Menasse, Robert

M. (Vienna 1954), scrittore affermato a livello internazionale, è anche traduttore e saggista politico. Ha compiuto la sua preparazione nelle università di Vienna, Salisburgo e Messina, perfezionandosi in germanistica, filosofia, storia e scienze politiche. Ultimati gli studi nel 1980, ha lavorato, dal 1981 al 1988, all’università di San Paolo in Brasile presso l’istituto di letteratura e filosofia. Il suo primo romanzo, Sinnliche Gewißheit (1988), la storia di un austriaco in Brasile, è la trasposizione autobiografica di questa esperienza. Nei successivi romanzi – Selige Zeiten, brüchige Welt (1991), Schubumkehr (1995) – lo scrittore ha ampliato la sua prospettiva tematica e interpretativa. Successo ha poi ottenuto con il romanzo Die Vertreibung aus der Hölle (2001), centrato sul tema dell’identità ebraica, letta attraverso le vicende personali di un rabbino del 1622 e del suo discendente del 1972, entrambi posti a confronto con le due manifestazioni storiche della persecuzione, l’inquisizione e il nazismo. È interessante rilevare come M., che oggi vive tra Vienna e Amsterdam, continui a risentire dell’influsso della cultura brasiliana e portoghese, che si vivifica attraverso l’opera di traduzione e che continua a essere presente in modo palpabile nei suoi scritti.

Nell’ambito della saggistica politica M. si è affermato come analista impietoso e fortemente critico delle vicende nazionali dell’Austria. La sua invettiva si è rivolta principalmente contro la tendenza al compromesso esistente nella politica come nella società austriache: nel volume Die sozialpartnerschaftliche Ästhetik. Essays zum österreichischen Geist (1990) egli giunge a individuare un legame tra la letteratura e le modalità esistenti in Austria e il patto sociale tra le due maggiori forze politiche del paese, socialisti e popolari. La sua critica verso la sistematica spartizione proporzionale di impieghi ed incarichi tra soggetti legati ai due partiti dominanti – il cosiddetto “Proporz” – lo ha portato ad assumere una posizione non collimante con quella prevalente nel mondo intellettuale di fronte alla ricomparsa, sulla scena politica austriaca, del nazionalismo, incarnato dal partito liberale di Jörg Haider. Operando una lettura dialettica delle dinamiche politiche austriache, M. ha visto in Haider, la cui prima reale affermazione è del 1999, il mezzo per scardinare l’equilibrio consociativo che a suo avviso stava avvelenando il paese. È entrato in polemica con diversi intellettuali, ai quali ha rinfacciato di perpetrare, in nome della difesa dei principi democratici, gli assetti precostituiti del potere tradizionale. Di contro, ha prestato il fianco alle critiche di coloro che vedevano, nell’attribuzione di un ruolo dialettico a Haider, un mero gioco di parole. A parte questa polemica bisogna rilevare come la critica dell’equilibrio di potere in Austria continui a rappresentare ancora oggi un argomento di riflessione per M.: nel 2005, in occasione del cinquantesimo anniversario del trattato di stato, egli ha pubblicato la raccolta di saggi Das war Österreich. Gesammelte Essays zum Land ohne Eigenschaften, che si colloca in controtendenza rispetto all’atmosfera celebrativa imperante nel paese.

M. si è confrontato anche con le grandi problematiche del mondo globalizzato, leggendole però sempre alla luce del proprio sapere filosofico. La commistione tra l’aspirazione a intervenire sulle principali tematiche di attualità e il bisogno di inquadramento filosofico dei problemi è osservabile, con tutte le sue contraddizioni, scorrendo la lezione poetica Die Zerstörung der Welt als Wille und Vorstellung, che lo scrittore ha tenuto nel 2005 nella sala intitolata a Theodor Adorno della università di Francoforte sul Meno. In essa i grandi temi politici, economici e culturali – dal processo costituzionale europeo alla guerra al terrorismo – vengono riletti alla luce delle grandi categorie e figure della filosofia e della letteratura, da Marx a Hegel, dall’illuminismo al liberalismo. Molte delle teorie espresse in quella sede, indubbiamente accattivanti per l’uditorio, hanno suscitato non poche perplessità, in particolare quelle sulle origini del terrorismo e sulla spiegazione degli attentati suicidi.

M. ha dedicato diverse riflessioni anche all’Europa e al processo di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), di cui non ha mancato di sottolineare i vantaggi: con una certa dose di ironia, lo scrittore austriaco ha definito l’Unione europea (UE) la perfetta realizzazione del programma marxista, in quanto essa ha contribuito all’abbattimento dello Stato nazione e delle frontiere, all’accrescimento della coscienza sociale e alla creazione di una rete di tutela del cittadino e del consumatore. Al contempo M. ha messo in rilievo come anche l’Europa sia minacciata da una globalizzazione corrosiva che ne sta intaccando i valori fondanti.

Federico Niglia (2008)