Lemaignen, Robert

L. (Blois 1893-Parigi 1980) ebbe un ruolo importante nel commercio con le colonie africane francesi, e dedicò agli affari europei solo quattro anni della sua vita professionale in veste di commissario europeo: dal 10 gennaio 1958 al 9 gennaio 1962. Tuttavia i suoi interessi e le sue attività lo portarono molto presto a sviluppare una riflessione sul concetto di Eurafrica.

Proveniente da un’antica famiglia della borghesia del Loir et Cher, L. compì gli studi a Blois e poi a Parigi. Optando per la carriera militare si iscrisse alla scuola speciale militare di Saint-Cyr a Parigi, dove si diplomò nel 1913. Partecipò alla Prima guerra mondiale prima in cavalleria, raggiungendo il grado di capitano, in seguito nell’aviazione. Nel 1920, poco attratto dalla vita caserma militare e segnato dalle esperienze della Grande guerra, abbandonò l’esercito ed entrò nella Société commerciale d’affrètement e de commission (SCAC), una grande società che deteneva il monopolio dell’approvvigionamento di carbone e altri combustibili di tutti i porti francesi. Durante la Seconda guerra mondiale fu membro dello Stato maggiore dell’Aeronautica, poi viceaddetto dell’Aeronautica a Roma. Dopo la disfatta, nel 1940, si unì alla Resistenza. Continuava intanto la sua ascesa professionale, e nel 1941 divenne presidente e direttore generale della SCAC e della Société commerciale des ports africains. Dopo il 1945 L. diversificò le sue attività diventando, fra le altre cose, amministratore dell’Institut d’émission de l’Afrique occidentale e vicepresidente della Camera di commercio internazionale, nonché rappresentante delle camere di commercio d’oltremare ed estere nella compagnia Air France. Le sue attività si estesero anche agli scambi franco-africani e al commercio minerario, e grazie a esse L. acquistò una solida esperienza negli affari e una profonda conoscenza delle problematiche africane. Nel 1947 divenne membro di una delle 18 commissioni – la commissione d’oltremare – che lavoravano al Piano francese per la modernizzazione e le infrastrutture avviato su iniziativa di Jean Monnet.

Quando iniziarono i negoziati per i trattati istitutivi della Comunità economica europea (CEE) e della Comunità europea dell’energia atomica (CEEA o Euratom), L. divenne membro del CELPOM, sezione del Conseil national du patronat français (CNPF) per i territori d’oltremare, ma fece parte anche della Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE). Come Luc Durand Réville ed Edmond Giscard d’Estaing, L. apparteneva a quella generazione di grandi imprenditori liberali che avevano idee avanzate in materia di cooperazione euroafricana. Fu nell’esercizio delle sue funzioni che L. entrò in contatto per la prima volta con gli affari europei. Difatti, ansioso di assicurare la ratifica dei due trattati europei, il governo francese associò ai negoziati in corso le forze vive della nazione tramite consultazioni permanenti. Considerate le preoccupazioni di gran parte degli imprenditori francesi a fronte della realizzazione di un’Unione doganale che avrebbe messo fine al tradizionale protezionismo francese, l’adesione del CNPF era indispensabile. L. fu uno degli interlocutori privilegiati del governo francese all’interno del CNPF. Gradualmente l’opinione del CNPF si allineò a quella del suo presidente Georges Villiers, e il Consiglio finì per approvare le idee d’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). In seguito, all’interno del CNPF L. contribuì a convincere gli agricoltori e i sindacati dei benefici di un’unione doganale per l’economia francese. Quando, una volta firmato il trattato CEE (v. Trattati di Roma), la Commissione europea del Mercato comune (v. Comunità economica europea) entrò in funzione, nel gennaio 1958, ebbe inizio la carriera europea di L., che all’epoca aveva 65 anni.

