Reale, Egidio

Giurista, storico, fuoruscito antifascista, militante repubblicano e azionista, R. (Lecce 1888-Locarno 1958) fu nel secondo dopoguerra il primo ambasciatore della Repubblica italiana in Svizzera e presidente della Commissione italiana dell’United Nations educational scientific and cultural oganization (UNESCO).

Proveniente da una famiglia di estrazione borghese e figlio di un imprenditore edile attivo nel settore dei lavori pubblici, a dodici anni promosse la prima organizzazione repubblicana nel Leccese, dando vita alla Lega dei partiti popolari, scioltasi nel 1904. Nel 1906 si trasferì a Roma, ove frequentò la facoltà di giurisprudenza e concluse gli studi sotto la direzione del noto civilista Giuseppe Chiovenda. Negli anni della formazione universitaria seguì con vivo interesse l’attività culturale e scientifica di Arcangelo Ghisleri, approfondendo gli studi sul pensiero repubblicano e promuovendo, a fianco di Giovanni Conti e di Oliviero Zuccarini, il rinnovamento ideale e programmatico del Partito repubblicano italiano (PRI), nella cui direzione venne eletto nel 1914. Interventista e poi ufficiale durante la Prima guerra mondiale, nel dopoguerra venne rieletto nella direzione del PRI, contribuendo all’orientamento del partito in senso antifascista. Negli anni della costruzione del regime la sorveglianza degli organi polizieschi fascisti, l’arresto e la condanna a cinque anni di confino costrinsero R., nel dicembre del 1926, a espatriare clandestinamente e a cercare rifugio in Svizzera.

Durante gli anni dell’esilio a Ginevra, dal 1927 al 1945, R. avviò una duplice battaglia contro il fascismo, sul piano scientifico e su quello prettamente politico-culturale. All’indomani del suo arrivo nel territorio elvetico conseguì un diploma all’Institut de hautes études internationales (HEI) di Ginevra, nel 1929, e avviò un’intensa attività pubblicistica e scientifica, collaborando con giornali svizzeri, spagnoli e americani e pubblicando numerosi saggi e articoli dedicati al diritto, sia internazionale che costituzionale, che gli valsero la nomina a docente presso l’Accademia di diritto internazionale dell’Aia. La sua attività scientifica, pur affrontando tematiche assai diverse tra di loro, dalla Società delle Nazioni all’arbitrato internazionale, dal regime dei passaporti al diritto d’asilo, fino alle istituzioni della II Repubblica spagnola e fasciste, fu caratterizzata dalla critica alla sovranità assoluta degli Stati e dall’adesione ai principi federalisti (v. Federalismo), sia sul piano sovranazionale che su quello infranazionale.

Sul versante specifico della lotta contro il fascismo R. proseguì la militanza nel ricostituito PRI in esilio, collaborando con le altre forze dell’antifascismo democratico, come il movimento Giustizia e libertà, e affiancando Gaetano Salvemini nell’opera di demistificazione del fascismo di fronte all’opinione pubblica internazionale, avviata dallo storico oltreoceano. Durante la Seconda guerra mondiale R. svolse un ruolo significativo nell’opera di assistenza ai numerosi rifugiati italiani, giunti in Svizzera dopo l’armistizio e fu tra i principali promotori del Partito d’azione (Pd’A) nel territorio elvetico durante i mesi della Resistenza. Con Ernesto Rossi condivise la battaglia del Movimento federalista europeo, contribuendo alla stesura della Dichiarazione federalista dei movimenti di Resistenza europei, avvenuta a Ginevra nel maggio del 1944.

Tornato in Italia nell’aprile del 1945, R. si appartò dalla politica attiva, dando le dimissioni dal Pd’A nel luglio del 1946. Dal 1947 al 1955, in qualità di ministro plenipotenziario e poi, dal 1953, di ambasciatore italiano in Svizzera, R. promosse la stipula di importanti accordi bilaterali tra l’Italia e la Confederazione elvetica, nei settori migratorio, commerciale e finanziario, nonché l’incremento degli scambi culturali tra i due paesi. Dal 1955 al 1958 fu presidente della Commissione italiana dell’UNESCO, nonché presidente delle Commissioni per la riforma delle leggi sull’emigrazione e sulla carriera consolare italiana e, nel 1957, della Delegazione italiana per il trattato di commercio italo-sovietico.

Sonia Castro (2010)