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Pilotti, Massimo

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P. nacque a Roma il 1° agosto 1879. Dottore in giurisprudenza intraprese la carriera di magistrato: fu giudice e poi procuratore generale presso la Cassazione (dal 1944). Si fece conoscere e apprezzare negli ambienti internazionali come vicesegretario generale della Società delle Nazioni tra il 1924 e il 1932, come presidente dell’Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato, come autore di Les unions des États (1928) e come membro della Corte permanente d’arbitrato dell’Aia (1949). Uomo di vasta erudizione, fu accolto nei salotti culturali di Parigi, Ginevra e Roma; in quest’ultima città egli fece parte di numerose istituzioni culturali: fu membro dell’Accademia d’Arcadia; consigliere della Casa di Dante; consigliere e poi presidente della Fondazione Marco Besso.

Nel 1952 fu nominato presidente della Corte di giustizia della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) (v. anche Corte di giustizia dell’Unione europea) dopo i rifiuti di Walter Hallstein e René Mayer. A quell’epoca P. era una personalità di primo piano della magistratura italiana e Jean Monnet lo ricorda come «giurista italiano di grande fama», «uomo saggio che seppe dare lustro [alla Corte di Giustizia della CECA]» (v. Monnet, 1976, p. 449). Tuttavia, all’epoca egli era già anziano e la sua nomina apparve come un ultimo omaggio al valore di questo giurista (v. Condorelli Braun, 1972, p. 79).

Nel discorso di insediamento della Corte di giustizia, il 10 dicembre 1952, P. ricordò che la missione, vasta e delicata, affidata alla Corte era «di garantire alle parti interessate, siano esse gli Stati medesimi o imprese economiche o anche semplici individui, il rispetto dei limiti entro i quali deve essere contenuta l’azione degli organi della Comunità per corrispondere alle esigenze di carattere sociale che hanno indotto a prevedere il suo operare».

P., pur sprovvisto di autorità nelle discussioni, incoraggiò la solidarietà tra i membri della Corte, fossero essi professori, giudici, avvocati o economisti. Nel 1956 fu rieletto presidente. Tuttavia, alla scadenza del suo mandato, il 7 ottobre 1958, il governo italiano preferì non rinnovare la propria fiducia a un magistrato rispettato ma che non era riuscito a imporsi alla Corte. P. si spense a Roma quattro anni più tardi, il 29 aprile 1962.

Lucia Bonfreschi (2010)

Bibliografia

Condorelli Braun N., Commissaires et juges dans les Communautés européennes, Librairie générale de droit et de jurisprudence, Paris 1972.

Monnet J., Mémoires, Fayard, Paris 1976.