Marjolin , Robert

M. (Parigi 1911-ivi 1986) dal 1947 al 1967 dedica interamente le sue attività professionali agli affari europei. Pur non essendo al centro della scena europea, lo si può annoverare innegabilmente fra i pionieri della costruzione europea. In qualità di negoziatore francese ha contribuito a concepire e poi a mettere in opera due tra i primi organismi europei, l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE), di cui è stato segretario generale, e poi la Comunità economica europea (CEE), di cui è stato commissario.

I primi anni della sua formazione sono determinanti: gli studi brillanti alla Sorbona, la scoperta precoce del mondo anglosassone, l’adesione al partito socialista svolgono un ruolo capitale per comprendere la maturazione del suo impegno europeo.

M. appartiene a una famiglia modesta e a 14 anni abbandona la scuola. Ma la sua curiosità e le sue capacità intellettuali sono tali che non rimane a lungo lontano dall’università. Da borsista sceglie la filosofia, il diritto e poi l’economia. Nel 1939 conclude la sua tesi di economia Prix, monnaie et production: Essai sur les mouvements économiques de longue durée. Quindi è innanzitutto come teorico ed economista, e non per obbedire a un ideale, che M. pensa a un’unione europea.

Nel 1929, sotto l’influenza di grandi docenti universitari e di intellettuali socialisti come Georges Bourgin, Célestin Bouglé e Elie Halévy, aderisce al partito socialista. L’anno seguente fonda insieme ad altri intellettuali socialisti francesi, come Claude Lévi-Strauss, un gruppo di riflessione, Révolution constructive. Nel 1924 è incaricato di tenere la rubrica di economia del quotidiano socialista “Le Populaire”. Nel 1936, in seguito alla vittoria del Front populaire, il presidente del Consiglio Léon Blum lo chiama come capo missione nel suo gabinetto. In disaccordo con la legge sociale delle 40 ore, promulgata mentre la guerra sembrava imminente, M. si dimette. Quindi pubblica una serie di articoli nel settimanale “L’Europe nouvelle”, nei quali preconizza una politica nazionale totalmente subordinata alla difesa nazionale e alla preparazione della guerra. Per tutta la vita è membro della Section française de l’Internationale socialiste (SFIO), ma l’unica occasione in cui si presenta alle urne si risolve in un fallimento – nel 1962, alle elezioni legislative di Moulin – e non eserciterà mai un mandato nazionale.

La sua scoperta degli Stati Uniti e i legami che stringe con il mondo anglosassone hanno un impatto determinante sulle sue scelte. Il viaggio di studio a Yale nel 1932 esercita un influsso definitivo su M., soprattutto perché scuote le sue convinzioni politiche. Nel giugno 1940, all’indomani della disfatta francese, raggiunge Londra dove incontra per la prima volta Jean Monnet. Collabora alla rivista “La France libre”, il cui comitato di redazione è dominato da Raymond Aron. Alla fine del 1941 Hervé Alphand lo introduce nel Comité français de libération nationale (CFLN). Il suo ruolo è di riflettere sulla ricostruzione della Francia nel dopoguerra. Di fronte al progetto nazista di un “Ordine nuovo”, M. appartiene ai gruppi di Resistenza che annoverano anche altri seguaci di Monnet, come René Mayer, Hervé Alphand ed Étienne Hirsch, che cercano di elaborare dei controprogetti di organizzazione dell’Europa. Nel settembre 1943 Monnet chiede a M. di recarsi a Washington e nel gennaio 1944 gli affida l’incarico di capo della missione francese di acquisti negli Stati Uniti. Diventa quindi uno dei suoi collaboratori più stretti. A Washington fa anche altri incontri che si rivelano determinanti. Stringe un rapporto d’amicizia con George Ball, che sarà sottosegretario di Stato con l’incarico particolare degli affari europei dal 1961 al 1966, quando M. è commissario europeo. Collabora anche con l’economista belga Robert Triffin, che sarà uno dei suoi consiglieri alla Commissione europea, ed Eric Roll, suo futuro collaboratore all’OECE e capo della delegazione britannica all’epoca della prima candidatura del Regno Unito. Le sue attività e i periodi trascorsi a Londra e a Washington alimentano la sua riflessione portandolo a prendere in considerazione l’uscita dal protezionismo come unica strada da imboccare per modernizzare la Francia. Questa posizione di apertura si associa a salde convinzioni a favore dei benefici del keynesismo e della pianificazione. Continua la sua collaborazione con Monnet in qualità di direttore delle Relazioni economiche esterne (DREE) nel 1945, poi nel 1946 concepisce e attua il Piano francese per la modernizzazione e le infrastrutture. Essendo l’ideatore del Piano francese, nell’estate 1947 è scelto da Alphand come delegato francese nel Comitato di cooperazione economica europea (CCEE) riunito per rispondere alla proposta Marshall (v. Piano Marshall). La CCEE è incaricata di redigere un Programma di risanamento europeo (PRE). In seguito M. è nominato segretario generale dell’OECE, organismo permanente incaricato dell’attuazione del PRE. Dopo complessi negoziati la Francia non riesce a imporre alla Gran Bretagna un’organizzazione europea sovranazionale e il ruolo del segretariato generale ne risulta limitato: ha potere di iniziativa e applica le decisioni prese dal Consiglio dei ministri. Tuttavia M. difende con successo la proposta di un’Unione europea dei pagamenti (UEP) che viene approvata nel 1950. Avrà meno fortuna nel tentativo instaurare un’Unione doganale alla quale i britannici oppongono il loro veto. Consapevole del margine d’azione limitato all’interno di un’organizzazione intergovernativa, M. si dimette dall’OECE nell’aprile del 1955. Ma riconosce che l’OECE è riuscita a liberare lo spazio economico europeo dalle restrizioni quantitative.

