Lamfalussy, Alexandre

L. (Kapuvar, Ungheria 1929) nel 1949 emigrò in Belgio e prese la nazionalità belga. Dal 1949 al 1953 studiò economia all’Università Cattolica di Lovanio e dal 1953 al 1955 al College Nuffield di Oxford conseguendo nel 1957 un dottorato in economia. Una versione riveduta della sua tesi di dottorato fu pubblicata con il titolo Investimento e crescita nelle economie mature. Il caso del Belgio (v. Lamfalussy, 1961). Il punto centrale del testo era il concetto di «investimento difensivo», che ha luogo nei mercati in stagnazione con bassi margini di profitto. L. sostiene che nel medio e lungo termine, l’opportunità di aumento della produttività degli investimenti difensivi è scarsa e limita anche il potenziale di crescita di queste economie. Inoltre, si ravvisano già chiaramente due elementi che divennero caratteristici del pensiero di L.: il primo, una visione europea, con l’auspicio, espresso nell’introduzione, che al Mercato comune europeo (v. Comunità economica europea) facessero seguito altri schemi di integrazione economica e il secondo, uno stile di analisi economica che univa sapientemente teoria economica e dati empirici nella disamina delle questioni politiche rilevanti (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).

Dal 1955 al 1975, L. collaborò con la Banque de Bruxelles, dapprima come economista e in seguito come consulente economico. Dal 1965 al 1975 ricoprì inizialmente la carica di direttore esecutivo della Banca di Bruxelles e successivamente quella di presidente del Comitato esecutivo. Nel 1975, dopo la fusione della Banque de Bruxelles con la Banque Lambert, divenne direttore esecutivo della Banque Bruxelles Lambert. Grazie alla sua esperienza nel settore bancario, sviluppò una particolare attenzione verso i mercati finanziari che mantenne come caratteristica costante della sua carriera.

Oltre alla carriera come banchiere e in seguito come banchiere centrale, L. si dedicò anche alla carriera accademica. La sua culla fu l’Università Cattolica di Lovanio a Louvain-la-Neuve, dove ha insegnato e ha condotto ricerche per tutta la sua carriera. Nell’anno accademico 1961-1962, fu visiting lecturer presso l’Università di Yale. L’argomento principale della sua ricerca era la lenta crescita economica nel Regno Unito rispetto ai paesi della Comunità economica europea (CEE). Tale ricerca portò alla pubblicazione del libro Europe and the six (v. Lamfalussy, 1963). Nel 1963-1965 divenne membro del Comitato Segré nominato dalla Commissione europea, che esaminava l’integrazione dei mercati dei capitali nella CEE. Il rapporto Segré, pubblicato nel 1966, sottolineava le connessioni tra la libertà dei movimenti di capitale (v. anche Libera circolazione dei capitali) e i progressi in altri settori, come le politiche economiche e monetarie (v. anche Unione economica e monetaria). Nei primi anni Settanta L. divenne membro del cosiddetto “Gruppo di Roma” insieme ad Alec Cairncross, Herbert Giersch, Giuseppe Petrilli e Pierre Uri, con i quali pubblicò una relazione sul futuro economico della Comunità europea, Una politica economica per la Comunità europea. La soluzione (v. Cairncross e altri, 1974). In seguito, anche nelle vesti di banchiere centrale, L. si impegnò attivamente nel mondo accademico, contribuendo a una migliore comprensione e cooperazione tra entrambe le comunità. Negli ultimi anni prestò un’attenzione crescente alla questione della stabilità finanziaria e in particolare al ruolo delle banche centrali.