In seguito alla rinuncia di Antoine Pinay e su proposta di Georges Villiers, il presidente del Consiglio Félix Barbezieux Gaillard propone propose L. come uno dei nove membri della Commissione CEE. Scegliendo una personalità che non era politica o giuridica, ma un grande imprenditore dotato di una solida conoscenza dei territori d’oltremare, Gaillard puntava a una Commissione efficace, in grado di rispondere rapidamente a problemi concreti. Fortemente sorpreso dalla nomina, L. l’accettò con entusiasmo, e venne incaricato della cooperazione con i territori d’oltremare. Si trattava di un settore capitale per la Francia: l’associazione dei territori d’oltremare era stata una delle concessioni accordate dai cinque partner europei della Francia al termine di aspri dibattiti. L. doveva dare attuazione alla Convenzione (v. Convenzioni) di applicazione relativa all’Associazione con i paesi e i territori d’oltremare (PTOM) (v. Regioni ultraperiferiche dell’Unione europea), inserita nel Trattato di Roma e sottoscritta per cinque anni soltanto. Il trattato CEE prevedeva la creazione di un Fondo europeo di sviluppo (FES), dotato di 581,25 milioni di UC e alimentato dai “Sei” in grado di investire oltremare su un piano di parità. I prodotti coloniali potevano entrare liberamente nel Mercato comune e la Francia accettò di annullare qualsiasi discriminazione per i prodotti dei Sei venduti oltremare. In questo quadro generale la commissione era incaricata di selezionare e di avviare i progetti di sviluppo proposti dal PTOM in funzione della loro urgenza ed efficacia.

Ma prima di dare attuazione a questa politica comunitaria L. dovette circondarsi di collaboratori di fiducia. Jacques Ferrandi fu nominato capo gabinetto, e divenne uno degli uomini chiave della Direzione generale (DG) Paesi e territori d’oltremare e direttore del FES. Ex amministratore coloniale, dal 1953 al 1958 Ferrandi era stato direttore generale dei Servizi economici dell’Africa Occidentale Francese (AOF) e, in questa veste, uno dei principali artefici del Fonds d’investissements pour le developpement economique et social (FIDES, un fondo creato dalla Francia per lo sviluppo dei suoi paesi e territori d’oltremare) in questa parte dell’Union française. Ferrandi era dunque il collaboratore perfetto per allestire il FES, l’equivalente europeo del FIDES. L. e il suo capo gabinetto dovettero innanzitutto dotarsi di una direzione generale incaricata di attuare i diversi aspetti dell’associazione con i PTOM. L. e Ferrandi approfittano della progressiva liquidazione dei servizi del vecchio ministero della Francia d’oltremare, conseguenza della decolonizzazione in corso, per recuperare un personale competente nei territori d’oltremare. Al termine di questo reclutamento la maggior parte dei funzionari della DG VIII Paesi e territori d’oltremare era costituita da ex coloniali che intrattenevano solidi rapporti con le élites africane. Questa presenza era indispensabile per imporre una concezione “alla francese” degli aiuti allo sviluppo, imperniata sulla preferenza accordata alle ex colonie degli Stati membri. Queste idee furono riprese da una direttiva del 24 aprile 1958. Ma questa concezione francese della cooperazione, contestata in particolare dai tedeschi e dagli olandesi, provocò una serie di attriti. Helmut Allardt, direttore generale della DG VIII, prese posizione a varie riprese a favore di una zona di libero scambio. Le sue dichiarazioni pubbliche, che contraddicevano la linea ufficiale della Commissione CEE in difesa del principio di preferenza accordata dalla Comunità ai soli paesi sottosviluppati associati, indussero L. a chiedere e ottenere le dimissioni di Allardt nel luglio 1960. L. svolse anche un ruolo cruciale per i suoi contatti personali con i nuovi capi di Stato africani quando avvenne il riconoscimento dell’indipendenza: grazie alla sua esperienza più che trentennale dell’Africa egli aveva infatti rapporti d’amicizia con la maggior parte di loro. Nei quattro anni del suo mandato L. intraprese diversi viaggi in quasi tutti i paesi associati. L’incarico non gli fu rinnovato e nel 1963 si ritirò. Nel 1964 pubblicò L’Europe au berceau, souvenir d’un tecnocrate (Plon, Paris 1964). Le sue carte e i suoi archivi sono conservati negli Archivi nazionali del Senegal.

Anaïs Legendre (2010)