Snoy et d’Oppuers, Jean-Charles

Il barone e poi conte S. (Bois-Seigneur-Isaac 1907-ivi 1991), proveniente da una famiglia aristocratica e cresciuto in un ambiente cosmopolita per eccellenza, viene educato nella lingua tedesca. Fervente cattolico, la sua spiritualità alimenterà la sua concezione dell’integrazione europea nella quale vede la riunificazione della cristianità (v. Integrazione, teorie della). Frequenta l’Università di Lovanio discutendo una tesi sulla politica doganale americana e poi l’Università di Harvard. Questo percorso universitario, sul quale si innesta la sua passione per la storia, crea i cardini del suo pensiero che resteranno costanti lungo l’intero corso della sua vita.

Nella sua esperienza americana S. rimane fortemente deluso dalla politica economica del presidente Hoover. Critica energicamente le barriere doganali e si pronuncerà costantemente a favore del loro abbattimento per il bene comune mondiale. Afferma che questa politica non è compatibile con la sovranità degli Stati, ma nel 1957 precisa che «ciò non implica necessariamente l’unificazione politica e che esistono innumerevoli forme di alleanza limitate a certi settori strettamente definiti in cui le clausole di salvaguardia assicurano rigorosamente i partecipanti della garanzia dei loro interessi essenziali». Liberoscambista convinto, S. non smetterà mai di preoccuparsi della situazione del Belgio, le cui industrie sono ampiamente tributarie dei mercati di esportazione. A partire dal 1931, S. sostiene l’idea della creazione di uno Zollverein, un’Unione doganale con i Paesi Bassi. Ritiene infatti che i due regni, per la loro situazione geografica privilegiata, possano diventare l’unico centro di transito dell’Europa: si tratta semplicemente del progetto di Benelux ante litteram.

Dando la sua inalterabile impronta alla politica economica belga, nel dopoguerra S. diventa il perno delle relazioni economiche internazionali. In effetti le sue competenze e la durata del suo mandato come segretario generale del ministero degli Affari economici gli permettono di elaborare una politica economica coerente e addirittura personale. Inoltre il lavoro dei funzionari belgi risulta particolarmente efficace in quanto dal 1952 sono state create delle commissioni ad hoc all’interno della Commissione economica interministeriale, sostenuta e presieduta da S., con l’obiettivo di raggiungere il massimo rendimento in materie europee da parte dell’amministrazione belga.

La posizione chiave occupata da S. lo proietta alla presidenza di diverse organizzazioni europee. A capo del Comité administratif du Benelux e dell’Union économique Belgo-luxembourgeoise (UEBL), S. agisce attivamente contro le tendenze protezionistiche e grazie al suo dinamismo favorisce in seno a queste istituzioni l’elaborazione di un vero e proprio libero mercato. Il suo ruolo è altrettanto dinamico all’interno dell’Organizzazione europea di cooperazione economica (OECE), di cui assume come supplente la presidenza del Consiglio (1948-1950) e del Comitato di direzione economica degli scambi (1952-1961). Nella seconda fase di distribuzione del Piano Marshall nel 1949 assicura con Robert Marjolin il ruolo di arbitro fissando una tabella delle ripartizioni. Inoltre nel 1956 presiede il Gruppo n° 17, che affronta il problema della compatibilità tecnica di una zona di libero scambio (ZLS) con il futuro Mercato comune (v. Comunità economica europea). Il rapporto finale incoraggia l’OECE ad aprire un negoziato per la creazione di una grande ZLS. Quest’interesse spiccato di S. per l’elaborazione di una ZLS si spiega con la sua convinzione che «l’Europa dei Sei non è l’Europa, non è che un pezzo dell’Europa, e malgrado il fallimento della Zona di libero scambio nel 1958 bisogna trovare nuove formule di unificazione e di collaborazione dell’Europa e dell’Occidente».

Nel processo di rilancio del 1955 S. svolge di nuovo un ruolo fondamentale in quanto si tratta in primo luogo di un rilancio economico. Nel settembre del 1954, su richiesta del ministro Jean Rey, incarica il suo dipartimento di elaborare un piano di rilancio del negoziato europeo. In questo periodo di slancio che sfocerà nel Piano Beyen (v. Beyen, Johan Willem) il segretario belga intrattiene una serie di contatti informali con i suoi colleghi nederlandesi. Inoltre lui stesso insieme al suo dipartimento, con la collaborazione degli Affari esteri, lavora a un progetto per una zona di libero scambio.

S. accompagna Paul-Henri Charles Spaak alla Conferenza di Messina ed è incaricato da Joseph Bech di redigere le conclusioni del primo incontro. In occasione dei lavori del Comitato Spaak guida la delegazione belga ed è uno dei collaboratori di Spaak. Durante la Conferenza di Val Duchesse il suo ruolo acquista maggior spicco perché sostituisce Spaak alla presidenza in assenza di quest’ultimo. È tra i firmatari dei Trattati di Roma: la sua presenza alla cerimonia è un omaggio del governo belga ai funzionari che hanno fatto parte delle commissioni. Spaak dichiara che «grazie a loro i nostri rappresentanti hanno potuto trattare da pari a pari con i loro colleghi di Germania, Francia e Italia».

Nel 1958, come presidente del Comitato interinale per il Mercato comune e l’Euratom, la sua azione verte sulla messa in opera delle Istituzioni comunitarie previste dal Trattato, sullo studio di una ZLS e sul riconoscimento del Mercato comune da parte dell’Accordo generale sulle tariffe e il commercio (GATT). Fino al gennaio 1959 S. sarà anche il rappresentante permanente del Belgio nel Mercato comune.

Ormai deluso della politicizzazione della funzione pubblica, nel 1959 S. lascia il ministero degli Affari economici ed entra a far parte del gruppo Lambert. Tuttavia questa svolta nell’ambito privato non gli impedisce di mantenere un’attività importante nella promozione dell’unità europea in seno alla Lega europea di cooperazione economica (LECE), di cui è presidente dal 1981 al 1985, e del Movimento europeo. Si impegna soprattutto a favore dell’integrazione del Regno Unito nel Mercato comune. In questo contesto intrattiene un rapporto d’amicizia con Reginald Maudling e soprattutto con Edward Heath, con il quale discute spesso dei problemi legati all’Adesione britannica.

Quindi non sorprende che critichi con asprezza la politica del generale Charles de Gaulle; in un articolo del gennaio 1963 la giudica in questi termini: «la trasposizione in Europa della politica capetingia dell’esagono autarchico e del colbertismo mercantilista». Durante la crisi della “sedia vuota” S. andrà ancora oltre scrivendo nel settembre 1965 l’articolo Faire l’Europe sans la France?

Nel 1968 il barone S., deputato, fa parte del governo Eyskens-Cools come ministro delle Finanze (fino al 1972). Durante il suo ministero prosegue l’azione discreta in favore dell’adesione della Gran Bretagna e mette in vigore la Tassa sul valore aggiunto (TVA), prevista indirettamente dai Trattati di Roma. La fine del suo ministero coincide con quella della sua vita politica di primo piano, ma non della sua azione positiva a favore della cultura e dell’integrazione europee (v. Integrazione, metodo della).

L’insieme degli sforzi e del coinvolgimento di S. per la costruzione europea è coronato nel 1983 dal conferimento del Premio Schuman e del titolo di conte da parte del re Baldovino.

Pierre-Luc Plasman (2010)