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Lee, Frank

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L. nacque nel 1903 a Colchester, in Gran Bretagna (v. Regno Unito), e morì nel 1971. Sia il padre, Joseph Godbould Lee, sia la madre, Florence Brown, erano insegnanti. Dopo aver frequentato la Brentwood School, Frank Lee vinse una borsa di studio presso il Downing college di Cambridge, dove conseguì una laurea in inglese nel 1923, e una laurea in storia nel 1924. Dopo gli studi entrò a far parte del Servizio civile indiano ma, su pressione dei genitori, tornò a insegnare alla Brentwood School per un anno. Successivamente L. si presentò nuovamente agli esami per essere ammesso al Servizio civile e ottenne di essere integrato nel Dipartimento coloniale britannico, dove ebbe l’opportunità di compiere importanti missioni diplomatiche a Cipro e in Bechuanaland, e dove conquistò la carica principale di funzionario distrettuale in Nyasaland. Dopo una breve esperienza presso il Collegio imperiale di difesa, nel 1940 L. venne richiamato dal governo britannico per servire presso il ministero del Tesoro, inizialmente come capo divisione per i problemi dell’approvvigionamento e, successivamente, come vicepresidente della delegazione inviata a Washington sotto la presidenza di Robert Henry Brand per contrattare i termini degli accordi sugli affitti e sui prestiti di guerra. L’esperienza statunitense fu per L. particolarmente significativa, sia perché gli offrì l’opportunità di entrare in stretto contatto con personalità di spicco del mondo economico e politico internazionale come John Maynard Keynes, sia perché gli permise di distinguersi per la prima volta come esperto di questioni finanziarie e come abile negoziatore.

Nel 1946 L. tornò nuovamente a Londra. In una prima fase svolse la funzione di sottosegretario al ministero per gli Approvvigionamenti. In una seconda fase, dopo un breve periodo trascorso in veste di ministro di ambasciata a Washington, ricoprì invece la carica di segretario permanente al ministero dell’Alimentazione. A questo punto la carriera di L. assunse una più definita e stabile connotazione in direzione dei temi commerciali e finanziari. Tra il 1951 e il 1960, occupò infatti la posizione di segretario permanente al ministero del Commercio, esercitando in questo modo un’influenza decisiva su tutte le scelte di politica economica assunte dal governo britannico durante l’intero decennio degli anni Cinquanta. In particolare, i suoi orientamenti politici incisero profondamente sulla decisione britannica di non partecipare ai negoziati sulla Comunità europea dell’energia atomica (CEEA) e sulla Comunità economica europea (CEE), e sulla conseguente scelta di avviare i fallimentari negoziati per la creazione di una zona europea di libero scambio tra tutti i paesi membri dell’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE).

Le ragioni di una tale scelta possono essere lette alla luce della sua storia personale, intesa come emblematica di larga parte della classe dirigente britannica dell’epoca. L. apparteneva infatti a una generazione e aveva una formazione, un’esperienza e un percorso oggettivamente incompatibili con una concezione europea della Gran Bretagna. Aveva vissuto gran parte della propria vita in un paese orgogliosamente imperiale, non aveva mai avuto incarichi in sedi europee, non aveva conoscenza di alcuna lingua straniera, possedeva una mentalità, una visione, una cultura che avevano coltivato il fascino della superiorità anglosassone e il mito della separatezza dal continente. Tuttavia, tra il 1957 e il 1960, L. cominciò a rimettere in discussione le proprie convinzioni, giungendo gradualmente a maturare una posizione sostanzialmente filocomunitaria. Sensibile alle pressioni statunitensi, che spingevano verso una piena Adesione della Gran Bretagna alle Comunità europee, consapevole delle decrescenti potenzialità commerciali connesse ai rapporti preferenziali con il Commonwealth, impressionato dal ritmo forsennato con cui procedevano le riduzioni doganali all’interno dell’area comunitaria, L. si convinse che solo nella piena partecipazione all’impresa comunitaria poteva essere evitata la marginalizzazione economica e politica del proprio paese, e potevano essere trovate nuove opportunità di sviluppo e nuove capacità di influenza.

All’inizio del 1960 L. succedette a Roger Makins come segretario permanente al ministero del Tesoro. Assumendo la nuova carica, L. si trovava a gestire il difficile compito di tenere sotto controllo la rapida crescita dell’inflazione e le dinamiche degli aumenti salariali e, soprattutto, la delicata responsabilità di esaminare le possibili soluzioni alla questione europea attraverso un apposito comitato da lui presieduto. Il comitato fu in grado di produrre un rapporto tra il gennaio e l’aprile del 1960. Il testo ebbe una vasta risonanza perché, per la prima volta in un documento ufficiale britannico, si sosteneva in modo argomentato, chiaro e coraggioso come la migliore strada possibile per la Gran Bretagna non fosse né una richiesta di associazione tra Comunità economica europea e Associazione europea di libero scambio né tanto meno una riproposizione della vecchia proposta di zona europea di libero scambio. Secondo il rapporto, la risposta ai problemi economici e politici della Gran Bretagna andava piuttosto cercata in una domanda di piena adesione alle Comunità europee, pur nella convinta difesa negoziale degli interessi agricoli nazionali e dei sistemi di rapporti e di alleanze esterni e interni all’Europa. La proposta di L., ampiamente dibattuta negli ambienti governativi, burocratici, finanziari e industriali britannici, fu determinante nella scelta, compiuta dal primo ministro conservatore Harold Macmillan nel 1961, di presentare ufficialmente domanda di adesione alle Comunità europee.

Dopo aver partecipato a colloqui bilaterali con esperti di pari grado dei paesi comunitari, nel 1962 L. venne messo a capo del gruppo di esperti che, da Londra, avrebbe dovuto affiancare il gruppo di funzionari che operava a Bruxelles sotto la guida di Pierson Dixon. Tuttavia, nello stesso anno, dopo aver sovente espresso le proprie critiche sulle opposte rigidità negoziali e il proprio pessimismo sull’andamento e sull’esito delle discussioni, L. dovette abbandonare il servizio, colpito da un attacco cardiaco. In seguito, ricoprì gli importanti incarichi di preside del Corpus Christi College di Cambridge, e di presidente del Sindacato britannico della stampa.

S. Paoli  (2010)