l’adesione della RFT al Consiglio d’Europa sollevò forti dubbi in H.

La rottura definitiva nel rapporto con Adenauer fu provocata, però, in seguito alla questione del riarmo della RFT. H., come pacifista e funzionario ecclesiale, aveva sempre condannato i tentativi di riarmo della Germania orientale e occidentale. Egli sostenne il piano, lanciato dal celebre pastore Martin Niemöller, di rendere neutrale la Germania unita sotto il controllo delle Nazioni unite. Quando Adenauer offrì, di propria iniziativa e senza avere preliminarmente conferito col suo gabinetto, un contributo militare tedesco alle potenze occidentali, H. si dimise dalla sua carica. Era l’ottobre del 1950. Nel novembre del 1951 fondò insieme alla presidentessa del partito cattolico del Centro, Helene Wessel, l’Unione d’emergenza per la pace europea (Notgemeinschaft für den Frieden Europas, NG), un movimento al di fuori dei partiti che riuniva tutti coloro che avversavano il riarmo tedesco.

Dopo la ratifica del Trattato tedesco nel maggio del 1952, che rese definitiva l’integrazione politica e militare della RFT nelle forze occidentali, la NG si sciolse. H. lasciò nell’ottobre del 1952 il CDU e fondò nel mese successivo insieme a Helene Wessel un piccolo partito cristiano di sinistra, il Partito popolare della Germania unita (Gesamtdeutsche Volkspartei, GVP).

Riguardo alla politica estera la GVP seguì una linea opposta a quella di Adenauer, mentre per quanto concerne la politica interna e il programma economico, non riuscì a sviluppare un proprio profilo. Inoltre il tentativo di una collaborazione della GVP con il partito socialdemocratico (SPD) fallì e nelle elezioni nazionali essa raggiunse soltanto l’1,2% dei voti, rimanendo esclusa dalla Camera dei deputati.

Nondimeno H. continuò a cercare l’appoggio per la GVP da parte di vari partiti e di diverse organizzazioni. Insieme alla SPD iniziò nel novembre del 1954 “L’azione della Germania unita” (Gesamtdeutsche Aktion) che deliberò nel gennaio del 1954 il cosiddetto “Manifesto tedesco”, contrario alla ratifica dei Trattati di Parigi. Il suo forte impegno politico verso il neutralismo provocò l’avversione da parte dei circoli conservatori della EKD, che chiesero le dimissioni di H. Nel sinodo del 1955, in cui egli chiese l’appoggio ecclesiastico per supportare la sua politica, H. non fu più eletto presidente della EKD, riuscendo però a rimanere al vertice della confederazione.

Alla sconfitta nella EKD si aggiunse poco dopo la sconfitta politica. Con la ratifica del Trattato di Parigi in Parlamento e l’integrazione militare della RFT nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), nonché una serie di sconfitte elettorali a livello regionale, la GVP si sciolse nel maggio del 1957. Il vertice del partito consigliò ai membri di aderire alla SPD. Oltre a H., il quale entrò subito nel vertice della SPD, aderirono al Partito socialdemocratico anche Helene Wessel, Erhard Eppler, Johannes Rau e Diether Posser.

Uno dei primi discorsi di H. come membro della SPD alla Camera dei deputati nel gennaio 1958 verteva sulla politica dell’integrazione occidentale di Adenauer. Benché fosse in genere favorevole all’avvicinamento della Germania Ovest all’Occidente, H. temeva che si verificasse un ulteriore peggioramento nei rapporti con i paesi comunisti e che fallisse ogni tentativo di riunificazione della Germania. Questo celebre discorso, che ebbe un largo consenso pubblico, gli permise l’ascesa al vertice della SPD.