Nel 1976 entrò a lavorare nella Banca dei regolamenti internazionali (BRI) a Basilea come consulente economico e responsabile del dipartimento monetario ed economico. Tra il 1981 e il 1985 divenne vicedirettore generale della BRI prima di essere nominato direttore generale nel maggio 1985, carica che mantenne fino alla fine del 1993. In questo periodo, tra il 1987 e il 1988, fu anche membro della Commissione Delors (v. Delors, Jacques), la quale svolse un ruolo fondamentale nel processo dell’Unione economica e monetaria (UEM) e nella preparazione del Trattato di Maastricht. L. fornì un contributo importante in merito al coordinamento delle politiche di bilancio, ritenendo che il coordinamento della politica fiscale fosse una componente essenziale di una UEM europea (v. Lamfalussy, 1989, pag. 93) (v. anche Bilancio dell’Unione europea). Nel 1993 gli fu conferito il titolo di barone.

Il 1° gennaio 1994 L. divenne il primo presidente dell’Istituto monetario europeo (IME). Erano momenti turbolenti per il processo dell’UEM, considerato che i mercati finanziari erano ancora in agitazione dopo la crisi del Sistema monetario europeo (SME) del 1992-1993 e per via della difficile ratifica del Trattato di Maastricht (v. Maes, 2002). Tuttavia, la seconda fase dell’UEM iniziò il 1° gennaio 1994 e l’IME venne istituito nei tempi previsti. L. rimase presidente dell’IME fino al 30 giugno 1997, anno in cui gli succedette Wim Duisenberg. I compiti dell’IME rientravano in due ampie categorie: rafforzare il coordinamento delle politiche monetarie degli Stati membri e la cooperazione tra le banche centrali e organizzare i preparativi per la fase finale dell’UEM, in particolare la conduzione della politica monetaria unica e l’introduzione della moneta unica (v. Euro). Per quanto riguarda la conduzione della politica monetaria unica, l’IME mise a punto la strategia e gli strumenti di politica monetaria. Inoltre, venne stabilito un quadro normativo, organizzativo e logistico di riferimento. Tale compito non fu solo difficile dal punto di vista tecnico, ma anche delicato dal punto di vista politico poiché incideva sulle posizioni competitive di diversi mercati finanziari e istituzioni. L’IME svolse inoltre la funzione di preparare le banconote dell’euro. Tuttavia, l’attività preparatoria dell’IME riguardò anche gli aspetti più generali del passaggio alla moneta unica. Alla fine del 1995, l’IME presentò il quadro di riferimento per il passaggio alla moneta unica, approvato dal Consiglio europeo di Madrid nel dicembre 1995. Nel complesso, tale compito fu di enorme portata e venne svolto nei tempi stabiliti. Wim Duisenberg, nel discorso in occasione del commiato del presidente uscente dell’IME, L., riassunse egregiamente il suo contributo: «Una delle sue risorse maggiori è di essere riuscito a combinare la natura tipicamente conservatrice e cauta di un banchiere centrale, sempre attento alla sostanza delle cose, con la ferma fiducia nell’integrazione monetaria europea. […] Non ha mai ritenuto che un vero mercato unico fosse a lungo termine compatibile con un sistema di cambio semi-fluttuante. Negli ultimi tre anni e mezzo, è stato un missionario devoto dell’IME e dell’integrazione europea in generale. In questo ruolo, è riuscito a convertire almeno qualche scettico banchiere centrale e da buon missionario ha diffuso il messaggio dell’IME nel mondo esterno».

Nel 2000, L. divenne presidente del Comitato dei saggi sulla Regolamentazione dei mercati europei dei valori mobiliari (v. anche Comitati e gruppi di lavoro). Il compito del Comitato era di analizzare il processo di regolamentazione dei mercati dei valori mobiliari. Il 15 febbraio 2001, il Comitato pubblicò la sua relazione definitiva con la proposta principale di un approccio regolamentare su quattro livelli. Il punto fondamentale era la suddivisione in due livelli di alcune direttive (che vennero indicate come “Direttive Lamfalussy”): un Livello 1, nel quale viene adottata una direttiva, che stabilisce i principi quadro e un Livello 2 con il quale vengono elaborate le misure di esecuzione. La proposta di L. non fu applicata soltanto al settore dei valori mobiliari, ma fu estesa anche a quello bancario e delle assicurazioni.

Ivo Maes (2009)