Dal settembre 1955 al principio del 1957 M. insegna economia politica a Nancy, ma si mobilita anche a favore dell’unione doganale pubblicando una serie di undici articoli in “Paris-Presse-l’Intransigeant”, sotto il titolo complessivo di Les chances de la France dans l’Europe de demain. Addita il protezionismo come causa principale della debolezza francese, concludendo che è necessaria un’unione doganale e quindi la costruzione dell’Europa. Dal gennaio 1956 al novembre 1957, mentre è consigliere tecnico incaricato in particolare delle questioni europee nel gabinetto del ministro degli Affari esteri Christian Pineau, può finalmente dedicarsi interamente alla costruzione dell’unione doganale e del mercato comune europeo. Come vice capo della delegazione francese M. partecipa ai negoziati dei Trattati di Roma istitutivi della Comunità economica europea (CEE). Svolge un ruolo importante sia a Parigi che a Bruxelles. Qui, a fianco di Maurice Faure, riesce a far accettare ai partner le condizioni della Francia per la partecipazione al Mercato comune. A Parigi il presidente del Consiglio Guy Mollet, deluso dal fallimento della Comunità europea di difesa (CED), vuole assicurare la futura ratifica dei trattati. Quindi cerca di associare ai negoziati le forze vive della nazione e di convincere i francesi, in un primo tempo in massima parte ostili alla CEE. M. svolge un ruolo decisivo per persuadere i membri delle alte sfere dell’amministrazione francese e i ministri riuniti nel Comité Verret. Esercita la sua influenza anche sui diversi gruppi socio-economici francesi – agricoltori, sindacati, padronato ecc. Convinto dei benefici di un mercato comune europeo per l’economia francese, fra il 1956 e il 1958 difende la CEE contro il progetto di una zona di libero scambio proposto dagli inglesi nel quadro dell’OECE e destinato a sabotare la CEE (v. anche Associazione europea di libero scambio).

Nel 1958 M. è designato per diventare uno dei due membri francesi della Commissione CEE. Inoltre è uno dei quattro vice presidenti della Commissione CEE incaricato in particolare degli affari economici e finanziari. Dal 1962, approfittando dei primi successi della CEE, avvia una politica economica a medio termine ispirata alla sua esperienza nel Commissariato generale del Piano. Questo progetto si concretizza nella creazione di un Comitato di politica economica a medio termine, un organo consultivo incaricato di programmare il coordinamento delle politiche economiche nazionali e comunitarie per i successivi cinque anni. Ma il suo ambizioso progetto, troppo connotato dalle riflessioni francesi sulla pianificazione dell’inizio degli anni Sessanta, è criticato vivacemente dai liberali. Gli oppositori del progetto M. si contano sia fra gli Stati membri che all’interno della Commissione, dove Hans von Der Groeben e la DG Concorrenza si mostrano ostili a qualsiasi pianificazione europea, anche sotto il nome più neutro di “programmazione”. Il progetto viene quindi rettificato e svuotato dei suoi contenuti. Nel 1965, durante la “crisi della sedia vuota”, M. si mostra contrario all’iniziativa di Walter Hallstein, che punta a rafforzare i poteri delle Istituzioni comunitarie. Durante tutto questo periodo si adopera per mantenere la coerenza e l’unità dei Sei.

M. non cerca mai di oltrepassare i poteri conferiti alla Commissione CEE dal Trattato di Roma. Pur auspicando una federazione europea, non ritiene che siano presenti le condizioni per realizzarla (v. Federalismo): è consapevole che i popoli europei, attaccati alle loro rispettive nazioni, non sono pronti per un’unione politica europea come la vorrebbe Jean Monnet. In questo senso respinge la definizione di “Stati Uniti d’Europa” preconizzata da quest’ultimo, poiché giudica l’accostamento fra i due continenti piuttosto superficiale. Tuttavia condivide con Monnet l’idea secondo cui l’Europa si deve costruire consolidando i legami con gli Stati Uniti. M. è stato innanzitutto un pragmatico: è in primo luogo l’analisi della situazione economica e politica a guidare le sue scelte.

Nel 1967 il suo mandato non viene rinnovato e M. si dedica ormai interamente al mondo degli affari: è consigliere economico dell’IBM e della Royal Dutch Shell.

Anaïs Legendre (2012)