Lübke, Heinrich

L. (Enkhausen 1894-Bonn 1972) fu il primo esponente della democrazia cristiana tedesca (Christlich-demokratische Union, CDU) a ricoprire la carica presidenziale nella Germania Ovest (v. anche Germania); il secondo nella storia della Repubblica federale dopo il liberale Theodor Heuss (v. Eiche, 1959).

L. partecipò alla Prima guerra mondiale, ottenendo come riconoscimento al valore militare la croce di ferro di prima e seconda classe. Terminati gli studi universitari, si affermò sul piano professionale nel settore della politica agraria. Eletto nel Consiglio regionale prussiano con il partito del Centro (Zentrumspartei) nel 1931, in seguito all’avvento al potere di Hitler fu costretto a dimettersi da tutti gli incarichi politici. Con l’accusa di essere un nemico dello Stato, L. scontò anche 20 mesi di carcere. Il suo rapporto con il nazismo fu comunque molto controverso, soprattutto per una sua presunta collaborazione alla realizzazione di impianti bellici e di baraccamenti per deportati. Tale accusa, lanciata nel 1964 nell’ambito di una campagna diffamatoria promossa dalla Repubblica Democratica Tedesca, assunse nel giro di pochi anni le dimensioni di uno scandalo di portata nazionale che coinvolse tutti i principali attori della vita politica del paese.

Finita la Seconda guerra mondiale, L. aderì alla CDU e nell’ottobre 1946 fu eletto all’assemblea regionale nel Land del Nordreno-Vesfalia, dove dal 1947 al 1952 fu anche ministro dell’Agricoltura. Rieletto al Bundestag, nel 1953 fu chiamato da Konrad Adenauer a ricoprire l’incarico di ministro federale dell’Agricoltura. Restò al governo fino al 1959. Nel ricordo del connazionale Walter Hallstein, primo presidente della Commissione europea, il ministro L. fu uno dei pochi in Germania a cogliere l’importanza dei Trattati di Roma per l’agricoltura tedesca, alla quale offrivano l’opportunità di «uscire dal vicolo cieco in cui si trovava sin dal 1951» (v. Hallstein, 1971, p. 156 e ss.). In particolare, assieme a Sicco Mansholt, L. fu uno dei protagonisti della Conferenza di Stresa del luglio 1958, nel corso della quale furono precisate le linee guida della Politica agricola comune (PAC) contenute nelle norme quadro del trattato Comunità economica europea (CEE). La sua candidatura alla presidenza della Repubblica federale, nell’estate 1959, coincise con una delle crisi più significative all’interno della CDU, dalla quale soprattutto l’immagine del cancelliere renano uscì fortemente danneggiata. In particolare, nell’aprile 1959 Adenauer aveva presentato la sua candidatura, pensando di poter far accettare nell’ambito della stessa CDU-Christlich-soziale Union (CSU) un’interpretazione della funzione presidenziale che gli consentisse di mantenere un controllo effettivo sulla direzione politica del paese. Quando si era reso conto, solo due mesi dopo, che tale prospettiva era irrealistica, il cancelliere renano aveva deciso di ritirare la sua candidatura per impedire a Erhard (v. Erhard, Ludwig Wilhelm), che egli considerava del tutto inadeguato politicamente, di succedergli alla cancelleria. Solo a questo punto la scelta del candidato presidenziale era ricaduta su L., un personaggio che, privo di una spiccata fisionomia politica, appariva particolarmente adatto per ricostruire l’unità all’interno della CDU–CSU, ma anche per sfidare l’autorevole candidato dei socialdemocratici, Carlo Schmid. D’altra parte, anche l’appartenenza alla confessione cattolica ebbe un peso di indubbio rilievo nella scelta interna ai partiti dell’Unione (v. Morsey, 1996, p. 263 e ss.). Sulla base dell’equilibrio che era stato raggiunto nel 1949, un’eventuale elezione di L. avrebbe di fatto aperto la via alla successione di un protestante alla cancelleria e, nella fattispecie, a quella di Ludwig Erhard (v. Wagner, 1972, p. 15, nota 5). All’Assemblea nazionale che si tenne a Berlino il 1° luglio 1959, L. fu quindi eletto presidente federale, sia pure ottenendo un esiguo margine di sicurezza rispetto al quoziente dei suffragi richiesti (50,9%). Più consensuale fu, invece, la sua rielezione nel 1964, quando ottenne il 69,3% dei voti.

Nel corso dei suoi due mandati presidenziali (1959–1969), L. non si limitò a svolgere una funzione notarile; al contrario, furono numerose le occasioni in cui cercò di esercitare un ruolo politico attivo, andando, a volte, anche al di là dei limiti del dettato e della prassi costituzionale che era stata inaugurata dal suo predecessore (v. Winter, 19882). Così per esempio nel novembre 1960 provò a bloccare, sia pure senza successo, una proposta di legge dalle implicazioni restrittive sul transito delle persone tra Berlino Est e Berlino Ovest, che era stata avanzata dall’allora ministro degli Interni Gerhard Schröder allo scopo di ridurre l’infiltrazione di agenti comunisti nella Germania Ovest. D’altra parte, questo fu solo il primo di una serie di episodi di tensione tra L. e Schröder. Nel novembre 1961, dopo aver cercato di dissuadere Adenauer dall’affidare a Schröder il posto di ministro degli Esteri, il presidente L. contemplò persino la possibilità di non firmare l’atto di investitura. Lo scontro si ripropose quattro anni dopo, allorché la fronda dei gollisti, capeggiata dal cristiano-sociale Guttenberg, decise di esercitare pressioni sul presidente della Repubblica per impedire che il filoatlantico Schröder ottenesse ancora una volta il ministero degli Esteri. Tuttavia, anche questa volta il tentativo di L. di far valere il suo ruolo nella selezione del “formatore” s’infranse dinanzi alle logiche della “democrazia del cancelliere”.

Molto importante fu anche il suo impegno affinché si creassero in Germania le condizioni per la formazione di una grande coalizione, scenario che, in qualità di capo dello Stato, L. caldeggiò sin dalle elezioni del settembre 1961 (v. Morsey, 1996, p. 457 e ss.). Fallite le trattative nel 1961 e nel 1965, nel dicembre 1966 poté finalmente affidare l’incarico a Kurt Georg Kiesinger di formare il primo governo di grande coalizione nella storia della Repubblica federale. L’uscita di scena di L. dalla vita politica coincise, d’altra parte, proprio con la fine dell’esperienza consociativa del governo Kiesinger-Brandt (v. Brandt, Willy). Nell’ottobre 1968, già gravemente malato, L. annunciò che avrebbe lasciato la sua carica il 30 giugno 1969, in modo tale che l’elezione del suo successore potesse avere luogo con un certo intervallo temporale dalle elezioni federali.
Gabriele D’Ottavio (2010)