H. partecipò attivamente alla riforma del programma della SPD nel 1959 (il programma di Godesberg), con la quale il partito abbandonava la dottrina marxista e si trasformava in un partito popolare. Nei primi anni H. continuò a opporsi al riarmo nucleare delle forze militari tedesche, pur non riuscendo a promuovere un referendum contrario al riarmo. Inoltre, non poté imporre al partito il suo piano, elaborato insieme a Herbert Wehner nel 1959, per l’unificazione della Germania, da realizzare attraverso un processo graduale di costituzione della Germania come paese neutrale. Con il programma di Godesberg, H. accettò infine l’avvicinamento della politica estera dei socialdemocratici alle posizioni del governo di centrodestra. La politica tedesca e quella estera rimasero al centro del suo interesse: dal 1957 al 1969 fu eletto nella SPD alla Camera dei deputati, e fece parte dal 1957 fino a 1967 delle commissioni per gli Affari esteri, per la Politica tedesca e per gli Affari di Berlino in Parlamento. Durante la Grosse Koalition (grande coalizione) di CDU-CSU e SPD, H. divenne ministro della Giustizia del governo Kiesinger-Brandt (v. Kurt Georg Kiesinger, Willy Brandt).

All’iniziativa di H. risaligono le importanti riforme del diritto penale e del diritto penale politico, nonché l’annullamento della prescrizione dei crimini nazisti. Durante le contestazioni giovanili della seconda metà degli anni Sessanta, H. difese la liberalizzazione della giustizia di fronte a una opinione pubblica che richiedeva pene più severe e persino la pena di morte.

Inoltre, benché il suo carattere antiautoritario lo portasse a comprendere i fini della rivolta giovanile e lo spingesse a cercare il dialogo, egli respinse categoricamente ogni forma di violenza. Proprio per le esperienze vissute durante la Repubblica di Weimar, H. riteneva fondamentali la difesa e protezione dello Stato di diritto; perciò fu uno dei maggiori fautori della discussa ratifica delle leggi speciali (Notstandsgesetze) nel maggio 1968, che autorizzavano le forze dello Stato a intervenire nello stato d’emergenza esterna o interna.

Nel 1969 H. fu proposto dalla SPD come candidato per le elezioni anticipate del nuovo Presidente della Repubblica, mentre la CDU nominò l’ex ministro degli Affari esteri Gerhard Schröder. Nel 5 marzo 1969 H. fu eletto nel terzo scrutinio con la maggioranza semplice e con i voti del partito liberale di opposizione FDP (Freie demokratische Partei). H. fu il primo socialdemocratico a essere eletto nel 1° luglio del Tale elezione fu il simbolo e l’inizio di un cambiamento politico che si espresse in seguito con la formazione del governo socialdemocratico-liberale di Willy Brandt e Walter Scheel nel settembre dello stesso anno.

H. fu senz’altro un presidente molto discusso, in quanto fu decisamente più politico dei suoi predecessori, pur esercitando la carica con eguale imparzialità. Durante il periodo dell’Ostpolitik di Brandt, H. si dedicò esplicitamente alla riconciliazione dei rapporti con i paesi occidentali di inferiore importanza geopolitica. Quando la riconciliazione con la Francia era già in uno stato avanzato, H. cercò la riappacificazione con i paesi vicini più piccoli che erano stati vittime della Germania nazista e nei quali erano rimasti forti risentimenti contro il paese. Le sue visite ufficiali nei Paesi Bassi (1969), in Danimarca (1970 e 1972), in Norvegia (1970), in Lussemburgo (1973) e in Belgio (1974) furono successi politici internazionali, che migliorarono notevolmente i rapporti fra tali paesi e la RFT.

Box → Gustav Heinemann e la riunificazione tedesca

Da menzionare sono anche il costante impegno di H. per la comprensione fra i popoli e la pace – a una sua iniziativa si deve nel 1970 la fondazione della società per la ricerca sulla pace e sui conflitti (Gesellschaft für Friedens- und Konfliktforschung). Inoltre H. si impegnò a diffondere una coscienza più profonda delle radici storiche della democrazia in Germania: in questo contesto cercò di rivalorizzare le tradizioni democratiche e i movimenti tedeschi per la lotta per la libertà dell’Ottocento.

H. fu il primo Presidente a rifiutare la seconda carica. Il 30 giugno 1974, una volta portato a termine il suo mandato, si ritirò definitivamente dalla politica.

Christian Wehlte