Maudling, Reginald

M. (Londra 1917-ivi 1979), laureatosi a Oxford, divenne avvocato e durante la guerra lavorò per l’intelligence della RAF. In seguito divenne uno dei primi membri del dipartimento ricerca del Partito conservatore prima di essere eletto deputato a Barnet nel 1950, distretto che rappresentò fino alla sua morte. Assunse vari incarichi governativi e contrariamente alle aspettative dei suoi colleghi, non divenne primo ministro. Nel 1970 fu nominato segretario agli Affari interni e vice primo ministro, ma nel 1972 si dimise (v. Crossman, 1976) da tali incarichi, a causa dei suoi legami con John Poulson, al centro di un grave scandalo di corruzione.

Intelligente, pragmatico, affabile e tollerante, ma anche pigro, venale e alcolizzato, M. era un sostenitore della “via di mezzo” o del “consenso”. I suoi principali interessi politici erano rivolti all’economia; sostenitore del libero scambio, riguardo alla Comunità economica europea (CEE) era però convinto che l’adesione avrebbe influito negativamente sugli interessi commerciali del Regno Unito e del Commonwealth (v. Sheperd, 2004).

Fu questa convinzione che rafforzò il ruolo di M. nella creazione dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA). Il governo britannico aveva cercato invano di convincere gli Stati Uniti a opporsi all’Unione doganale della CEE e così, nel 1957, M. avanzò una proposta alternativa alla Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE), ovvero la creazione di un’area di libero scambio limitata soltanto a prodotti industriali tra tutti i membri europei aderenti all’OECE. Al fine di valutare tale proposta, l’OECE istituì un Comitato, presieduto da M., allora responsabile del ministero del Commercio. La proposta fu bocciata. Charles de Gaulle si oppose ritenendo che il Regno Unito l’avesse avanzata per indebolire la CEE e stabilire il proprio dominio sull’OECE e quindi sull’Europa stessa. In un certo senso, in realtà, la proposta britannica ebbe il risultato di avallare il successo della CEE, poiché spinse de Gaulle nelle braccia del cancelliere tedesco Konrad Adenauer, a vantaggio di quest’ultimo. Anche gli Stati Uniti si opposero all’idea, ritenendo che fosse dannosa per gli interessi commerciali americani e che offrisse al contempo pochi vantaggi politici a compensazione (v. Dedman, 1996).

Tuttavia, il Comitato M. gettò le basi per la creazione dell’EFTA con la Convenzione di Stoccolma del 1960. All’EFTA aderirono sette Stati, con il Regno Unito che rappresentava i due terzi del mercato. Tuttavia, l’EFTA era più piccola della CEE in termini di mercato e di produzione e si scoprì ben presto che un accordo basato sul libero scambio da solo non era sufficiente. Fu il fallimento dell’EFTA che portò il Regno Unito l’anno dopo a candidarsi per la prima volta per entrare nelle Comunità.

M. fornì un altro contributo allo sviluppo europeo. La prima candidatura britannica per aderire alle Comunità venne respinta da de Gaulle. Nel 1967, tuttavia, i laburisti presentarono una seconda candidatura con il sostegno anche dei conservatori. Erano stati incoraggiati da un documento prodotto da M. nel quale esprimeva i suoi timori sul fatto che restare fuori dalle Comunità in rapida evoluzione sarebbe stato dannoso per gli interessi britannici (v. Daddow, 2000, p. 57).

Per ironia della sorte, fu M., da sempre a favore del libero scambio, a contribuire involontariamente a promuovere una forma di integrazione europea che personalmente detestava (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).

Janet Mather (2012)