Kukan, Eduard

K. (Trnovec nad Váhom, Slovacchia 1939), per lungo tempo ministro degli Esteri, è stato il volto della politica estera dei governi di Dzurinda (v. Dzurinda, Mikuláš). Malgrado fosse ampiamente stimato per le sue abilità diplomatiche, il suo passato comunista e il suo stretto legame con Mikuláš Dzurinda contribuirono, nel 2004, a cancellare le sue aspirazioni presidenziali non riuscendo nemmeno ad arrivare al ballottaggio del secondo turno.

K. studiò all’Università statale di Mosca per le Relazioni internazionali e alla facoltà di Giurisprudenza della Università Carlo di Praga, prima di iniziare la carriera diplomatica nel 1964, che culminò nella nomina a rappresentante permanente della Cecoslovacchia alle Nazioni Unite, nel 1990. Dopo la divisione della Cecoslovacchia, egli rimase alle Nazioni Unite in qualità di rappresentante permanente della Slovacchia.

La carriera politica di K. nel suo paese iniziò nel marzo 1994, quando venne scelto dal nuovo primo ministro Jozef Moravčík come ministro degli Esteri. Le sue abilità diplomatiche e i suoi contatti furono utili per migliorare le relazioni con l’Unione europea e gli USA, ma la decisione del governo di indire elezioni anticipate determinò la fine del mandato di K. come capo del ministero degli Esteri slovacco. Invece di ritornare a svolgere il servizio diplomatico, K. venne candidato nella lista del partito dell’Unione democratica (Demokratická únia Slovenska, DU) per le elezioni del 1994.

Come principale portavoce dell’opposizione durante il governo 1994-1998, K. svolse un ruolo importante durante i dibattiti di politica estera, anche grazie ai suoi incarichi nelle Commissioni per gli Affari esteri e per l’Integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Il profilo internazionale di K. aumentò anche in seguito alle posizioni assunte in seno alla Commissione parlamentare mista dell’Unione europea e della Repubblica Slovacca e in quanto membro della Delegazione slovacca all’Assemblea dell’Unione dell’Europa occidentale (UEO)

In seguito alla farsa del referendum del 1997 sull’adesione all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e alle elezioni dirette del presidente, K. divenne un accanito sostenitore di una cooperazione più stretta con altri partiti politici. Fu una figura di spicco nella creazione della Coalizione democratica slovacca (Slovenská demokratická koalícia, SDK), di cui diventò vicepresidente al congresso dell’SDK nel luglio 1998. Dopo le elezioni e le trattative per formare una coalizione, K. divenne ministro degli Esteri della Slovacchia.

L’integrazione nell’UE era il suo obiettivo primario, come anche quello del governo. L’adesione all’UE, tuttavia, non era l’unica componente: bisognava perseguire anche l’ingresso in altre due organizzazioni occidentali (NATO e Organizzazione per la cooperazione e sicurezza in Europa). K. sottolineava come le adesioni a tali organizzazioni fossero «reciprocamente complementari» (v. Kukan, 2000, p. 14). Il miglioramento delle relazioni tra la Slovacchia e i paesi confinanti fu al centro della strategia del governo. A tal fine, K. fu determinante nel rilanciare la cooperazione di Visegrad con Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca. Grazie al suo operato come ministro degli Esteri, K. acquisì un’ottima reputazione negli ambienti internazionali e nel maggio 1999 gli fu affidato il ruolo di inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per i Balcani.

Grazie al ruolo all’interno dell’SDK e nel primo governo presieduto da Dzurinda, K. divenne uno stretto alleato del primo ministro. Insieme a Dzurinda, fu uno dei principali sostenitori della creazione di un partito al di fuori dell’SDK. Quando Dzurinda annunciò la formazione dell’Unione cristiano democratica slovacca (Slovenská demokratická a kresťanská únia SDKÚ), K. si schierò a fianco di Dzurinda, diventando nel novembre 2000 vicepresidente del nuovo partito per gli Affari esteri.

La Slovacchia fece grandi passi avanti negli anni 1998-2002. Non fu solo l’immagine della politica estera slovacca a cambiare, in parte grazie alle abilità diplomatiche di K., ma anche l’immagine generale della politica slovacca. Una politica a favore delle minoranze etniche, l’introduzione di una maggiore trasparenza nel processo di privatizzazione e la volontà da parte del governo di agire secondo i principi democratici, furono i fattori principali che spiegano il ritorno della Slovacchia nell’ambito europeo. Sebbene K. non si fosse occupato direttamente di molte di queste politiche, egli seppe comunicare efficacemente questo messaggio presso la comunità internazionale, anche grazie alla sua eccellente padronanza dell’inglese.

Benché si fossero raggiunti grandi progressi tra il 1998 e il 2002, la possibilità che la Slovacchia ricevesse l’invito ad aderire all’UE durante il Consiglio europeo di Copenaghen del dicembre 2002 (e quindi ad aderire alla NATO nel summit di Praga del novembre 2002) dipendeva soprattutto dal risultato delle elezioni parlamentari in autunno. Kukan era tra i membri più in vista della campagna elettorale dell’UDKS. L’ingresso nell’UE e nella NATO furono i temi centrali della campagna elettorale e l’immagine di K. apparve su manifesti elettorali che sottolineavano che il paese era sul punto di diventare membro di entrambe le organizzazioni, grazie al ruolo svolto dal governo e dal ministro degli Esteri. Nella manifestazione elettorale conclusiva del partito, svoltasi contemporaneamente a Bratislava e Košice, fu mostrato ai partecipanti un video di K. e del tanto amato comico Július Šatinský che conversavano nella piazza principale di Bruxelles. Il messaggio era chiaro per tutti: la Slovacchia era sul punto di aderire all’UE grazie soprattutto al ministro degli Esteri K. (v. Haughton, 2003).

Grazie ai risultati migliori di quelli previsti, l’SDKÚ divenne il pilastro del governo. K. conservò il proprio incarico di ministro degli Esteri, fatto che gli permise di partecipare al summit di Copenaghen e alla firma dei trattati di adesione nell’aprile 2003 ad Atene. Una volta assicurata l’adesione, le ambizioni di K. si rivolsero verso la presidenza. Come candidato della coalizione di governo, ci si aspettava che fosse lui a vincere le elezioni. Malgrado i sondaggi prevedessero che avrebbe vinto al secondo turno, K. non riuscì a ottenere i voti sufficienti per arrivare al ballottaggio. La sconfitta umiliante di K. fu in parte dovuta all’impopolarità del governo Dzurinda e dello stesso Dzurinda, ma anche al suo passato comunista che tornava a perseguitarlo. Dopo le elezioni presidenziali, K. rimase in carica come ministro degli Esteri, ma la sua carriera politica sembrava avviarsi alla conclusione.

Tim Haughton (2006)