Kinnock, Neil

K. (Tredegar, Galles 1942) nacque da Gordon Kinnock, dapprima minatore in una cava di carbone e poi, contratta una grave malattia professionale, operaio in un’acciaieria, e da Mary Howells, infermiera di quartiere. La condizione sociale e le preferenze politiche della famiglia, unite all’appartenenza a una comunità fortemente intrisa di tradizioni, valori e ideali socialisti, furono determinanti nell’orientarne convinzioni e scelte. Complice il fascino su di lui esercitato dal deputato locale Aneuran Bevan, K. decise infatti di iscriversi al Partito laburista all’età di soli quindici anni. Nel frattempo ottenne un posto presso la scuola Lewis di Pengam, dove condusse e in seguito portò a termine i propri studi superiori. Nonostante risultati scolastici non sempre brillanti, e nonostante serie tentazioni di accettare un lavoro alle miniere di carbone o di arruolarsi nelle forze armate, K. optò infine per proseguire il proprio percorso di studi iscrivendosi all’University College di Cardiff.

Gli anni universitari, durati dal 1961 al 1965, furono decisivi per la sua formazione politica. Attraverso la partecipazione attiva al movimento studentesco, K. sperimentò infatti per la prima volta la pratica della propaganda, dell’organizzazione e della direzione politica, sviluppando spiccate doti oratorie, definendo i propri riferimenti ideologici e, soprattutto, cominciando a assumere precise responsabilità. In particolare, dopo essersi distinto nelle iniziative di protesta contro l’apartheid in Sudafrica e contro l’incarcerazione di Nelson Mandela, e dopo aver dato il proprio contributo alla campagna elettorale di James Callaghan durante le elezioni del 1964, K. venne nominato segretario dell’Associazione socialista dell’università e, successivamente, presidente dell’Unione studentesca di Cardiff. Nel 1965 conseguì una laurea in relazioni industriali e storia, seguita da un diploma postlaurea in scienze dell’educazione nel 1966. Terminati gli studi, iniziò a lavorare presso l’Associazione per la formazione dei lavoratori, in cui svolse i compiti di insegnante di economia e, successivamente, di direttore degli studi sulle politiche industriali e sindacali. La breve ma intensa militanza politica, il protagonismo all’interno del movimento studentesco e la buona reputazione acquisita nell’ambito della sua professione convinsero presto i dirigenti locali del Partito laburista a proporre la sua candidatura alla Camera dei Comuni. In particolare, dopo aver superato la concorrenza del rappresentante del Sindacato nazionale dei minatori, K. riuscì a ottenere la possibilità di contendere un seggio parlamentare nel collegio elettorale di Bedwelty, una circoscrizione tradizionalmente appannaggio dei laburisti nel Galles del sud. Durante le elezioni generali del 1970, K. ottenne così un seggio alla Camera dei Comuni e, dopo aver lasciato il proprio lavoro presso l’Associazione per la formazione dei lavoratori, dette definitivamente avvio alla propria carriera parlamentare e politica.

Durante la sua prima legislatura, K. si schierò apertamente con la corrente di sinistra del Partito laburista raccolta attorno al quotidiano “Tribune” e, oltre che per una attenta cura dei rapporti con il collegio operaio di Bedwelty, scelse di caratterizzarsi per una opposizione particolarmente dura contro la maggioranza conservatrice, e per una spiccata attenzione alle questioni del disarmo nucleare e dei diritti sindacali e socio-sanitari. Parallelamente, in linea con la posizione della maggioranza del Partito laburista, K. assunse un atteggiamento nettamente contrario alla scelta di adesione della Gran Bretagna alle Comunità europee. Nella sua visione, la soluzione comunitaria costituiva un inaccettabile rischio per la sovranità e per l’identità britanniche e, soprattutto, una pericolosa minaccia alle conquiste sociali e sindacali dei lavoratori britannici. Secondo K., l’impianto sovranazionale e liberista delle Comunità europee si poneva naturalmente in antitesi alla concezione socialista dei rapporti democratici e delle relazioni industriali.

