Lawson, Nigel

Giornalista finanziario e redattore della City del “Sunday Telegraph” (1961), redattore del settimanale britannico di orientamento conservatore “The Spectator” (1966-1970), L. (Hampstead 1932) è stato deputato conservatore nel collegio di Blaby, nel Leicestershire (1974-1992), segretario finanziario al Tesoro (1979-1981), segretario di Stato per l’Energia (1981-1983) e cancelliere dello Scacchiere (1983-1989).

Nei primi anni Ottanta, a seguito delle profonde riforme attuate da Margaret Thatcher, l’economia britannica crebbe a un ritmo più veloce rispetto a quelle della maggior parte dei paesi europei, diversamente dei precedenti venti anni, e L. svolse un ruolo molto importante nel programma economico conservatore. Fornì anche un notevole contributo in merito all’integrazione britannica nella Comunità economica europea (CEE) spingendo per l’adozione del meccanismo di cambio (Exchange rate mechanism, ERM), che gettò le basi per la creazione dell’Unione economica e monetaria (UEM).

Nell’ambito economico, L. fu un fautore del “nuovo conservatorismo”, della macroeconomia orientata al monetarismo e su una microeconomia basava basata sul libero mercato. Nelle vesti di cancelliere dello Scacchiere, propose una strategia finanziaria a medio termine che ridusse le tasse sugli investimenti e incoraggiò gli investimenti azionari individuali. La piattaforma del nuovo conservatorismo comprendeva una riduzione del numero di funzionari pubblici nonché programmi ambiziosi di privatizzazione e liberalizzazione nei settori dell’energia e dei trasporti aerei.

L’adesione al meccanismo di cambio, peraltro, si rivelò molto più controversa. Pur favorendo l’integrazione, questa decisione comportò per L. alti costi politici. A partire dal 1978, erano soprattutto i francesi a spingere per la creazione di un Sistema monetario europeo. Per quanto riguardava il Regno Unito, l’eccessiva riduzione fiscale unita a un incremento dei consumi determinò una spirale inflazionistica. Nel 1988 era chiaro che occorreva adottare una serie di misure per contenere il surriscaldamento dell’economia britannica. In quel periodo, L. presiedeva una commissione in seno alla quale sosteneva la necessità di aderire velocemente all’ERM al fine di contenere l’inflazione. Ciò avrebbe altresì mandato un chiaro segno della volontà britannica di trovare un compromesso con l’integrazione europea. Nonostante l’opposizione, egli riuscì nel suo intento.

Tuttavia, le pressioni (da parte dei francesi) per un’integrazione ancora più profonda e per la creazione di una moneta unica europea aumentarono in misura crescente (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). A una riunione del Consiglio svoltasi sotto la Commissione europea presieduta da Jacques Delors, la Thatcher non poté far altro che acconsentire all’istituzione di un gruppo di lavoro per esaminare la questione. Il risultato fu il Rapporto Delors, che propose un sistema simile a quello che sarebbe stato introdotto nell’Unione europea (UE) dieci anni dopo: l’Unità di conto europea (ECU) e l’ERM sarebbero stati alla base dell’Unione economica e monetaria. L’obiettivo era di stabilizzare i tassi di cambio, fissando i limiti minimi e massimi entro i quali le valute europee potessero oscillare, di promuovere il commercio intraeuropeo e di tenere sotto controllo l’inflazione.

I dibattiti riguardo all’ERM non furono solo prevalentemente tecnici, ma anche fortemente politicizzati. La possibilità di una Unione economica e monetaria sollevava preoccupazioni crescenti per la rinuncia alla sterlina e al controllo sulla politica economica. Con la pubblicazione del Rapporto Delors, l’ERM cominciò a essere considerato un punto di non ritorno verso la moneta unica. A partire dal 1987, i rapporti tra la Thatcher e L. si incrinarono sempre più a causa dell’accesa difesa di L. (come riferito dalla stessa Thatcher) dell’ERM.

La posizione di L. nel governo si fece piuttosto difficile. Non ricevette più il forte sostegno della Thatcher, né tanto meno poté contare sui risultati economici del Regno Unito. All’interno del partito vi fu una forte opposizione soprattutto da parte di Sir Alan Walter, capo consigliere economico del primo ministro. In realtà la crisi portò entrambi i funzionari a dimettersi dai rispettivi incarichi.

Nel suo discorso di dimissioni (1989), L. ammise la sua parte di responsabilità, pur ribadendo la sua fede nel Mercato unico europeo, «un passo radicale verso un’Europa più liberale», nonché un antidoto contro l’isolamento dell’UE e del Regno Unito in un contesto di globalizzazione.

Nel 1992, la sterlina abbandonò l’ERM. Questo evento traumatico, noto come “mercoledì nero”, contribuirà a consolidare, in particolare nel Partito conservatore, un atteggiamento di diffidenza nei confronti dell’adesione a qualsiasi altro sistema monetario europeo.

Negli ultimi anni L. si è occupato di politica ambientalista e di economia per il Centre for policy studies. Ha anche preso parte alla prima iniziativa sul debito dei paesi poveri. Meritano di essere menzionate sia la sua attività relativa ai programmi di riciclaggio e di gestione dei rifiuti nel Regno Unito sia le critiche e il rifiuto del quadro a suo avviso eccessivamente allarmistico presentato dal Protocollo di Kyoto.

L. è autore di vari libri, tra cui Conservatism today: four personal points of view, scritto in collaborazione con Robert Blake, Peregrine Worsthorne, David Howell (1966), The Power game: an examination of decision-making in government (1976), in collaborazione conJock Bruce-Gardyne, The view from no. 11 (1993), The retreat of the State, insieme a Arthur Seldon, David Owen e Michael Taylor (1999). Ha scritto inoltre diversi articoli sulla regolamentazione del capitale, sulla riforma fiscale e sulla politica energetica.

Tatiana Martins Pedro do Coutto (2006)