Mladá Fronta Dnes
Attualmente nella Repubblica Ceca si pubblicano otto giornali nazionali: “Mladá Fronta Dnes”, “Lidové Noviny”, “Hospodářské Noviny”, “Pravo”, “Slovo”, “ZN Zemské Noviny”, “Sport” e “Blesk”. “Mladá Fronta Dnes” è la testata più diffusa nel paese, con il 22,3% di quota di mercato, e ogni giorno raggiunge oltre 1,3 milioni di lettori. In seconda posizione il tabloid “Blesk”, con una quota del 16,3%, seguito a distanza ravvicinata da “Pravo”, con una percentuale di poco superiore a 13. Tutti questi quotidiani sono pubblicati nella capitale. Anche se i giornali nazionali hanno i loro supplementi locali fuori da Praga, devono affrontare la concorrenza dei fogli regionali, che hanno una quota di mercato superiore al 26%. La componente regionale del mercato giornalistico sembra far parte del risveglio della società civile ceca.
La maggior parte dei giornali è schierata politicamente. Di fatto, i media cechi sono spesso stati accusati di essere troppo politicizzati. “Mladá Fronta Dnes” è una testata che tradizionalmente sostiene il partito di centrodestra ceco, il Partito democratico civico (Občanská demokratická strana, ODS) guidato da Václav Klaus. Per quanto riguarda gli affari europei, il giornale, nei suoi servizi ed editoriali sull’Unione europea (UE), è schierato a favore dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), seppur fornisca spesso opinioni “euro-realistiche”, espressione eufemistica utilizzata dall’ODS per esprimere il proprio “Euroscetticismo”. Negli articoli vengono spesso presentati temi minoritari, lontani dalle questioni politiche dominanti sull’Europa, simili a quelle espresse dal Partito conservatore britannico. Il giornale è comunque decisamente favorevole all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO).
La testata “Pravo”, schierata più a sinistra, è il più importante rivale di “Mladá Fronta Dnes” per diffusione e numero di lettori. Ha una posizione critica nei confronti della NATO e si è opposta all’intervento americano in Iraq. È stata, inoltre, la sostenitrice più convinta dell’Unione europea.
Durante e dopo lo svolgimento del referendum per l’ingresso della Repubblica Ceca nell’UE, tutti i giornali del paese hanno presentato l’esito elettorale come un momento di unificazione dei cechi sotto la bandiera del progetto europeo e la maggior parte delle testate, incluse quelle di centrodestra come “Mladá Fronta Dnes”, sono state critiche nei confronti di Klaus e dell’ODS per non aver preso posizione in occasione dello scrutinio popolare. Esiste tuttavia una differenziazione, nel pensiero dell’area di centrodestra ceca, tra il sostegno all’adesione alla UE e il sostegno a un’integrazione europea sempre più profonda: “Mladá Fronta Dnes” per lo più sostiene l’ingresso nell’Unione sulla base dell’adesione al Mercato unico europeo.
Due sono le caratteristiche principali, strettamente connesse, della stampa ceca: proprietà straniera e assenza di giornalismo critico. Questi due fattori hanno contribuito al dibattito sull’Europa. Il cambiamento più significativo dopo il 1989 è stato il passaggio dai giornali di proprietà del partito a una stampa più indipendente dalla supervisione dei partiti politici. I principali giornali cechi di proprietà dello Stato sotto il comunismo sono stati “confiscati” dai rispettivi membri dello staff, un’azione che equivaleva a rilevarne la gestione. In questo modo i giornali erano esclusi dagli schemi della privatizzazione. Editori e redattori hanno formato società private, hanno soppresso i fogli di proprietà statale e ne hanno creato di nuovi che in realtà erano gli stessi con un nome lievemente modificato. Questa privatizzazione portata avanti dai dirigenti ha reso possibile l’acquisizione dei marchi già consolidati dei giornali, facendo valere l’assunto che dal punto di vista legale i loro quotidiani costituivano entità nuove. In seguito queste testate sono state per lo più vendute a proprietari stranieri, ricavandone considerevoli profitti personali. Molti nuovi giornali hanno fatto la loro comparsa, seppur non siano destinati a sopravvivere alla dura competizione, eccetto il vecchio giornale dissidente “Lidové Noviny” e il tabloid “Blesk”.
Per quanto riguarda la proprietà, il mercato ceco dei media è dominato dalle catene editoriali tedesche. Queste case editrici controllano una larga maggioranza della stampa regionale e parte dei quotidiani nazionali, inclusi “Mladá Fronta Dnes” e “Lidové Noviny”. Soltanto “Pravo” continua a restare in mano ai cechi. Vi è stata quindi una tendenza ad esprimere opinioni particolari nei quotidiani cechi da parte dei proprietari stranieri. Nel caso di “Mladá Fronta Dnes”, per esempio, questi punti di vista non sempre sono stati favorevoli all’integrazione europea. Inoltre la proprietà straniera ha prodotto una cultura per la quale i profitti sono più importanti di un concreto giornalismo critico. Questa situazione ha fatto sì che i giornali fossero maggiormente orientati ad un giornalismo da tabloid e, in linea di massima, favorevoli all’establishment. I giornali cechi sono stati spesso accusati di ignorare gli scandali politici o di trascurare il giornalismo investigativo. A causa della proprietà straniera è accaduto anche che siano apparsi nei giornali cechi molti articoli delle agenzie di stampa, soprattutto provenienti dagli Stati Uniti. Questa fiducia negli articoli delle agenzie di stampa ha influenzato anche il dibattito nei media sull’adesione alla UE, e ne hanno risentito sia la qualità che la quantità degli articoli che commentavano le questioni comunitarie.
Inoltre, l’assenza di un giornalismo critico può essere ricollegata sia alla soppressione del pensiero critico dopo la “primavera di Praga” nel giornalismo ceco in generale, sia al fatto che gran parte dei giornalisti era legata al regime comunista. È stato difficile per la nozione di pluralismo penetrare nel mondo dei media cechi, che erano stati decimati durante i primi due decenni della dittatura comunista. Dopo la caduta del comunismo molti giornalisti hanno cambiato semplicemente fronte. Come un tempo producevano propaganda a favore del regime comunista, ora sostengono acriticamente il governo anticomunista. Fino alla metà degli anni Novanta i media più diffusi, con l’eccezione del quotidiano in precedenza comunista “Pravo”, non hanno criticato le politiche del primo ministro Václav Klaus e hanno etichettato chiunque lo facesse come comunista. Ad alcune persone è stato vietato di pubblicare a causa delle loro parentele o del loro passato.
Una tradizione di giornalismo investigativo è tuttora assente. Molto del lavoro editoriale nei giornali cechi è apertamente allineato, sul piano politico e ideologico, alle opinioni dell’élite politica o dei partiti più importanti. Una svolta radicale si è verificata nel 2000 con la crisi vissuta dalla televisione ceca (Česká Televize), quando la maggior parte dei giornali ha preso posizione contro la leadership dei due principali partiti cechi, quello socialdemocratico (Česká strana sociálně demokratická, ČSSD) e quello di centrodestra. Anche il giornale della destra “Mladá Fronta Dnes” ha sostenuto la protesta contro le interferenze dei partiti nella nomina dei direttori della televisione pubblica ceca.
Christian C. van Stolk (2006)