Con la vittoria laburista alle elezioni generali del 1974, iniziò la seconda legislatura di K. e, con questa, la sua ascesa nel paese, nella Camera dei Comuni e nel partito. Le sue apparizioni televisive e le sue presenze a assemblee di partito e di sindacato si moltiplicarono. Crebbe la sua fama di popolare e intransigente rappresentante dell’ala operaista del Partito laburista, alimentata dalle sue continue critiche al socialismo conservatore dei governi di Harold Wilson e Callaghan, e rafforzata dalla sua scelta di non accettare incarichi ministeriali a eccezione di un breve periodo come segretario speciale, in qualità di membro della Camera dei Comuni, presso il ministero del Lavoro guidato da Michael Foot. Aumentò il suo prestigio parlamentare e politico, grazie ai suoi interventi nelle commissioni per le spese pubbliche e per le industrie nazionalizzate e, soprattutto, grazie al suo efficace impegno contro la legge sulla devoluzione nella campagna referendaria in Galles nel 1979. Si consolidò infine il suo peso nel partito attraverso la nomina a membro del Comitato esecutivo nazionale del Partito laburista nel 1978.

Nel frattempo, K. continuò a sostenere una linea apertamente antieuropeista, sia nell’ambito della commissione parlamentare per la legislazione europea, sia in occasione della campagna referendaria sulla prosecuzione della partecipazione del Regno Unito alle Comunità europee (v. Comunità europea del carbone e dell’acciaio; Comunità economica europea; Comunità europea dell’energia atomica) condotta nel corso del 1975. La sconfitta del Partito laburista alle elezioni generali del 1979 coincise però con l’avvio di un progressivo riposizionamento nel suo pensiero e nella sua azione politica. In effetti, K. continuò a militare nella corrente di sinistra del Partito laburista, impegnandosi soprattutto in una dura battaglia politica e parlamentare contro la scelta del primo ministro Margaret Thatcher di coinvolgere il paese nella guerra delle Falkland. Parimenti, sostenne la strategia di ricollocazione dello stesso Partito laburista su posizioni più radicali, e appoggiò la conseguente decisione che portò Michael Foot, capo della sinistra laburista, alla guida del partito al posto di Callaghan nel 1980.

Tuttavia, diverse iniziative politiche e diverse prese di posizione assunte da K. in questo periodo costituirono i prodromi della sua futura rottura con la sinistra politica e sindacale del partito. La scelta di rinunciare alla propria volontaria condizione di membro della Camera dei Comuni senza incarichi governativi e di accettare la carica di portavoce laburista e di ministro ombra dell’Istruzione offertagli da Callaghan nel 1979 crearono le prime divergenze. Le sue denunce contro la demagogica promessa di poter ripristinare le spese educative, sanitarie e sociali tagliate dal governo conservatore gli attirarono critiche e sospetti. Infine, la decisione di opporsi alla candidatura di Tony Benn e di sostenere la candidatura alternativa di Denis Healey alla vicepresidenza del Partito laburista nel 1981, determinarono una vera e propria spaccatura nella sinistra del Partito laburista.

Ciononostante, dopo la durissima sconfitta laburista alle elezioni generali del 1983, Michael Foot decise di designare proprio K. alla sua successione, e il partito e i sindacati risposero assegnandogli il 71,3% dei propri consensi. K. divenne in questo modo il più giovane segretario nella storia del Partito laburista britannico e, in questa veste, il più giovane vicepresidente nella storia dell’Internazionale socialista. La prima fase della segreteria di K. fu dominata da una prosecuzione dell’attività di opposizione contro il governo conservatore di Margaret Thatcher ma, soprattutto, da una nuova e dura lotta interna contro gli esponenti, le posizioni e i metodi della corrente di sinistra del partito. Da una parte, K. si contrappose frontalmente al Sindacato nazionale dei minatori, e alla linea dura adottata dal suo segretario Arthur Scargill contro le ristrutturazioni imposte dal governo conservatore al settore minerario. Dall’altra parte, sfidò invece il gruppo radicale Militant di Liverpool e la sinistra laburista di Londra. Contemporaneamente, forte della fiducia della maggioranza del partito e del positivo esito di importanti elezioni amministrative, K. dette avvio a una prima revisione delle strategie politiche e comunicative del laburismo britannico.

