Jouvenel, Bertrand de

J: (Parigi 1903-ivi 1987) apparteneva a una celebre dinastia di giornalisti e uomini politici. Il padre Henry fu redattore capo del quotidiano “Le Matin” e sposò in seconde nozze la scrittrice Colette; solo la morte prematura lo sottrasse a un possibile destino politico di primo piano nella III Repubblica. Lo zio Robert, redattore capo de “L’Oeuvre”, autore del celebre pamphlet La République des camarades (1914), fu l’“educatore politico” di J. Egli stesso rivendicò la sua appartenenza a una generazione che spaziava da Alfred Fabre Luce, nato nel 1899, a Pierre Mendès France, nato nel 1907.

J. ebbe formazione frammentaria (studi di diritto, di matematica e di biologia) e il suo percorso scolastico regolare cominciato iniziò solo a partire dalla prima classe del liceo Hoche di Versailles. Tuttavia, grazie alla sua rete familiare, egli poté beneficiare fin dalla prima giovinezza di un’esperienza internazionale. La madre Claire Boas, molto legata al segretario generale del Quai d’Orsay Philippe Berthelot, animava un salotto sul boulevard Saint-Germain, luogo d’incontro dell’élite internazionale, in cui si discutevano i problemi della pace e della nuova geopolitica dell’Europa centrale. A ciò si aggiungeva la rete di relazioni del padre e dello zio: nel 1922 J. accompagnò a Ginevra il padre, delegato per la Francia alla Società delle Nazioni (SDN), un’esperienza che si rivelò fondamentale nella carriera del giovane. A vent’anni divenne segretario particolare di Edouard Benès, poi di Albert Thomas al Bureau international du travail (BIT).

Oppositore dell’occupazione della Ruhr nel 1923, J. militò precocemente assai presto a favore di un riavvicinamento franco-tedesco soprattutto grazie alla SDN; così partecipò nel 1924 al Groupement universitaire pour la Société des Nations (GUSDN), un movimento di giovani militanti favorevoli all’istituzione ginevrina, e nello stesso anno creava a Praga la “replica internazionale” del movimento, la Fédération universitaire internationale pour la Société des Nations (FUISDN), destinata a raccogliere universitari e intellettuali per la promozione degli ideali di sicurezza collettiva.

L’inclinazione di J. per lo studio delle questioni internazionali e il suo interesse per un’unione europea erano inscindibilmente legati all’attenzione per i problemi economici e sociali, che nel periodo fra le due guerre rappresentarono il principale nucleo delle sue riflessioni. Dall’Economie dirigée (1928) – un titolo destinato a un grande avvenire – agli Etats Unis d’Europe (1930), a La crise du capitalisme américain (1933), J. affrontò una stessa tematica ricorrente: i problemi economici avrebbero dovuto essere affrontati come fattore di integrazione europea e di pace (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). «Nessuna politica economica razionale è possibile senza una collaborazione internazionale, che è anch’essa una garanzia positiva di pace», scriveva nell’Economie dirigée.

In veste di giornalista J. portò avanti la sua battaglia per il rinnovamento dei costumi politici, diventando nel 1928 redattore capo de “La Voix”, settimanale che esprimeva le aspirazioni della corrente “realista” dei giovani radicali di cui J. fu uno dei portavoce. Egli volle collocare questa pubblicazione al crocevia dei “gruppi giovanili” per farne un polo di convergenza intergenerazionale. J. divenne il promotore del riavvicinamento franco-tedesco, della riforma dello Stato e della nazionalizzazione dell’economia. Apostolo della solidarietà europea come altri membri della generazione “realista” degli anni Venti e Trenta, J. militò per un’Europa pacificata e unita e per l’instaurazione di una società internazionale “organizzata”. Il suo biografo Eric Roussel pubblicò i Fragments d’une histoire européenne, scritti nel 1940, in cui J. spiegava come l’unità europea sarebbe stata illusoria se fosse stata il risultato del dominio di una grande nazione. Dopo la Seconda guerra mondiale l’interesse di J. per la costruzione europea non subì flessioni. Divenne amico di Pierre Uri, uno degli artefici dei Trattati di Roma, e da lungo tempo frequentava Jean Monnet che aveva anche nello stesso palazzo di suo padre Henry, in rue Condé.

La carriera di J. divenne movimentata dopo l’impasse del 6 febbraio 1934 e la creazione di un settimanale, “La lutte des jeunes”, che terminò con l’abbandono del Partito radicale. Tra gli autori di questa rivista figuravano Pierre Andrei, Sammy Berracha, Pierre Drieu de la Rochelle e Georges Izard. Nel frattempo J. continuò a scrivere articoli per “Marianne” di Emmanuel Berl. Riferendosi agli scritti de “La lutte des jeunes”, il politologo Zeev Sternhell etichettò J. come “fascista”. Senza dubbio la sua intervista a Hitler per “Paris-Midi” (26 febbraio 1936), “passo falso” o scoop inopportuno, il suo impegno per il PPF (Parti populaire français) di Jacques Doriot fino al 1938, poi l’esilio in Svizzera nel 1943 rendono meno nitida la direzione di un percorso sino ad allora lineare. Tuttavia, la pubblicazione delle sue memorie nel 1980, Un voyageur dans le siècle, “vera discesa all’inferno”, come pure il processo intentato contro Sternhell, dimostravano che queste accuse erano infondate (sentenza del TGI di Parigi del 1° febbraio 1984).

Negli anni Sessanta l’autore di Du pouvoir (1945), considerato un grande classico del pensiero politico del XX secolo, conquistò notorietà internazionale. Abbandonato il giornalismo in favore dell’insegnamento della sociologia politica (fu professore associato alla facoltà di diritto e di scienze economiche di Parigi dal 1967), J. divenne uno dei padri dell’ecologia e della battaglia ambientalista. Sviluppò una nuova disciplina, la futurologia, e fondò una rivista, “Futuribles”, attualmente diretta dal figlio Hugues. Nei paesi anglosassoni J. è considerato oggi uno dei più importanti filosofi politici francesi alla pari con Raymond Aron.

Christine Manigand (2010)