In particolare, su consiglio del nuovo direttore della comunicazione Peter Mandelson, K. decise di avvicinare il Partito laburista alle socialdemocrazie continentali, inserendo la rosa nel simbolo del partito e, soprattutto, inaugurando una inedita politica filoeuropeista. Per la prima volta, il Partito laburista riconosceva pienamente non solo il valore positivo delle Comunità europee, ma anche il valore strategico che assumeva la scelta comunitaria per la Gran Bretagna. Da quel momento, il Partito laburista si sarebbe caratterizzato come il principale partito europeista del Regno Unito. Il processo di innovazione si rafforzò ulteriormente dopo la sconfitta alle elezioni generali del 1987 in cui il Partito laburista, pur perdendo, consolidò il proprio ruolo di seconda forza del panorama politico britannico sull’agguerrita alleanza tra socialdemocratici e liberali. Superata la concorrenza di Tony Benn per la guida del partito nel 1988, K. portò a maturazione le linee di rinnovamento organizzativo e programmatico avviate nella fase precedente. Adottò importanti riforme interne per limitare il peso della corrente di sinistra e dei sindacati. Innovò ulteriormente le tattiche di comunicazione politica. Marginalizzò e infine espulse il gruppo radicale Militant. Modificò i tradizionali referenti sociali del laburismo britannico, rivolgendo i propri appelli non più alla classe operaia, ma a un generico ceto medio. Rinunciò alle battaglie per il disarmo unilaterale, per le nazionalizzazioni e per un alto livello di spesa e di protezione sociale e mutuò una serie di posizioni di impianto tradizionalmente conservatore sui temi della difesa, delle privatizzazioni, della tassazione e delle relazioni industriali. Infine, seguendo le ricette di Anthony Crosland, abbandonò definitivamente la parola d’ordine della proprietà pubblica dei mezzi di produzione per assumere il più vago obiettivo dell’equità.

Quando si presentò alle elezioni generali del 1992, il Partito laburista era ormai un soggetto politico profondamente diverso nei suoi assetti organizzativi e nella sua proposta programmatica. Tuttavia, nonostante i buoni risultati di importanti elezioni locali, e nonostante l’uscita di scena di Margaret Thatcher e l’avvento di John Major alla guida del Partito conservatore, K. fallì nuovamente nel tentativo di riportare il Partito laburista alla vittoria. Seppure con uno stretto margine di voti e di seggi, i laburisti furono sconfitti e K. fu costretto alle dimissioni dalla segreteria del partito e dalla vicepresidenza dell’Internazionale socialista. A questo punto, pur continuando a ricoprire il ruolo di deputato presso la Camera dei Comuni, K. uscì temporaneamente dalla politica attiva per ritagliarsi un piccolo spazio di ospite fisso in una trasmissione della BBC gallese, e per intensificare il proprio impegno nel Consiglio consultivo dell’Istituto per la ricerca sulle politiche pubbliche che aveva contribuito a far nascere negli anni Ottanta.

Gli sforzi di K. per traghettare il Partito laburista su una prospettiva più europeista disegnarono però una nuova traiettoria nella sua carriera politica. Nel 1994, infatti, egli rassegnò le proprie dimissioni dalla Camera dei Comuni e, nel 1995, entrò a far parte della Commissione europea presieduta da Jacques Santer con delega ai trasporti. Successivamente, in seguito alle dimissioni dell’intero esecutivo comunitario nel 1999, fu nuovamente nominato nella Commissione europea presieduta da Romano Prodi in qualità di vicepresidente. In particolare, K. ricevette il delicato compito di portare a termine una riforma amministrativa capace di evitare il ripetersi degli episodi di abusi, corruzione e nepotismo che avevano portato alle dimissioni della precedente Commissione europea (v. anche Cresson, Édith). Pur dimostrando un indubbio attaccamento alle Istituzioni comunitarie, e una discreta efficacia nella sua opera di ammodernamento dei meccanismi amministrativi, K. si distinse per una certa insofferenza verso le soluzioni maggiormente sovranazionali prospettate nel corso del processo di costituzionalizzazione dell’Unione europea.

Alla scadenza naturale del proprio mandato, K. tornò in Gran Bretagna per essere insignito del titolo di Barone Kinnock di Bedwelty della contea di Gwent dalla regina Elisabetta II, e per essere nominato membro della Camera dei Lord. In questo nuovo ruolo, che ricopre dal 2005, K. si è caratterizzato per un’attenzione particolare ai temi dell’università e della ricerca e, soprattutto, per un forte sostegno alla necessità di proseguire il cammino dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).

S. Paoli (2009)